Massimo Prati, la storia di Genova, la storia del calcio, la storia del Genoa, la storia della Liguria “fuori dalla Liguria”, la storia delle rivoluzioni sono i suoi argomenti ricorrenti. In quale relazione cronologica e tematica si pone “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova”?
Da un punto di vista cronologico, se come criterio si prende in considerazione la data di pubblicazione, questo romanzo è il mio quarto libro. Prima di esso sono usciti “I Racconti del Grifo” (in due edizioni, nel 2017 e nel 2020), “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano” (2019) e “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità” (2020), libro – quest’ultimo – che consiglio a tutti coloro i quali amano la storia sociale e la storia del movimento operaio. Ma, se invece consideriamo l’anno di redazione del testo, allora i “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova” rappresentano il primo lavoro della mia produzione di autore. Scrissi, infatti, questi racconti nella seconda metà del 1996.
Da un punto di vista tematico, come giustamente da lei evidenziato nella domanda, in questo mio primo testo narrativo sono presenti molte suggestioni che passano trasversalmente e si ripropongono in tutti i miei libri successivi, anche in quelli che rientrano nella categoria della saggistica. In effetti, i “Dieci Racconti di una Lucertola del Porto di Genova” anticipano in qualche modo quelli che saranno i miei temi ricorrenti: la storia di Genova (sotto molteplici sfaccettature), la storia del calcio, la storia del Genoa, la storia della Liguria “fuori dalla Liguria” (Carloforte, Bonifacio, Monte Carlo, Saint-Tropez, Nueva Tabarca, Gibilterra, la Boca, Tristan da Cunha). E poi, ancora, la storia sociale, la storia delle rivoluzioni, la storia del movimento operaio, l’attenzione per l’arte e in particolare per la pittura e per la musica dei vari periodi storici presi in esame.
Vibrante e sempre pertinente è il suo sguardo verso il Novecento: la Rivolta antifrancese in Corsica, il Primo conflitto mondiale, l’ascesa del Fascismo, la Guerra civile spagnola, la Seconda guerra mondiale e la Liberazione, procedendo dal singolo ai grandi avvenimenti storici: la lotta sociale è il filo rosso della narrazione nel suo complesso?
Sì, in effetti, come dico in un’avvertenza al lettore che ho chiamato “avviso ai naviganti”, questo libro non narra vicende di un singolo uomo bensì la vita di tante persone, di gente semplice che ha fatto la storia. Vicende di comuni mortali, ma essere umani per niente anonimi, orgogliosi di se stessi, capaci di nobili azioni e grandi ideali. Un libro, quindi, che vuole essere un omaggio a tutti coloro che hanno lottato o lotteranno per la libertà. Affinché non dimentichino e affinché non siano dimenticati.
Detto questo, vorrei fare una precisazione sulle vicende storiche rievocate nel mio libro. In generale, pur trattandosi di un testo di narrativa, il contesto storico è realistico e dettagliato: le vicende dell’ascesa del Fascismo, del Fronte Popolare Francese, della Rivoluzione Spagnola, della dittatura di Trujillo nella Repubblica Dominicana e della Seconda Guerra Mondiale sono documentate e rispondenti a rigorose ricostruzioni storiche. Nel caso della rivolta in Corsica del 1899, invece, mi sono concesso una libertà letteraria, nel senso che, per esigenze narrative, ho trasposto e adattato, eventi, luoghi e personaggi storici del Settecento collocandoli alla fine dell’Ottocento.
Nella sua opera ricorrono cenni biografici di persone non sempre “direttamente associabili o collegabili ai fatti narrati”. Chi sono e qual è il loro legame con il pensiero socialista, radicale ed anarchico?
Alla fine del libro, in una sorta di postfazione, cito una decina di persone realmente esistite: Faustine Gaffori, Stefano Vallacca, Toussaint Louverture, Gaetano Lavarello, Andrea Repetto, Mario Traverso, Umberto Pini, Luigi Bona, Rinaldo Prati, Giuseppe Prati, Francisco Piqueras e Wilebaldo Solano. In alcuni casi si tratta di miei parenti, (Luigi Bona, Rinaldo Prati, Giuseppe Prati: rispettivamente prozio, zio paterno e fratello minore di mio nonno), in altri casi di amici o persone che ho conosciuto (Francisco Piqueras e Wilebaldo Solano). Ma sono tutte persone che in qualche modo hanno “accompagnato” la narrazione dei miei racconti, perché le loro vicende biografiche sono state per me fonte d’ispirazione.
Alcuni di loro sono stati esponenti dei movimenti socialista e libertario: Mario Traverso è stato un anarchico genovese, volontario in Spagna, Wilebaldo Solano è stato dirigente del POUM (un partito socialista antistalinista) e Francisco Piqueras è stato un miliziano della celebre Colonna Durruti.
Oltre a loro, nel romanzo parlo di altri importanti esponenti italiani, francesi e spagnoli del movimento socialista e del movimento anarchico. I primi tre esempi che mi vengono in mente sono Camillo Berneri, François Pivert e Andres Nin.
Scorrendo le pagine si notano citazioni ad inizio capitolo. Hanno un nesso con il contenuto del capitolo?
Sì, come spiego nella prefazione, nel romanzo c’è anche un forte ricorso all’intertestualità, intesa sia come meccanismo narrativo sia come rimando, cioè come relazione che lega un testo letterario ad altri testi letterari. Un tipo di relazione che, nella fattispecie, in questo libro si manifesta regolarmente proprio con le citazioni ad inizio capitolo. Citazioni, quindi, che non sono concepite come semplici richiami fini a se stessi a testi letterari, ma che servono a stabilire un nesso con il contenuto del capitolo stesso. Tanto per fare alcuni esempi: nel capitolo in cui parlo dei pirati saraceni c’è all’inizio una citazione dei versi di Fabrizio De André tratta dalla canzone “Sinàn Capudan Pascià” e il capitolo in cui il protagonista ritorna a Genova in transatlantico dopo una ventina d’anni, inizia con i versi della canzone di Ivano Fossati “Chi Guarda Genova”: quella nella quale il cantautore genovese ricorda che “Chi guarda Genova sappia che Genova si vede solo dal mare”.
Il suo libro è “un omaggio a tutti coloro che hanno lottato o lotteranno per la libertà”. Quali sono, a suo giudizio, ad oggi, i pericoli al godimento delle libertà?
Direi che nell’epoca storica attuale i pericoli per la libertà sono numerosi e di natura diversa: dall’estremismo islamico al riemergere di gruppi fascisti e filonazisti. E poi, ancora le dittature o le derive autoritarie di molti paesi: Cina, Birmania, Egitto, Russia, Turchia. Senza contare che pericoli autoritari ci sono anche nei paesi occidentali. È una situazione che spesso mi porta ad un certo pessimismo. Anche se, poi, mi viene da pensare come, anche nei momenti più bui, l’umanità sia sempre riuscita a trovare il modo superare i periodi peggiori. Per questo motivo, alla fine, in me prevale la speranza che si possano trovare forme di vita sociale a misura d’uomo e di ambiente.
Massimo Prati si è laureato all’Università di Genova in Comunicazione Interculturale. Ha proseguito gli studi in Linguistica all’Università di Ginevra, nell’ambito del DEA, e in English Literature al St Claire’s College-Oxford. È inoltre formatore a Supercomm-Ginevra e insegnante nel College Aiglon.
Autore di un racconto, “Nella Tana del Nemico”, inserito nella raccolta dal titolo, “Sotto il Segno del Grifone”, pubblicata nel 2004 dalla casa editrice Fratelli Frilli; di un libro intitolato “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, edito nel 2017 dalla Nuova Editrice Genovese; di un lavoro sulla storia del calcio intitolato “Gli Svizzeri Pionieri del Football Italiano”, Urbone Publishing, 2019; di una ricerca storica dal titolo “Rivoluzione Inglese. Paradigma della Modernità”, Mimesis Edizioni, 2020; della seconda edizione de “I Racconti del Grifo. Quando parlare del Genoa è come parlare di Genova”, Urbone Publishing, 2020. Infine, coautore, con Emmanuel Bonato, del libro di didattica della lingua italiana, “Imbarco Immediato”, Fanalex Publishing, Ginevra, 2021. È anche autore di numerosi articoli, di carattere sportivo, storico o culturale, pubblicati su differenti blog, siti, riviste e giornali. Collabora con “Pianetagenoa1893” e “GliEroidelCalcio”.
Giuseppina Capone