Come coloravano il mondo i romani?

I romani attribuivano un significato diverso dal contemporaneo a taluni pigmenti. Ciò si traduceva, chiaramente, in un uso differente dall’attuale. Il blu e l’azzurro, a mo’ d’esempio, non erano particolarmente apprezzati. Ad onor del vero, stentavano ad esser riconosciuti come colori decisi e definiti. Del resto, essi venivano bollati come i colori tipici dei popoli germanici. Si pensi, andando alla ricerca di prove lessicali, che la lingua latina non possedeva termini atti a designare i già citati pigmenti. Essi, infatti, derivano, rispettivamente dal germanico blau e dall’arabo azraq.

Nascere con gli occhi azzurri, poi, era reputato come un segno di sfortuna per le donne e di buffo per gli uomini.

C’è anche da valutare una ragione pratica: il blu e l’azzurro erano notevolmente macchinosi da ottenere e derivavano dalla lavorazione di vegetali, conseguentemente meno permanenti nel tempo.

A Pompei sono stati reperiti blocchi di color azzurro, un composto cristallino contenente silice, ossido di calcio ed ossido di rame, ottenuto con quarzo fuso, carbonati di rame e di calcio, oltre a carbonato di sodio e potassio, usato come fondente.

Il rosso porpora ed il rosso scarlatto, invece, erano di certo di gran lunga più amati. Simboli d’opulenza ed autorità. Si pensi che, durante l’età di Cesare, un minuscolo panno della dimensione di un foulard poteva costare quanto l’onorario mensile di un funzionario di livello medio! D’altro canto, la produzione di siffatta tonalità permetteva un impiego ininterrotto dei vestimenti, essendo il colore di origine animale. Marziale attribuisce alla chioma di una sua amica il rosso: “Quae crine vincit vellus”.

Il giallo, dato dall’orpimento, reperibile in natura nelle miniere d’oro e d’argento dell’Asia Minore, era molto apprezzato tanto da esser adoperato dalle esigentissime donne, in special modo durante le cerimonie pubbliche. Ovidio dipinge l’aurora di color zafferano, corrispondente al giallo: “Croceo velatur amictu.”

Il bianco ed il nero venivano indicati con più termini: “albus” e “candidus” per il bianco acceso; “niger” per il nero lucente  ed “ater” per il nero opaco. Ed ancora, ahinoi, il color laridus, pallidissimo, tanto che Orazio scriveva  “Laridus orcus”.

Giuseppina Capone

 

Tragedia nelle Marche: la tempesta di pioggia ha distrutto la regione

29Strazio e terrore in una delle regioni italiane: lo scorso 15 settembre una vera catastrofe si è abbattuta nelle Marche dove case, negozi, e strade sono state sommerse da quintali di acqua distruggendo così l’intera regione, causando 10 vittime, 3 dispersi tra cui un bambino di 8 anni.

“Sono stati momenti di vero orrore in quelle poche ore, sembrava che il cielo si stesse spaccando e ci stesse piombando addosso”.

Lucia ha 26 anni e vive a Jesi, nelle Marche. La giovane donna ha vissuto l’esperienza terrificante della tempesta d’acqua dello scorso 15 settembre. Lucia, per fortuna, si trovava in casa durante la tempesta, ma sua sorella minore Benedetta da qualche ora si era recata a scuola di danza e la loro madre Silvia era da poco uscita di casa per andare a prenderla, mentre suo marito Carlo, il padre delle ragazze, era rimasto a casa con la primogenita a causa di una leggera influenza.

La vicenda per la famiglia di Lucia si è conclusa nel migliore dei modi grazie ad una persona dal cuore grande. La signora Jolanda stava osservando la tempesta di pioggia dal balcone della cucina di casa sua che affaccia proprio sulla strada dove si trova l’accademia di danza e dove, Benedetta e Silvia, assieme ad altre 5 mamme con figlie e con la loro insegnante di ballo, si erano fermate lì, spaventate e pietrificate, indecise se scappare via in macchina o ritornare nella scuola di danza. Ma la struttura si trovava al piano terra e quindi sarebbe stato imprudente fare marcia indietro. Per buona sorte, esistono persone pronte a soccorrere il prossimo, pur mettendo a rischio la propria vita; Jolanda non ha esitato un solo istante a scendere ed aprire il portone del palazzo per far entrare quelle 14 persone terrorizzate e infreddolite, nonostante la situazione fosse rischiosa e stesse degenerando attimo dopo attimo. Tuttavia, Jolanda era ben consapevole che se non avesse aiutato quelle persone non se lo sarebbe mai perdonato.

La donna salvatrice abita al settimo piano, il mese prossimo compirà 74 anni e vive con due meravigliosi gatti, Luna e Chicco. Dunque le 15 donne, in compagnia dei due felini, hanno trascorso le ore del temporale insieme, dandosi forza e coraggio a vicenda e cercando di proteggere i gatti dai rumori frastornanti del temporale e di distrarre le bambine, quelle più piccole, con giochi e favole.

Al termine del temporale la città era distrutta e per tornare a casa hanno dovuto farsi trasportare dai Vigili del Fuoco a bordo di un gommone.

“Sono felice che sia andato tutto bene, sono però molto afflitta per le persone disperse, per quelle che hanno perso i loro parenti e per quelle che hanno perso la vita. Credo che non me ne sarei mai fatta una ragione se fosse capitato qualcosa di brutto a qualcuno a me caro.”

Lucia parla della sua esperienza durante la notte del 15 settembre a Jesi e ci narra, tramite i racconti di sua sorella minore e di sua madre, come hanno vissuto quella notte e come oggi cercano di superare il brutto accaduto.

Lucia, come hai vissuto il momento in cui tua madre e tua sorella si trovavano per strada il 15 settembre?

Ho vissuto nel terrore, nella paura più grande che potessi mai provare in tutta la mia vita: quella di non rivedere mai più mia madre e mia sorella.  Per fortuna hanno avuto la grazia di incontrare questa donna meravigliosa che le ha accolte e trattate come figlie dando loro dei vestiti asciutti, cibo e dedicando molto tempo a mia sorella e alle sue compagne di danza. Ho saputo che la signora Jolanda è stata un’insegnante alla scuola materna e che ama profondamente i bambini, forse per questo ha un animo così gentile e generoso.

Tua madre e tua sorella hanno superato la brutta vicenda?

Mia madre è ancora molto turbata anche se non vuole darlo a vedere per proteggerci, per dare lei forza a noi; lei è una donna molto altruista e non ha mai voluto mostrare le sue paure per non farci sentire il peso delle sue preoccupazioni. La piccola Benedetta, invece, inizialmente pareva stesse bene e che avesse superato alla grande e in fretta l’accaduto, o addirittura si comportava come se non fosse successo a lei. Ma dopo solo un giorno dal loro ritorno ha iniziato ad avere incubi durante il sonno; chiaramente tutti tormentati da tempeste, uragani, tornadi, o mostri fatti di acqua, perché è pur sempre una bambina e la fantasia gioca anche nei momenti bui. Anche se credo che qualcosa l’abbia pur romanzata, ma le lascio raccontare liberamente ciò che vuole, forse la creatività la aiuta a liberarsi dalle paure.

Che provvedimenti pensate di prendere per la bambina?

Deve passare un po’ di tempo prima che Benedetta si riprenda del tutto, io e mia madre abbiamo pensato di portarla in terapia da uno psicanalista per poter affrontare la situazione in modo consapevole e non solo in famiglia che, per quanto il nostro amore per lei incondizionato le sarà di supporto, non siamo in grado di sostenerla come farebbe uno specialista.

Cosa pensa Benedetta per quanto riguarda andare in terapia?

Posso dire che mia sorella, per avere solo otto anni, è una bambina abbastanza matura, forse perché i nostri genitori ci hanno dato, a mio parere, un’ottima educazione facendoci comprendere il valore delle cose materiali e dei rapporti umani, coccolandoci ma senza viziarci, essendoci di supporto ma lasciandoci anche libere di fare le nostre scelte senza condizionarci. Dunque Benedetta è contenta di andare dallo psicologo anche perché sa bene che può parlargli di qualsiasi cosa senza essere giudicata ma venendo soltanto aiutata. Lei sa bene di cosa si tratta perché nostra zia, la sorella di nostro padre, è psicoterapeuta e quindi conosce bene, tramite i racconti di zia, le dinamiche di uno psicologo con i bambini e ne pare divertita e interessata quando la ascolta. Purtroppo, però, zia Nilde non può analizzare Benedetta perché in questi casi si è coinvolti emotivamente, anche se ha ugualmente espresso il suo parere, dicendo che la bambina è molto sveglia ed ha un carattere molto forte e che quindi supererà tutto molto presto e con grande caparbia. Tutti noi speriamo che questa tragedia diventi soltanto un ricordo assopito.

Alessandra Federico

seers cmp badge