Scenografo, costumista, pittore, ma soprattutto uno dei nostri più grandi registi, tra cinema, prosa e opera lirica, amatissimo a livello internazionale. E’ Franco Zeffirelli, che il 12 febbraio ha compiuto 95 anni. “Come sto? Tutto sommato non mi posso lamentare data la mia età – dice lui che l’anno scorso fu ricoverato per un malore -. E’ il fisico che ha iniziato a fare capricci”. Per celebrarlo la Scala e l’Arena di Verona hano deciso di mettere in scena il suo allestimento dell’Aida. “Un bravo ragazzo con la fortuna di avere molti talenti” e “solo idee geniali”, così si è descritto qualche anno fa, il bambino dall’infanzia “complicata” a Firenze, sua città natale, il più internazionale dei registi italiani, ironico, polemico, passionale. Grande tifoso della Fiorentina, “la porto sempre nel cuore anche se la seguo meno”, disse una volta, all’Oscar avrebbe preferito uno scudetto. “Mi reputo fortunato. Ho avuto molti momenti importanti nella mia carriera. Ho conosciuto e collaborato con i grandi nel mondo della musica classica, dell’opera, del teatro, del cinema. Regalandoci e regalando al nostro pubblico momenti memorabili ed indimenticabili “. L’elenco è lungo: da Luchino Visconti, il suo maestro, “mi ha insegnato e forgiato al mestiere” a Maria Callas, “la diva per eccellenza, l’artista più straordinaria e più completa”, “da Domingo a Pavarotti, dalla Taylor e Burton a Lawrence Olivier, Mel Gibson, Glen Close, Judy Dench, Maggie Smith e così via”. E poi “i grandi direttori d’orchestra: Serafin, Von Karajan, Bernstein, Kleiber”. Zeffirelli ricorda anche Coco Chanel: poco dopo averla conosciuta a Parigi “mi regalò una cartella con 12 disegni di Matisse. Ero all’inizio della mia carriera e quei disegni mi sono serviti, vendendoli uno alla volta, per affrontare momenti di crisi economica, dandomi così la possibilità di sopravvivere e di non rinunciare al mio lavoro”. Fatto anche di difficoltà, ma “per me e per l’amore che dedicavo al mio lavoro tutto diventava passione e divertimento”. Meno lusinghiero il giudizio sul mondo dello spettacolo oggi: “Vive un periodo di decadenza, sono venuti a mancare i grandi interpreti, i grandi registi, i grandi scrittori del cinema e del teatro che tutto il mondo ci invidiava”. E anche in generale sull’Italia, tanto amata ma “dove per questioni ideologiche ho sempre dovuto lottare”: “Mi sgomenta sotto ogni punto di vista ma bisogna sempre sperare che le cose migliorino”. La sua carriera lunga 70 anni ora è raccolta a Firenze, al Centro internazionale per le arti dello spettacolo Franco Zeffirelli, che raccoglie disegni, bozzetti, copioni, sceneggiature, libretti d’opera, foto, filmati e che per il suo compleanno sarà aperto gratuitamente. Nato a Firenze, Zeffirelli frequentò l’Accademia di Belle Arti della città ed esordì come scenografo nel secondo dopoguerra, curando il “Troilo e Cressida” del mitico Luchino Visconti, suo compagno per molti anni. L’esordio al cinema e a teatro risale agli anni ’50, quando curò alcuni grandi spettacoli per il Teatro Alla Scala, per il King’s Theatre di Edimburgo e per il Royal Opera House di Londra. Il primo, di 20, film per il cinema è stato “Camping”, del 1957, con Marisa Allasio, Nino Manfredi e Paolo Ferrari, che si rivelò subito un grandissimo successo. In seguito, però, il maestro si orientò verso le trasposizioni di grandi opere di Shakespeare, portando nelle sale “Romeo e Giulietta”, “Amleto” e “La bisbetica domata”, dando sfogo al suo grande senso estetico per le scenografie e per i costumi, che negli anni hanno conquistato anche l’Academy.
Nicola Massaro