È accaduto lo scorso 11 luglio a Borghetto di Borbera in provincia di Alessandria. La donna, (sessantenne, ha ucciso il marito di 64 anni sedandolo e strangolandolo con i lacci delle scarpe. La donna ha immediatamente telefonato i carabinieri per confessare l’omicidio e il motivo per il quale ha commesso questo omicidio. Sembrerebbe che quest’ultima sia stata vittima, per anni, di violenze (fisiche e psicologiche) da parte del marito. La moglie era disperata e sembrerebbe, dunque, che questo gesto sia stato dettato dall’esasperazione, per difendere sé stessa e suo figlio dalle botte subite per anni all’interno delle mura di casa.
Poche ore prima dell’omicidio, l’uomo si era recato in ospedale a causa delle ferite che aveva in volto in seguito ad un litigio con sua moglie, ma veniva dimesso poco dopo essendo in ottime condizioni di salute.
La donna ha raccontato che il marito, nel pomeriggio prima dell’omicidio, aveva avuto una forte lite con suo figlio arrivando anche a lanciarsi bottiglie. La situazione stava decisamente degenerando, soprattutto nel momento in cui l’uomo rimane ferito ad un orecchio. Decidono entrambi di chiamare i carabinieri. Secondo quanto raccontato dalla donna, l’uomo, negli ultimi 3-4 anni, sarebbe diventato più aggressivo e prepotente, anche se non c’erano mai state denunce prima d’ora da parte della donna per i maltrattamenti subiti dal marito. Di fatti, gli investigatori escludono che la questione andasse avanti davvero da anni. Soprattutto perché, i due coniugi, erano considerati due persone gentili e amorevoli dai loro concittadini, quindi nessuno (nemmeno tra amici più intimi) avrebbe mai sospettato ci fosse violenza tra loro. Ma c’è anche da dire che spesso l’apparenza inganna e che dall’esterno non si è a conoscenza del vero rapporto di una coppia.
“Ero stanca delle botte a me e a mio figlio”. Arrivare a compiere un atto del genere senza preoccuparsi delle conseguenze, avviene nel momento in cui si arriva davvero all’esasperazione.
La violenza sulle donne è più frequente di quanto si possa immaginare. La violenza fisica o anche quella psicologica è all’ordine del giorno e la si riscontra in una coppia su tre. In questo caso, la donna ha deciso di sacrificarsi e di rinunciare alla sua libertà pur di porre fine a tutto lo strazio, alle sofferenze, e alle umiliazioni subite per anni dal marito, pur di difendere e mettere in salvo suo figlio, soprattutto.
Ad oggi la donna è stata sottoposta a fermo nel carcere Lorusso e Cutugno di Torino. La protagonista della vicenda ha dimostrato, senza ombra di dubbio, di possedere un forte coraggio, e che i figli vengono prima di ogni altra cosa.
Ma c’è qualcosa che possiamo fare noi donne prima di arrivare a questo? E’ anche vero che, quando la mente umana viene plagiata, assillata, esasperata, si può arrivare a compiere atti estremi come questo omicidio. La soluzione potrebbe essere quella di scappare via al primo schiaffo, alla prima minaccia, alla prima aggressione anche se verbale. Bisognerebbe trovare immediatamente il coraggio di dare un taglio netto alla storia anche se dura da tutta una vita, perché alla prima parola offensiva significa che da quel momento in poi la situazione non può che peggiorare. Quando si ha difficoltà nel trovare il coraggio di troncare, è necessario chiedere aiuto a qualcuno, raccontare ciò che si sta vivendo. Ogni donna non deve mai dimenticare che la sua libertà è la cosa che conta di più e che non ne vale mai la pena sacrificarla per un uomo, chiunque esso sia.
Alessandra Federico