“Non mi hanno mai accettato, nemmeno la mia famiglia. Io sono un transgender ed è difficile vivere in questo mondo di pregiudizi, soprattutto quando nemmeno a casa ti senti protetto. Per questo motivo non sono riuscito a realizzare i miei sogni prima d’ora, mi sentivo perso, abbandonato. Messo al mondo e lasciato al caso. Adesso finalmente ho il coraggio di andare contro tutto e tutti”
Il mondo, fuori dalla propria casa, è spietato e disumano. Bisogna, dunque, tirar fuori le unghie per sopravvivere a tanta crudeltà. Ed è per questo che ogni bambino dovrebbe nascere in un ambiente sereno, lieto, protetto, sicuro e, soprattutto, senza qualcuno che lo sminuisca, per crescere ottimista e sicuro di sé, per avere la grinta e l’audacia per affrontare la vita. Ma quando non ci si sente accettati da chi ci ha messo al mondo, ci si sente smarriti, persi, e si finisce per avere poca stima di sé. Si rischia, inoltre, di portarsi dietro un senso di spossatezza, frustrazione e di vuoto d’animo che sarà poi difficile colmare una volta divenuti adulti. Ancora, si rischia di intraprendere strade sbagliate, pericolose, o, ancora più facilmente, perdere quella giusta, quella strada che si vorrebbe percorrere per realizzare i propri sogni. È sufficiente la mancanza di attenzione da parte di un solo genitore o, peggio ancora, parole offensive nei confronti del proprio figlio, per far si che quest’ultimo cresca con particolari fragilità e insicurezze che si porterà dietro per tutta la vita.
I genitori sono il punto di riferimento per ogni figlio, qualsiasi età egli abbia. Ma nel momento in cui anche nel proprio nucleo familiare non si ha l’opportunità di potersi rifugiare e farsi confortare, allora la vita può diventare davvero un inferno. È fondamentale, quindi, una volta raggiunta la maggiore età, andar via e cercare di ricostruirsi la vita, di reinventarsi e, soprattutto, fare una profonda riflessione su di sé per risolvere ogni trauma infantile, in modo da non permettere ai ricordi negativi del passato di ripresentarsi e farci male, per condurre una vita serena, per raggiungere i propri obiettivi, vivere relazioni sane e avere la forza di affrontare le malignità di chi ancora vive giudicando il prossimo. Purtroppo le persone, alcune persone, sono prive di sensibilità e di empatia, il loro giudizio è spesso inopportuno, le loro osservazioni risultano frivole e la loro visione è poco ampia per quanto sia complessa la vita. Vivere in un Paese dove ancora non si riesce ad accettare chi non è come tutti gli altri non fa altro che ostacolare la vita di alcune persone. Il transgender, ad esempio, viene ancora trattato come un essere diverso o addirittura viene considerato come un malato e spesso viene emarginato.
La diversità come normalità
Sembra si faccia ancora fatica ad accettare una persona che non è come tutti gli altri. Un transgender, ancora oggi, è costretto a lottare contro tanti pregiudizi, offese e atti di bullismo. Una vita da incubo quella che sono costrette vivere queste persone, perché sono addirittura, nella maggior parte dei casi, obbligate a cercare rifugio in qualche altro posto del mondo, che sia anche dall’altra parte dell’oceano, dove si è liberi di vivere anche fuori dagli schermi, dove non bisogna essere tutti uguali per essere accettati. Vivere con il terrore, con l’angoscia, con l’ansia di poter essere insultati e umiliati in qualsiasi momento e da chiunque, può diventare davvero un incubo.
Si definisce transgender colui che non si riconosce nel proprio corpo, che ha un’identità diversa dal suo sesso biologico. Il transgender non è solo chi muta il proprio sesso sottoponendosi a terapie psicologiche, ormonali e chirurgiche ma è anche chi che vuole sentirsi donna nell’anima. Chi non si sente a proprio agio nel proprio corpo trascorre gran parte della propria esistenza provando una sensazione di malessere, perché sente ostacoli nel sentirsi libera/o di condurre la vita che vorrebbe e di poter mutare la sua identità senza essere considerata/o come un essere diverso o inferiore. L’omosessualità non è una malattia: voler cambiare il proprio corpo, perché non combacia con il proprio animo, dovrebbe essere un diritto legittimo. Chiunque ha il diritto di vivere la vita che desidera, di essere chi vuole e come vuole. Questo risulta difficile soprattutto per chi ha avuto un’infanzia complicata, per chi, anche nelle mura di casa, non poteva sentirsi libero di essere chi voleva. Queste persone, una volta diventate adulte, compiono uno sforzo maggiore per vivere la loro vita, per trovare l’energia e la determinazione per combattere dentro e fuori casa per ottenere i diritti di una qualunque persona.
Ma la nostra infanzia quanto influenza la nostra personalità?
Chi siamo davvero!
Ognuno ha una personalità, una propria indole. Ma tutto ciò che si vive da bambini è capace di mutare gran parte del proprio carattere. Una bambina o un bambino ha bisogno di sviluppare una relazione profonda con una persona di famiglia. Ha bisogno, sin da piccola/o, di avere il suo punto di riferimento perché è importante per il suo sviluppo personale poiché influenzerà gran parte della sua vita. Se questo affetto viene a mancare, l’infante avrà paura di uscire dalla sua confort zone anche una volta raggiunta una maggiore età. Avrà poca fiducia di sé e degli altri, avrà problemi a creare relazioni d’amicizia ma soprattutto d’amore. Ancora, avrà timore di non riuscire ad essere capace di realizzare qualsiasi tipo di obiettivo. Quindi, i primi anni di vita di una persona sono fondamentali e possono influenzare la stima di sé stessi, le sue capacità di relazionarsi con gli altri per il resto della vita.
Alessandra Federico