Uomini e merci tra Sicilia e Bruzio. Economia, scambi commerciali e interazioni culturali (IV sec. a.C.-metà II sec. d.C.)
Fabrizio Mollo è Professore Associato e insegna
Topografia Antica e Archeologia delle Province Romane presso il Dipartimento di
Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Messina. È stato
collaboratore della Soprintendenza Archeologia della Calabria per un ventennio.
Autore di oltre centocinquanta pubblicazioni scientifiche (libri, articoli,
Atti di convegno) nelle sedi editoriali più prestigiose; ha partecipato a decine
di convegni scientifici nazionali e internazionali in Italia ed in Europa.
Svolge attività di ricerca in Calabria, Sicilia, occupandosi di popolazioni
indigene (Enotri, Lucani e Brettii). È componente dal 2014 della Missione
Archeologica Italiana presso Skotoussa, in Tessaglia–Grecia. Ha scavato,
pubblicato e si è occupato tra gli altri dei contesti di Tortora (l’antica
Blanda), di Serra Aiello-Campora S. Giovanni (l’antica Temesa), Licata
(l’antica Phinziade), S. Maria del Cedro (l’antica Laos) e Cerillae, curandone
in alcuni casi anche i progetti scientifici e didattici dei relativi Musei. Ha
scavato, pubblicato e musealizzato i contesti archeologici dell’area del Medio
Tirreno cosentino (da Belvedere Marittimo a Paola), realizzando il Museo dei
Brettii e del Mare di Cetraro.
Economia, scambi commerciali e interazioni culturali
tra il IV sec. a.C. e la metà del II sec. d.C.. Ebbene, quale metodologia si
adopera per ricostruire la storia economica e le relazioni commerciali tra
Magna Grecia e Sicilia ed in particolare tra la Calabria e la Sicilia?
Il volume utilizza lo studio dei
materiali e delle merci per ricostruire le complesse relazioni tra Magna Grecia
e Sicilia, per leggere le dinamiche relazioni, i rapporti tra uomini attraverso
la circolazione dei beni stessi, contenuti nelle anfore da trasporto, ma anche
attraverso le cosiddette merci di accompagno, ceramiche figurate e fini,
elementi che rispondono a mode e a gusti estetici e che completano i carichi
onerari, producendo importanti interazioni culturali. Chi sono i protagonisti di siffatte relazioni commerciali?
I protagonisti sono tutte le
popolazioni che vivono in Magna Grecia ed in Sicilia tra IV sec. a.C. ed età
imperiale: innanzi tutto i Greci, eredi della colonizzazione e protagonisti
della vita politica ed economica della Megale Hellas per secoli, i Cartaginesi,
che occupano la cuspide nord-occidentale della Sicilia, protagonisti in Sicilia
e lungo le rotte commerciali per secoli, le popolazioni italiche (Campani,
Sanniti, Lucani, Brettii), protagonisti in Magna Grecia, con il significativo
ruolo di mercenari, che intrattengono rapporti e relazioni con il mondo
cartaginese. Alla fine, con l’affermazione di Augusto, giunge a compimento il
processo di conquista messo in atto dai Romani, che lentamente si affacciano
dopo le guerre puniche nel Mediterraneo centro-meridionale, assurgendo a
protagonisti in ambito politico, ma anche economico.
Le anfore da trasporto attestano la circolazione commerciale di due beni in
particolare: olio e vino. Dal punto di vista sociale, chi ne sarà beneficiato ed in che modo muteranno
usi, costumi e consuetudini?
Le dinamiche politiche e sociali,
raccontate nella loro dinamica dimensione evenemenziale, rappresentano anche
l’affermazione di nuove prospettive economiche e commerciali, in autonomia
rispetto alla Grecia. I centri di Bruzio e Sicilia si specializzano in numerose
produzioni ceramiche e promuovono la circolazione commerciale di due grandi
beni, quali l’olio ed il vino. Le direttrici commerciali sono leggibili proprio
attraverso la circolazione delle anfore da trasporto. Attraverso la produzione
di questi beni si affermeranno le grandi élites sociali che, a partire dalla
tarda repubblica, saranno impegnate direttamente nelle contese politiche, nei
processi di conquista e nello sviluppo delle politiche coloniali e municipali
messi in atto da Roma. Lo studio delle produzioni ceramiche permette di
evidenziare anche i profondi mutamenti negli usi e nei costumi, nelle abitudini
alimentari, nelle modalità di circolazione dei beni di consumo. All’olio e al
vino si affiancano anche altre produzioni tipiche, come le salse di pesce, la
pece della Sila, l’allume di Lipari, la frutta secca, il miele. L’esame dei relitti calabresi e siciliani manifesta l’essenzialità della
ricostruzione delle rotte di cabotaggio.
Quali porti e siti strategici tocca la sua disamina?
Il vettore dei processi economici tra
uomini delle varie sponde del Mediterraneo è il mare: attraverso le anfore da
trasporto ed il loro contenuto, cercando di ricostruirne le rotte, soprattutto
di cabotaggio (come dimostra l’esame dei relitti calabresi e siciliani
raccontati nel libro), si cerca di delineare la storia economica di aree in
epoca antica floride e baricentriche nell’economia del Mediterraneo. L’analisi
interessa porti e siti strategici lungo le rotte (Napoli, Poseidonia, Velia,
Hipponion, Rhegion, Messana, Panormos, Lilibeo). Attraverso continui percorsi
di cabotaggio, di sosta nei vari porti, per imbarcare alcune merci e sbarcarne
altre, si componeva un melting pot mediterraneo che restituisce una dimensione
commerciale globalizzata, di circolazione di beni primari ma anche secondari,
elementi propulsivi dell’economia dei centri costieri, soprattutto lungo le
coste tirreniche. Le Eolie, le Egadi e Pantelleria sono state snodi e crocevia commerciali
basilari.
In qual misura hanno inciso nelle complesse dinamiche dei rapporti tra Roma e
Cartagine?
Il volume restituisce il giusto peso
alle Eolie, alle Egadi e a Pantelleria, che sono state snodi e crocevia
commerciali fondamentali in ogni epoca, ma anche lo sfondo di eventi storici
importanti, soprattutto nelle complesse dinamiche dei rapporti tra Roma e
Cartagine.
Roma, da potenza politica, economica e militare, costruisce la sua fortuna su
di una sapiente politica di rapporti e di relazioni, non sempre e non soltanto
di natura militare e bellica, anche frutto di alleanze, di patti e di
affiliazione (le famose civitates foederate, liberae ac immunes raccontate da
Cicerone nelle Verrine per la Sicilia, città legate da un foedus, da un patto
di amicizia, autonome), di scelte ponderate di mediazione. La mediazione
interessa direttamente anche gli aspetti economici e sociali e vede Roma al
centro di significative politiche commerciali. E le aree del Bruzio e della
Sicilia diventano terreno di interessi economici per la propria classe
politica, per i senatori e per i cavalieri, che coltiva i propri affari anche
in Magna Grecia e Sicilia, favorendone uno sviluppo armonico e partecipato
dell’Urbe. Insomma, ancora una volta, abbiamo la prova del ruolo centrale del
Mezzogiorno, ponte e luogo di relazioni umane, culturali, economiche con tutti
i popoli del Mediterraneo (Greci, Romani, Cartaginesi e tanto altro), dal quale
dovremmo partire, anche nel recovery plan, per riempire di contenuti
validi e sostenibili dal punto di vista economico e ambientale la proposta di
sviluppo di tali aree.
Raffaello Sanzio nasce a Urbino il 28 marzo del 1483 ed è stato uno dei
pittori e architetti più celebre del rinascimento italiano. La formazione di
Raffaello avvenne a Urbino nella bottega di suo padre Giovanni Santi (anch’egli
pittore) dove ebbel’opportunità di entrare in contatto con l’ambiente della corte dei
Montefeltro e non solo, grazie sempre a suo padre, aveva accesso alle sale del
palazzo Ducale per avere la possibilità di studiare le opere di Piero della
Francesca, Pedro Berruguete e tanti altri artisti. Nella bottega del padre
Raffaello apprese le prime tecniche artistiche di base (come la tecnica
dell’affresco) ma molto presto, quando il giovane Raffaello aveva solo 11 anni, il padre morì.
Questo tragico avvenimento affrettò i tempi per la crescita sia
personale sia dal punto di vista artistico di Raffaello e infatti, non trascorse
molto tempo quando decise di aggiornare la tecnica di Giovanni (considerata
purtroppo mediocre) attraverso lo studio dei più affermati pittori umbri
contemporanei: Perugino, Pinturicchio, Signorelli. Da Pietro Perugino ereditò la versione ideale e
armonica e
studiò i suoi processi
di organizzazione dell’immagine, fino ad assimilare completamente il linguaggio
figurativo, per questo motivo, per Raffaello, Pietro rappresentava un
fondamentale punto di riferimento.
L’arte di Raffaello è considerata innovativa, il suo innato talento e
la sua sensibilità lo indussero a uno sforzo di superamento della stessa
maniera peruginesca grazie anche agli apporti di altre tendenze artistiche.Ma fu grazie alla sua prima commissione (lo stendardo
della santissima Trinità realizzato per una confraternita locale) che Raffaello,
all’età di sedici anni, si trasferì a Città di Castello. Questa meravigliosa
opera presenta una innovativa freschezza e questo gli diede l’opportunità di
divenire ben presto un pittore di fama. Da lì a poco, Raffaello ottenne diversi
incarichi tra cui la Pala del beato Nicola da Tolentino (ottenuto dalle monache
del monastero di Sant’Agostino – 1500). “Magister Rafael Johannis Santis de
Urbino” venne così menzionato Raffaello nel contratto, lasciando tutti
sbalorditi e increduli dal fatto che un giovane artista diciassettenne potesse
essere già ritenuto autonomo e che avesse già terminato il suo apprendistato.
La Crocifissione Gavari e lo di Sposalizio della Vergine, sono le altre due
opere che Raffaello realizzò a Città di Castello. In queste opere si notano già
le espressioni del suo nuovo stile (1502- 1503). In breve tempo la carriera di
Raffaello fu rapida e in ascesa e a Perugia gli vennero commissionate tre Pale
d’Altare (Pala Colonna per la Chiesa di delle Monache di Sant’Antonio; La Pala degli Oddi per San Francesco al Prato e
un’Assunzione della Vergine per le Clarisse di Monteluce.) Ancora, diversi
dipinti di Madonna con il Bambino risalgono a quelle date (Madonna Diotallevi,
Madonna col Bambino tra i Santi Girolamo e Francesco e Madonna Solly). A Roma,
nel 1503 Raffaello entrò in contatto con la cultura figurativa classica, mentre
a Firenze vide per la prima volta le opere di Leonardo da Vinci e a Siena
collaborò con Pinturicchio per la preparazione dei cartoni per gli affreschi
della libreria Piccolomini. La tavola con lo Sposalizio della Vergine è l’opera
che mostra chiaramente tutto lo studio appreso di Raffaello da Perugino (1504).
Una straordinaria evoluzione intellettuale e stilistica crebbe in Raffaello in
seguito all’apprendimento delle tecniche delle opere di Leonardo e
Michelangelo. Per questo motivo, in soli quattro anni, Raffaello riuscì ad accrescere enormemente, il
linguaggio figurativo fino a dominare con sicurezza e dimestichezza la varietà
delle influenze del vivace contesto fiorentino di primo Cinquecento e a divenire uno dei protagonisti dello
stile rinascimentale maturo.
Alessandra Federico
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