I “Cinque Sensi” del Procida Film Festival 2016

vlcsnap-2016-06-10-17h07m45s359La storia del cinema è continuamente attraversata da tentativi di forzare i limiti dello schermo, per trasformare la superficie piatta e finita in uno spazio concreto, percepibile, percorribile, potenzialmente non-finito. La pellicola, da sola, cerca in ogni momento di restituire le specificità delle rappresentazioni sceniche delle origini, fatte di sensi e costruite sulla stimolazione plurisensoriale dello spettatore.

È ovvio, tuttavia, che con il passare del tempo e l’avanzamento delle tecnologie si sia passati da fasi di coinvolgimento a fasi di allontanamento sensoriale di chi guarda, a volte per una scelta stilistica e di pensiero, altre per poca incisività; ma l’esigenza di circondare lo spettatore resta, ancora domina l’idea di rappresentare un mondo fatto di immagini che possano bucare lo schermo e colpire lo spettatore anche oltre i cinque sensi conosciuti.

Il discorso sarebbe davvero ampio e porterebbe lontano, per ricondurlo più vicino a noi ci si può catapultare dentro l’esperienza festivaliera del Procida Film 2016, gara di corti cinematografici che provengono da ogni angolo del mondo.

Il tema dei Cinque Sensi scelto per quest’anno ha portato più di 700 opere a concorrere per la vittoria, che è stata assegnata al corto My awesome sonouros life di Giordano Torreggiani, tanto bello e poetico da rendere a pieno l’idea di un festival cinematografico ispirato dai cinque sensi (visibile su www.procidafilmfestival.it).

Tutti i sensi coinvolti fuori e dentro il proiettore, con le composizioni armoniche live di Antonio Onorato, la danza flamenca della ballerina Dominga Andrias e l’esibizione visiva e tattile della cantante Aida Frigino, avvolta da ali fatte di capelli,  nonché con i film fuori concorso che hanno tracciato il solco di ogni serata del Festival (che si è tenuto sull’isola dal 7 all’11 giugno): Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel, Ultima Fermata di Giambattista Assanti, Segni di Agnese Rizzello, La Seconda Natura di Marcello Sannino, opere sensoriali da annusare, toccare, sentire, assaporare e naturalmente guardare.

Il risultato è stato un percorso eterogeneo dalla musica alla letteratura, all’arte in senso stretto, il tutto mescolato e tenuto assieme dall’interpretazione cinematografica.

 

Rossella Marchese

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