Una fantastica scoperta non voluta

Ad inizio del mese scorso a Napoli alcuni scavi clandestini hanno portato alla luce una chiesa di età medioevale, probabilmente del XI secolo e con essa anche tantissimi piccoli reperti di quello stesso periodo storico.

La eccezionalità di questa incredibile scoperta è che tutti gli scavi sono stati fatti in maniera illecita e proseguivano da diversi mesi e il “bottino” del responsabile degli scavi comprendeva anche quasi 500 reperti di epoca romana.

La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica alle Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, ha sequestrato circa 10.000 frammenti ceramici di natura archeologica di epoca romana e medievale, che provenivano da diversi scavi condotti in corrispondenza di locali in utilizzo a chi stava effettuando lo scavo.

La chiesa, reperto principale, è situata ad 8 metri di profondità e presenta un’abside sulla quale è raffigurata un’iconografia di Cristo, con una scritta in latino e anche grande parte della pavimentazione realizzata in lastre di marmo bianco di spoglio, con le decorazioni che ricordano il Sacello di Sant’Aspreno, situato vicino al luogo della scoperta. Seppur casuale e non voluto, questo ritrovamento è eccezionale e importantissimo, poiché ha portato alla luce elementi decorativi ed artistici che potranno essere studiati per avere un quadro più netto e completo dell’arte medievale della nostra regione e della città di Napoli.

Rocco Angri

XXIV Tour della Penisola. Lì, dove fioriscono i limoni Con Il Classic Car Club Napoli

Comincia oggi 31 ottobre la XXIV edizione del Tour della Penisola, il raduno del Classic Car Club Napoli dedicato ad Auto storiche e Gran Turismo.

Dal 31 ottobre al 3 novembre sono una ventina le auto che si muoveranno verso il campo base dell’evento, l’Excelsior Vittoria di Sorrento, da cui la carovana si muoverà alla scoperta di alcuni fra i più suggestivi angoli della Costiera Amalfitana e Sorrentina.

Il venerdì mattina si partirà per Capri dove è prevista la visita alla Grotta Azzurra e si rientrerà a Sorrento. Il sabato la carovana si muoverà verso Positano, dove è prevista la visita al suggestivo borgo. La Domenica mattina si concluderà l’iniziativa.

“La continuità dei nostri raduni è per noi importantissimo – evidenzia il presidente del Classic Car Club Napoli, Giuseppe Cannella – Il Tour della Penisola è giunto alla XXIV edizione e lo fa entrare di diritto nei Classici delle manifestazioni. Anche quest’anno operiamo sotto l’egida dell’ASI (Automotoclub Storico Italiano) e della FIVA (Federation Internationale Veichules Anciens) e cerchiamo di offrire sempre il meglio ai nostri ospiti, Chiaramente, oltre alla storia ed ai panorami che questi luoghi offrono, non trascuriamo l’enogastronomia che, come tradizione vuole, riesce a fondere con grandissima sapienza il famoso principio di “mari e monti” oltre ad essere una vera fucina di chef rinomati in tutto il mondo.

Conoscere Napoli in una guida pocket

“Storia breve di Napoli” edito da Artem, a cura di Stefano De Caro, Roberto Delle Donne, Girolamo Imbruglia, Giuseppe Civile, Adolfo Scotto di Luzio è un volume tascabile da tenere con sé per scoprire le bellezze di una città come Napoli ricca di arte, cultura, architettura, musica, tradizione, panorami mozzafiato, buona cucina, e tanto altro ancora.

Gli autori ci accompagnano alla scoperta di Napoli, delle sue storie e delle sue strade. Scopriremo la città  durante vari periodi storici a partire dalla città greco-romana, per passare poi alla sua evoluzione nel periodo del Medioevo, attraverso poi l’età moderna, l’Ottocento, il Novecento per arrivare ai nostri giorni.

Il volume è ricco di illustrazioni che accompagnano la narrazione del periodo mostrando alcuni dei più bei monumenti della nostra città.

Arricchisce la pubblicazione una cronologia comparata.

Non è facile racchiudere 3000 anni di civiltà e storia in poche pagine ma gli autori sono stati in grado di presentare “i tratti indelebili, le metamorfosi, le contraddizioni croniche di una capitale di confine tra occidente e mediterraneo, multietnica per vocazione antica, porto di mare, emblema e frontiera di potenzialità e lacerazioni che invitano a ragionare senza stereotipi”.

Una breve storia della città, una guida per lettori, studenti, turisti che vogliono conoscere Napoli.

Antonio Desideri

L’Istituto Italiano dei Castelli della Campania e le giornate del patrimonio

L’impegno continuo dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania, presieduto dall’Arch. Leonardo Di Mauro, per la valorizzazione dei castelli e delle fortificazioni della nostra regione non poteva non essere centrale anche sabato 28 e domenica 29 settembre date in cui si sono celebrate le Giornate Europee del Patrimonio (European Heritage Days), manifestazione che fu ideata dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea allo scopo di potenziare e favorire dialogo e scambio in ambito culturale in Europa. Nel nostro Paese la manifestazione è coordinata dal Ministero della Cultura.

Parliamo delle iniziative e degli eventi promossi o realizzati dall’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania con il vice presidente Arch. Luigi Maglio, che coordina queste giornate.

Architetto, un impegno importante che si aggiunge alle attività che normalmente svolgete…

Quest’anno siamo impegnati oltre che per le attività ordinarie, nelle celebrazioni per il Sessantesimo della fondazione dell’istituto.  Tra le attività ordinarie, oltre a quelle sociali rivolte direttamente agli iscritti, ricordo il corso di castellologia, giunto alla diciottesima edizione, svoltosi da febbraio a luglio, e le giornate nazionali dei Castelli, a maggio, con manifestazioni in tutte e cinque le Province. L’Istituto effettua inoltre delle visite guidate a Castel Sant’Elmo  in occasione della “Domenica al Museo” del MiC, ormai da molti anni, cui si sono aggiunte recentemente  le visite a Castel Capuano, in collaborazione con la Fondazione.

Quali iniziative avete portato avanti in questa due giorni delle GEP?

Per le Giornate Europee del Patrimonio l’Istituto in Campania ha partecipato con una manifestazione al castello dell’Ettore ad Apice –  in collaborazione con la locale sezione dell’Archeoclub –  articolata in visite guidate ed un convegno domenica mattina.

Quale affluenza hanno avuto le giornate in Campania?

Larga la partecipazione di pubblico (è stato organizzato anche un bus da Napoli).

Il tema di quest’anno è stato “Patrimonio in cammino” come lo avete declinato?

L’idea è quella di creare una rete di percorsi di fruizione e valorizzazione, comprendente oltre i castelli anche i borghi di origine medievale  presenti su tutto il territorio regionale. Per l’occasione ne è stato sperimentato uno di sicuro interesse, comprendente oltre il castello di Apice ed il borgo di Apice Vecchio anche lo stupendo castello di Ariano Irpino.

Architetto Maglio passiamo ora alle vostre prossime attività, ci dia qualche anticipazione per il mese di ottobre…

In autunno oltre alle videoconferenze – prima fra tutte quella già programmata il 15 ottobre su Villa Alarcon a Chiaia, –  visiteremo  la mostra in corso a Palazzo Reale, il complesso dei Girolamini e d una mostra su William Hamilton. Ma il clou sarà il 22 novembre con il convegno celebrativo dei sessant’anni dell’Istituto che si terrà presso l’Archivio di Stato di Napoli e che sarà dedicato alle prospettive di valorizzazione dei castelli napoletani e sul sempre attuale tema del restauro dei castelli in Campania. Ma su questo importante appuntamento mi auguro che avremo modo di ritornare.

Antonio Desideri

 

(Foto: Luigi Maglio)

Pinocchio: Un’avventura teatrale che esplora l’essenza dell’umanità

Da stasera fino al 29 settembre al Teatro San Ferdinando di Napoli,  andrà in scena “Pinocchio: Che cos’è una persona?”.Questa produzione accattivante, ideata e diretta da Davide Iodice, ci porta nel mondo di Pinocchio, il burattino di legno che sogna di diventare un bambino vero. Attraverso la Compagnia Scuola Elementare del Teatro, un gruppo di talentuosi attori con disabilità, lo spettacolo indaga il tema della diversità e l’eterna ricerca dell’identità.”Pinocchio rappresenta il diverso, tutti i diversi”, afferma Iodice. “Con la sua carica anarchica e dirompente, ci ricorda che la normalità è un concetto malinteso e pericoloso”.Lo spettacolo nasce dall’ispirazione del momento in cui Pinocchio ritrova suo padre, Geppetto, nella pancia della balena. Di fronte alla domanda di Pinocchio su cosa accadrà dopo la morte di Geppetto, il padre non ha risposte. Questa domanda, secondo Iodice, è centrale per chiunque si occupi di diversità e fragilità.”La risposta non spetta solo alla famiglia, ma anche alla società”, sottolinea Iodice. “Dobbiamo riconoscere il diritto di questi ragazzi ad avere momenti di felicità, espressione e condivisione”. “Pinocchio: Che cos’è una persona?” è un manifesto per l’inclusione e la celebrazione della diversità. Attraverso la figura di Pinocchio, lo spettacolo ci invita a riconsiderare i nostri preconcetti e ad abbracciare l’unicità di ogni individuo.
Ivan Matteo Criscuolo

Il recupero del senso della bellezza

Tutte le espressioni e le attività del genere umano per millenni si sono attenute ad un modello di vita che ne ha consentito il progresso in armonia con la natura.

In Europa, fino a tutto il periodo del Medioevo, regnava l’armonia tra l’uomo, la natura e l’universo e ciò ha reso possibile il realizzarsi di opere di spettacolare bellezza create dall’uomo, tassello unico  nel mosaico dell’universo.

Questo pensiero era l’eredità ricevuta dalle filosofie del mondo greco-romano.

Da altre civiltà, come quelle Inca ed Atzeca ci vengono esempi  di come il pensiero che correlava il cosmo, la scienza, l’arte e l’umanità abbia influenzato l’architettura che si lasciava ispirare dalla forma dei chicchi di mais.

Quando  successivamente, ed in particolare negli ultimi due secoli, le espressioni dell’uomo si sono  distaccate da queste concezioni e hanno abbandonato il dubbio medotologico della ricerca  scientifica,  si è accostato alla scienza con lo stesso spirito di fede che aveva verso le divinità, il suo comportamento nei confronti della natura è radicalmente cambiato.

Ad esempio in letteratura, la famosa concinnitas dei latini, che dava bellezza, simmetria e armonia è andata smarrita, da chi non ha letto e studiato i nostri autori classici.

La bellezza sembra essere stata bandita dall’arte contemporanea, venendo quasi considerata di cattivo gusto e non più considerata come termine di paragone né tantomeno come obiettivo da raggiungere.

Eppure si avverte che la bellezza sta recuperando terreno apparendo nei discorsi che si fanno in tutte le manifestazioni dell’arte.

Di nuovo si torna a parlare della bellezza come fondamentale valore che deve caratterizzare  tutte le attività e tutti i rapporti umani

Si sono aperti in vari convegni dialoghi sul tema del valore dell’esperienza estetica nella formazione dei minori, in particolare alle arti figurative e all’educazione dello sguardo.

L’educazione è stata da sempre oggetto di raffigurazione nell’arte (cinema, fotografia, fumettistica, etc.)  coinvolgendo i partecipanti  attraverso i sensi nell’acquisizione o recupero del gusto del bello, del buono e del vero.

Mai come nel passato oggi c’è la necessità di parlare in maniera chiara ed inequivocabile.

E’ necessario ritornare ad educare al bello tutta la nostra società, educare alla convivialità  e ai modi gentili e leali  di rapportarsi con  gli altri fino a creare Armonia.

Alessandra Federico

“Napoli è” presenta il romanzo thriller “Vite parallele” di Cinzia Costato

Il 26 settembre alle ore 10.30 verrà presentato a cura dell’Associazione Culturale Napoli è, presso la Fondazione Casa dello Scugnizzo in piazzetta San Gennaro a Materdei, il romanzo thriller di Cinzia Costato.

Ne parliamo con l’Autrice.

Cinzia come nasce l’idea di scrivere questo romanzo thriller?

Il thriller mette in risalto il pericolo che il o i protagonisti devono fronteggiare e lo fa mantenendo alta l’attenzione del lettore attraverso l’espediente della tensione.

In “Vite Parallele” non c’è ricchezza di azione come nei libri di spionaggio, ma ci sono comportamenti umani e processi mentali così dinamici, inattesi, improbabili, teneri e a tratti drammatici da renderlo un vero e proprio thriller psicologico. Questa natura così particolare del romanzo mi ha consentito di sviluppare vari temi; il binomio “scienza ed etica”, ma anche la coesistenza del bene e del male, della verità e della menzogna.

La storia narrata in Vite Parallele trae spunto dalla realtà o è opera di fantasia?

Per le vicende e gli argomenti trattati, sicuramente la fantasia la fa da padrona, ma la realtà è sempre dietro l’angolo.

La scienza fa e farà passi da gigante, ne abbiamo avuto dimostrazione durante la pandemia, con la creazione in tempi rapidissimi dei vaccini (conosciamo tutti anche le polemiche che ne sono derivate, ma non è questa la sede per affrontare il discorso).  Gli strumenti per far sì che la nostra vita migliori diventano sempre più sofisticati.

Nel libro traggo spunto da verità scientifiche importanti che mi hanno spinto a riflettere sul concetto stesso di vita: appena un secolo fa, chi rimaneva vittima di un grave trauma cerebrale aveva scarsissime probabilità di sopravvivere, mentre attualmente, con l’avanzamento tecnologico e l’avvento di nuove tecniche rianimatorie e neurochirurgiche, la situazione è totalmente diversa, sebbene in alcuni casi questa “possibilità di vita” si traduca in uno stato vegetativo, una condizione di sospensione tra la vita e la morte.

Un’altra verità scientifica da cui traggo spunto è la clonazione. Nello specifico menziono l’esperimento della pecora Dolly, condotto con la speranza, resa fortunatamente vana, di “creare pezzi di ricambio”. Chi ha vissuto in quegli anni ricorderà senz’altro quando nel 1996 la televisione trasmetteva le immagini di questo mammifero clonato da una cellula adulta. Dolly fu soppressa 6 anni più tardi in seguito ad una malattia polmonare diagnosticata, ma ha rappresentato una scoperta scientifica sorprendente, che, però ha sollevato importanti questioni etiche: se si arrivasse alla clonazione umana cosa accadrebbe? Quali sarebbero gli scenari che si presenterebbero? Uno dei tanti possibili è che verrebbero messi al mondo cloni di un altro essere umano senza tenere conto dei risvolti psicologici. Nella peggiore delle ipotesi essi sarebbero considerati alla stregua di “copie” in grado di fornire organi e tessuti da sostituire al bisogno.

Dunque, per tornare alla domanda: in “Vite parallele” parto dalla realtà e grazie alla fantasia invento nuovi scenari in cui l’uomo arriva a pretendere di sostituirsi a Dio. Scenari in cui scienziati senza scrupoli vendono ai più facoltosi l’illusione della possibilità di un ritorno alla vita

Perché vite parallele…

Spiegare il titolo sarebbe un po’ come spoilerare la trama.

Potrei essere tacciata di aver copiato il titolo di una grande opera di Plutarco, storico e filosofo vissuto sotto l’Impero Romano, nella quale le biografie di uomini celebri presentate in coppia, mostravano quanto in realtà i vizi e le virtù di questi ultimi, tanto diversi per nascita e per cultura, fossero invece molto comuni.  Lo scopo dell’opera era educativo e si basava sulla pedagogia dell’imitazione; le biografie erano modelli di virtù a cui i giovani dovevano ispirarsi per operare al meglio nella società.

Tornando al mio romanzo, ogni personaggio, descritto con i suoi timori e le sue speranze, diviso tra il bene e il male, tra il morale e l’immorale, avvolto da menzogna e da verità potrebbe fungere da monito al lettore rispetto ai pericoli di una vita senza morale e speranza

Quale tecniche di scrittura ha scelto?

La tecnica usata per presentare i personaggi è la stessa delle pièce teatrali e si rivela di grande aiuto durante la lettura perché consente di individuare immediatamente i vari rapporti che legano i protagonisti, indicandone fin dall’introduzione i nomi e i principali tratti della personalità.

Nel libro troviamo anche interessanti scorci mitologici, come nasce questa commistione tra mito e leggenda?

Il mito è lo strumento attraverso il quale si tenta di spiegare la realtà e le contraddizioni della natura con la narrazione delle gesta compiute da dei, semidei, eroi e creature mostruose.

Il mito per eccellenza a mio avviso è quello di Prometeo, colui che donò il fuoco agli uomini e fu punito ferocemente dagli dei. Il fuoco rappresentava la conoscenza e con il suo atto di ribellione Prometeo aveva scalfito la loro autorità.

In “Vite parallele” ho inserito elementi di mitologia come il riferimento alla Sibilla cumana. Il mito narra che la bellezza della fanciulla conquistò il dio Apollo il quale se ne innamorò perdutamente e le propose di esaudire un suo desiderio. La Sibilla non si lasciò scappare l’occasione e palesò la volontà di vivere tanti anni quanti fossero i granelli di sabbia contenuti nella sua mano. Mai desiderio si rivelò tanto orribile! La fanciulla dimenticò di chiedere in dono al dio anche l’eterna giovinezza. Il tempo passava e il suo corpo si trasformava fino a ridurla a una minuscola larva. Passò l’eternità rinchiusa in una gabbietta dorata e di lei restò solo la voce che invano invocava una sola cosa: la morte.

Il mito della Sibilla ci insegna che l’eccessiva ambizione può portare a conseguenze disastrose e imprevedibili.

L’attenzione ad ogni singolo personaggio e la loro analisi interiore caratterizza la narrazione…

L’intento è quello di scoprire i luoghi della mente in cui si svolge il dissidio interiore dei personaggi, il loro diverso modo di amare di approcciarsi alla vita, in altre parole di salvarsi.

Ogni personaggio ha un ruolo importante, non esiste differenza tra il principale, il secondario e le comparse, tutti hanno uno spessore rilevante. Ne è un esempio il tassista, che a un certo punto si trasforma in un simpatico Cicerone e introduce la storia della sibilla cumana, metafora delle vicende nelle quali il bene e il male diventano un binomio difficile da scindere.

L’amore è uno dei cardini di questa sua creazione, declinato in più aspetti. Ce ne parla?

In più occasioni nel romanzo viene sondato e scandagliato l’amore, proprio quello che spesso si siede in cattedra e dispensa tutto il suo valore.

L’amore genitoriale, quello che è capace di dare tutto senza esigere nulla in cambio, ma che talvolta può trasformarsi in puro egoismo. L’amore romantico, che si appresta all’estenuante ricerca dell’altro affinché quest’ultimo soddisfi tutte le nostre aspettative. L’amore amicale, quello di una scelta razionale di avvicinamento a un’altra persona sulla base di ideali e valori condivisi. Infine, l’amore che chiede di fare delle scelte che determinano l’assunzione di responsabilità in relazione alle conseguenze che ne derivano. Quando si sceglie? Si sceglie nel momento in cui prendere una decisione diviene necessario. Giusta o sbagliata che sia in genere la scelta è preceduta dalla più instabile delle sensazioni: il dubbio.

Quello stesso dubbio che attanaglia perfino me ogni volta che rileggo la storia che io stessa ho scritto: il finale avrebbe potuto essere diverso? A ogni nuova lettura le mie certezze si volatilizzano.

Antonio Desideri

Santa Maria dei Miracoli tra ricerca, storia e devozione

Mercoledì 25 Settembre alle ore 18.30 presso la Chiesa di Santa Maria dei Miracoli (Largo dei Miracoli n. 35, NA), verrà presentato il libro “Santa Maria dei Miracoli tra ricerca, storia e devozione” di Biagio Roscigno, pubblicato da Edizioni Fioranna.

L’incontro, moderato da Argia di Donato, avvocato e giornalista pubblicista, vedrà la partecipazione di Gian Giotto Borrelli, docente Unisob in storia delle tecniche artistiche, Mario Grimaldi, consulente MIC già docente in Archeologia della Magna Grecia, SabinoAntonino Sarno, presidente complesso educandato statale, e Don Valentino De Angelis, sacerdote in Santa Maria dei Miracoli. E con la partecipazione straordinaria del Cardinale Emerito Crescenzio Sepe.

Una storia affascinante, quella raccontata dall’autore, che descrive le fasi del ritrovamento dell’immagine di Santa Maria dei Miracoli e la sua ricollocazione avvenuta il 20 Maggio 2023, dopo un’assenza di 215 anni, nella propria sede di origine. Fu proprio questo quadro, nel 1616, a dare il nome alla chiesa e all’intero quartiere. Prima dell’arrivo dell’immagine originale, la venerazione alla Madonna dei Miracoli era inconsapevolmente manifestata ad un quadro collocato successivamente e considerato come originale tuttora presente sulla parete absidale della chiesa.

Ad oggi, grazie alla ricostruzione di questa storia si è restituita identità ad un quartiere popoloso e poco conosciuto di Napoli, a ridosso del famoso Rione Sanità.

Un lavoro volto, quindi, a dimostrare l’importanza e la valenza storico-devozionale legata all’immagine della Madonna dei Miracoli.

La ricerca effettuata da Roscigno è frutto di un impegno che va oltre il discorso puramente artistico, vuole far emergere e dimostrare quale fosse il quadro originale e il percorso storico che lo ha portato lontano dal suo luogo di origine, facendone perdere le tracce per circa due secoli.

Carla Lonzi. Una filosofia della trasformazione

In che modo l’identità personale è influenzata dalla memoria e dall’esperienza? È possibile che una persona sia considerata la stessa se la sua memoria è completamente cancellata?

Come si sa, da quando è arrivato Freud sulla scena novecentesca, l’identità personale è un concetto instabile ma duro perché è associato al concetto di “Io”. Sarebbe influenzata dalla memoria e dall’esperienza, ma sempre di più non si fa né l’una né l’altra. Anche questi ultimi sono concetti delicati che il mondo contemporaneo non riesce più a riempire di significato scientifico. Certamente chi ricorda, ma non ha fatto il percorso della memoria, può essere considerata lo stesso individuo di sempre, perché non ha la capacità di evolversi.

Qual è il ruolo dell’etica nell’introduzione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale? Come possiamo garantire che queste tecnologie non compromettano valori morali fondamentali?

Anche in questo caso, bisogna considerare che “morale” e “etica” non sono più collegate da molto tempo. Le tecnologie digitali e l’IA possono compromettere la sostanza di ciò che abbiamo sempre considerato “umano”. La morale è poco interessante. Purtroppo l’etica politica e sociale si è smarrita, in generale, da molto tempo.

In che misura la giustizia sociale può essere raggiunta in una società caratterizzata da disuguaglianze strutturali? Quali principi filosofici devono guidare una ristrutturazione di queste strutture?

Dobbiamo considerare che quasi tutti gli aspetti e le fondamenta della cosiddetta civiltà occidentale sono da rifondare. Perciò anche la filosofia che dovrebbe accompagnare la rigenerazione di una cultura bisogna che sia radicale e imprevista. Considero che sia la filosofia pratica della differenza sessuale ad avere le caratteristiche necessarie per impostare un cambio di civiltà, in cui la giustizia sociale sia la prima cosa da riportare nel governo delle comunità.

In un mondo governato da leggi fisiche e deterministiche, come possiamo conciliare il concetto di libero arbitrio con l’idea che le nostre azioni siano predeterminate?

Grazie al cielo, la fisica quantistica ci può aiutare a liberarci da tutto quello che riguarda l’ossessione deterministica. Anche la filosofia che pratico è liberatoria e ripristina completamente la pratica del libero arbitrio.

La natura della realtà: In che misura la percezione umana può essere considerata un’interpretazione soggettiva della realtà? Esistono verità assolute al di là delle nostre esperienze sensoriali?
La mia corrente filosofica che è soprattutto elaborata da donne, ha l’impronta di un realismo rispettoso della trascendenza della realtà, senza bisogno dell’intervento di alcuna religione. La realtà esiste, oltre le interpretazioni soggettive, oltre ogni cosa che conosciamo. Perciò, semmai, siccome le esperienze sensoriali ci aiutano a dialogare con la realtà, il punto è coltivare le esperienze sensoriali e non estinguerle nell’idolatria della tecnologia.

L’influenza del linguaggio: in che modo il linguaggio plasma la nostra comprensione del mondo? È possibile pensare in concetti che non possono essere espressi attraverso il linguaggio?

In realtà, il nostro pensiero inizia a formarsi (se è pensiero e non ripetizione di formule banali) percependo un forma immaginativa, un’immagine, spesso. Non ce ne accorgiamo ma è così. Siccome oggi il linguaggio pubblico è banalizzato, confuso e imbastardito, curare il ritorno delle metafore è essenziale perché hanno il potere di rigenerare il pensiero e il linguaggio. Si tratta di ritrovare il linguaggio poetico.

Qual è la responsabilità morale dell’umanità nei confronti delle altre specie e dell’ecosistema? Come possiamo giustificare moralmente le nostre azioni in un contesto di crisi ambientale?
Ormai l’umanità di genealogia maschile non ha scampo: il verdetto è tremendo nei confronti del comportamento della genealogia maschile nei confronti dell’ambiente in cui viviamo tutti e tutte. La responsabilità della cultura patriarcale è totale. Nessuna giustificazione tiene più. Per le donne, in generale, nei millenni il discorso deve essere diverso. Abbiamo il merito di continuare a dare vita alla vita, anche dell’ambiente.

Qual è la differenza tra felicità e significato nella vita di un individuo? È possibile perseguire la felicità a scapito del significato autentico?

È una domanda-trabocchetto. Non posso rispondere perché ogni singola parola che lei usa andrebbe discussa e ridefinita in un seminario.

La condizione umana: che cosa significa essere umani in un’epoca di crescente digitalizzazione e virtualizzazione? Come cambia la nostra comprensione di ciò che è “umano”?

Anche questa domanda trova soddisfazione in qualche mia risposta precedente. Ogni sua domanda richiederebbe infatti che io impostassi, per essere scientifica, una lunga risignificazione, perché la filosofia che elaboro e seguo è rivoluzionaria e perciò non posso esaurire in poche righe il suo potenziale. Ma credo di avere già indicato qualche strada, più sopra.

In un mondo in cui le identità possono essere costruite e modificate attraverso social media e altre piattaforme, che significato ha l’autenticità? Come possiamo riconoscere e valutare l’autenticità nelle relazioni interpersonali?

L’autenticità è un guadagno di trasformazione personale lungo e difficile, soprattutto perché non si può ottenere individualmente: bisogna essere guidate e guidati. Nel femminismo delle origini la parola è stata messa in pratica da Carla Lonzi, che ci ha messo una vita per renderla operativa, almeno nel femminismo stesso, con la pratica dell’autocoscienza. Quest’ultima non è quella hegeliana, che è individualista, ma è quella di origine femminile. Oggi, le giovani donne stanno cercando, in gruppi, di farla rinascere per se stesse. Spero che ci riescano con la giusta guida. Gli uomini più intelligenti cercano di conoscere, in gruppo, cosa sia l’autenticità per loro. Spero che ci riescano con la giusta guida, ma purtroppo non sanno che la giusta guida è una donna.

 

Annarosa Buttarelli insegna Filosofia della storia all’Università di Verona e dal 1988 fa parte della Comunità filosofica Diotima. Impegnata da anni nel pensiero e nella politica della differenza, è autrice di numerosi saggi e curatele, tra cui Duemilaeuna. Donne che cambiano l’Italia, con Luisa Muraro e Liliana Rampello (Pratiche 2000); Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti (Bruno Mondadori 2004); Il pensiero dell’esperienza, con Federica Giardini (Baldini Castoldi Dalai 2008).

Giuseppina Capone

“Napoli è”: San Gennaro e La Napoli dei Sedili, la mostra cartografico-fotografica

Per rievocare la storica sottoscrizione del voto del 1527 e a sostegno della candidatura Unesco come bene immateriale dell’Umanità del Culto e della devozione di San Gennaro a Napoli e nel mondo, nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’Associazione I Sedili di Napoli “1527. Quando Napoli fece voto a San Gennaro” dal 19 al 30 settembre, con apertura tutti i giorni dalle ore 10:30 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore 18:30, si terrà nella chiesa di Santa Maria Stella Maris, in Piazzetta del Grande Archivio, la mostra cartografico-fotografica “San Gennaro e La Napoli dei Sedili” a cura dell’Associazione Culturale Napoli è.

La mostra allestita per questa occasione dall’Associazione Culturale “Napoli è” e dal Museo dei Sedili di Napoli rappresenta solo un piccolo spaccato del più ampio e complesso progetto che vede, sin dal 1997, l’Associazione “Napoli è” protagonista della riscoperta della storia, delle tradizioni e dei luoghi dei Sedili di Napoli con mostre, cortei e rievocazioni storiche, collaborazioni con istituzioni scolastiche ed Enti, studi, pubblicazioni.

La mostra sui Sedili è curata da Laura Bourellis, Bianca e Giuseppe Desideri, questi ultimi ideatori nel 1997 de “Il Palio dei Sedili di Napoli” e della manifestazione “Rivive la Napoli dei Sedili”e vede esposte tavole cartografiche relative ai Sedili elaborate dall’arch. Laura Bourellis e fotografie dei luoghi con scatti realizzati fra gli altri dai giornalisti Alessandra Desideri, Rossella Marchese e Nicola Massaro e lavori delle scuole, tra cui l’I.S. Guglielmo Marconi di Giugliano in Campania. Materiale visitabile in esposizione permanente insieme ad una ricca esposizione documentale e fotografica presso il Museo dei Sedili di Napoli (Associazione Culturale “Napoli è”) ospitato nella Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Sempre nella chiesa di Santa Maria Stella Maris, sono esposti abiti storici in stile rinascimentale, realizzati da Francesca Flaminio per l’Associazione di Rievocatori Storici Fantasie d’Epoca APS ed un artistico busto di San Gennaro, in terracotta policroma e cartapesta nolana, opera del maestro Leopoldo Santaniello.

In esposizione, inoltre, a cura dell’Associazione “Aenea”, una copia originale della predella di San Gennaro il cui originale dipinto policromo su tavola è custodito nella chiesa di S. Maria della Mercede a Montecalvario e che è l’unico documento cinquecentesco esistente della processione di San Gennaro.

“Con questa esposizione – dichiara Giuseppe Serroni, Presidente dell’Associazione I Sedili di Napoli – che si innesta nel programma della Rievocazione Storica “1527, quando Napoli fece il Voto a San Gennaro” e che ha visto già sfilare per le strade del Centro Storico di Napoli Sito UNESCO, il 14 settembre scorso, oltre trecento rievocatori tra sbandieratori, pistonieri e cavalieri, per rievocare il Patto tra il Santo Patrono e la Città di Napoli del 13 gennaio 1527, vogliamo far conoscere la lunga storia dei Sedili di Napoli che era il sistema politico-amministrativo della Città e del Regno di Napoli tra il 1100 ed il 1800, sconosciuto ancora oggi agli stessi Napoletani e del rapporto di sangue che unisce ancora oggi San Gennaro con il suo Popolo”.

La mostra gratuita è aperta al pubblico.

(Nella foto: Bianca Desideri e Giuseppe Serroni)

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