Il Giornalismo che cambia. Professione e regole. Deontologia e nuovi profili

A Cagliari la conferenza con il presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli.

Pronta la “Carta di Olbia” di Gi.U.Li.A  Giornaliste.

“Un futuro fatto per la professionalità, lo studio, le conoscenze. Per questo c’è l’Ordine.”

Lo stralcio di un passaggio saliente nel prologo, offerto a Cagliari da Carlo Bartoli, può significare una sintesi condivisibile nei contenuti di un importante incontro formativo con i giornalisti sardi.

Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, in carica da un anno, è intervenuto lo scorso 2 dicembre all’evento organizzato da Odg Sardegna dal titolo: “Giornalismo: professione e deontologia nella società che cambia”.

I lavori sono stati introdotti dai saluti del presidente dell’Ordine dei giornalisti sardi Francesco Birocchi, nella gremita Sala Vittoria presso l’Hotel Regina Margherita.

Le opportune osservazioni istituzionali del Presidente Birocchi.“L’Ordine ha mantenuto il ruolo di ente pubblico. Nato per tutelare diritti di natura pubblica. Eliminare l’ordine significherebbe impoverire la società civile.” – avviano i contributi dei relatori al tavolo di presidenza. “Se sei bravo, continueranno a sfruttarti…” – la realistica esternazione di Celestino Tabasso, giornalista de L’Unione Sarda, già presidente di Assostampa sarda, esprime l’attuale drammatico quadro che raffigura il precariato lavorativo nel settore giornalistico nazionale e regionale. La consonanza che ha distinto i percorsi e le finalità di Odg Sardegna e dell’Associazione stampa sarda non è stata la norma, rispetto alle non isolate divergenze a livello nazionale fra i rispettivi enti di garanzia. Un fenomeno – ha ricordato Tabasso – che con “nessun governo amico”, non ha risolto i nodi cruciali, quanto drammatici: l’equo compenso e le querele bavaglio, argomenti strettamente legati per l’accesso alla professione, obiettivo o utopia per la selva di giovani over quaranta che ancora frequentano le redazioni giornalistiche, nell’accezione tradizionale del termine. In sintonia l’intervento di Simonetta Selloni neo presidente di Assostampa Sardegna. La giornalista de La Nuova Sardegna ha tradotto la metafora dal comparto edile per il discusso pacchetto 110%, applicandolo alle ristrutturazioni in essere nelle redazioni giornalistiche. Un turn over che non garantisce la qualità del lavoro di chi dovrebbe raccontare la verità. L’assise cagliaritana ha espresso una importante proposta innovativa per il consiglio nazionale dell’ordine. Le relazioni di Susi Ronchi (cofondatrice Gi.U.Li.A giornaliste) e Francesca Arcadu (vicepresidente Uildm Sassari) hanno illustrato i contenuti di una bozza programmatica per una Carta deontologica sulla rappresentazione nei media delle persone con disabilità. La suddetta Carta di Olbia trae origine da un corso tematico organizzato da Odg Sardegna e Gi.U.Li.A giornaliste in collaborazione con le associazioni Sensibilmente Odv e Uildm, tenutosi nel centro gallurese nel dicembre 2019. L’evento dedicato al contrasto sulla narrazione del dolore e all’enfasi del pietismo sui casi disabilità, ha avuto un seguito nel secondo corso (posticipato per l’emergenza sanitaria) tenutosi a Cagliari nello scorso mese di giugno. Il documento ha preso forma volgendo uno sguardo all’estero con “studi e ricerche accademiche che hanno messo al centro le persone” ha spiegato Susy Ronchi. Il lavoro corale, firmato da Caterina De Roberto, Vannalisa Manca e Susi Ronchi (Gi.U.Li.A giornaliste Sardegna) con Veronica Asara (Sensibilmente Odv), Francesca Arcadu (Uildm Sassari) e Sara Carnovali, avvocata, phd in Diritto costituzionale, hanno redatto “la Carta che non c’è”.Il testo s’ispira alla convenzione ONU che riconosce nella disabilità, un concetto in evoluzione: “il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di eguaglianza con gli altri”. Per questo la Carta è corredata da un glossario capace di correggere tutte quelle espressioni che nelle cronache dei media enfatizzano la patologia o il disturbo rispetto alla centralità della persona. Titoli ricorrenti come “costretto sulla sedia a rotelle” dovranno estinguersi non per un precetto tecnico quanto per radicale cambio di prospettiva. Dove quella sedia è una “opportunità per una vita normale, non uno strumento di condanna. ”Come ribadito da Francesca Arcadu nel suo intervento, così sarà opportuno eliminare “quel di più” riferito al sensazionalismo della disabilità che non è essenziali nel contesto della notizia trattata.  Il seminario termina con le conclusioni del presidente Bartoli, pragmatico nella presa d’atto delle sollecitazioni emerse nei lavori. Il futuro prossimo vede l’Ordine nazionale impegnato sulla stesura di un testo unico della deontologia che rappresenti in modo conciso e puntuale la complessità dei cambiamenti in atto. Un processo decisivo che faccia i conti una informazione indipendente seriamente compromessa dalle problematiche esposte. La priorità di difendere una professione rispetto ad antichi privilegi di corporazione anacronistici nella società digitale dei media dove le nuove competenze assunte dai social media manager sino ai web master, con l’adozione delle intelligenze artificiali, s’incontrino con una riconoscibilità professionale del giornalista. Sono necessarie aperture sui termini della comunicazione che non sviliscano i codici etici del giornalista. E’ chiaro che la sfida continua in una società globale e nazionale dove la narrazione della verità è un bene irrinunciabile per una convivenza democratica.

Luigi Coppola

 

(Foto Luigi Coppola – da sinistra Francesco Birocchi presidente Odg Sardegna, Carlo Bartoli presidente nazionale Odg, Simonetta Selloni Presidente Assostampa Sardegna)

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