Lo stilista giapponese che ha unito la moda Orientale con quella Occidentale.
“Non aveva senso che facessi anche io quello che facevano gli stilisti francesi, non sapevo neanche farlo. Così mi misi a disegnare vestiti in modo diverso, usando i tessuti dei kimono e fonti di ispirazioni diverse”.
Kenzo Takada è morto domenica 4 ottobre all’età di ottantuno anni, in un ospedale di Parigi dove era ricoverato a causa del Coronavirus. Kenzo, è stato il primo stilista giapponese a recarsi a Parigi nel 1964 , conquistando immediatamente, con le sue creazioni folcloristiche e vivaci, una vasta clientela di giovani: la moda di quel momento stava subendo un grande cambiamento e Kenzo era entusiasta di voler far parte di quella grande rivoluzione della moda.
Il talentuoso stilista contribuì alla liberazione dalla rigida forma dell’haute couture inserendo il prêt-à-porter: abiti pratici dai colori vivaci e floreali. Kenzo presentava, durante le sue sfilate di moda, le sue meravigliose creazioni indossate da graziose modelle in groppa a un elefante. Lo stilista adottò il semplice taglio del kimono della sua patria combinandolo anche con elementi sudamericani, orientali e scandinavi. Ancora oggi mostra questa caratteristica nelle sue griffe. Kenzo era uno degli stilisti con maggiore inventiva, fantasia e soprattutto dotato di una grande volontà, nel 2012, presentò le sue collezioni un mese prima rispetto a tutti gli altri stilisti di moda. Oltre al prêt-à-porter femminile, creò anche una nuova linea per uomo e per bambino.
Kenzo Takada nacque a Himeji, vicino Osaka, il ventisette febbraio 1939 ed è stato uno dei primi studenti uomo a frequentare l’accademia di moda di Bunka, a Tokyo. La sua carriera fu rapida e in ascesa: vinse nel 1960 il premio Soen per nuovi stilisti emergenti. Nei grandi magazzini Sanai, Kenzo iniziò a lavorare disegnando abiti per ragazze fino a quando i lavori per le Olimpiadi nel 1964 cambiarono la sua vita: la sua casa venne distrutta per costruire nuovi progetti e grazie al risarcimento donatogli, approfittò per fare un viaggio in barca da Hong Kong, Singapore, Mumbai fino alla Francia dove affittò una casa Parigi, e dove iniziò a vendere bozzetti di abiti agli stilisti di alta moda. Nel 1970 aprì una piccola boutique, “Jungle Jap”, con pareti floreali dipinte da lui perché il suo desiderio era fondere le sue due passioni : la giungla e il Giappone.
Verso il successo
Nel 1971 la rivista di moda Elle pubblicò in prima pagina uno dei suoi lavori e alla sfilata organizzata nella sua boutique andarono giornalisti da tutto il mondo. Kenzo non possedeva abbastanza danaro, era quindi costretto a cucire insieme le stoffe comprate a Parigi e quelle portate da lui dal Giappone creando così una linea al quanto originale. Introdusse, nel 1983, anche l’abbigliamento maschile, nel 1986 una linea di jeans e nel 1988 profumi e l’arredamento. Nel 1990 morì il suo compagno e socio in affari Xavier. Per questo triste motivo, Kenzo, nel 1993 vendette la sua azienda per 80 milioni di dollari a LVMH, il più grande gruppo del lusso francese di proprietà di Bernard Arnault, che comprende anche Christian Dior, Louis Vuitton, Fendi e Celine. Nel 1999 si ritirò dal mondo della moda. Continuò a disegnare costumi per l’opera e le uniformi della squadra olimpica giapponese del 2004 anche dopo aver lasciato l’azienda. Si dedicò completamente all’arredamento e fondò il marchio K3 nel 2020. Con il suo lavoro, Kenzo ha aperto la strada per Parigi ad altri stilisti giapponesi, come Rei Kawakubo e Yohji Yamamoto.
Lo ricorderemo per i suoi originali abiti colorati, che trasmettevano un senso di libertà per il corpo della donna. Kenzo rimarrà per sempre il creatore di abiti “felici”.
Alessandra Federico