Artemisia Gentileschi è una delle rare firme femminili dell’arte italiana del 1600. Figlia di un’artista, è ben istruita e mostra fin da subito una predisposizione naturale verso la pittura. Un talento il suo, che cresce ed influenza il panorama artistico delle capitale del viceregno quando decide di recarsi proprio a Napoli e vi rimane, affascinata dal’atmosfera partenopea, tra il 1630 e il 1653, anno della sua morte.
Escludendo un breve viaggio a Londra alla fine degli Anni ‘40 del 1600, Artemisia decide quindi di trascorrere buona parte della sua vita nel napoletano, dando origine ad opere d’arte di estrema bellezza.
L’omaggio della città alla pittrice prende forma grazie alla prima mostra nella nuova sede del museo napoletano delle Gallerie d’Italia in Via Toledo, dedicata proprio al suo soggiorno divenuto un capitolo fondamentale nell’arte e nella vicenda biografica di Artemisia.
La mostra, realizzata in special collaboration con la National Gallery di Londra e in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, inaugurata il 3 dicembre 2022 resterà aperta fino al 20 marzo 2023 e presenterà un’accurata selezione di opere provenienti da raccolte pubbliche e private, italiane ed internazionali, in grado di esplorare l’enorme successo di Artemisia Gentileschi e restituire un’immagine attendibile della grandezza artistica di questo complesso momento storico. Il percorso espositivo, infatti, presenta sia 21 opere realizzate da Artemisia (per la prima volta sono esposte al pubblico italiano capolavori come la giovanile Santa Caterina d’Alessandria, di recente acquisita dalla National Gallery di Londra, ma anche le grandi commissioni pubbliche della pittrice, dall’Annunciazione di Capodimonte a due delle tre monumentali tele realizzate tra il 1635 e il 1637 circa per il coro della cattedrale di Pozzuoli, il San Gennaro nell’anfiteatro e i Santi Procolo e Nicea, quest’ultima restaurata per l’occasione), sia le opere realizzate da artisti di primo livello a lei strettamente collegati, per lo più attivi a Napoli negli stessi anni della pittrice, come Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro o la riscoperta “Annella” Di Rosa, la maggiore artista napoletana della prima metà del Seicento, anche lei vittima – secondo una tradizione antica però inattendibile – della violenza di genere.
La realizzazione della mostra è stata preceduta da una intensa attività di indagine scientifica e di ricerca archivistica che ha restituito nuovo e importante materiale per la biografia di Artemisia. Si sono finalmente chiarite le circostanze dell’arrivo di Artemisia Gentileschi a Napoli, nel 1630, direttamente da Venezia, così come si sono aggiunte ulteriori tracce per quegli anni afflitti da difficoltà economiche, sia la sua vicenda privata (il concubinato della figlia Prudenzia Palmira e il matrimonio riparatore seguito alla nascita del nipote Biagio, nel 1649), sia alcuni degli aspetti salienti della sua attività, a cominciare dal ruolo della committenza vicereale e borghese, per finire con le relazioni tra Artemisia e le accademie letterarie, che già in vita contribuirono ad amplificarne la fama.
Una mostra quindi da non perdere per scoprire, o riscoprire, il talento di questa grandissima artista, figlia acquisita della città di Napoli.
Camilla Golia