Donald Trump critica le nuove sanzioni contro la Russia

Il Presidente statunitense Donald Trump pur non avendo posto il veto al testo votato dal Congresso, reputa rischiose le nuove sanzioni contro la Russia: potrebbero causare un riavvicinamento tra Russia, Cina e Corea del Nord.

Mercoledì 2 agosto, il Presidente Donald Trump ha firmato la legge che il Senato statunitense ha adottato contro la Mosca a causa dell’ingerenza della Russia nelle elezioni presidenziali americane. In aggiunta a tale motivazione vi è anche l’ingerenza russa in Ucraina e l’annessione della Crimea. Le sanzioni riguardano il settore economico russo, in particolare quello energetico.

La legge – che sanziona anche l’Iran e la Corea del Nord – rappresenta un forte segnale di adesione non solo repubblicano, ma anche democratico e complica un eventuale riavvicinamento con la Russia desiderato dal Presidente statunitense. Donald Trump, essendo coinvolto in un affare di presunti legami tra la sua equipe e Mosca, vive una condizione di estremo controllo su tutto ciò che potrebbe apparire come una potenziale concessione in favore di Vladimir Putin.

Il Presidente statunitense ha scelto di non utilizzare il suo potere di veto (che il Congresso avrebbe potuto facilmente superare rivotando il progetto con una maggioranza dei due terzi) e, dopo aver firmato, ha evidenziato come tali sanzioni siano imperfette poiché potrebbero riavvicinare Russia Cina e Corea del Nord. Trump, in un comunicato, ha affermato come tale legge limiti i margini d’azione dell’esecutivo, ostacolando il raggiungimento di un buon accordo per il popolo americano.

Alcune critiche circa le sanzioni contro la Russia provengono anche da una parte dell’Unione europea che teme per i propri approvvigionamenti di gas (denunciando un’azione unilaterale USA). Tuttavia, Donald Trump ha voluto evidenziare come per la nuova formulazione, le osservazioni degli alleati europei siano state prese in considerazione. Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha affermato di essere soddisfatto di tale ammorbidimento, ma ha promesso una celere risposta nel caso in cui le sanzioni dovessero ledere alcune imprese europee.

Mosca aveva reagito alle nuove sanzioni americane annunciando l’espulsione di 755 diplomatici statunitensi e affermando che un cambiamento in positivo nei rapporti USA-Russia difficilmente sarà raggiunto nel breve periodo. Il ministro degli affari esteri russo ha descritto come pericolosa la linea politica intrapresa dagli Stati Uniti d’America e, il Premier russo Medvedev ha accusato gli USA di aver scatenato – mediante l’impiego di sanzioni insensate – una vera guerra commerciale contro la Russia.

Danilo Turco

Le antiche vestigia del passato diventano set per l’arte contemporanea

Da un paio di anni,ormai, sembra essere la moda del momento: da Pompei a Roma l’arte contemporanea si insedia tra le antiche rovine con mostre, istallazioni, proiezioni ed eventi.
Oggi, insomma, il rapporto tra l’arte viva ed i resti dell’antichità non sembrano improntati al dialogo o all’introspezione da parte degli artisti, bensì, ad un occhio superficiale, usate come cornice legittimante, come magnifica scenografia.
Si potrebbe pensare che un movente culturale per questi crossover antico-moderno, all’interno dei musei, nei centri storici o nei siti archeologici, sia da ricercarsi nella natura di frammento che segna ogni opera d’arte contemporanea: frammenti che possono trovare un filo di continuità artistica in un passato glorioso ed altrettanto frammentato dal tempo; ma è impossibile non notare che questo fenomeno si lega, in quanto sottospecie, ad un genere largamente diffusosi, quello dell’uso dei grandi complessi archeologici, dei poli museali e dei monumenti come location per eventi di ogni tipo. Dalla sfilata di moda che Fendi ha ambientato “nella” fontana di Trevi, agli aperitivi a tema del MANN, gli esempi non si contano. Pompei che diventa set continuo di concerti esclusivi e i Fori Imperiali che mutano per ospitare grandi eventi mediatici.
Insomma, le opere e le operazioni culturali site specific, quelle che possono sposarsi in maniera perfetta con l’ambiente che le ospita, sembrano diventare sempre più una priorità nel nostro Paese, che sta affinando lo stile e le scelte in questo campo, per non urtare la sensibilità dei molti puristi e dei critici, ma che ancora commette errori grossolani, rischiando, nel patrocinare di tutto e di più, l’incomprensione e l’inutilità di alcuni progetti.
Per evitare la morte dei monumenti, ovviamente, si deve tentare l’impossibile, soprattutto perché un monumento perisce non solo per incuria o abbandono, ma anche per riforme sbagliate; alterare la natura o la destinazione di un opera del passato potrebbe contribuire alla sua distruzione nella percezione degli uomini contemporanei che lo hanno di fronte.
L’artista serbo Mark Lulik nel 2009 realizzò un’opera che bene ha sintetizzato il concetto di banalizzazione del monumento in cui potrebbe sfociare la tendenza degli eventi site specific: una grande iscrizione rossa, realizzata in legno e plastica in cui si legge “Death of the monument”.

Rossella Marchese

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