La questione di genere investe la sfera culturale italiana da tanto. Qual è la specificità del suo intervento?
La questione di genere, è una delle problematiche sociali e culturali che mi stanno più a cuore.
La seguo, mi documento, mi confronto in ogni ambito; da quello lavorativo, a quello del territorio in cui vivo, a quello culturale.
Non è certo l’unica questione e nemmeno la prima. Sicuramente è tra le situazioni che definisco d’emergenza e per le quali ciascuno deve sapere trovare il proprio punto di caduta per sapersi confrontare, crescere e maturare.
L’argomento bruciante del sessismo e della discriminazione di genere è, soventemente, trattato da un punto di vista squisitamente muliebre.
Ebbene, qual è la visione complementare, ovvero maschile del vivere in una società patriarcale e sessista?
Credo fortemente nell’impegno maschile, culturale e sociale, verso questa tematica che riguarda sempre più direttamente l’uomo, in quanto la donna pur se vista ancora e soltanto come figura complementare e non come essere indipendente di una società comunque ancora sessista, sia stata in grado di sapersi emancipare attraverso decenni di battaglie, lotte e rivendicazioni,
Giunto è dunque il tempo per l’uomo di doversi impegnare in questo percorso di crescita umana che passa innegabilmente nel riconoscere la violenza sulle donne, una questione da sapere combattere e sconfiggere, attraverso azioni concrete di lotte e azioni, sociali e culturali.
La polisemia di accezioni (genere linguistico, biologico e sociale) che sviluppa, dimostra quanto la dimensione linguistica emani riecheggiamenti nella maniera in cui si avverte la realtà, si erige l’identità e si calcificano i preconcetti. Reputa che modi di dire, proverbi e battute possano costituire l’anticamera di forme di violenza?
Non sono di certo porte chiuse a queste situazioni; il nostro linguaggio, i modi di dire, le mai apparentemente innocue battute, i proverbi, sono anticipatori fino quasi ad autorizzare certi atteggiamenti, azioni e comportamenti nei confronti delle donne.
Suggerisco la lettura del libro “Razzisti a parole” dove l’autore Federico Faloppa ci racconta e dimostra come si possa essere intolleranti e razzisti verso il diverso, verso l’altro, anche con il linguaggio. Come ad esempio il dare del “tu” ad un immigrato anche se non lo si conosce. O come il classico “Non sono razzista ma…” che tanto ricorda il “Però anche lei vestita in quel modo, un po’ se l’è cercata…”.
Nel mio ruolo di operatore culturale e proprio per dare testimonianza attiva a quanto fin qui detto, ho recentemente curato insieme all’amico scrittore Salvatore Contessini, un’antologia poetica di soli uomini dal titolo “Dalla stessa parte – Uomini contro la violenza sulle donne”, edito dalla casa editrice La Vita Felice.
Un impegno culturale che se da un lato ha visto noi curatori crescere nel confronto e nella visione della questione, ha dovuto scontrarsi durante la fase di ricerca, con alcune dinamiche sociali riguardanti la situazione femminile, che si sono riflesse a modo loro anche in poesia.
Dagli anni ’60 del Novecento il corpo delle donne diviene l’interprete della discussione politica, il movimento femminista esplora i paradigmi ed i ruoli stereotipati delle donne mentre l’azione dei collettivi arricchisce le meditazioni sulla differenza di genere.
Oggidì, il corpo messo al centro del dibattito nella società contemporanea è quello muliebre. Quali forze diverse ed in contrapposizione si combattono su questo campo?
Manca un soggetto forte in questa discussione. La politica è assente. E su questo sono molto crudo e tendente alla condanna di qualunque schieramento.
Se pensiamo infatti che fino al 1981 in Italia (e non dall’altro capo del mondo) era normato nel codice penale il delitto d’onore e che è solo del 2013 una legge contro la violenza sulle donne, allora facciamo presto a capire che molta strada è da fare ancora.
Nulla si è fatto in ambito culturale, nelle scuole, nelle famiglie. E nulla pare si voglia fare, al di là di meri impegni verbali.
La politica risponde con carcere (che arriva sempre dopo che la tragedia si è consumata) e costosi braccialetti elettronici anziché finanziare centri anti-violenza che sempre più si poggiano sull’esclusivo impegno volontario.
Salvatore, l’Antologia dedicata al tema della violenza sulle donne ha stentato a trovare poesie.
Siamo stati consapevoli fin da subito di aver chiesto un “impegno” poetico sui generis.
Avessimo proposto un’antologia poetica d’amore, ne siamo convinti, saremmo stati sommersi dai testi.
Nonostante ciò siamo riusciti a “costruire” un’antologia che rispecchia sia geograficamente che anagraficamente la popolazione maschile italiana.
Ma è stata nostra precisa convinzione, quella di voler chiedere un contributo volto alla costruzione di un cammino che possa andare oltre le celebrazioni di giornate internazionali. Vogliamo poterci confrontare, andare a dibattere a proporre tesi, a scontrarci con antitesi.
Concludo lasciando un ulteriore spunto di riflessione per il lettore; nell’antologia “Dalla stessa parte – Uomini contro la violenza sulle donne” edito da La Vita Felice, è minoritaria la partecipazione di giovani poeti. Ecco, questa scarsa presenza potrebbe essere un buon argomento di discussione.
Salvatore Sblando: sue liriche sono pubblicate in antologie e blog letterari. Le sue pubblicazioni sono state oggetto di segnalazioni in importanti Premi. Membro del Comitato di lettura della casa editrice La Vita Felice, partecipa attivamente a reading e manifestazioni poetiche. Attivo nel panorama letterario torinese, è fondatore dell’Associazione culturale Periferia Letteraria. Fra i curatori di diversi festival letterari, a gennaio 2015 inaugura “Aperipo-Etica”, rassegna di cultura, poesia e letteratura contemporanea. All’interno del proprio LIT(tle) Blog (www.larosainpiu.org) è solito ospitare le migliori voci del panorama poetico italiano.
Pubblicazioni: Due granelli nella clessidra (LietoColle, 2009) giunta alla 2^edizione;
Ogni volta che pronuncio te (La Vita Felice, 2014); Lo strano diario di un tramviere (La Vita Felice, 2020).
Giuseppina Capone