Il Bilancio dell’Eurozona, un’opportunità importante

La proposta franco-tedesca di bilancio per l’Eurozona ha molti limiti, ma viene indicata come uno strumento atto a promuovere la competitività, la convergenza e la stabilizzazione nell’area euro.

La proposta franco-tedesca di Bilancio per l’Eurozona viene esplicitamente presentata come uno dei vari strumenti volti a promuovere “la competitività, la convergenza e la stabilizzazione nell’area euro”. Continua, però, la sottovalutazione dei danni che ha prodotto negli anni della crisi. Lo stesso ministro delle Finanze tedesco Scholz si era espresso a favore di un fondo dell’Eurozona per finanziare uno schema comune di sussidi di disoccupazione, capace di soccorrere le risorse nazionali qualora la disoccupazione in un paese superasse la media degli anni precedenti di un valore predefinito. Purtroppo non si fa cenno a questo e la proposta presentata di  bilancio dell’Eurozona non è concepita come strumento multiscopo. Infatti, non fa riferimento esplicito a una parte discrezionale del bilancio che finanzi beni pubblici europei, come le infrastrutture, la difesa comune e le politiche per l’immigrazione, come auspicato dopo il discorso di Macron alla Sorbona in data 26 settembre 2017.

A beneficiare del bilancio dell’Eurozona, inoltre, sarebbero solo i Paesi che rispettano “i loro impegni nel quadro del coordinamento europeo delle politiche economiche, incluse le regole fiscali”. Si tratta di una condizione che porterebbe a escludere automaticamente i Paesi sotto procedura di infrazione per deficit o per debito eccessivo, come tra breve potrebbe essere l’Italia.

Nonostante tali limiti e carenze per l’Italia è importante sedersi al tavolo della trattativa su tale proposta franco-tedesca, per contribuire non solo a migliorarla, ma anche per un’approvazione da non rinviare in quanto in una condizione di recessione è sempre meglio avere uno strumento di stabilizzazione, seppure insufficiente, che necessita di altri strumenti, anziché il nulla.

Per fare questo occorre che l’Italia al tavolo dimostri di essere un partner credibile, che soddisfa i requisiti per l’accesso al fondo e quindi di non essere nelle condizioni di procedura di infrazione per debito. E’ possibile che grazie ai nuovi strumenti da inserire da parte dell’Italia, una revisione del bilancio per il prossimo triennio possa contemperare il rispetto delle regole europee con le esigenze di sostegno alla crescita e di tutela delle famiglie a reddito più basso.

Danilo Turco

La tutela delle donne vittime di violenza

Si terrà oggi 4 dicembre alle ore 16.00 presso la Sala del Chiostro di Santa Maria La Nova, l’incontro “La tutela delle donne vittime di violenza. In famiglia e nei luoghi di lavoro”.

L’evento organizzato dalla Consigliera di Parità della Città Metropolitana, Isabella Bonfiglio, in collaborazione con l’ADGI – Associazione Donne Giuriste – sez. Napoli, presieduta dall’avv. Valeria Palmieri,  vuole offrire un momento di riflessione sullo stato dell’arte.

Cosa prevede la legge, cosa si può fare e cosa si deve ancora fare per ottenere una regressione del fenomeno che, ormai, raggiunge vette poco consone ad uno stato democratico di diritto.

La violenza, come reato perseguibile, non può essere considerato soltanto come “fatto ormai accaduto”.

La donna vittima di violenza è, innanzitutto, una persona che va tutelata, ma la tutela deve essere immediata e preventiva in tutte le estrinsecazioni sociali: famiglia, lavoro, società in genere.

Si può e si deve intervenire sulle cause, ma in ogni settore specifico.

Imparare a riconoscere le fattispecie, ad isolarle, per approntare nuovi strumenti di tutela efficace ma, soprattutto, esigere il potenziamento della rete e implementare gli interventi delle istituzioni preposte.

Quali modelli e quali prospettive?

Interverranno oltre alla Consigliera di Parità, alla Presidente dell’ADGI Sez. Napoli e a chi scrive: avv. Maurizio Bianco, Presidente Consiglio dell’Ordine Avvocati Napoli; avv. Antonella Regine;  avv. Ivana Terracciano; dr. Fabio Delicato, criminologo; dr.ssa Antonella La Porta – commercialista; dr.ssa Ludovica Genna, medico AORN.

Antonella Verde

 

 

Spread e mutui… c’è correlazione?

Non influenza il costo dei mutui esistenti l’aumento dello spread Btp-Bund , ma può avere effetto su quelli da stipulare, lo mostrano i dati. Tutto questo andrebbe spiegato adeguatamente al pubblico.

Soltanto i numeri parlano chiaro sulla correlazione esistente dell’aumento del costo dei mutui da stipulare a causa di un aumento dello spread Btp-Bund.

A riguardo, il Rapporto della Banca d’Italia del 23 novembre 2018 specifica come l’aumento del rischio dei titoli di stato impatti sulla decisione delle banche di concedere mutui a tasso maggiore. Infatti studi condotti sul periodo 2010/2011 che vide aumentare lo spread da 100 a 500  punti base, evidenziano che un aumento di 100 punti di spread può causare un aumento dei tassi d’interesse sui depositi a lungo termine e sui pronti contro termine di 40 punti base.

Il tasso d’interesse sulle nuove emissioni obbligazionarie potrebbe invece aumentare di 100 punti base. Inoltre, si potrebbero svalutare le garanzie stabili per i rifinanziamenti presso l’Eurosistema, riducendo la liquidità bancaria e tutto questo si sta già verificando.

Infine, una svalutazione dei titoli di stato riduce l’attivo di patrimonio. A fine giugno 2018 i titoli ammontavano all’11,3 % del patrimonio delle banche più piccole e al 4,7 % delle più significative. Attualmente le stime di Banca d’Italia prevedono un aumento parallelo della curva dei rendimenti sui titoli di stato di 100 punti.

Tale condizione risulta incidere certamente sulla qualità della vita delle famiglie in quanto l’accesso al credito risulta più oneroso. Infatti, se oggi si vuole stipulare un nuovo finanziamento, il costo del debito risulta più alto rispetto a qualche mese fa. Infatti, a partire da ottobre le banche hanno cominciato ad alzare gli spread sui mutui proprio per via dell’aumento del rischio sovrano (il costo medio del mutuo sulla casa è aumentato dall’1,8 all’1,87 per cento).

Anche per le imprese i margini sui nuovi prestiti a tasso fisso sono leggermente aumentati e il costo medio sui finanziamenti in essere ha smesso di abbassarsi.

Si tratta di aumenti non allarmanti ma occorre che la politica economica del nostro paese non abbassi la guardia.

Danilo Turco

A mano disarmata. L’Italia che resiste ogni giorno

“Certo la scelta di stare dalla parte giusta in questo Paese è faticosa ed essere fedeli ai propri principi spesso presenta costi salatissimi”. 

Una considerazione che sembra interrompere un turbinio di eventi tumultuosi che si susseguono con ritmi spasmodici, spesso angoscianti, rivela come in una tregua armata, una sorta di respiro lucido più regolare, un risveglio amaro dalle attese migliori che spiana una strada da continuare. Con estrema difficoltà ma con la consapevolezza che l’impegno assunto, le prove dolorose affrontate, le sofferenze subite, non siano state un sacrificio vano o, peggio, la ricerca di una gratificazione bulimica,sfociata in una megalomane corsa verso carriere e visibilità mediatiche. Il caso tutto italiano di mala vita a Ostia, emerso nelle inchieste giornalistiche di Federica Angeli cronista di nera per “La Repubblica”, pone letture e prospettive diverse per la stessa autrice, rispetto al fenomeno criminale vissuto e narrato, storicamente uguale e puntuale in troppi territori del nostro Paese.

Nel libro “A mano disarmata”, in libreria dallo scorso maggio (edizioni Baldini e Castoldi, già vincitore per l’edizione 2018 del Premio letterario giornalistico Piersanti Mattarella), la Angeli descrive, con una cronaca ampia e intensa oltre i normali canoni giornalistici, gli ultimi cinque anni della sua vita trascorsi sotto la tutela di una scorta adeguata ad un alto livello di potenziale rischio con l’ausilio di una vettura blindata dell’arma dei carabinieri imposta per ogni tipo di spostamento all’esterno della sua abitazione.

Il dispositivo di sicurezza è l’atto dovuto rispetto all’unica scelta di vita, adottata dalla giornalista nel quartiere di Ostia dove vive con il marito e i suoi tre bambini. Una scelta non solo di affrontare a viso aperto i capi clan della mala (riconosciuta dai giudici come“mafia” grazie anche all’impegno civile della protagonista), quanto di denunciarli in un lungo elenco di occasioni, presso gli organi giudiziari di tutto il distretto della capitale e di combatterli uno ad uno, armata solo di penna e determinazione nei valori civili di riferimento.

L’episodio clou, decisivo a porre sotto tutela la giornalista, risale ad una notte violenta, quella del sedici luglio 2013 sulla via di Ostia distante pochi passi dall’abitazione di Federica. Alcuni spari svegliano l’intero vicinato.È appena terminato il raid di Carmine Spada davanti ad una sala scommesse gestita da esponenti del principale clan rivale, quello dei Triassi. All’ordine truce in perentorio romanesco, impartito dallo sparatore a tutti gli abitanti svegliatisi dal sonno e catapultatisi alle finestre, di rientrare e serrare le imposte, l’unica disobbediente, è la Angeli, la quale, dopo un diverbio con il marito che la invita a desistere, scende in strada a raccogliere ulteriori informazioni sulla dinamica dell’evento a pochi giorni dall’uscita di una sua inchiesta esplosiva pubblicata sulla versione on line de La Repubblica.

Il seguito delle oltre trecentosettanta pagine che compongono il testo proiettano immagini vive con riferimenti immediati per il lettore rispetto ad una cronaca nera recente, immediata nella memoria visiva dei telespettatori dei telegiornali nazionali con la ricostruzione dell’episodio violento subito dall’inviato Rai della trasmissione Nemo Danieli Piervincenzi colpito al setto nasale (fratturato) da una testata di Roberto Spada.

La lettura del saggio non è un semplice quanto doloroso diario della cronaca giudiziaria legata alla nota inchiesta cosiddetta “Mafia Capitale”. L’esposizione civile oltre quella professionale della scrittrice richiama inevitabilmente altri esponenti, non solo giornalisti o intellettuali, divenuti famosi per aver rifiutato l’assoggettamento culturale all’illegalità e averla combattuta sino a versarne il sangue e la vita.

Nel libro sono ricordate alcune di queste figure: da Giancarlo Siani ai giudici Falcone e Borsellino, oltre riferimenti a colloqui e messaggi scambiati con alcuni fra i massimi rappresentanti delle forze dell’ordine, della magistratura e di politici di preminente caratura nazionale.La cifra inedita di questo libro insiste nel coinvolgere la sfera privata e familiare, completamente svelata e condivisa con uno struggente senso materno negli aspetti più intimi della realtà quotidiana.

Una operazione certamente non facile che se da un lato richiama espedienti adottati da sceneggiatori di alcune splendide pellicole cinematografiche italiane (La Vita è bella” di Benigni) dall’altro pone riflessioni importanti in un contesto reale dove la garanzia di assicurare una crescita adeguata e serena ai propri figli nella prima infanzia è prioritaria.

Proprio per la natura di un lavoro in evoluzione, dove il “lieto fine” non è previsto o comunque dipende (in divenire) da un auspicato processo di cambiamento culturale non limitato ai lettori di questo libro, la sfida sale in un livello più alto per l’autrice, consapevole dell’esponenziale aumento di quei “costi salatissimi” citati in apertura.

L’annuncio in seconda di copertina che i contenuti di questo libro saranno a breve trasposti in un lungometraggio diretto dal regista Claudio Bonivento (le riprese inizieranno in autunno e Federica Angeli sarà interpretata da Claudia Gerini) assurge la giornalista ad una funzione, se possibile, più importante. Un ruolo che comporterà comprensibili e meritate soddisfazioni con l’auspicio (la stessa giornalista ne è consapevole) di superare il quasi inevitabile destino iconografico già riservato ad alcuni colleghi. Roberto Saviano è un riferimento immediato (la stessa Angeli ne rivela la vicinanza in un frangente molto teso della vicenda), ma il libro apre orizzonti di confronto che superano il dibattito sulla già importante visione dell’informazione italiana (ampiamente coinvolta anche grazie ai referenti istituzionali di settore come Beppe Giulietti e Paolo Butturini) per offrire visioni determinanti a costruire una società civile, tutt’oggi non compiuta.

L’impegno di resistenza civica racchiuso in queste pagine vale ogni tentativo di svilupparne diffusione e nuove forme di proposta d’impegno sociale. Dalla scuola alla famiglia sino ai media, in tutti i linguaggi possibili dell’arte: l’Italia può cambiare oltre la retorica e la propaganda.

Luigi Coppola

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