Gianluca Barbera ha lavorato per anni in campo editoriale ed ha pubblicato racconti su riviste e in antologie oltre a diversi romanzi, tra cui Magellano (2018) e Marco Polo (2019), entrambi editi da Castelvecchi e vincitori di numerosi premi. Collabora con le pagine culturali de «il Giornale». Per Solferino ha pubblicato Il viaggio dei viaggi (2020).
Con Barbera parliamo del suo libro “Mediterraneo”.
Saremo anche rane che nuotano in uno stagno, ma quale stagno ha partorito così tante civiltà, così tante idee, così tanti mondi, e – perché no? – così tante guerre e tanti inganni?
Quali sono le ragioni per le quali ha scelto il Mediterraneo, spazio di inesauste lacerazioni ma anche di commistioni di culture?
È semplice. Il Mediterraneo è il cuore del mio mondo, del nostro mondo. Naturalmente il mio orizzonte non si esaurisce in esso, ho raccontato anche della prima circumnavigazione del globo di Magellano, e dei viaggi di Marco Polo.
Avventura e romanzo filosofico, echi di spy story e tragedia classica: quanto è stato influenzato dalle letterature che l’hanno preceduta?
Nella mia vita non ho fatto che leggere. Leggere e camminare. E osservare. In questo romanzo ho riversato dentro tutto. Secoli di letterature di ogni genere, di esperienze, di traguardi, di vite vissute. Mito, pensiero filosofico, tragedia, commedia, scienza. Una specie di opera-mondo. Di summa. Il tutto inserito dentro il corpo di un mistery. Non per nulla l’incipit recita: “Io qui celebro il mistero”. Dunque, un inno a tutto ciò che di misterioso ci circonda.
Lei sembra rievocare l’Odissea nelle peregrinazioni di Giovanni. Ha voluto dialogare con Omero?
Con Omero e con Dante. In fondo quello di Belisario è un percorso, anche allegorico, dall’oscurità a una qualche forma di conoscenza assoluta. L’ultimo capitolo ha il carattere quasi di un testo sacro. Non mi sottraggo, nessuna elusione dei molti interrogativi disseminati nel corso di tutto il romanzo.
Lei applica differenti prospettive ad altrettante corrispettive esperienze che l’uomo con le sue attitudini, peculiarità e tessuti relazionali, che gli sono caratteristici, si trova ad affrontare. Ritiene che la parola possegga la potenza per scarnificare l’uomo nella sua complessità e totalità?
L’uomo si trova da sempre di fronte a domande capitali. Per trovare le risposte è necessario guardare alle cose da tutte le angolazioni. La domanda filosofica capitale naturalmente è: perché esiste il mondo e non il nulla? In questo romanzo tento di offrire una risposta. Anche se è bene ricordare come la natura di un romanzo sia innanzitutto quella di porre domande, prima ancora che di offrire risposte.
Quanto è mutato il gusto dei lettori negli anni, considerando la sua attività non solo di scrittore ma anche di curatore editoriale e redattore di pagine culturali?
È cambiato moltissimo. Prima si tentava di adeguare il gusto dei lettori a quello degli scrittori; ora avviene il contrario.
Giuseppina Capone