L’OMS nel 2001 ha approvato l’ICF strumento che ha consentito un cambio di prospettiva nel “considerare la disabilità non più come una condizione di minorazione a se stante, ma inserita nel contesto ambientale e sociale. Nella nuova prospettiva, chiamata bio-psico-sociale, l’accento viene spostato dalle minorazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali di una persona alle barriere mentali, sociali e architettoniche che possono rendere quelle minorazioni effettivamente degli handicap, come ostacoli alla piena partecipazione ed eguaglianza. La classificazione ICF sottolinea il fatto che la disabilità è un’esperienza umana universale, che tutti possono vivere nel corso della loro esistenza”. Riassumendo in maniera semplice, quando parliamo di inclusione non ci riferiamo a qualcuno in particolare, tipo alunni con disabilità, adulti con problemi dovuti a malattie, incidenti o dovute semplicemente all’età, ma parliamo di tutte e tutti, con le varie differenze, economiche, culturali, razziali o religiose, insomma una varietà infinita delle differenze umane.
Un aspetto fondamentale evidenziato più volte nei suoi interventi in pubblici dibattiti dal prof.
Alessandro Pepino, è quello relativo alla“debolezza del sistema formativo post-universitario
deputato proprio a formare le competenze degli operatori preposti al supporto delle persone con
disabilità nella scuola e nei contesti lavorativi” Questa impreparazione del personale la riscontiamo in molti ambiti della vita sociale e lavorativa molto spesso associata anche alla assoluta mancanza di deontologia professionale. Tutto questo dà ai cittadini, specie quelli più fragili, la sensazione di essere stato lasciati soli dalle istituzioni e dalla politica. Soli nelle difficoltà di ogni atto della vita quotidiana. In Italia, oltre 600 mila persone con limitazioni gravi vivono in una situazione di grande isolamento, senza alcuna rete su cui poter contare in caso di bisogno di queste ben 204mila vivono
completamente sole. La condizione di solitudine sta divenendo un reale rischio mondiale per la salute tanto che ha fatto lanciare l’allarme al capo della sanità USA Vivek Murthy che ha parlato di epidemia di solitudine ed isolamento, ed ai governi di Giappone e Regno Unito di istituire ministeri per occuparsi del tema. Tutto questo stride fortemente con l’immagine oleografica con la quale viene e presentata la nostra società fondata sulla Costituzione e sostenuta dalle leggi e normative che disciplinano i rapporti sociali. Livio Pepino, presidente di Magistratura Democratica fino al 2005, afferma: “I Diritti sociali non sono nel nostro sistema costituzionale, un’opzione politica variabile a seconda della maggioranza parlamentare, ma sono un principio giuridico vincolante. I principi di giustizia distributiva sono diventati diritti e le politiche per realizzarli atti dovuti,sottratti una volta per tutte alla negoziazione politica. Alle maggioranze politiche è rimesso il modo di realizzarli, non se realizzarli”… Il requisito essenziale di ogni diritto è quindi la sua esigibilità, in caso contrario il diritto è nullo. Per poterli esigere sono necessarie tre cose: conoscerli, sapere cosa fare per ottenerli, avere la possibilità di agire in maniera coattiva.
Le Istituzioni hanno compito di:
. informare correttamente i cittadini;
. realizzare tutti i servizi previsti dalle normative,in strutture accessibili, con strumentazioni
adeguate e con personale preparato professionalmente e deontologicamente;
. controllare sistematicamente la qualità e i tempi di erogazione dei servizi, intervenendo
rapidamente per correggerne eventuali disfunzioni.
Solo una società composta da cittadini informati e consapevoli potrà definirsi davvero democratica
e giusta. Chi desidera una società dove i diritti siano rispettati deve innanzi tutto informarsi ed informare sui diritti e di come poterli esercitare,deve sviluppare il senso di solidarietà sociale, vigilare e segnalare eventuali abusi ed omissioni anche attraverso il ricorso ad azioni giudiziarie.
Da qualche tempo un gruppo di associazioni, riunite in un progetto che hanno deciso di chiamare
“Vivere meglio”, si sono date questo compito.
Queste associazioni hanno dato vita ad un ciclo di convegni ed iniziative sul territorio per
l’affermazione dei diritti sociali, invitando associazioni, gruppi, singoli e professionisti che si
battono per l’affermazione dei diritti a costituire, al di là di tutte le possibili differenziazioni, un
fronte comune per i diritti sociali. Le attività sono iniziative di controllo del territorio e di segnalazione delle disfunzioni utilizzando lo strumento della fotografia quale mezzo di sviluppo della coscienza civile (progetto scatta e riscatta: ecofotopasseggiate, Safari fotografico, concorso fotografico). Il programma del PVM si propone quindi di diffondere e di affermare i principi della educazione civica: costituzione (diritto nazionale ed internazionale) legalità e solidarietà: conoscenza e riflessione dei significati attraverso la pratica quotidiana e realizzando progetti che si possano condividere.
Alessandra Federico