Carla Lonzi. Una filosofia della trasformazione

In che modo l’identità personale è influenzata dalla memoria e dall’esperienza? È possibile che una persona sia considerata la stessa se la sua memoria è completamente cancellata?

Come si sa, da quando è arrivato Freud sulla scena novecentesca, l’identità personale è un concetto instabile ma duro perché è associato al concetto di “Io”. Sarebbe influenzata dalla memoria e dall’esperienza, ma sempre di più non si fa né l’una né l’altra. Anche questi ultimi sono concetti delicati che il mondo contemporaneo non riesce più a riempire di significato scientifico. Certamente chi ricorda, ma non ha fatto il percorso della memoria, può essere considerata lo stesso individuo di sempre, perché non ha la capacità di evolversi.

Qual è il ruolo dell’etica nell’introduzione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale? Come possiamo garantire che queste tecnologie non compromettano valori morali fondamentali?

Anche in questo caso, bisogna considerare che “morale” e “etica” non sono più collegate da molto tempo. Le tecnologie digitali e l’IA possono compromettere la sostanza di ciò che abbiamo sempre considerato “umano”. La morale è poco interessante. Purtroppo l’etica politica e sociale si è smarrita, in generale, da molto tempo.

In che misura la giustizia sociale può essere raggiunta in una società caratterizzata da disuguaglianze strutturali? Quali principi filosofici devono guidare una ristrutturazione di queste strutture?

Dobbiamo considerare che quasi tutti gli aspetti e le fondamenta della cosiddetta civiltà occidentale sono da rifondare. Perciò anche la filosofia che dovrebbe accompagnare la rigenerazione di una cultura bisogna che sia radicale e imprevista. Considero che sia la filosofia pratica della differenza sessuale ad avere le caratteristiche necessarie per impostare un cambio di civiltà, in cui la giustizia sociale sia la prima cosa da riportare nel governo delle comunità.

In un mondo governato da leggi fisiche e deterministiche, come possiamo conciliare il concetto di libero arbitrio con l’idea che le nostre azioni siano predeterminate?

Grazie al cielo, la fisica quantistica ci può aiutare a liberarci da tutto quello che riguarda l’ossessione deterministica. Anche la filosofia che pratico è liberatoria e ripristina completamente la pratica del libero arbitrio.

La natura della realtà: In che misura la percezione umana può essere considerata un’interpretazione soggettiva della realtà? Esistono verità assolute al di là delle nostre esperienze sensoriali?
La mia corrente filosofica che è soprattutto elaborata da donne, ha l’impronta di un realismo rispettoso della trascendenza della realtà, senza bisogno dell’intervento di alcuna religione. La realtà esiste, oltre le interpretazioni soggettive, oltre ogni cosa che conosciamo. Perciò, semmai, siccome le esperienze sensoriali ci aiutano a dialogare con la realtà, il punto è coltivare le esperienze sensoriali e non estinguerle nell’idolatria della tecnologia.

L’influenza del linguaggio: in che modo il linguaggio plasma la nostra comprensione del mondo? È possibile pensare in concetti che non possono essere espressi attraverso il linguaggio?

In realtà, il nostro pensiero inizia a formarsi (se è pensiero e non ripetizione di formule banali) percependo un forma immaginativa, un’immagine, spesso. Non ce ne accorgiamo ma è così. Siccome oggi il linguaggio pubblico è banalizzato, confuso e imbastardito, curare il ritorno delle metafore è essenziale perché hanno il potere di rigenerare il pensiero e il linguaggio. Si tratta di ritrovare il linguaggio poetico.

Qual è la responsabilità morale dell’umanità nei confronti delle altre specie e dell’ecosistema? Come possiamo giustificare moralmente le nostre azioni in un contesto di crisi ambientale?
Ormai l’umanità di genealogia maschile non ha scampo: il verdetto è tremendo nei confronti del comportamento della genealogia maschile nei confronti dell’ambiente in cui viviamo tutti e tutte. La responsabilità della cultura patriarcale è totale. Nessuna giustificazione tiene più. Per le donne, in generale, nei millenni il discorso deve essere diverso. Abbiamo il merito di continuare a dare vita alla vita, anche dell’ambiente.

Qual è la differenza tra felicità e significato nella vita di un individuo? È possibile perseguire la felicità a scapito del significato autentico?

È una domanda-trabocchetto. Non posso rispondere perché ogni singola parola che lei usa andrebbe discussa e ridefinita in un seminario.

La condizione umana: che cosa significa essere umani in un’epoca di crescente digitalizzazione e virtualizzazione? Come cambia la nostra comprensione di ciò che è “umano”?

Anche questa domanda trova soddisfazione in qualche mia risposta precedente. Ogni sua domanda richiederebbe infatti che io impostassi, per essere scientifica, una lunga risignificazione, perché la filosofia che elaboro e seguo è rivoluzionaria e perciò non posso esaurire in poche righe il suo potenziale. Ma credo di avere già indicato qualche strada, più sopra.

In un mondo in cui le identità possono essere costruite e modificate attraverso social media e altre piattaforme, che significato ha l’autenticità? Come possiamo riconoscere e valutare l’autenticità nelle relazioni interpersonali?

L’autenticità è un guadagno di trasformazione personale lungo e difficile, soprattutto perché non si può ottenere individualmente: bisogna essere guidate e guidati. Nel femminismo delle origini la parola è stata messa in pratica da Carla Lonzi, che ci ha messo una vita per renderla operativa, almeno nel femminismo stesso, con la pratica dell’autocoscienza. Quest’ultima non è quella hegeliana, che è individualista, ma è quella di origine femminile. Oggi, le giovani donne stanno cercando, in gruppi, di farla rinascere per se stesse. Spero che ci riescano con la giusta guida. Gli uomini più intelligenti cercano di conoscere, in gruppo, cosa sia l’autenticità per loro. Spero che ci riescano con la giusta guida, ma purtroppo non sanno che la giusta guida è una donna.

 

Annarosa Buttarelli insegna Filosofia della storia all’Università di Verona e dal 1988 fa parte della Comunità filosofica Diotima. Impegnata da anni nel pensiero e nella politica della differenza, è autrice di numerosi saggi e curatele, tra cui Duemilaeuna. Donne che cambiano l’Italia, con Luisa Muraro e Liliana Rampello (Pratiche 2000); Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti (Bruno Mondadori 2004); Il pensiero dell’esperienza, con Federica Giardini (Baldini Castoldi Dalai 2008).

Giuseppina Capone

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