Aumentano i casi di violenza sulle donne durante il periodo Coronavirus. Centodiciassette le vittime di violenza in Italia durante la quarantena e il 90% sono donne. La convivenza forzata è stata una complice per questi uomini violenti. Non è facile riconoscere l’uomo aggressivo e manipolatore poiché bravo a raccontare una storia perfetta di sé e diventa difficile, per chi subisce violenza, trovare il coraggio di lasciarlo o di denunciarlo.
L’uomo violento, però, manda segnali ben evidenti sin dal primo approccio, bisogna quindi imparare a riconoscerlo per evitarlo: quando la sua va oltre la semplice gelosia, quando vuole possedere anziché amare perché l’uomo aggressivo, violento e narcisista vuole solo manipolare la sua donna. Liberarsene non è semplice soprattutto quando decide di perseguitare la sua vittima recitando la parte dell’uomo affranto per ricevere perdono e ottenere ciò che si era prefissato:gestire la vita della sua preda. Esistono però metodi per riconoscere un uomo violento sin dal primo contatto.
Come riconoscere un uomo narcisista e violento
Non è facile, per chi lo vive, uscire da questo incubo, soprattutto quando si ha a che fare con un uomo manipolatore. Quest’ultimo prende il nome di narcisista, colui che danneggia la vita della propria donna in tutte le tipologie di rapporto, sminuendola e non permettendole di percepire il suo valore. Assorbe le sue energie vitali per appropriarsene ed utilizzarle a proprio vantaggio. Il narcisista si crea un’altra identità, mostrandosi, rispetto agli altri uomini, gentile, rispettoso, premuroso. Parla tanto di se raccontando storie positive sul suo conto e di quanto sia una persona impeccabile, in modo da poter conquistare la totale fiducia della sua preda e deviare ogni ipotetico sospetto. Ha un solo obiettivo: diventare insostituibile, in modo tale da essere indispensabile per la sua vittima, tanto da togliere a lei ogni capacità di muoversi da sola, fino ad arrivare a manovrarla come un burattino muovendo i fili a suo piacimento. Una recita perfetta quella che esegue, e quando è davvero sicuro di avere la situazione sotto controllo, inizia a gestire la relazione imponendo regole, diventando offensivo fino ad arrivare alla violenza fisica, alcune volte arrivando ad ucciderla.
L’amore verso se stessi
Il narcisista non è il solo a non provare affetto, ma chi subisce violenza è una persona fragile trovatasi in un periodo della vita in cui si ama e si stima ben poco, ma quando l’amore verso se stessi raggiunge un livello alto, nasce l’esigenza di amare solo chi ci fa del bene e si da il permesso di far entrare nella propria vita solo persone all’altezza di ciò che si merita.
Amare se stessi non significa peccare di presunzione cercando di sminuire gli altri per sentirsi importanti o ripetere in continuazione quanto si è perfetti, come fa un narcisista, perché questo non fa altro che trasmettere a chi abbiamo accanto di essere persone insicure e deboli in continua ricerca della approvazione degli altri.
Amarsi e rispettarsi
Amarsi significa essere consapevoli del proprio valore, al di là della posizione economica o culturale, significa conoscere il valore del proprio animo. Se questo non avviene, può portare ad assumere atteggiamenti di vittimismo e avere complessi di inferiorità diventando una persona fragile o crudele a seconda del proprio carattere, della propria indole. Inoltre, cosa fondamentale, non bisogna dare valore alla propria persona secondo un fallimento o un successo: il tuo lavoro o la tua posizione economica non fanno la persona che sei. Non permettere che i giudizi degli altri possano in qualche modo far oscillare il pensiero che si ha di se stessi.
Un’alta autostima si costruisce quando si è consapevoli delle proprie capacità. Inizia ad amare te stessa viziandoti un po’: prenditi cura del tuo aspetto e della tua salute, premia i tuoi sforzi, realizza i tuoi sogni, non badare mai al giudizio degli altri se non lo ritieni costruttivo per il tuo percorso, apprezzati, perdonati.
Come liberarsi di un uomo violento
Quando Narciso è sicuro che la preda sia di sua proprietà arriva ad assumere un atteggiamento poco equilibrato, perché sa ormai che può gestire la situazione e passerà poco prima che arrivi al primo schiaffo per poi perdere completamente il senno della ragione.
L’unico modo per liberarsene non è andargli contro ma fingere di assecondarlo. Contraddirlo potrebbe suscitare in lui la paura di non avere più il controllo sulla vita della vittima e arrivare a compiere atti davvero pericolosi. Mantenere la calma, continuare ad elogiarlo e allontanarsi con una scusa banale come quella di andare a comprare qualcosa per la cena è l’unica soluzione, anche se molto coraggiosa, per uscire e rivolgersi alla polizia.
Via dall’incubo: intervista a una ragazza vittima di violenza
“Perché queste donne non scappano?”. Questa è la domanda che molte persone pongono quando una donna è vittima di violenza. Dove c’è maltrattamento, dove c’è inganno, dove si vive nel terrore non c’è amore. Quando un uomo è aggressivo, qualsiasi atteggiamento può indurlo alla violenza e nel momento in cui accade lui non conosce limiti.
“Non riuscivo a liberarmene, ogni volta che lo lasciavo mi perseguitava”.
Con queste parole Sveva, 26 anni, napoletana, racconta la sua esperienza con un uomo violento.
Qual è stato il primo segnale che ti ha fatto percepire di avere accanto una persona violenta?
Avevo 17 anni quando l’ho conosciuto. Mi trovavo a Ostuni, in Puglia, con la mia famiglia per le vacanza estive e Marco era il classico ragazzo della porta accanto, anche se solo per due settimane. Ogni sera, alla stessa ora, si sedeva sul secondo gradino della scalinata di legno che portava al mare e una volta passando di li mi domandò: ‘che abiti indossi quando esci sola con le amiche?’. Ecco, per me questo è stato il primo segnale. In quel momento non diedi peso a ciò che mi stava domandando, ero solo felice perché mi aveva notata e per me voleva significare che apprezzava il mio corpo. Ma ad oggi molti dei suoi comportamenti mi sono del tutto chiari, stavo avendo a che fare con un uomo aggressivo e manipolatore: un narcisista.
Quando ha iniziato a manipolarti e a diventare aggressivo?
Era il 15 agosto e davano una festa in spiaggia con tanto di chitarra e falò. Io indossavo il mio solito costume da bagno: un due pezzi rosa ricamato a uncinetto. ‘Non ti permettere più di farti vedere dai miei amici con questo costume!’. Pensavo che le parole di Marco fossero dette per amore. Mi sbagliavo. E da quel momento schiaffi, calci, pugni, almeno una volta alla settimana. Decideva lui quale abito dovevo indossare, chi dovevo frequentare e mi accompagnava a scuola la mattina, e a casa dopo la scuola, così come per la danza o per qualsiasi altra cosa io dovessi fare. Era diventato un incubo. Un incubo dal quale non riuscivo a uscirne. Non avevo il coraggio di lasciarlo: è stato il mio primo amore, se tale si può definire.
Quanto tempo è durata la vostra storia?
Un anno, dopodiché i miei genitori iniziarono a rendersi conto della situazione perché tornavo a casa con lividi e graffi sul corpo e la cosa si ripeteva ogni settimana. Decisi di lasciarlo ma non mi lasciava in pace. Me lo ritrovavo ovunque, in qualsiasi posto che frequentavo: fuori scuola,sotto casa, fuori scuola di danza.
Cosa ti impediva di scappare?
Credevo di amarlo. E quando credi di amare qualcuno saresti capace di perdonare tutto, anche l’imperdonabile e andare avanti, ma non è così. Con il tempo ho capito che per colpa sua avevo smesso di amare me stessa e che era tutto un suo piano strategico per avere il comando della mia vita. Credo che bisogna amare se stessi prima di amare un’altra persona, in modo da non permettere a nessuno di trattarti cosi, altrimenti si finisce a non riconoscere l’amore e a confonderlo con l’ossessione.
Hai mai pensato di denunciarlo?
Sì, ma non ne ho mai avuto il coraggio né la forza mentale per farlo, non avevo più energie per fare nulla. Mi aveva rubato tutto, anche la voglia di vivere. Per fortuna al mio posto ci hanno pensato mia madre e mio padre, che vedendomi tornare a casa per l’ennesima volta con lividi sulle braccia, hanno deciso di incontrare i suoi genitori e raccontare loro tutto, dicendogli che se Marco si fosse riavvicinato a me avrebbero chiamato la polizia. Non ne ebbi più alcuna traccia. Non ricevevo più quei messaggi minacciosi, né una lettera, né una telefonata. Potevo sentirmi libera di uscire con le mie amiche, andare a danza o a scuola senza vivere con il terrore di poter incontrare la persona che mi stava annullando l’esistenza.
Ti va di dare un consiglio alle donne che come te hanno subito violenza?
Al primo gesto di prepotenza, alle prime parole offensive, scappate via. La violenza psicologica è anche più pericolosa di quella fisica, alle volte. Non aspettate che vi facciano del male fisico, perché se arrivano a criticarvi e ad utilizzare parole offensive nei vostri confronti qualunque cosa voi facciate, non passerà molto tempo che arrivino alla violenza fisica. Non vi amano.
Aiuta te e le altre donne ad uscire da questo incubo
Per aiutare le donne vittime di violenza, il 9 e 10 marzo scorso si è svolto un percorso esperienziale dal nome “Il labirinto“, organizzato dalla Fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, in cui hanno insegnato a molte donne a riconoscere un uomo violento in soli 10 minuti. Ci sono tanti percorsi da poter fare per riuscire a liberarsi di un uomo violento e trasformando la propria esperienza in risorsa: Aiuta te e tutte le donne ad uscire da questo incubo.
Il Centro Antiviolenza del Comune di Venezia, dal 2013 ogni anno mette a bando parte delle sue attività. La cooperativa Novamedia Onlus offre un percorso di formazione che promuove la rielaborazione e trasformazione dell’esperienza negativa per loro stesse e per altre donne. Percorso formativo per le donne che vogliono aiutare altre donne ad uscire dalla violenza. Tutti dovrebbero comprendere il terribile calvario delle vittime di violenza, l’oppressione che subiscono e di cui sono prigioniere, la morte alla quale è condannata una donna.
La violenza domestica colpisce una donna su tre nel corso della propria vita. Centosedici donne all’anno muoiono in Italia. Otto donne su dieci non sporgono denuncia.
L’amore deve far gioire. L’amore non è sofferenza.
Alessandra Federico