Il nome per intero di questo documento approvato dall’Onu è “Global Compact for Safe, Regular and Orderly Migration” e l’Italia avrebbe dovuto sottoscriverlo al summit di Marrakech in programma per il 10 e l’11 dicembre, ma è di alcuni giorni fa la notizia del dietrofront del Governo italiano rispetto alle dichiarazioni ufficiali di due mesi fa, a New York, del Ministro degli Esteri Moavero Milanesi, durante i lavori dell’Assemblea delle Nazioni Unite.
L’Italia non è stata presente a Marrakesh per firmare il documento, in quanto dovrà essere il Parlamento, a seguito di un dibattito, a dare il via libera per la sua approvazione.
Eppure il Global Compact rappresenta, finalmente, un tentativo di dare una linea direttiva unica, a livello mondiale, al problema della migrazione. Il principale obiettivo è quello di creare una rete internazionale per l’accoglienza di migranti e rifugiati: un’accoglienza sicura, si legge nella dichiarazione, e di sostegno.
Il punto di partenza del Global Compact è il principio, condiviso da molti firmatari, che la questione delle migrazioni debba essere affrontata a livello globale tramite rete di collaborazione internazionale.
Nel documento si parla di migrazione “disciplinata, sicura, regolare e responsabile” e si prevede una serie di impegni da parte di tutti i Paesi per tutelare diritti e bisogni di chi è costretto a fuggire dal proprio luogo natale.
Gli Stati che hanno riconosciuto la necessità di firmare questa dichiarazione di responsabilità hanno riconosciuto il bisogno di un approccio comprensivo alla mobilità umana, che è un fenomeno inarrestabile (datato quanto la presenza dell’uomo sulla terra), rafforzando la cooperazione a livello globale, impegnandosi a combattere la xenofobia, lo sfruttamento, contrastare il traffico di esseri umani, potenziare il sistema di integrazione e l’assistenza umanitaria, sostenere dei programmi di sviluppo e stabilire delle procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, ad iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951.
Pur non essendo un documento vincolante in alcuna sua parte, i principi sanciti all’interno del Global Compact hanno allarmato e scatenato parecchie polemiche di chi si sente minacciato nella difesa dei propri confini nazionali.
E la sterzata reazionaria mondiale si riconferma ad ogni occasione di dialogo.
La lista di coloro che non parteciperanno ai lavori di Marrakesh si allunga; oltre alla sterzata dell’Italia, anche gli Stati Uniti di Trump. Per quanto riguarda il Belgio, invece, il sì del Premier Charles Michel al Global Compact ha portato il partito nazionalista fiammingo a lasciare la coalizione di governo a cinque mesi dalle elezioni, aprendo di fatto una crisi al vertice. C’è, poi, il così detto blocco di Visegrad, formato da Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Polonia, ferocemente contrari a qualsiasi politica migratoria che non preveda chiusure di confini, filo spinato e muri; nonché, Austria, Bulgaria, Croazia, Israele e Australia, pure assenti. Mentre la Svizzera, come l’Italia, non ha partecipato al vertice, in attesa di un pronunciamento del Parlamento sul Global Compact.
Di nuovo l’Europa si mostra più debole e poco armonica, pure condividendo i principi comuni di rispetto e tutela dei diritti umani, e che, dall’altro lato dell’Atlantico, l’America guardi positivamente questa situazione.
Rossella Marchese