“Se sto sempre male non corro il rischio di rimanere deluso”. Queste sono le parole di chi ha vissuto gran parte della propria vita nella sofferenza. Cherofobico è il termine con cui viene definito colui che ha paura di trascorrere momenti gioiosi perché è abituato a vivere nell’infelicità. Traumi infantili e maltrattamenti possono esserne la causa. Chi ha paura di essere felice non vive necessariamente in uno stato depressivo, non è apparentemente afflitto anzi, conduce una vita piena e movimentata, si circonda di amici e di affetto, ma nel momento in cui gli si presenta la possibilità di essere felice fa di tutto per far si che ciò non accada, senza nemmeno rendersene conto. Il cherofobico crede che nella sua vita non ci possano essere momenti di gioia. Per lui ogni attimo di piacere è susseguito da momenti di tristezza e amarezza.
“Ogni volta che mi accadeva qualcosa di bello, facevo di tutto per essere infelice”. Serena, 28 anni, racconta la sua paura di essere felice.
Serena, quando hai preso coscienza di questa tua fobia?
Precisamente non so dire il momento esatto, ma so che fin da bambina ho vissuto con questa malattia, se cosi si può definire. Con i giocattoli, ad esempio, sentivo il bisogno di doverli rompere e di dover piangere perché così mi sentivo meglio. Mi sentivo meglio perché ero triste ed essere triste mi faceva stare bene, paradossalmente. Tra la gente, con gli amici, sentivo il bisogno di dover ricevere offese da loro ed essere sminuita, perché cosi mi sarei sentita a casa. E se qualcuno mi faceva un complimento, io gli rispondevo che non era giusto ciò che diceva di positivo di me, perché mi ritenevo una buona a nulla. Ho sempre cercato di frequentare le persone che mi facevano del male. Se fossi stata una persona in gamba significava per me essere felice, ma credevo sarebbe successo qualcosa che mi avrebbe afflitta e tanto valeva soffrire sempre senza smettere, almeno non correvo il rischio di stare ancora più male. D’altro canto, sono cresciuta nell’infelicità.
Conosci oggi il motivo per cui hai sempre cercato di essere infelice?
Sì, e ci sto continuando a lavorare. Quando ero piccola sono stata maltrattata da chi mi ha messo al mondo: mio padre ha smesso molto presto di volermi bene. In realtà non sono sicura se avesse mai avuto una buona considerazione di me, mi umiliava facendomi sentire una buona a nulla. Quindi posso dire di essere cresciuta con una visione distorta di me: quella di non valere niente e di non essere in grado di poter aspirare ad alcun obiettivo nella mia vita. Ed è per questo motivo che ogni volta che ricevevo un complimento, non mi sentivo a casa. D’altronde si sa che crediamo di essere come siamo cresciuti. Anche quando studiavo, alle scuole medie, mio padre mi ripeteva in continuazione che io ero nata scema. Mi sono improvvisamente sentita come la protagonista del film ‘Matilda sei mitica’, sminuita dal proprio padre ma consapevole di essere una persona molto intelligente. Anche se lui non mi ha trattata così male da sempre. Oggi che ho 28 anni qualcosa in me è cambiato, anche se i traumi restano. Forse sono stata debole, a quel punto avrei potuto ribellarmi e dimostrargli di essere una persona capace di raggiungere ogni obiettivo. Ma ero solo una bambina e anche molto fragile. Mi piace pensare che ci sia un motivo valido per cui tutto questo sia accaduto proprio a me, e che ci sia qualcosa di bello che mi sta aspettando. Mi sento intrappolata, ho voglia di spaccare il mondo, ma è come se io mi stessi frenando da sola. La paura di essere felice non è una cosa da sottovalutare, è un problema di cui fai fatica a prendere consapevolezza e fai fatica a risolverlo perché ci ricadi con più facilità di quanto si possa immaginare. Mi piace anche pensare che il motivo del comportamento brusco di mio padre non sia stato per cattiveria ma forse aveva solo bisogno d’aiuto. Oggi l’unica cosa in cui credo fermamente è che non tutti sono in grado di fare i genitori.
Sai il motivo per cui tuo padre ha iniziato a trattarti in quel modo?
Purtroppo ho perso mia madre quando avevo solo 11 anni e da quel momento in poi la mia vita è diventata un inferno. Mio padre non è stato più molto presente, non c’era quasi mai e la sera spesso tornava a casa ubriaco e trattava molto male me e mia sorella. Ad oggi penso che il motivo per cui beveva ogni giorno tutto quell’alcool era dovuto alla sofferenza che si portava dentro dopo la scomparsa di mia madre. Ero troppo piccola per capirlo, pensavo volesse divertirsi senza noi e che eravamo solo un peso per lui. Credevo che non mi volesse più bene e che a quel punto non me ne avesse mai voluto. Pensavo che la colpa fosse stata mia e che avessi fatto qualcosa che l’avesse fatto allontanare. Ma io avevo solo bisogno di lui.
Ricordi un momento in cui sei stata felice con lui?
Il giorno della mia comunione. Decisi di indossare un abito rosa ornato di fiori gialli. Quel giorno lo ricordo particolarmente per i fiori colorati che addobbavano il giardino in cui si tenne la mia festa. Mia madre e mia sorella indossavano un abito simile al mio: un tubino rosa ornato di fiori gialli. Fu un regalo di mio padre, ‘perché siete le mie tre principesse’, diceva. Non ho mai più vissuto un giorno più bello. Posso definirlo senza dubbio il mio giorno più bello nel mondo.
Adesso che conosci il motivo della tua fobia, credi di poter finalmente raggiungere la felicità?
Ho passato anni a voler soffrire. Ho vissuto piccoli momenti di felicità ma mi spaventavano talmente tanto che ho sempre preferito vivere nell’infelicità, e quindi trasformare tutto in tragedia, o quasi. Tanto niente avrebbe potuto farmi del male, non più di quanto non avessi già sofferto. Ma mi rendo conto solo adesso che se hai paura di essere felice rischi di passare la vita da sola. In realtà la paura di essere felici nasconde la paura di essere delusi, di conseguenza la cherofobia dovrebbe trattarsi del timore di essere infelici. Forse è la paura di vivere uno stato che non conosciamo. Adesso che sono una donna e che ho messo tutte le carte della mia vita in tavola, ho voglia di essere felice. E ho voglia di ridere, soprattutto.
Oggi come vivi il rapporto con i tuoi amici?
Il problema è stato con i ragazzi: ogni volta che mi innamoravo o che qualcuno si innamorava di me, io facevo qualcosa per farlo allontanare. Come se dovessi mettere alla prova qualcosa o qualcuno, o forse proprio me stessa. ‘È mai possibile che questa cosa cosi bella sia captata a me? Dove sta l’inganno?’, mi domandavo. Allora cerco di scoprirlo da sola così magari ci resto meno male, tanto comunque la beffa è dietro l’angolo e potrei solo rimanerci più male se aspettassi che uscisse fuori da sola senza mettermi ad indagare. Perché è così che ho sempre fatto, ho sempre rovinato tutto con la mia mania di scavare a fondo nelle cose, nelle persone, per trovarci del marcio, perché cosi potevo stare tranquilla che niente mi avrebbe mai sorpresa. Oggi ci sto provando a vivere le relazioni serenamente e spero di essere uscita fuori da questa brutta situazione anche se credo dovrò lavorarci ancora per un bel po’. Per quanto riguarda le amicizie, sono cambiata anche con loro e coloro che mi stavano stretti li ho eliminati dalla mia vita. Oggi ho deciso di tenere una cerchia stretta di amici. Quelli che si contano sulle dita di una mano. In fondo quando esci fuori da una brutta situazione ti rendi conto di chi devi avere accanto: di chi non ha fatto altro che ostacolarmi nella vita, oggi posso farne anche a meno. Oggi so chi voglio essere e chi voglio al mio fianco. Quando viviamo un lungo stato di sofferenza, crediamo di poter meritare di vivere la nostra vita avendo solo esperienze negative, credendo che la normalità sia questa e che la vita non possa offrirci di più o che non la meritiamo. Circondarsi di persone positive potrebbe aiutarci ad uscirne fuori. Perché chi ti strappa un sorriso, merita sempre il tuo tempo.
Alessandra Federico