Bafta Awards 2019: premiati “A star is born” e Rami Malek

La 72a edizione dei British Academy Film Awards, premi conferiti dalla British Academy of Film and Television Arts alle migliori produzioni cinematografiche del 2018 si è tenuta alla Royal Albert Hall di Londra. La cerimonia è stata presentata per il terzo anno consecutivo dall’attrice britannica Joanna Lumley. Le candidature sono state annunciate il 9 gennaio 2019. I film della serata sono stati La favorita di Yorgos Lanthimos e Roma di Alfonso Cuarón, che probabilmente si prenderanno anche molti degli Oscar più importanti.

La favorita ha ricevuto sette premi, compresi quelli a Olivia Colman e Rachel Weisz come miglior attrice protagonista e non protagonista. Roma ha ricevuto quattro premi, due dei quali molto importanti: quello per il miglior film e quello per la miglior regia. Rami Malek ha vinto il premio come miglior attore protagonista per essere stato Freddie Mercury in Bohemian Rhapsody e Mahershala Ali è stato premiato come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione in Green Book.

Come ha scritto Alex Marshall sul New York Times, la cerimonia di quest’anno è stata più rilassata e meno seria rispetto all’anno scorso, quando la maggior parte degli invitati indossò abiti neri in solidarietà al movimento #MeToo e a Time’s Up, l’associazione fondata da circa 300 donne del mondo del cinema per combattere discriminazioni e molestie. È stato, ha scritto Marshall, «un evento spensierato, con giusto un paio di battute a tema politico». Nel consegnare il premio per la miglior colonna sonora l’attore e regista Andy Serkis ha detto che «un film senza musica è come il Regno Unito senza l’Europa».

I BAFTA, sono considerati importanti anche in previsione degli Oscar, la cui cerimonia di premiazione sarà il 24 febbraio. Anche agli Oscar ci si aspetta che molti premi finiscano divisi tra Roma e La favorita, entrambi nominati in dieci categorie.

Nicola Massaro

I luoghi delle fiabe di Basile in Lucania

C’era una volta… e magari proprio in Lucania. Quando Basile completò il suo Cunto de li Cunti, una raccolta di 50 racconti ispirati dalla tradizione orale popolare, lo fece ad Acerenza, in provincia di Potenza, nel 1630, dopo aver preso servizio per il Duca di Acerenza  Galeazzo Pinelli e dopo aver girato in lungo e in largo tra Campania e Basilicata.

In effetti la Lucania appariva agli occhi dei visitatori un luogo incantato : ecco cosa diceva l’enciclopedia Treccani sulla Basilicata nell’edizione del 1930: Un mondo vasto di leggende sull’antichità dei paesi, con eroi eponimi, e fate, orchi, regine, re, maghi, palazzi incantati; la comparsa degli spiriti e del monaciello popola fantasie e racconti orali; diavoli che costruiscono ponti giganteschi, o sovrappongono montagne a montagne.

Racconti come La Bella Addormentata nel Bosco, Hansel e Gretel, Raperonzolo, o Cenerentola, da sempre nell’immaginario patrimonio del popolo e del folklore tedesco (grazie al tramite dei fratelli Grimm), sono, invece, frutto dei racconti orali tramandati dagli abitanti di remoti luoghi del nostro Meridione, trascritti per la prima volta e in dialetto, dal nobile napoletano Giambattista Basile.

Il ricercatore Raffaele Glinni ha provato ad identificare i luoghi dove sono nate queste fiabe, scoprendo analogie sorprendenti.

La bella principessa dalla lunghissima chioma, rinchiusa nella torre di un castello, in realtà non fu Raperonzolo, bensì Petrosinella, imprigionata nel castello federiciano di Lagopesole.  Il suo nome, tanto bizzarro, deriva dal prezzemolo (la pianta che coltivava la strega e che la futura mamma della protagonista del racconto aveva rubato per soddisfare una voglia dovuta alla gravidanza), ma anche da pietra, infatti ancora oggi è visibile la statua di una donna con le trecce posta sopra una torre nel castello in attesa di essere liberata. La fiaba venne poi diffusa da Normanni in Sicilia, dove continua ad essere raccontata dai pescatori.

Il Monte Pollino fa da scenario a quella che è la favola della Bella Addormentata nel Bosco. Ancora oggi la cima della montagna si chiama serra Dolcedorme e Cozzo della Principessa. Si ipotizza che i pastori presero a raccontarla vedendo sulla cima e tra le nebbie i pini Loricati, i cui rami, una volta caduti e persa la corteccia, assomigliano ad esseri umani in riposo.

Ma la stessa Acerenza conserva antichi riferimenti alle leggende popolari che intrecciano ninfe, fontane miracolose, passaggi misteriosi che conducono all’aldilà, e che sono diventati terreno fertile per la fantasia di Basile.  Non a caso proprio ai piedi della superba cattedrale acheruntina è nato il “museo della fiaba”.

Rossella Marchese

 

 

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