“I Lunedì dei Castelli” appuntamento dal 2 ottobre con l’Istituto Italiano dei Castelli

Parte il 2 ottobre il ciclo di seminari “I Lunedì dei Castelli”, un appuntamento serale autunnale dedicato a tutti coloro che vorranno conoscere il variegato mondo delle fortificazioni e potranno incontrarsi con altre persone interessate al tema e con i soci dell’Istituto Italiano dei Castelli.

“Si tratta del primo ciclo strutturato a livello nazionale – sottolineano gli organizzatori –  promosso dal nostro Istituto, dopo l’esperienza pilota “paesaggio e fortificazioni” svoltasi nel 2021, durante la pandemia. L’obiettivo del corso è fornire ai partecipanti una prima chiave di lettura per la corretta conoscenza del vastissimo patrimonio di architettura fortificata ancora oggi presente sul territorio nazionale e che costituisce una componente fondamentale dei Beni Culturali Archeologici ed Architettonici”.

Il ciclo di seminari sarà svolto in modalità online su piattaforma Google Meet ed articolato in 11 incontri. I seminari saranno tenuti dai membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, da docenti delle Università italiane, da funzionari delle soprintendenze.

Quali sono i temi trattati nel ciclo di conferenze?

“Tra i temi trattati – elencano gli organizzatori – : le fortificazioni in epoca classica, con approfondimento dei casi paradigmatici di Paestum e Pompei; l’architettura difensiva normanno-sveva in Italia meridionale tra XI e XIII secolo; il sistema dei castelli viscontei in Lombardia; le caratteristiche architettoniche e funzionali dei castelli siciliani, con particolare attenzione alle influenze arabe; le artiglierie nevrobalistiche e la rivoluzione della polvere da sparo, tecniche che modificarono la prassi ossidionale a partire dal XIV secolo; le trasformazioni dei castelli in Italia centrale e nel Mezzogiorno nella seconda metà del XV secolo per l’adeguamento alle nuove tecniche di assedio (fase dell’architettura militare di Transito); la fortificazione cd. “alla moderna” caratterizzata dall’introduzione della traccia all’italiana (fronte bastionato) che caratterizzerà l’evoluzione dell’architettura militare per circa tre secoli, con gli esempi paradigmatici delle fortezze veneziane dello “Stato di Terra”; i grandi forti di sbarramento in Piemonte e Valle d’Aosta tra XVII e XVIII secolo (Exilles, Bard, Demonte, La Brunetta, Fenestrelle); la scuola militare prussiana e il caso dei forti di Verona e del Quadrilatero; le opere difensive in calcestruzzo armato e la protezione delle coste nel XX secolo, con particolare riferimento alla Sardegna e, infine, l’iconografia dei castelli nelle rappresentazioni artistiche in Trentino Alto Adige”.

Un ciclo di seminari dedicato non solo agli appassionati, ma, soprattutto, agli operatori dei beni culturali, studenti, architetti e ingegneri.

La partecipazione al ciclo di studi consente, agli studenti, di richiedere al proprio corso di laurea il riconoscimento di crediti per le attività a scelta/libere.

A fine corso agli iscritti sarà rilasciato attestato di frequenza.

Per iscrizioni e informazioni:: corsocastellologia@istitutoitalianocastelli.it tel. 392 7204031

Antonio Desideri

Il 12 settembre sms di sperimentazione in Campania per il sistema IT-Alert

Il 12 settembre sarà un giorno di svolta per la regione Campania, poiché la Protezione Civile inoltrerà a tutti i residenti in regione un SMS di allerta per terremoti o altre calamità.

Il Dipartimento di Protezione Civile continua così la sperimentazione del test IT-Alert, avvenuto anche in altre regioni della penisola, prendendo spunto dal modello statunitense, cercando di garantire più sicurezza ai cittadini, ma c’è da sottolineare come questo sia solo un esperimento e che quindi non c’è da preoccuparsi, in quanto la completa attivazione è prevista per il 2024.

Ci troviamo dinanzi ad un efficace e tecnologico programma di sicurezza, che attraverso gli SMS può arrivare anche alle fasce d’età più giovani, non sempre attente a comunicazione su giornali o in televisione, ma che con questo metodo si spera siano più attente.

Rocco Angri

Chiara Ricci: Anna Magnani. Racconto d’attrice

Anna Magnani è difficilmente etichettabile o incasellabile.

In quali luoghi della sua anima vanno ricercate le ragioni di un’identità tanto complessa e multiforme?

Anna Magnani è stata molto spesso accusata di avere un brutto carattere. È anche vero, però, che chiunque tenti di farsi rispettare e di far valere le proprie ragioni ottiene questo “risultato”. Anna Magnani ha avuto un’infanzia difficile, è stata lontana da sua mamma e solo da adulta ha scoperto il nome di suo padre (Pietro Del Duce, e a lei non piaceva essere chiamata “la figlia Del Duce” e così, pare, fermò le sue ricerche). È cresciuta con la nonna, le sue zie e lo zio Romano. Sin da piccola ha vissuto l’abbandono e la paura di poter essere lasciata da un momento all’altro ha segnato profondamente il suo carattere e il suo rapporto con gli uomini. Ha sempre cercato di avere il controllo della situazione uscendone molto spesso sconfitta. Ha sempre cercato di poter essere amata. Aveva una vorace fame d’affetto. È stata una donna che ha dovuto lottare per far valere il suo talento, per imporre il suo aspetto fisico, la sua bellezza non canonica. Anna Magnani è stata imprenditrice di se stessa, capofamiglia, donna e uomo di casa occupandosi anche di suo figlio Luca che, ancora bambino, si ammala di poliomielite. Non ha avuto produttori né registi potenti alle spalle pronti, in qualche modo, a tutelarla o difenderla. La vita le ha insegnato forzatamente a cavarsela da sola, ad essere diffidente, a colpire per prima perché, fedele a un proverbio, “chi mena prima mena due volte”. Anna Magnani ha nascosto tutte le sue fragilità dietro la corazza di una donna dal carattere forte, indomabile, impossibile, scostante. In parte è vero, perché sapeva essere anche tutto questo. Per difendersi. Per mettersi di traverso alla mancata professionalità o al solo sentore di ipocrisia. E ancora, per “vendicarsi” e “riscattarsi”, se così si può dire, di quei terribili abbandoni di una bambina con la testa colma di domande senza risposta.

Lei non ricostruisce semplicemente la biografia di Nannarella, pur interessantissima bensì ne traccia la valenza simbolica, estetica e politica.

Quali sono le ragioni che l’hanno indotta a concentrarsi proprio su questo nome?

Io ho “incontrato” per la prima volta Anna Magnani quando avevo circa sei anni. In realtà, ho conosciuto prima il suo nome e poi il suo volto che ho scoperto tempo dopo, quando ho visto per la prima Roma città aperta. Da allora non l’ho più dimenticata. Da ragazzina, dopo aver letto la bellissima biografia di Patrizia Carrano, ho iniziato a scrivere lettere e a telefonare a casa di persone che avevano lavorato con lei, che la conoscevano. Con alcune di queste persone sono nate delle bellissime amicizie: ad esempio, con la stessa Patrizia Carrano, Marcello Gatti, Rinaldo Ricci ovvero lo storico aiuto regista di Luchino Visconti. Il mio unico desiderio era fare qualcosa per “la” Magnani, dedicarle qualcosa di mio. I miei studi e poi la mia tesi di Laurea, tanti progetti, una prima pubblicazione. Ma non era ancora abbastanza. Ho creato un mio archivio personale (che curo da quando avevo tredici anni) contenente fotografie, locandine, riviste.. Ho allestito mostre e poi questo nuovo libro. Un omaggio e un dono a una donna e a un’artista che ammiro, che non si è mai arresa e non si è mai lasciata condizionare. In un certo senso, sono cresciuta con lei e le ho dedicato gran parte della mia vita. Ho voluto raccontare il suo “essere donna” e il suo “essere attrice” con rispetto, onestà e tanta passione. Ho desiderato “incontrare” e “conoscere” questa donna più da vicino, ho scelto di partire dal suo indissolubile amore per il teatro, di avvicinarmi alla sua vita privata, alle sue tante vicissitudini ma restando sempre in punta di piedi.

Dopo le riprese del film “Mamma Roma”, Pasolini commentò così la loro collaborazione: “Anna è romantica, vede la figura nel paesaggio, è come Pierre-Auguste Renoir, io invece sono sulla strada del Masaccio.”

Può interpretare questa sottile asserzione pasoliniana?

La pittura è una costante nel cinema di Pier Paolo Pasolini. La pittura del Masaccio è costruita sui chiaroscuri, sulla staticità, sulla precisa razionalità prospettica, sull’organizzazione geometrica dello spazio. Renoir, invece, è un’esplosione di colori intensi, luminosi, vivi, ma anche di movimento, le sue opere hanno un assetto geometrico che avvolge lo spettatore trascinandolo all’interno della tela. Ecco: questi due piani rappresentano i caratteri e le essenze profonde di Pier Paolo Pasolini e Anna Magnani. Ragione e istinto. Razionalità e impulsività. Proprio da questi opposti sono nate delle incomprensioni durante la lavorazione di Mamma Roma tali da portare Anna Magnani a dichiarare di sentirsi tradita dal suo regista, pur ammirandolo infinitamente. Nonostante questo la meraviglia e la potenza di questo film sono ancora tutte lì, intatte.

Il legame fra Anna Magnani ed il teatro: la “migliore scuola” che le fece “spuntare le ali”

Reputa che l’esperienza teatrale sia stata più intensa e viscerale rispetto alle indimenticabili prove cinematografiche?

Credo che Anna Magnani, come più volte ha dichiarato lei stessa, abbia avuto un amore profondo e assoluto per il teatro. Purtroppo, per sue scelte professionali e personali, lo ha “frequentato” poco preferendogli il cinema. Eppure sono convinta che i primi spettacoli, la rivista durante la Seconda guerra mondiale e poi le lunghe tournée de La lupa e Medea tra il 1965 e il 1966 abbiano lasciato dei segni indelebili nell’attrice. Sì, penso che il contatto diretto con il pubblico, lo studio della voce, la misura del gesto e dei movimenti sul palcoscenico, i riti prima di andare in scena e quelli del “dopo teatro” abbiano regalato ad Anna Magnani delle emozioni intense, uniche e immediate che il cinema, nonostante la sua “riproducibilità”  e la capacità di arrivare a tanta gente nello stesso momento, non è riuscito a darle.

Anna Magnani, forse, era un’intellettuale mancata, non già un’attrice popolaresca bensì un’attrice che tendeva ad essere enormemente funzionale ed intellettuale.

Qual è il suo lascito alle donne del nostro tempo?

Se posso, desidero sottolineare questo: Anna Magnani nonostante i suoi tanti personaggi di popolane, canzonettiste, fruttivendole e il suo carattere, il linguaggio spesso “colorito” era una donna molto colta. Parlava correttamente il francese, aveva acquisito un buon inglese, suonava il pianoforte, era amante della letteratura e dell’arte, sapeva a memoria le ballate del Seicento francese. Per lei hanno scritto Tennessee Williams, Eduardo De Filippo, Pier Paolo Pasolini. È stata ritratta di Renzo Vespignani, Tabet, Anna Salvatore, Carlo Levi… Poteva essere la più snob e la più spontanea delle donne, pronta ad abbandonarsi a quella che lei chiamava la “ruzza”, ovvero il buonumore, la voglia di ridere e di lasciarsi andare all’allegria più sfrenata. Proprio per questo alle donne del nostro tempo ha lasciato in eredità la capacità di essere ciò che si desidera senza mai tradirsi. Ha lasciato la determinazione di poter essere ciò che si vuole senza dover scendere a compromessi. Ha lasciato in eredità la possibilità di poter e dover rompere gli schemi, di non arrendersi all’ipocrisia e a qualsiasi sua manifestazione. E ancora, ci ha lasciato una grande umanità e un immenso talento magistralmente raccontati dalla vasta galleria di donne che ha portato sul grande schermo e in teatro.

 

Chiara Ricci

Nasce a Roma nel 1984. Nel 2008 si laurea in Dams (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) con una tesi dal titolo Il Teatro davanti alla Macchina da presa – Elementi di teatro nel cinema di Anna Magnani. Nel 2010 consegue la Laurea Magistrale con lode in “Cinema, Televisione and Produzione Multimediale” con una tesi dedicata alla prima regista donna del cinema italiano Elvira Notari la cui riduzione è stata pubblicata negli Stati Uniti. Ha curato e scritto i saggi monografici: Anna Magnani. Vissi d’Arte Vissi d’Amore, Edizioni Sabinae 2009 (con il quale vince il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca nella sezione “Saggistica”), Signore & Signori… Alberto Lionello (Ag Book Publishing, 2014), Valeria Moriconi. Femmina e donna del Teatro italiano (Ag Book Publishing, 2015), Il cinema in penombra di Elvira Notari (Lfa Publishing, 2016), Lilla Brignone. Una vita a teatro (Edizioni Sabinae, 2018), Ugo Tognazzi. Ridere è una cosa seria e Monica Vitti (Edizioni Sabinae, 2022). Nel novembre 2022, inoltre, viene pubblicato il saggio d’inchiesta Wilma Montesi. Una storia sbagliata (Golem Edizioni) dedicato alla ricostruzione della tragica e misteriosa morte della giovane ragazza romana trovata senza vita sulla spiaggia di Torvaianica l’11 aprile 1953. Nell’aprile 2017 l’Università degli Studi Roma Tre le conferisce la nomina di “Cultore della materia di Storia del Cinema e di Filmologia”. È Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”, creatrice e ideatrice della Rubrica online “Piazza Navona” (www.riccichiara.com) e del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. È curatrice di mostre dedicate al cinema con materiale proveniente dal proprio archivio personale e tiene lezioni e conferenze in Italia e all’estero dedicate alla Storia del Cinema e del Teatro.

 

Giuseppina Capone

 

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