Giotto: l’artista imprenditore del Trecento

Giotto nasce a colle di Vespignano nel 1267 (Vicchio, Toscana) da una famiglia di possidenti terrieri. Affidato in tenera età alla bottega di Cimabue, rivela ben presto le sue capacità artistiche attraverso il suo primo disegno  (pecorella fatto col carbone su un sasso). Non solo, per la famosa “O” di Giotto (era capace di disegnare una perfetta circonferenza senza l’aiuto del compasso),  fu la conferma che il piccolo aspirante pittore-architetto possedeva grandi doti  artistiche che avrebbero fatto la storia dell’arte.

Nel 1287 sposò Ciuta con la quale ebbe ben quattro figlie e quattro figli. Successivamente aprì una bottega all’interno della quale progettava, assieme ai suoi alunni, ai quali lasciava fare compiti secondari, le opere e composizioni più importanti. Durante la sua lunga carriera, Giotto, ebbe mutamenti profondi. Si allontanò, infatti, dalla tradizione e compì nella pittura il grande mutamento: rinunciò a conservare la tradizione per esporsi invece ai rischi di un’elaborazione personale e, grazie alla sua scelta di distaccarsi dalle vecchie tradizioni, riuscì a stabilire un rapporto privilegiato e diretto con tutto ciò che viene definito natura. Agevolando la formazione dell’artista tutto questo fece sì che i suoi personaggi fossero maggiormente dotati di espressività di sentimenti e di stati d’animo.

La formazione di Giotto

Nella formazione e maturazione di Giotto ebbero una notevole importanza gli stimoli intellettuali di cui si nutrì la sua opera. Ad Assisi l’artista entrò in contatto con un pensiero profondamente innovatore (pensiero antiscolastico francescano), quasi sovvertitore rispetto all’autorità costituita dalla chiesa,  e con il forte senso della realtà di dio. Mentre a Padova entrò in contatto con la raffinata vita di corte e con i fermenti  di un’università votata allo studio della medicina, della filosofia aristotelica e del rapporto fra corpo  e anima.

Sempre a Padova, ebbe qualche nozione della civiltà bizantina del mosaico. Conobbe, inoltre, il percorso della scultura francese dal Duecento al Trecento.

Giotto era uno dei pochi grandi artisti capaci di mutare incessantemente pur rimanendo sé stesso. Questa grande capacità di espansione del linguaggio giottesco si lega ai mutamenti culturali del periodo passando anche attraverso forme di lavoro artistico. Nel periodo della sua maturità Giotto fu anche artista-imprenditore: progettava le opere, dirigeva il lavoro degli allievi all’interno della sua bottega che produceva per l’intera Italia. Giotto fu, di fatti, il protagonista della rivoluzione pittorica in Italia del Trecento. Con lui nasceva un nuovo modo di rappresentare e di raccontare.

Le opere di Giotto ad Assisi

Poco più che ventenne (1292) dipinse una delle volte e alcune scene bibliche ad Assisi. Poco dopo si dedicò alla realizzazione degli affreschi dedicati alla vita di San Francesco: ventotto scene ispirate alla vita del santo. San Francesco non era più raffigurato come immagine della santità, ma la sua umanità si distanzia dall’immagine formale, conforme ai canoni della pittura bizantina. Gli artisti traducono la sua leggenda come l’incontro con una persona reale. Le figure sono inserite in paesaggi aperti in modo da farle apparire perfettamente reali.

Alessandra Federico

Il MARCONI va in scena… al tempo del COVID

Gli studenti dell’I.S. “G. Marconi” di Giugliano impegnati nel progetto realizzato nell’ambito dell’iniziativa “PER CHI CREA” promosso dal MiBAC e SIAE

E’ già ripreso con fervore da alcune settimane dopo una lunga pausa causata dalla situazione che si è generata dalla pandemia e dal lockdown, nel rispetto delle norme anti Covid-19, il lavoro di preparazione per la messa in scena nella nuova modalità online del lavoro che vede protagonisti gli studenti dell’I.S. “G. Marconi” di Giugliano in Campania. 

Nato originariamente come “musical”, con il sostegno del MiBAC e di SIAE nell’ambito dell’iniziativa PER CHI CREA, ha dovuto necessariamente fare i conti con tutte le problematiche legate al Covid-19 che hanno limitato la possibilità di studiare e stare a scuola in presenza e di conseguenza di portare avanti l’iniziativa.

La prof. Giovanna Mugione, dirigente scolastico del prestigioso Istituto, che ha conquistato nel corso degli anni importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali, però, non si è arresa all’impossibilità di andare in scena con il musical “Il Marconi va in scena” e insieme ai docenti impegnati nel progetto, all’autore, al regista, agli esperti (storica dell’arte, giornalista, musicista, coreografa) coinvolti nel lavoro ha ripensato l’iniziativa attualizzandola all’odierna situazione.

Gli studenti del Marconi saranno quindi i protagonisti con i loro personaggi di questa storia d’amore ambientata tra presente e passato nei luoghi dei Sedili di Napoli.

Certo, il lavoro di organizzazione e realizzazione è e sarà più complesso ma gli studenti-protagonisti di questo straordinario impegno, dagli attori ai tecnici audio-video, non hanno perso l’entusiasmo iniziale anzi hanno accettato con interesse e impegno la nuova sfida lanciata certi di portare a termine questa nuova importante esperienza.

 

 

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