“Operazione Napoli città pulita” è un progetto che nasce con lo scopo di far riemergere questa città ricca di storia e tradizioni, di arte, cultura e arte culinaria dai mille e più sapori, liberandola dai rifiuti che per anni hanno sommerso e nascosto il suo grande valore. La fotografia, ad esempio, è un efficace mezzo di rivolta ai fini di un concreto mutamento, perché attraverso quest’ultima si inducono i soggetti coinvolti a riflettere sulle tematiche affrontate e sui modi per produrre cambiamenti.
“La fotografia come arma di rivoluzione, fermare tutti quegli attimi che sono in grado di accendere una miccia nel nostro cervello. Perché la fotografia ha ancora la forza di smuovere le masse. Di accendere gli animi. Di creare rivoluzioni.” Gianni Berengo Gardin fotoreporter
Sarà proprio la fotografia il perno centrale del vasto programma di attività che svolgeranno le Associazioni che hanno promosso il progetto “Operazione Napoli città pulita” che si propongono di contribuire allo sviluppo della coscienza civica. La prima iniziativa sarà una serie di passeggiate ecologiche, storiche ed artistiche-architettoniche, nei meravigliosi luoghi di Napoli deturpati e resi indecenti dal comportamento spesso irresponsabile dell’uomo. Il primo incontro è avvenuto lo scorso dodici ottobre in uno dei siti che più rappresenta l’involuzione della società nei riguardi del rispetto dell’arte, della natura e della dignità umana: Piazza Carlo III, dominata dalla mole del Real Albergo dei Poveri, frutto della maestria di Ferdinando Fuga nel XIX secolo (fatto edificare da re Carlo III per offrire ai cittadini bisognosi e ai senza tetto un ricovero e assistenza). Durante l’incontro del dodici ottobre, che si è svolto presso il Caffè Vanvitelli a piazza Carlo III, è stato notevole e interessante l’intervento dei rappresentanti delle Associazioni che hanno promosso il progetto, i quali hanno raccontato le tante funzioni che Palazzo Fuga ha avuto nei decenni della sua storia e tale informazione ha permesso poi di mettere a confronto la grande umanità che contraddistingueva la classe dirigente dell’epoca con il pressapochismo e incapacità delle attuali politiche sociali, sorde e cieche nei confronti della popolazione sofferente. Difatti, nei secoli la struttura ha acquisito diverse funzioni quali l’accoglienza e l’istruzione per gli orfani e gli indigenti, è stata una scuola di musica, un carcere, scuola per sordomuti e non solo, è stata anche un centro educativo per minori. Ancora, in questo luogo, due secoli fa, si restituiva dignità e sicurezza ai diseredati; una famiglia agli esclusi, ai senzatetto una casa, e ai giovani si insegnava un lavoro con cui vivere. Proprio per questi suoi usi umanitari, il progetto “Operazione Napoli città pulita” ha considerato questo luogo il più pertinente dove iniziare il lungo percorso per far sì che Napoli si liberi dalla sporcizia fisica e dalla miseria morale che da troppo tempo rischia di devastarla, a dispetto della sua luminosa storia e degli immensi tesori che custodisce. Tuttavia, nonostante la storia ci racconti che al suo tempo la struttura fu utilizzata per scopo solidale, accogliente e altruista, durante gli anni del progresso tecnologico e dello sviluppo economico si sono ugualmente dimenticati i valori della solidarietà e del rispetto della persona. Per questo Napoli ha estremo bisogno di un’azione di riappropriazione della città per liberarsi dalla situazione nella quale si trova attualmente per incuria e superficialità di parte della sua classe dirigente. Nel contempo, però, pare proprio che la popolazione popolo stia rapidamente acquisendo consapevolezza del grande valore della città partenopea e che ora sia pronta a portare avanti un’opera di cambiamento per evitare che muoia con tutti i suoi figli. L’incontro del dodici ottobre è proseguito con la visita alla piazza dai giardini devastati e ricolmi di rifiuti, al palazzo Fuga circondato da aiuole con cespugli selvatici che accolgono senzatetto che vivono tra rifiuti di ogni genere. Tutto puntualmente documentato da un attento reportage fotografico.
Alessandra Federico