Dalmazio Frau è pittore, illustratore, scrittore e conferenziere. Con lui parliamo di arte e cultura.
Sembra che l’Italia abbia assunto modi e maniere di un irresponsabile anfitrione di numerosi obbrobri offerti come artistici ed urbanistici, abdicando al suo ruolo di Maestra del bello e dimenticando di perseguire il principio dell’Alto. Può indicarci qualche esempio di abiezione?
Gli esempi sono sotto lo sguardo di tutti noi, ogni giorno e in ogni luogo del nostro Paese. È che ci siamo talmente assuefatti a vederli che dopo un po’ non ci facciamo più caso, ma restano sempre obbrobri inaccettabili. Per esempio Roma ne è piena, a cominciare dalle cupole asimmetriche di vetro e metallo innalzate su pregevoli palazzi di via del Corso, per continuare con quel catafalco che è la teca di Richard Meier dell’Ara Pacis, oppure ancora con la rinomata Nuvola di Massimiliano Fuksas, ma ripeto, potremmo andare avanti ad libitum in ogni luogo d’Italia, perché la devastazione voluta e consapevole intervenuta dopo l’ultima guerra, un’anarchia scelta per distruggere tutto ciò che è Bellezza e Armonia, impera ovunque, dal Nord Italia, da Bolzano dove è stato previsto un cubo di cemento che andrà a sostituire l’antica funivia di S. Genesio del 1937 – e che magari poteva essere restaurata e conservata – sino al caldo Sud, massacrato da fila di pale eoliche e da altri incubi postmoderni.
Con un andamento dicotomico lei contrappone Eterno e Contemporaneo: non ravvede possibilità di sincretismo?
Premesso che ritengo l’arte, quella vera, che sia quella micenea o quella delle avanguardie del Novecento, tutta e sempre “contemporanea”; in quanto eternamente vivranno le pale d’altare del XV secolo come i dipinti notturni di Van Gogh. Il problema sorge piuttosto, quando l’arte è soltanto “contemporanea” ovvero, se si preferisce, postmoderna, e allora non è né arte né può essere definita eterna. Di certe “cose” non resterà traccia, fortunatamente.
Guardandosi intorno ritiene fattibile almeno il tentativo di riscattare la scienza e l’arte degli antichi, evitando di cadere in atteggiamenti di generica nostalgia?
Rispetto al passato, dove soprattutto tra Ottocento e primo Novecento, si è cercato di recuperare una tradizione sapienziale nel campo dell’arte, oggi questo avviene in modalità spesso più nascoste, quasi private e in maniera anche più difficile da realizzarsi.
La nostalgia potrebbe anche avere un valore positivo se psicotropa o comunque se fungesse da motore virtuoso per una conservazione attiva del nostro straordinario e unico passato artistico, culturale e – se me lo si consente – anche metafisico; invece troppo spesso assistiamo a deliri che sono dettati da un “nostalgismo” e che dunque ripetono in maniera sterile qualcosa che non è stato compreso. Non può oggi esistere, non creato a tavolino almeno, come vorrebbero alcuni, nessun “Rinascimento” né del resto, ancor meno, ci troviamo in un “nuovo Medio Evo”. Tutto muta, inesorabilmente in una caduta sempre più veloce alla fine di un ciclo e perché esista una vera e propria “rivoluzione” (dunque un ritorno all’origine) deve prima avvenire il crollo definitivo. E ci siamo vicini, forse lo vedranno le generazioni successive alla nostra, ma esso avverrà infallibilmente.
Può commentare l’aforisma di Ernst Jünger: «Il mondo diventa sempre più brutto e si riempie di musei»?
Condivido il pensiero di Jünger, è legato alla mia risposta precedente.
Il mondo peggiora, è nella natura delle cose, e di conseguenza il “brutto” un po’ come il Nulla de La Storia Infinita di Michael Ende, avanza.
Il brutto è Sauron con le sue orde di mostri, il brutto ormai è diffuso ovunque.
Per ciò che riguarda i musei invece il discorso è più complesso: spesso da luoghi di custodia e preservazione, di ricerca e di raccolta, sono diventati veri e propri cimiteri per l’arte, non visitati, negletti, abbandonati a loro stessi soprattutto i più piccoli, quelli che troviamo nella profonda provincia italiana e che a volte nascondono e rivelano, all’avventuroso viaggiatore che li visita, incredibili e stupefacenti sorprese. Dovrebbe essere modificata tutta la struttura legislativa relativa all’apparato museale italiano, ma sappiamo benissimo come è andata in questi anni, perciò godiamocelo così finché dura.
L’educazione e la cultura possono costituire una soluzione ancorché eroica per contrastare la volgarità, il pressapochismo ed aprirsi all’invisibile?
Voglio continuare a crederlo con ogni iota del mio essere. Sono intimamente e profondamente convinto che sia così, a patto che questo sia un vero atto generato da persone capaci, consapevoli e competenti e non da improvvisati millanatatori pieni di loro stessi – ovvero del niente – che ripetono in continuazione sterili e verbose formulette prive di senso ma pregne di arrogante presunzione. Sono per un’azione culturale generata dalle élite intellettuali che hanno la dignitas per fare questo. In senso platonico, dovrebbero essere i dotti e i sapienti ad indicare la direzione, anche e soprattutto nella politica, e non gli o le influencer o, forse ancor peggio, gl’improvvisati filosofi di una tuttologia frutto del pensiero altrui, peraltro mal compreso. L’apertura all’”invisibile” la si ottiene con un altro tipo di percorso, un cammino che si compie da soli, o se insieme a qualcuno, per Amore e nulla più. Un atto “eroico” allora sì, indubbiamente.
Dalmazio Frau è pittore, illustratore, scrittore e conferenziere. Studioso d’Arte, di Miti, Simboli ed Ermetismo nella Tradizione Europea, ha scritto: L’Arte Ermetica. Bosch, Brueghel, Dürer, Van Eyck (Edizioni Arkeios, Roma 2014), Senza arte né parte. Come evitare l’arte contemporanea e vivere felici (Edizioni Simmetria, Roma 2012 e Tabula Fati, Chieti 2020) e L’Arte spiegata a mia cugina. Pensieri sull’Arte nella Tradizione, nella Politica, nel Fantastico, in pieno Kali Yuga (Tabula Fati, Chieti 2015), Crociata contro l’Arte. Trecento anni di guerra contro il Sacro (Idrovolante, 2017), L’Angelo Inquieto. Scienza e magia in Leonardo da Vinci, (Iduna Ed., Milano 2020). Scrive tra gli altri per L’Opinione delle Libertà, Totalità, La Confederazione italiana, Pangea, Il Foglio, La Biblioteca di Via Senato, Cultura e Identità, Il Giornale OFF e Nazione Futura. Vive a Roma.
Giuseppina Capone