Grazia Calanna, giornalista, dal 2001 collabora con il quotidiano “La Sicilia” per il quale cura la rubrica di poesia Ridenti e Fuggitivi. Ha fondato e dirige, dal 2007, la rivista l’EstroVerso (www.lestroverso.it). È responsabile dell’Ufficio Stampa del MacS (Museo Arte Contemporanea Sicilia) per il quale ha curato “PoetArte”, connubio contemporaneo tra arte e poesia. Con Fabrizio Ferreri, organizza il Premio Letterario “Paolo Prestigiacomo” San Mauro Castelverde (Pa). Tra le pubblicazioni: Crono Silente (poesia, 2011, Prova d’Autore); William Shakespeare, Sonetti 1 – 48 con AA.VV. (traduzioni in italiano, 2013, Prova d’Autore); La neve altrove di Giovanna Iorio (traduzioni in francese a cura di Grazia Calanna, 2017, Fara Editore); Poeti in Classe – 25 poesie per l’infanzia e non solo con AA.VV. (poesia, 2017, Italic Pequod); “Zafferana Etnea. Suggestioni letterarie alle pendici dell’Etna” di Grazia Calanna, in Borghi di Sicilia (saggistica, 2018, Maimone Editore), a cura di Fabrizio Ferreri; Il Gatto Figaro (letteratura per l’infanzia, 2020, Algra), con illustrazioni di Giovanna Marchese; Cinque sensi per un albero con AA.VV. a cura di Grazia Calanna (poesia, narrativa e arte, l’EstroVerso, 2020). Per le edizioni Algra, con Orazio Caruso, dirige la collana Quadernetto di Poesia contemporanea.
Qual è l’idea sottesa all’antologia Cinque sensi per un albero?
«L’idea sottesa è che la vita è indivisibile. Dal conforto ricevuto dalla natura, tanto più in un delicatissimo momento storico qual è quello che stiamo vivendo. Tra silenti passeggiate nei boschi etnei, ho pensato al significato come alle potenzialità di una riflessione corale sul nostro futuro, sulla nostra salute, non esclusivamente fisica, e, così, ho formulato un invito a scrivere (fotografare o dipingere o illustrare) per gli alberi la cui esistenza, non possiamo dimenticarlo, o, peggio, ignorarlo, è indissolubilmente legata alla nostra».
Jaques Brosse ha asserito “Fin dall’origine il destino degli uomini fu associato a quello degli alberi con legami talmente stretti e forti che è lecito chiedersi che cosa ne sarà di un’umanità che li ha brutalmente spezzati ”. Cosa insegnano gli alberi?
«Gli alberi insegnano l’ascolto. L’amore per gli alberi, dai quali, in generale, mi sento ascoltata e protetta, mi è stato trasmesso dal mio amato padre come da un fraterno amico che ha aderito al progetto narrando in versi la toccante storia di un albero che gli ha letteralmente mutato l’esistenza. Il mio albero del cuore si trova a Milo, terra di mio nonno Marcello, è un ciliegio bellissimo, privilegiato da una duplice vista sul mare e sul nostro vulcano. Il mio albero dei sogni è l’albero arcobaleno, un eucalipto beneaugurante, che mi prefiggo di piantare a Zafferana Etnea, in provincia di Catania, dove vivo, insieme a tantissimi bambini, in un luogo incantevole, “Etna Shakti – Avamposto Vegano”, un’oasi di pace e di verde con un giardino/orto sinergico con più di mille specie arboree e arbustive».
Questo è un testo corale e pluriforme: poesia, narrazione, saggio, fotografia, dipinto ed illustrazione. C’è un simbolo che funga da nodo di raccordo?
«Sì, le betulle simbolo di rinnovamento. Alberi splendenti che prosperano restituendo alla vita paesaggi nei quali, con audacia scelgono di mettere radici. Come per prodigio, non era stato concordato, le ritroviamo in copertina, grazie alle generosità di Sonia Maria Luce Possentini che ha partecipato al progetto con uno splendido pastello e acquarello su carta satinata, perfetto per rappresentarci tutti come resilienti betulle».
A pagina 31 si scorge un’impostazione differente del testo. Qual è la motivazione?
«La ringrazio per l’attenzione. Come ho precisato in una nota del libro, ho accolto un’impostazione differente del testo, come nella richiesta e nelle intenzioni del professore Dario Borso, per ricordare il poeta rumeno di origine ebraica Paul Celan».
Lei scrive “Dopo questa prima (parziale) pubblicazione (…) se, come desideriamo, concluderemo con un editore coraggioso e tenace (…), stamperemo su carta ecologica l’antologia (…). Ebbene, quali sono gli scenari possibili in merito ai prossimi sviluppi di un progetto così lirico quanto digitale?
«L’idea del libro – realizzato in sinergia con l’associazione “Mindart”, presieduta da Laura Cavallaro, e che attualmente si avvale anche della preziosa collaborazione della galleria catanese “KōArt”, diretta da Aurelia Nicolosi – è quella di sensibilizzare per il tramite dell’arte, da intendere concretamente come “forza attiva e folgorante dell’essere e dell’agire”. Ci prefiggiamo, colgo qui l’occasione per ringraziane Nino Federico che ha curato l’impianto grafico del libro, di stampare l’edizione completa e cartacea insieme ad un editore coraggioso e tenace, alla stregua di una bella betulla, l’antologia cinque sensi per un albero. Destineremo i proventi spettanti per la curatela (come per gli animatori del progetto) all’acquisto di alberi da donare ai bambini perché li piantino nelle proprie città ovvero nelle medesime città di appartenenza degli autori che hanno sposato il progetto».
Giuseppina Capone