La donna lotta da sempre per ottenere diritti alla pari di quelli degli uomini e, nonostante sia riuscita a conquistare alcuni diritti, non gode ugualmente di tutti quelli di cui beneficia il genere maschile. Nei paesi orientali, ad esempio, la donna è ancora totalmente sottomessa all’uomo, (prima dal padre e poi dal marito). Nei paesi occidentali, invece, con la democrazia la donna può vivere in uno stato di libertà. Questa libertà, però, pare celarsi dietro ad una realtà fatta ancora di mentalità profondamente maschilista: al lavoro, ad esempio, le donne non ricevono lo stesso stipendio degli uomini. A quanto pare, tale mentalità, consiste sempre in una sorta di prevaricazione sulla donna, basta pensare che gli incarichi più importanti sono da sempre stati ricoperti dai maschi; le prime riviste di moda erano scritte da uomini con pseudonimi femminili per poter dettare leggi sull’abbigliamento e sull’aspetto estetico delle donne. Viene perfino considerata di facili costumi colei che decide di vivere relazioni non costanti, a differenza dell’uomo che, anche se sposato, al quale è sempre stata concessa completa libertà.
La donna viene tuttora considerata quasi un oggetto, viene ancora costretta a concentrarsi eccessivamente sul suo aspetto estetico e indotta a rassegnarsi che sia questo l’unico obiettivo da perseguire. Sembra, pertanto, che la donna debba ancora combattere per conquistare gli stessi diritti, lo stesso rispetto, e la stessa considerazione che ha l’uomo.
Ma cos’è che ostacola la fine della mentalità maschilista? Forse anche alcuni comportamenti a volte agiti dalle donne possono favorire la persistenza di questa scorretta mentalità. Sembra che a volte la donna stessa, un minoranza, esiga ancora che ci siano ruoli da rispettare, soprattutto nel momento in cui pretende che sia sempre l’uomo, in qualsiasi occasione, quello che deve pagare. D’altronde, questo potrebbe essere uno dei motivi che autorizza l’uomo ad avere sempre il dominio sulla donna e a convincersi che chi ha i soldi possiede anche il potere. Ma non solo, a volte la donna dimostra di sottomettersi ad un uomo anche quando cerca continue approvazioni da parte sua (quando si sottopone addirittura a chirurgie plastiche pur di compiacere loro) sottovalutando che, in questo modo, non diventa altro che un burattino nelle sue mani. Ragion per cui, se la donna vuole ottenere ogni diritto alla pari di quello di un uomo, deve continuare a combattere per i propri diritti e per un cambio complessivo di mentalità di entrambi i sessi.
“Ho trascorso gran parte della mia vita credendo che ciò che mi diceva mio padre fosse la verità assoluta. Ora credo sia arrivato il momento di ragionare con la mia testa perché una donna maschilista non può che essere deleteria per una società ancora retrograda. Bisogna completamente rinnovare la propria struttura mentale, le proprie consuetudini di pensiero, le proprie abitudini, le tradizioni, la cultura.”
Marisa, donna di trentaquattro anni, racconta la sua storia e come ha lottato per ribellarsi alla mentalità maschilista.
Marisa, cos’è che ti ha insegnato tuo padre?
Sin da quando ero molto piccola amavo studiare, leggere ed acculturarmi. Mio padre, invece, pensava che sarebbe stato inutile perché diceva che quello che soddisfa una donna è trovare un buon marito (un buon partito). Mi sono quindi sposata all’età di ventitre anni, naturalmente con un uomo benestante. Il mio coniuge si chiama Franco ed è un architetto. Mio padre, con tanta prepotenza, mi ha imposto (più che insegnato) ad avere una mentalità maschilista come la sua. Dunque, per anni e anni, mi sono convinta che tutto ciò di cui io avessi bisogno è di un uomo accanto che si prendesse cura di me.
Tu volevi lavorare?
Il mio sogno era quello di diventare medico pediatra. Sono però cresciuta con il pensiero che un uomo doveva fare tutto al mio posto e quindi anche pagare ogni volta che uscivamo a cena, quindi anche guidare la macchina e tanto altro. Mi sono resa conto, ad un certo punto, che la prima ad avere una mentalità maschilista ero proprio io, conseguenza di tutto ciò che mi aveva inculcato mio padre.
Cosa hai fatto per ribellarti?
Ho detto a mio marito che voglio studiare e lavorare e così sto facendo: un paio di sere a settimana lavoro in un pub (giusto per essere indipendente su alcune cose, anche se gli studi me li paga lui per adesso) e di mattina seguo i corsi all’università. Sono rinata. Abbiamo anche tre splendidi bambini io e Franco: Damiano, Massimiliano e Penelope.
Come l’ha presa tuo marito al riguardo?
Non benissimo ma non può impedirmelo. Mi ha ribadito che inizialmente i patti erano altri: lui avrebbe lavorato e io badato ai bambini. Ma io non ero felice, nonostante i miei figli siano stati la gioia più grande della mia vita, sento il bisogno di sentirmi appagata, fiera di me, come donna e poi come mamma, soprattutto per poter crescere i miei figli nel modo migliore possibile e potergli dare amore, senza rimpianti personali. Ma Franco, purtroppo, è quel tipo di uomo che si spaventa al pensiero che la moglie potrebbe diventare una donna in carriera, o peggio ancora guadagnare più soldi di lui. Per me deve farci l’abitudine, perché potrebbe accadere.
Riuscite a seguire i vostri figli così?
Certamente, per me una cosa non esclude l’altra; posso riuscire a concretizzare i miei sogni ed essere una mamma presente e amorevole. Mentre i piccoli sono a scuola io seguo i corsi all’università. Nel pomeriggio, invece, mentre loro eseguono i compiti io studio per gli esami, e nel tempo libero facciamo tante attività insieme. E poi per fortuna c’è Lara, una meravigliosa donna che ci aiuta con le faccende domestiche. Quando le due sere a settimana lavoro, Franco si occupa dei bambini, è giusto così. Penso che tutte le donne abbiano il diritto di fare quello che desiderano, di sentirsi libere di essere. Oramai, al giorno d’oggi, per alcune è stato più facile raggiungere i propri obiettivi, ma posso confermare con certezza che non per tutte è così, almeno non lo è per chi nasce in una famiglia all’antica che ti annulla la personalità. In una famiglia in cui ti convincono che da sola non puoi farcela, e invece fuori c’è un mondo che ti aspetta e tutte noi donne dobbiamo essere pronte a conquistarlo.
Alessandra Federico