Lucrezia Lombardo: Una vita di lampo. Portraits de poètes

Lei ripercorre la produzione letteraria italiana del XX secolo.

E’ possibile individuare caratteristiche comuni alla poesia contemporanea?

Si, credo che ogni epoca influenzi in qualche modo la produzione letteraria che le è propria. Le differenze tuttavia permangono, nella misura in cui ciascun autore è figlio del proprio personale percorso e dei propri vissuti. Detto questo, il contesto storico-sociale in cui si colloca una certa produzione, influenza in parte il linguaggio che si viene a creare. Nello specifico, gli autori protagonisti del libro “Una vita di lampo” hanno in comune un sentire: sono tutti figli della secolarizzazione, tutti parimenti chiamati a confrontarsi con le trasformazioni che la società occidentale vive dal XIX secolo in poi, con l’avvento dell’industrializzazione, le prime lotte per i diritti delle donne, la nascita della psicoanalisi freudiana, lo sviluppo della questione sociale e, più avanti, con due guerre mondiali che si susseguono, con i Totalitarismi che annullano le libertà fondamentali e, successivamente, con l’affermazione del consumismo e di una società che cresce nel benessere materiale, ma  che sempre di più sottostà a leggi economiche e tecniche. Un altro tratto comune che si riscontra negli autori protagonisti del libro, è la tensione esistenziale, che rende la loro produzione incentrata su interrogativi di senso, che spesso configgono con una realtà storica che, di contro, tende – vuoi per ragioni politiche, vuoi per ragioni economiche – a sacrificare l’interiorità dell’essere umano.

Applicando differenti prospettive ad altrettante corrispettive esperienze che l’uomo con le sue attitudini, peculiarità e tessuti relazionali si trova ad affrontare, ritiene che il verso possegga la potenza per scarnificare l’uomo nella sua complessità e totalità?

A questo proposito ritengo che nessun linguaggio, teoria, o scienza possano sondare definitivamente l’essere umano, inclusa la poesia. L’uomo resta, in ultima analisi, un mistero destinato solo in parte ad essere compreso e a comprendersi. Quelle discipline che pretendono di scarnificare sino in fondo la struttura umana, presentano infatti – come la storia ci ha dimostrato – elementi totalizzanti e una spinta alla perfezione pericolosissimi. Al contempo è bene continuare a sondare il sentite umano, ma senza la pretesa di una sistematicità definitiva. Solo il mistero che giace in seno all’uomo slava la vita da derive di morte, da esiti strumentali, dall’oggettificazione e dai riduzionismi oggi tanto di moda, specie in certi ambiti disciplinari. Il linguaggio poetico può casomai mettersi in ascolto di questo mistero ed essere il più adatto a cantare l’insondabilità dell’essere-venuti-al-mondo.

Montale, Caproni, Sinisgalli, Penna, Fortini, Sanguineti, Quasimodo, Macario, Luzi, Pozzi, Negri, Campana, Saba, Pasolini, Sereni, Bertolucci e la “terza generazione poetica” tradotti in francese.

Quali le difficoltà insite nel processo traduttivo della versificazione?

Ritengo che tradurre poesia sia assai complesso, anche in virtù del fatto che i versi devono conservare la loro originaria musicalità, un elemento, questo, assolutamente connesso alle liriche. Se poi consideriamo che la poesia è spesso espressione antiempirica di un invisibile, canto di un sentire, vetrata di immagini che sforano la logica razionale, comprendiamo bene come il tradurre debba essere anzitutto uno “spogliarsi delle proprie proiezioni”, per farsi ascolto autentico del verso. Il lavoro del traduttore somiglia dunque a quello dell’autore di icone, che è chiamato a ridurre il proprio ego, per lasciare spazio all’altro-da-sé.

Tanti gli esponenti della poesia novecentesca esaminati.

Quali sono stati i criteri che ha adottato per compiere una scelta?

Ho cercato di scegliere gli autori, a mio parere, più originali e di rilievo per la loro ricerca letteraria, tuttavia, non nego un criterio di predilezione. Ho cercato altresì di conciliare la rilevanza di poeti conclamati dalla critica,  con il mio gusto, che mi ha portato a scegliere anche “nomi minori”, che ritenevo importanti per lo stile, per i contenuti, o per le scelte esistenziali anticonformistiche. Ho infatti voluto elaborate un libro dedicato, in qualche modo, ad autori non-conformi, non di sistema e che hanno avuto, ciascuno a proprio modo, il coraggio di “andare contro” per scelte personali e per i temi trattati.

Portraits de poètes” è una raccolta di saggi realizzata in collaborazione con la rivista letteraria italo-francese “La Bibliothèque Italienne”.

Quanto è diffusa in Francia la poesia italiana?

In Francia esiste un vasto bacino che apprezza e conosce la poesia italiana (almeno quella più nota del Novecento), ma questo interesse mi pare che scarseggi nei confronti degli autori contemporanei. In Italia, infatti, la poesia contemporanea tende ad essere chiusa nei soliti circuiti, di cui fanno parte i soliti nomi, solidali tra loro per legami personali. Nel nostro paese è perciò complesso far emergere davvero il nuovo, consentire a chi ha davvero qualcosa da dire di essere ascoltato, a causa della solita logica “del giro di conoscenze”. In Francia invece c’è più apertura, una insofferenza atavica verso “la poesia da salotto con i soliti nomi” e questo spirito di autenticità è ciò che spinge i francesi ad essere, almeno in parte, poco curiosi nei confronti del nostro modo attuale “di concepire i poeti e la poesia”.

 

Lucrezia Lombardo

Dopo la maturità classica si laurea in Scienze filosofiche a Firenze con il massimo dei voti. Lavora quindi come curatrice, autrice di testi d’arte contemporanea e come giornalista, specializzandosi con vari corsi di perfezionamento e con un master in gestione dei beni culturali. Attualmente l’autrice scrive per alcune riviste letterarie internazionali, insegna Storia e Filosofia presso un liceo e collabora con vari atenei privati come docente di Storia della filosofia contemporanea, oltre ad aver conseguito una specializzazione triennale come Counselor psicologico a indirizzo psicobiologico. Dal 2020 Lombardo è co-direttrice e curatrice della galleria d’arte contemporanea “Ambigua” di Arezzo e si occupa di poesia da diversi anni, sia come autrice, che come redattrice (collabora infatti per la rivista letteraria italo-francese “La Bibliothèque Italienne” ed è responsabile del blog culturale del quotidiano ArezzoNotizie). Le sue raccolte poetiche: La Visita (Giulio Perrone 2017), La Nevicata (Castelvecchi 2017), Solitudine di esistenze (Giulio Perrone 2018), Paradosso della ricompensa (Eretica 2018), Apologia della sorte (Transeuropa 2019), In un metro quadro (Nulla Die 2020), Amor Mundi (Eretica 2021), con prefazione del poeta e regista Mauro Macario, Cercando il mezzogiorno (Helicon 2021), L’errore della luce (Ensemble 2022), Il gelsomino indiano (Cosmopoli 2023, italiano e romeno).

Giuseppina Capone

 

 

Settimana a tutto gas con il Classic Car Club Napoli

Festa dei 100 anni dell’Aeronautica Militare e XXVI Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli.

Settimana intensa per il Classic Car Club Napoli che riunirà i soci in due grandissime manifestazioni: la prima ha visto oggi la partecipazione del sodalizio partenopeo alla Festa dei 100 anni dell’Aeronautica Militare all’aeroporto militare di Grazzanise e, in data e orario inusuale, la rievocazione storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo il pomeriggio del 19 maggio.

La Festa dei 100 anni dell’Aeronautica Militare a Grazzanise, dove è di stanza il 9° Stormo Francesco Baracca, ha visto un coinvolgimento emotivo notevole, legato al Cavallino Rampante simbolo dell’eroe della Grande Guerra che venne donato alla Scuderia di Maranello. Saranno infatti le Ferrari della sezione Ferrasi del Classic Car Club Napoli a fare da apripista agli altri veicoli storici del sodalizio partenopeo e di altre associazioni. Il comandante della base ha organizzato una grande manifestazione per celebrare il centenario.

Venerdì 19 maggio, questa volta alle ore 17,30, torna in scena la rievocazione storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo. Rinviata per consentire lo svolgimento della tanto attesa festa del 3° scudetto del Napoli, il sodalizio partenopeo di veicoli d’epoca lancia la novità del “Raduno serale” con le vetture storiche che verranno schierate sul viale Virgilio, antico rettilineo di partenza di una delle corse automobilistiche più affascinanti degli anni 50.

Il Gran premio di Napoli di Formula 1ebbe la sua epopea dal 1934 al 1962 e sul circuito di Posillipo, lungo 4 chilometri, si sono affrontati campioni del calibro di Tazio Nuvolari, Nino Farina, Juan Manuel Fangio, Alberto Ascari e indimenticati campioni napoletani come Mennato Boffa che, nel 1960, riuscì a sbaragliare la concorrenza e venne portato in trionfo da una folla impazzita di felicità.

Il programma della manifestazione prevede l’arrivo dei partecipanti alle 17.30 con la abituale mostra statica, e non mancherà la consueta prova di abilità a cronometro che determinerà la classifica valida per il campionato sociale. Al termine i partecipanti alla XXVI Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo si riuniranno a Villa Lucrezio (alla fine del rettilineo di partenza) per la cena sociale e la cerimonia di premiazione.

 

(Nella foto: mostra statica sul Viale Virgilio)

‘O bene ‘e Mamma 

A tutte le mamme e lla mia che non c’è più , con amore:

‘O bene ‘e Mamma

E’ ‘na strata sicura
addò cammine
e ’o bbene t’accumpagna.
Te siente ricco
e po’.. .te siente figlio.
Abbasta ‘na carezza
e vaje luntano.
’O bene ‘e mamma
è comme a ll’acqua fresca
e chiara ’e ‘na surgente:
cchiù te ne vive .. .
e cchiù te muore ’e sete
e  sulamente quanno ll’hé perduta
t’accuorge cu’ dulore
ca ’o bbene ‘e ll’ate .. .è sulo acqua tignuta.

Renato Cammarota

Napoli finalmente si avvera il sogno del 3 scudetto, domenica si replica la festa al Maradona

Un’atmosfera di attesa e di festa quella che si è vissuto e si continua a vivere in questi giorni a Napoli per il tanto atteso scudetto che finalmente si è concretizzato in trasferta. Sono stati necessari ben 33 anni perché finalmente i tifosi del Napoli potessero festeggiare il terzo scudetto in città e in tutto il mondo.

Un cocktail vincente quello che ha portato alla vittoria, una vittoria corale dell’intera squadra, dei tifosi e di tutta la città che da mesi ha atteso e preparato la festa colorando con nastri di bianco e azzurro le vie di una Napoli invasa dai turisti.

Un sogno tanto atteso ma ben costruito nel corso degli anni, da quel doloroso cammino di rimonta dalla serie C fino alla vittoria che ha coronato attesa e sacrifici.

Domenica al Maradona sarà sicuramente di nuovo festa.

Antonio Desideri

40 anni di attività per il Classic Car Club Napoli

Il Classic Car Club Napoli è giunto al quarantesimo anno di attività! Un bel traguardo per un sodalizio che ha saputo radicarsi sul territorio diventando il punto di riferimento per gli amanti dei veicoli d’epoca: federato ASI (Automotoclub Storico Italiano) è al primo posto in Italia come numero di soci, anche quest’anno sopra le 5.000 unità; ben 18 Manovelle d’Oro (massimo riconoscimento ASI per qualità delle manifestazioni organizzate) conquistate negli ultimi 25 anni; da quest’anno il Triangolo d’Oro ha ricevuto il FIVA National Event Certificate che inserisce il più rinomato raduno del sodalizio napoletano fra i migliori al mondo. Sono questi alcuni dei traguardi più prestigiosi nella bacheca del Club. L’associazione napoletana è attivissima nella promozione della cultura motoristica e del territorio in cui vive e opera. I suoi raduni fanno conoscere la nostra regione e la nostra enogastronomia, risultando un volano eccezionale nel pubblicizzare turisticamente la Campania e le sue eccellenze.

Artefice di questo successo è senza ombra di dubbio il presidente Giuseppe Cannella, da 27 anni alla guida del Classic Car Club Napoli. Si schernisce il presidente: “noi abbiamo sempre lavorato con tanta passione e umiltà, consapevoli però delle nostre capacità. Tutto è partito nel 1996 con Vincenzo Sportiello, che mi propose di intraprendere questa avventura. Il Classic Car Club Napoli aveva all’epoca 92 soci e c’erano mire per smembrarlo da parte di altri club più strutturati ed importanti in Campania. Fu quasi una scommessa”.

Con Vincenzo Sportiello e Luigi Iervolino (ancora oggi attivissimo all’interno del Club) comincia l’avventura. Giuseppe (Geppino per tutti) Cannella mette tutta la sua grande esperienza maturata nell’automobilismo agonistico per rilanciare il Classic Car Club Napoli: “Negli anni in cui mi cimentavo al volante nelle gare locali fondai la prima scuderia la “33” e dopo pochi anni, insieme a Dario Cusani e Ciro Nappi, creammo la Scuderia Vesuvio. Furono anni entusiasmanti e, grazie al lavoro di tutti, diventammo un punto di riferimento importantissimo per i piloti dell’epoca. Basti pensare che in poco tempo la Scuderia Vesuvio divenne la più grande squadra corse del centro sud Italia e ci levammo anche moltissime soddisfazioni con risultati di prestigio sia in Italia che all’estero. I ruoli all’epoca erano ben definiti: Ciro era il presidente, Dario era il direttore sportivo ed io il direttore tecnico. Intanto ero passato a correre con le Sport Prototipo: avevo una Chevron B19/21 con motore Cosworth 1.600 cc con cui ho gareggiato fino al 1979. Qui c’è un aneddoto che mi piace raccontare: ho corso per ben 7 anni con le stesse gomme, scelsi apposta una mescola molto dura per non doverle cambiare spesso, visti i costi, ma comunque riuscii a centrare ottimi risultati, con tante vittorie di classe. Con la Vesuvio creammo anche una scuola piloti ed anche lì siamo riusciti a lasciare il segno”.

Ma la passione per i motori di Geppino Cannella parte ancora prima: “avevo 6 anni quando scappavo in officina da mio padre ad ogni minima occasione. Lui non era molto contento ma a me inebriava l’odore della benzina ed il rombo dei motori. Ero capace di stare ore ad osservare il lavoro. Poi mio padre mi portò a vedere il Gran Premio di Napoli e lì fu la fine… – racconta sorridendo – negli anni successivi non nascondo che marinai la scuola per correre a vedere le prove del Gran Premio, letteralmente rapito dalle Formula 1 dell’epoca. Ricordo che un volta ero nel paddock e potetti avvicinarmi alla Vanwall di Stirling Moss che fu la prima vettura di Formula 1 a montare i freni a disco. La macchina era appena rientrata ai box ed io allungai le mani su quel disco scottandomi irrimediabilmente…”.

La sua esperienza continua, anche se ostacolata vivacemente dal padre: “Lui era un ex militare, abituato a comandare e non accettava insubordinazioni. Io ero attratto dalla meccanica. Ad undici anni approfittai di una sua assenza in officina per assemblare il motore di una Fiat 110. Lui tornò trovandomi a lavorare e ricordo ancora la sua reazione. Ma subito dopo mi impose di finire il montaggio e se avessi sbagliato avrei avuto il resto appresso… Quello fu il primo motore che completai ed anche se mio padre non era un uomo molto espansivo, lessi nei suoi occhi un’orgogliosa approvazione per il lavoro svolto”

Poi cominciarono le corse: “con la Fiat 500 con cui giravo tutta la settimana. Aspettavo il venerdì sera, quando mio padre andava via dall’officina per montare l’assetto e fare la messa a punto alla mia 500 e poi il sabato andavo sui campi di gara. Ho cominciato con le cronoscalate perché erano, all’epoca, le meno costose e le più vicine a Napoli. Per correre in pista avrei dovuto andare a Vallelunga, dopo Roma, e diventava certo più complicato”

Ma torniamo al Classic Car Club Napoli ed al 1996: “cominciammo questa avventura senza avere un piano preciso e conoscenze specifiche nel campo delle auto d’epoca. Avevo competenza tecnica ma su molte cose ho dovuto praticamente riformarmi professionalmente. Abbiamo seguito il cuore, cercando di raggruppare gli amici appassionati di auto. Cominciammo ad incontrarci ad ascoltare tutti i suggerimenti e cominciammo ad organizzare i primi raduni. Con il passato corsaiolo di molti soci era naturale che nascesse la Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli e fu subito un grande successo. A ruota sono nati il Tour della Penisola, 5 giorni in giro per i luoghi più belli della costa amalfitana e sorrentina, il Triangolo d’Oro e Ischia in Rosso (dedicato alle Ferrari di ogni epoca), 8 giorni sull’isola verde, che oggi sono i nostri raduni più importanti ed apprezzati anche a livello internazionale. Poi cominciai a capire il mondo ASI e a stringere rapporti con il presidente Roberto Loi. Sono stato commissario per i concorsi di eleganza, vice presidente della commissione tecnica e per molti anni anche consigliere federale. Ed intanto cresceva la struttura del club”

Poi giunse un socio giovane che voleva iscrivere la Lancia Appia di famiglia: “nel 2000 si presentò al club Raffaele Cocozza. All’epoca faceva un altro lavoro, ma si dimostrò appassionato e ricco di iniziativa. Oggi è il vicepresidente del Classic Car Club Napoli ed ha cominciato anche lui ad essere molto apprezzato in ASI. Per il Classic Car Club Napoli è diventato un pilastro insostituibile. Con mia moglie Giosy(che è sempre stata al mio fianco), Valentina e Teresa sono la struttura portante del nostro sodalizio: senza il loro appoggio e dedizione difficilmente si sarebbero raggiunti questi risultati”.

Oggi il Classic Car Club Napoli è certamente una realtà consolidata ed apprezzata nel settore delle vetture d’epoca: “nel tempo ci siamo strutturati, e non solo dal punto di vista amministrativo. Abbiamo inaugurato nel 2007 la nuova sede del Club: siamo ad Agnano ed abbiamo un bell’ufficio con capannone e officina annesso, dove, fra l’altro, si tengono le nostre sedute di omologazione ASI sempre molto numerose: basti pensare che viaggiamo su 50-60 richieste all’anno di Targa Oro ASI, che è il massimo riconoscimento che la nostra federazione rilascia ai veicoli storici esaminati. Da 5 anni abbiamo acquisito una struttura adiacente che è diventato il nostro circolo culturale. Qui teniamo assemblee e premiazioni annuali, ma soprattutto l’idea è quella di lanciare un “Club” all’inglese, dove i soci possono riunirsi, consultare la libreria che stiamo facendo crescere, grazie anche alla generosità dei nostri iscritti, e scambiarsi informazioni. O anche passare qualche ora in compagnia. Nel nostro quarantesimo anniversario in questa sede terremo incontri e convegni sull’automotive e sulla promozione turistica della nostra regione”

Ma per Geppino Cannella, la voglia di fare, di migliorarsi, non si ferma qui: “cerchiamo di offrire sempre il massimo nella vita del club. Già l’assistenza a 360 gradi per la parte burocratica (pratiche, assicurazione) e, quando serve, anche consulenza tecnica. Le nostre manifestazioni puntano sempre all’eccellenza con i migliori alberghi, come il Regina Isabella a Lacco Ameno o l’Excelsior Vittoria a Sorrento, ed i migliori ristoranti dei luoghi da noi visitati. Credo che questa sia la base irrinunciabile delle iniziative targate Classic Car Club Napoli”.

Fra i sogni da inseguire c’è una “vera” rievocazione del Gran Premio di Napoli: “con le prime edizioni speravamo di spronare la giunta comunale a risistemare l’asfalto del vecchio circuito di Posillipo. Certo non sarebbe proponibile una gara automobilistica, ma far girare ad andatura turistica le vetture che all’epoca parteciparono a quella gara sarebbe straordinario. In altre città come Bari o Pescara questo si fa. Noi siamo limitati al solo rettilineo di partenza che è ancora, almeno in parte, transitabile. Il resto del tracciato è impraticabile anche per un fuoristrada, figuriamoci per vetture di Formula 1 o Prototipi. Spero sempre che i nostri amministratori si rendano conto di quale volano per il turismo potrebbe essere una manifestazione del genere”.

E poi a settembre la grande festa dei 40 anni: “stiamo preparando qualcosa di importante. Credo che ce lo meritiamo noi e tutti i nostri soci”.

Ilio Ascione

Ivana Margarese: Tra amiche

Nel canone dei trattati sull’amicizia, da Aristotele a Bataille, i legami femminili non trovano accoglienza. Quali ragioni ravvede all’interpretazione della solidarietà di genere come un privilegio maschile?

Aristotele nel IV secolo a. C considerava la donna per natura inferiore all’uomo. Nella Politica scrive «il maschio è per natura migliore, la femmina peggiore, l’uno atto al comando, l’altra all’obbedienza».

Con rare eccezioni, le donne sono state escluse a lungo dalla politica e dal canone. Semplicemente non venivano considerate argomento di discussione se non in relazione all’uomo, per sottolinearne la diversità e l’inferiorità, soprattutto nell’azione del pensiero. È noto che a fino al Settecento discipline come la filosofia o la matematica fossero considerate dannose per l’educazione femminile perché lontane dal sollecitare l’amabilità della donna che risiedeva soprattutto nell’umiltà e nell’obbedienza.

Ecco che i legami femminili rimangono non riconosciuti o imprigionati in una rappresentazione che vede le donne rivali tra loro e incoraggia il sospetto e l’ostilità piuttosto che la condivisione. Pensiamo ai miti greci o alle fiabe e a come raccontano le figure femminili. Invece a pensatrici come Hannah Arendt, Simone Weil, Maria Zambrano si devono pagine fondamentali sul valore del sentimento di amicizia. Pagine che sono a mio parere preziose e meritano di essere riscoperte.

“Tra amiche” non discute l’amicizia da un punto teorico o concettuale.

Perché questo cambio di paradigma dall’astratto al vissuto?

Il progetto di questo libro nasce dai miei studi su Arendt, Weil, Cavarero. Arendt promuove un modello teorico che concepisce l’esistenza quale sé incarnato, esposto fin dalla nascita alle relazioni con gli altri, e riconosce nel rapporto tra amici più che nell’astratta fratellanza il fondamento della comunità. Anche il pensiero di Simone Weil dà grande valore all’esercizio dell’amicizia. Nell’amico, scrive la filosofa francese, si ama un particolare essere umano come si vorrebbe poter amare ciascun componente dell’umanità. Cavarero riporta l’attenzione della filosofia alla specifiche differenze dei corpi piuttosto che all’uomo astratto e universale.

Ecco che mi interessava non teorizzare ma mostrare attraverso un progetto corale alcune tra le tante storie di donne che hanno tratto alimento e sostegno dalla loro relazione. Abbiamo raccontato storie di relazioni privilegiate tra donne che hanno incoraggiato la loro capacità di vedere, pensare e creare.

Un arcipelago di punti di enunciazione attraverso cui vedere più cose diversamente e fare di questi molteplici punti di vista avvio per molteplici punti di azione. Basarsi sui vissuti comporta un cambiamento di paradigma: non si tratta di trattare l’amicizia come teoria o come concetto, ma di guardare invece al fatto concreto di un legame che, nel suo esercizio, si rende politica e stimolo creativo, oltre che emotivo, considerando la creazione un’azione comunitaria.

La ricostruzione dei percorsi di diverse amicizie esemplari al femminile trae origine dal mito e giunge alla contemporaneità.

Qual è stato il criterio selettivo e discriminante?

La scelta fatta è stata inevitabilmente parziale ma le esperienze di molte donne qua non raccontate sono comunque presenti e attive.

Ho coinvolto nel progetto scrittrici che conosco e stimo e che hanno esperienza in un particolare ambito di ricerca, dalla filosofia del tragico al teatro, alla letteratura russa, alla cultura visuale e così via. Ho chiesto loro di scegliere e di raccontare una storia di amicizia reale o immaginaria che avesse a che fare con il pensare come azione e cambiamento.

Avremmo potuto continuare… mi piace pensare sia stato un avvio.

Ginevra Amadio, Valentina Di Cesare, Alessandra Filannino Indelicato, Dafne Leda Franceschetti, Francesca Grispello, Margherita Ingoglia, Ivana Margarese, Antonina Nocera, Maria Oliveri, Chiara Pasanisi, Daniela Sessa.

Contributi dalla saggistica alla narrativa ed un terreno d’indagine: esiste l’interazione fra idee e relazioni affettive?

La risposta alla domanda è senza dubbio sì. Abbiamo voluto mostrare con i contributi di questo libro a metà tra la saggistica e la narrativa che pensare non può essere considerato un atto isolato ma si nutre di sinergie e scambi: solo nell’incontro con l’altro il pensiero diventa fecondo.

Sgombrato il campo dall’idea che spesso serpeggia dei rapporti tra donne viziati dalla rivalità, quale legame tra quelli ricordati le è più caro?

All’interno del testo ho scritto due saggi dedicandomi all’amicizia tra Cristina Campo e Margherita Pieracci, la celebre Mita delle lettere di Campo, e al legame tra Hannah Arendt e Mary McCarthy.

Hannah Arendt e Cristina Campo avevano certamente entrambe il talento dell’amicizia, come dimostrano chiaramente le loro biografie e i loro scritti. Tuttavia tutte le figure femminili trattate nel libro mi sono care dal momento che ho seguito la nascita e lo sviluppo dei diversi saggi  con interesse e gioia. In un tempo – qual era ancora il Novecento, secolo a cui appartengono la maggior parte delle figure femminili che abbiamo raccontato – in cui spesso le donne che scrivevano trovavano più credibile dirsi scrittore o evitare la questione di genere, trovo importante sottolineare la forza delle relazioni tra donne nelle azioni creative e nelle visioni del pensiero.

 

Curatrice:

Ivana Margarese, fondatrice e direttrice editoriale della rivista “Morel, voci dall’isola”, insegna filosofia presso il liceo delle scienze umane Ugo Mursia di Capaci. Ha conseguito un dottorato e un postdoc in Studi culturali ed è stata docente a contratto di Teoria della letteratura all’Università degli Studi di Palermo. Ha curato Ti racconto una cosa di me (2012) e ha pubblicato racconti nelle antologie Non ti resisto (2017), Anatomè (2018) e L’ultimo sesso al tempo della peste, a cura di Filippo Tuena (2020).

 

Interventi delle autrici:

Cassandra e Ifigenia. Un carteggio inedito in punta di philia di Alessandra Filannino Indelicato

“… ché persa non vada la trama” Penelope di Itaca e Oriana Fallaci di Daniela Sessa

L’erotica dello spirito: la sorellanza eretica tra Emily Dickinson e Susan Gilbert di Margherita Ingoglia

L’insofferenza all’altrui dominio”: Giacinta Pezzana ed Eleonora Duse breve storia di due attrici anticonformiste di Chiara Pasanisi

Di tragica intimità: Marina Cvetaeva e Sof’ja Gollidej: la costruzione di un’amicizia di Antonina Nocera

Le ragazze del secolo scorso”: Carla Vasio e Rossana Rossanda dalle acque della Laguna alle redazioni romane di Dafne Leda Franceschetti

Mi mandi se può una parola”. Anna Cavalletti, Cristina Campo e Margherita Pieracci Harwell di Ivana Margarese

“La tenerezza del corpo. Hannah Arendt e Mary Mc Carthy” di Ivana Margarese

“Sogni alchemici. Leonora Carrington e Remedios Varo alla prova dell’amicizia” di Ginevra Amadio

“Susan Sontag e Annie Leibovitz: o della visione” di Francesca Grispello

“Intermezzo. Lettere dal lago. Fausta Cilente e Sibilla Aleramo” di Valentina Di Cesare

“La sorellanza di Monica e Antonella: una storia contemporanea. Riconoscimento tra donne e cura” di Maria Oliveri

Giuseppina Capone

Buon compleanno “Napoli è”

Il 5 maggio 1994 è iniziata una splendida avventura che dura tuttora, un atto di amore per la splendida città di Napoli.

Grazie a tutti gli Amici di “Napoli è”, ai poeti, agli artisti, ai giornalisti, agli studenti, ai docenti, alle istituzioni, alle associazioni, a tutti coloro che hanno collaborato e collaborano con noi e a quanti hanno seguito e seguono le nostre attività culturali, sociali, giornalistiche, fotografiche, di recupero della cultura, dell’arte e della tradizione di Napoli, degli antichi Sedili di Napoli e della storia e arte della Campania.

Nel corso di questi lunghi anni abbiamo partecipato ai momenti più importanti di questa splendida e colta Città, culla di civiltà e arte, a volte da spettatori  e spesso, molto spesso tra coloro che  hanno contribuito alla sua valorizzazione culturale, artistica  e sociale. Abbiamo lanciato sia da soli sia facendo rete con altre associazioni tante iniziative ed idee che si sono concretizzate o che sono state accolte positivamente.

Quest’anno un’ulteriore gioia si aggiunge alla nostra, quella di poter festeggiare anche il meritato scudetto del Napoli, conquistato da una meravigliosa squadra che ringraziamo.

Il nostro impegno è quello di continuare con lo stesso amore, la stessa passione, competenza e professionalità il lavoro intrapreso in quel ormai lontano 1994.

Vi diamo appuntamento a breve per le prossime iniziative che stiamo organizzando.

Buon compleanno “Napoli è”.

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