Mattia Zangari: La santa e il Giglio. Mistiche nella Firenze del Seicento

Religiosità, mistica e autorialità: in quale prospettiva va intesa la santità femminile nel Seicento?

La santità delle donne, in un secolo tanto vivace quanto controverso, sottende una pluralità di prospettive indagabili. Molte delle mistiche secentesche sono state monache, ma anche scrittrici, ragion per cui la dimensione della religiosità e quella della scrittura risultano sostanzialmente appaiate: si intersecano, si avviluppano, si confondono.

Leonora Ramirez de Montalvo, Maria Triboli, Diomira Allegri, Maria Angiola Gini, Anna Caterina Guasconi: è possibile rintracciare tratti comuni nella tradizione agiografica che le rende protagoniste?

Assolutamente sì, anzi il problema è che sembrano tutte uguali, almeno stando a quello che dicono i loro biografi. Tutte hanno le visioni (le visioni, peraltro, hanno sempre gli stessi attori: il Christus passus, Gesù Bambino, la Vergine, lo stesso novero di santi). Nonostante il quadro di riferimento sia l’età moderna, un’altezza cronologica in cui le stigmate visibili sono ‘pericolose’ (nel senso che le donne che sostengono di averle vengono guardate con sospetto), molte delle mistiche che ho studiato (e in alcuni casi ri-scoperto) affermavano di avere i sacra signa. Ciò che determina queste somiglianze è, perlopiù, la prospettiva dei biografi, nel senso che gli agiografi sistematizzano dei ritratti a penna attribuendo carismi e virtù che erano topici, già caratteristici della santità femminile del Medioevo: la frugalità del puer senex, lo zelo del miles Christi, il conflitto genitoriale per la scelta monastica o para-monastica ecc. Inoltre c’era stata la ‘rumorosa’ canonizzazione di Teresa d’Avila, motivo per cui le mistiche che ho studiato, in molti casi, sono ‘tratteggiate’ con gli stessi carismi teresiani: la transverberazione, le virtù eroiche, l’attrazione per i romanzi di cavalleria ecc. Senza contare che in Italia c’era stata Maria Maddalena de’ Pazzi – un doppio della santa avilana –, che può essere considerata la santa italiana della Controriforma.

Il testo approfondisce le formule tipiche della “prassi” agiografica sei-settecentesca.

Quali sono i topoi adoperati?

La prassi rappresentativa dell’agiografia di allora si rifà sia ai luoghi comuni medievali sia a quelli controriformistici, ragion per cui, nel ritratto della mistica fiorentina del Seicento, è possibile rinvenire, per esempio, tanto gli elementi della militia Christi e della mulier virilis (tipici del santo medievale) quanto quello dell’esaltazione dell’obbedienza o dell’avversione nei confronti delle grate del monastero (caratteristici della Controriforma).

Diomira Allegri ed il dono delle stimmate. “Non credo che un pennello l’avesse così ben dipinte”: può commentare questa nota visiva

così suggestiva?

Suor Diomira Allegri del Verbo Incarnato è una mistica secentesca che vive la sua breve ma florida vita mistica all’ombra del chiostro. Alla sua morte, il 17 dicembre 1677, medici e monache esaminarono il suo corpo, nel tentativo di rinvenire le stimmate che si diceva avesse prodigiosamente ricevuto in dono. Cominciarono i processi e le redazioni dei libri delle testimonianze; in una di esse, la consorella-segretaria, suor Reparata de’ Montagnani, affermò che Diomira, la notte del lunedì santo del 1676, aveva avuto una crisi, durante la quale si era disposta a forma di croce e proprio allora, tra le mani della monaca, si videro uscire vesciche essudanti e sanguinolente. Le ferite, affermà Reparata, erano «livide», ma fatte «bene e pari», tanto da sembrare dipinte.

Delle figure che ha delineato quale ha maggiormente destato il suo interesse?

Trovo che Leonora Ramirez de Montalvo sia forse, tra tutte, la figura più ricca e poliedrica: mistica, educatrice, scrittrice e drammaturga. I testi agiografici sono altrettanto vivaci perché traboccano di visioni, estasi, stimmate, ma anche immagini: tutto coopera a delineare un ritratto mirabolante.

 

Mattia Zangari

Dottore di ricerca in Discipline letterarie e filologiche moderne e linguistiche alla Scuola Normale Superiore di Pisa, è Marie Skodowska Curie Fellow all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Oltre a vari articoli su riviste internazionali, ha pubblicato Tre storie di santità femminile tra parole e immagini (Narr, 2019) e Santità femminile e disturbi mentali fra Medioevo ed età moderna (Laterza, 2022).

Giuseppina Capone

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