Museo e Real Bosco di Capodimonte, ingresso gratuito domenica 2 aprile

Una domenica tutta da vivere, quella del 2 aprile, al Museo e Real Bosco di Capodimonte visitabili con ingresso gratuito senza necessità di prenotazione.

Prosegue quindi l’appuntamento con la #domenicalmuseo, iniziativa del Ministero della Cultura che consente l’ingresso gratuito, ogni prima domenica del mese, nei musei italiani e nei parchi archeologici statali.

Sarà possibile accedere e visitare: il primo piano con la Collezione Farnese, la Collezione De Ciccio, la sezione dell’Armeria Reale, le sale dell’Appartamento Reale dalle 8.30 alle 19.30 con ultimo ingresso alle 18.30; nella sala Causa, dalle 10 alle 17.30, la mostra “Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale” con l’eccezionale prestito dal Museo del Prado della Madonna del pesce di Raffaello che torna a Napoli dopo 400 anni.

Restano, invece chiusi al pubblico, il terzo piano e il Cellaio per disallestimento della mostra Emblema e la Chiesa di San Gennaro nel Real Bosco di Capodimonte.

Sarà non solo possibile ammirare i capolavori custoditi nel Museo o ammirare e passeggiare nel Real Bosco ma anche poter  ascoltare nel Salone delle Feste l’eccellente e virtuoso Maestro Rosario Ruggiero al pianoforte in una lezione-concerto e gli attori della Compagnia Arcoscenico, entrambe le iniziative a cura dell’Associazione MusiCapodimonte.

Antonio Desideri

Dantedì: Eleonora Lizzul e “Dante e la critica esoterica. Ediz. Critica”

La lingua dantesca nelle sue peculiarità fonomorfologiche, in assenza di documenti autografi, va ricreata. Giudica che il testo dell’opera così come lo leggiamo oggidì sia realmente corrispondente alla lingua del Sommo Poeta?

Un po’ come è accaduto, nello scorrere dei secoli, per la tradizione omerica, è importante sottolineare innanzitutto come Dante sia divenuto nel tempo una sorta di leggenda, un insieme di ricordi, di usanze e testimonianze indirette, di personaggi che gravitano intorno alla sua aura di grandezza; tutti i visionari del passato riportano lo stesso problema di mancanza di documenti autografi, ed è forse per questo che rimangono tali. Per quanto riguarda Dante, più che definire la lingua come quella del Sommo Poeta, mi verrebbe da giudicarla come la lingua dell’Italia intera: a parte i famosissimi neologismi creati appositamente dall’autore (si veda, ad esempio, indiarsi) e diversi modi di dire che, successivamente, sono entrati a far parte dell’uso comune (senza infamia e senza lode), il linguaggio della Commedia, o addirittura dell’intero corpus dantesco, è possibile che sia un insieme di testo e conoscenza “a più mani”, magari un gruppo di poeti e scrittori, nonché amici del Sommo, che ha agito su una base – pre-costituita da un unico uomo – per ampliarla.

È una questione spinosa, che sicuramente ha ancora oggi delle grandi lacune a livello conoscitivo, ma per analizzare un testo dantesco è necessario avere una mente aperta a centinaia di possibilità; senza dimenticarci, poi, di tutti i compagni che si muovevano intorno alla sua persona.

Rassegnazione, meraviglia e mistero coabitano, s’annodano e si arruffano. La modernità di Dante sta nel concedere al lettore di scoprirsi tra le terzine delle Cantiche?

Credo che la risposta più completa in assoluto sia una sola: la modernità di Dante sta nel concedersi, punto. Non tutti i poeti hanno avuto l’ardire di mostrare la propria storia, il proprio pensiero e le proprie azioni, in un modo così schietto e sincero come quello di Dante. E dirò di più: non solo il Sommo ha avuto il coraggio di scoprirsi Cantica dopo Cantica, ma l’ha fatto tramite altri, dando la diretta parola ai personaggi della Commedia. Perché mostrarsi al lettore in maniera egoistica quando è possibile creare un gioco di rimandi e referenze? Dante ha sempre sottolineato l’importanza delle compagnie, vuoi per la cattiveria del suo esilio, vuoi per le sue capacità comunicative, e non ha mai smesso – in tutto il corpus di opere – di svelarsi a poco a poco tramite gli occhi e la bocca dell’altro.

Si è convinti che le parole celino significati inesplorati. “Sotto il velame delle parole oscure” quale Dante Alighieri emerge?

Sotto ‘l velame emerge un Dante tutto nuovo, vicino al sentire umano e alla percezione che tutti abbiamo del mondo: è sempre un errore banale innalzare i poeti a super-uomini o creature divine. Dante era un uomo come lo siamo noi, fatto di vizi e virtù, di pessime decisioni e di intuizioni brillanti, sicuramente con una sensibilità artistica più alta della nostra. Ciò che emerge dalle sue parole è la volontà di ribellione: Dante, da sempre inserito nel gruppo dei Guelfi, è in realtà un grande sostenitore Ghibellino, un dissidente nei confronti delle istituzioni, prima tra le quali la Chiesa cattolica. Sotto le sue parole si cela quindi una volontà tutta nuova, ovvero quella di cambiare il normale corso della storia italiana insieme ad altri compagni. La sua simpatia per il catarismo o il templarismo – si pensi appunto alla sua partecipazione attiva alla setta dei Fedeli d’Amore – non fa che incrementare la possibilità che ci sia altro ancora sotto le terzine della Commedia.

La scrittura quale mezzo di comunicazione occulta. Perché la tradizione ha preferito sancire altro rispetto alle risultanze della critica esoterica?

Essenzialmente perché la tradizione non la fanno i dissidenti. È sempre un problema mostrare la vera faccia di una situazione – poetica o scientifica che sia – e portare avanti una tradizione “difficile” nell’interpretazione probabilmente non è mai la prima scelta. Oltre alla difficoltà d’interpretazione e di analisi del testo, ci si aggiunga anche un vero e proprio problema politico: parlare di dissidenza nei confronti della Chiesa e della politica del tempo (con forti rimandi anche a quella odierna, proprio perché Dante sa parlare a qualsiasi epoca) poteva avere delle ripercussioni gravissime, sia per la persona singola sia per la famiglia o per le compagnie intorno alla stessa.

Scegliere la tradizione positivista è stata, molto probabilmente, una scelta di convenienza, per quanto i sostenitori siano personalità di altissimo intelletto.

Morale, religione, politica, amore, odio, passioni, vizi, virtù: come far coesistere il messaggio e la visione dantesche con l’umanità divisa e fragile del Terzo Millennio?

Anche in questo caso mi verrebbe da dire che coesiste già il messaggio dantesco con l’umanità odierna: essenzialmente, noi siamo il messaggio dantesco. Siamo fragili, incoerenti, passionali e pronti a tentare la rivoluzione. Siamo un popolo tratteggiato già nel 1300 e rimasto uguale nelle intenzioni – un po’ meno nelle azioni, fortunatamente. È per questo che Dante va riletto in qualsiasi epoca: perché ribellione e dissidenza, amore e religione, politica e virtù sono binomi che ogni uomo ha sviluppato dentro di sé. È un co-esistere nel vero senso dell’espressione, è “esistere insieme con gli altri”: la tradizione a cui Dante ha dato inizio, tralasciando per un attimo quella poetica, è quella di una nazione, un gruppo definito di uomini mossi da sentimenti contrastanti, che cercano una via di fuga dalla realtà.

Il Terzo Millennio è la naturale conseguenza del messaggio dantesco ed è altrettanto naturale pensare che la tradizione dantesca non debba andare persa, perché ha forgiato la nostra sensibilità e il nostro sentirci parte di un tutto.

 

Eleonora Lizzul 

Dopo aver terminato gli stui scientifici, si laurea in Lettere Moderne e poi Filologia Moderna presso l’Università degli Studi G. D’Annunzio (Chieti). Frequenta un master in Editoria e ha pubblicato, per la casa editrice Divergenze, un saggio di critica dantesca: Dante e la critica esoterica (2022).

Attualmente lavora nell’ambito dell’editoria per bambini per la casa editrice Prometeica.

Giuseppina Capone

Progetto Vivere meglio. Al via le Ecofotopasseggiate alla ricerca del tempo perduto nella città senza tempo

Sabato 25 marzo inizia il percorso delle Ecofotopasseggiate alla ricerca del tempo perduto nella città senza tempo.
Sarà piazza Dante, il luogo d’incontro dei partecipanti alla prima delle 7 Ecofotopasseggiate promosse dalle associazioni del “Progetto Vivere Meglio” che attraverseranno il cuore di questa città dove il tempo trascorso è stato sempre segnato da avvenimenti importanti che rimarranno nella storia.
Lungo il percorso saranno trattati, dal dott. Pasquale Capone e dalla dott.ssa Marinella Frattini, temi di storia cultura enogastronomia mentre i partecipanti documenteranno fotograficamente le attuali condizioni del patrimonio architettonico e storico ereditato dai nostri antenati, per segnalarlo alle istituzioni chiedendo interventi di tutela e di manutenzione.
Il percorso di sabato 25 marzo 2023 si snoderà da piazza Dante attraverso Port’Alba, piazza Bellini, chiesa di San Pietro a Maiella, fino a Piazza San Gregorio Armeno con la suggestiva Chiesa di San Lorenzo Maggiore
Tutti possono partecipare alle attività previste dal programma del “Progetto Vivere meglio”.

 

Marzo Donna in Poesia. Armando Fusaro: ‘E ffemmene

Bisogna ricordare continuamente le lotte sociali e politiche che le donne hanno fatto e devono continuare a fare, per la parità della loro vita.

Vi proponiamo in lingua napoletana e in lingua italiana la poesia di Armando Fusaro:

 

Onore e dignità alle donne

‘E ffemmene

 

A Nnapule e p’‘o munno…

pulecenella dice: cu  gran

facilità, s’è aizato ‘o muro

all’ ammòre e â dignità.

 

Ogge ‘a femmena ‘e casa

nisciuno cchiù ‘a vò fa!…

Sentenno ‘e raggiunà

po’ a ttanta ggiuventù…

se capisce ‘o ppecchè

e gghiesce fòre ‘a verità.

 

‘O Senato ‘o Parlamento,

fanno cunferenze, riunione,

parlane tanta chisti putiente

e, fanno poco, quase niente!…

 

Nunn’ è colpa d’‘e ffemmene,

si ‘o lavoro nun ce stà!…

Nisciuno dà na vera mano

â ggiuventù ca se vò spusà.

 

Ogge ‘a famiglia è gghiuta

‘nfunno e nun ce stà  futuro

po’ munno, se vo’sulo ggiudicà

senza sapè n’ato comme stà!!!…

 

Allora nzieme a pulecenella

‘o populo s’ha dda mparà!..

Nunn’ ha dda dì cu facilità…

 

Ogge‘a femmena ‘e casa

nisciuno cchiù ‘a vo’ fà.

Armando Fusaro

 

 

Onore e dignità alle donne

       

A Napoli e per il mondo

parità sociale non c’è.

Le donne sono maltrattate

sfruttate e sottopagate…

la voce  resta inascoltata.

 

Il popolo dice con faciltà…

la donna non vuole restare

in casa, la casalinga

nessuna vuole farla più!…

 

Si è alzata una barriera

all’amore e alla dignità.

 

Ascoltando le ragioni

di tanti validi giovani,

si comprende il perché

e salta fuori la verità.

 

Il Senato, il Parlamento,

fanno conferenze e riunioni,

parlano tanto questi potenti

e, fanno poco, quasi niente!

 

Non è colpa delle donne

se il lavoro non c’è!…

Nessuno da un vero aiuto

alla gioventù, che vuole

sposarsi e mettere su famiglia.

 

Oggi la famiglia ha toccato

il fondo e, non c’è più futuro

per il mondo; si vuole solo

giudicare, senza conoscere

le condizione degli altri.

 

E allora pulcinella, il popolo

deve imparare, non solo

giudicare con superficialità!…

 

Oggi la donna casalinga

nessuna vuole farla più…

Armando Fusaro

 

Giornata Mondiale della Poesia. Solo la poesia ispira poesia

Solo la poesia ispira poesia

Ralph Waldo Emerson

Oggi si celebra la Giornata Mondiale della Poesia. La data, che segna anche il primo giorno di primavera, riconosce all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturale, della diversità linguistica, della comunicazione e della pace. La celebrazione della Giornata Mondiale della Poesia rappresenta “l’incontro tra le diverse forme della creatività, affrontando le sfide che la comunicazione e la cultura attraversano in questi anni”, spiega Giovanni Puglisi, già Presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. “Tra le diverse forme di espressione, infatti, ogni società umana guarda all’antichissimo statuto dell’arte poetica come ad un luogo fondante della memoria, base di tutte le altre forme della creatività letteraria ed artistica”.

Cos’è la Poesia?

Certo, un componimento in versi! Definizione universalmente riconosciuta e tecnicamente ineccepibile. Tutti i dizionari vi concordano, taluni ci spiegano anche che l’etimologia della parola poesia sia da ricollegare al latino pŏēsis dal greco ποίησις, derivato a sua volta da ποιέω, produrre, fare, creare ed, in senso più ampio, comporre. Andando ancora più indietro, si risale alla radice sanscrita pu- che ha appunto il significato di generare, procreare.

Tutto parrebbe davvero molto concreto. Forse, chissà per sottolineare l’immane fatica che si compie per crearla: un viaggio faticoso, scosceso, una scalata a mani nude ad esemplificare un dolore che per tanti è condizione ontologica. Dalla prima poetessa della storia di cui si abbia notizia, la sacerdotessa sumera Enheduanna, vissuta nella Mesopotamia del XXIV secolo a.C., per raccontare una quotidianità quasi atemporale, una vita vissuta in una costante condizione di anonimato in cui, eppure, nell’anno manzoniano, ricordando Il Cinque Maggio non si stenta a non riconoscere il contesto storico in cui la vita si svolge. Un balsamo in un tempo politico, sociale ed economico che grida l’impellente bisogno di tessere un dialogo con sé stessi, per lenire la conflittualità interiore.

Ed il fine, lo scopo della Poesia? Qual è? No, è un mezzo: la Poesia ci aiuta ad esprimere ciò che non siamo capaci di comunicare, “la poesia educa il cuore, la poesia fa la vita, riempie magari certe brutte lacune, alle volte anche la fame, la sete, il sonno.”, scriveva Alda Merini, nata proprio il 21 marzo, neLa pazza della porta accanto”.

Ed ora, la voce dei Poeti per provare a definire ciò che esprime bellezza, gioia, allegria, serenità, ma anche afflizione, tormento, amarezza, malinconia e rimpianto.

Per Charles Bukowski “La poesia dice troppo in pochissimo tempo.

Per Stéphane Mallarmé “La poesia il sublime mezzo per il quale la parola conquista lo spazio a lei necessario.”

Per George Steiner “L’incertezza di significato è poesia incipiente.”

Per Antonin Artaud “La poesia è molteplicità triturata e che restituisce fiamme.”

Per Andrea Zanzotto “La poesia è sempre più di attualità perché rappresenta il massimo della speranza.”

Per Thomas Stearns Eliot “La poesia è fuga dall’emozione.”

Per Edoardo Sanguineti “Uno sguardo vergine sulla realtà: ecco ciò ch’io chiamo poesia.”

Per Pier Paolo Pasolini “La poesia è qualcosa di oscuro che fa luminosa la vita.

Per Walt Whitman “La poesia (come una grande personalità) è il frutto di molte generazioni – di molte rare combinazioni. Per avere grandi poeti occorre avere anche un grande pubblico.

Per Pablo Neruda “La poesia è un atto di pace. La pace costituisce il poeta come la farina il pane.”

Giuseppina Capone

Gli Uffizi come miglior museo italiano, parola del World Art Awards 2023

Sullo sfondo di una Firenze ancora scossa per l’ennesima azione di protesta degli ambientalisti che il 17 marzo hanno imbrattato con vernice arancione lavabile la facciata di Palazzo Vecchio, sede del municipio in piazza della Signoria, arriva un doppio e prestigioso riconoscimento per il capoluogo Toscano.

Il sito internazionale “American Art Awards” riconosce la Galleria degli Uffizi, diretta da Eike Schmidt e situata proprio adiacente a Piazza della Signoria nel centro storico (e che dal 1° marzo 2023 ha alzato il costo del biglietto d’ingresso in alta stagione a 25 euro), come miglior museo italiano nel 2023, inserendolo inoltre nella top 20 dei musei più importanti al mondo nell’anno in corso.

Il sito ogni anno stila la classifica “World Art Awards”, selezionando 20 tra i più affascinanti spazi tra gallerie e musei dell’intero globo tramite criteri chiave per la scelta come: la reputazione nel settore, l’importanza delle mostre organizzate, i programmi socio-educativi, gli artisti rappresentati ed il numero dei visitatori.

Nelle motivazioni di “World Art Awards” si legge: “Per noi è il Best in Italy, il più visitato, il più grande e il più conosciuto al mondo. Alla galleria degli Uffizi vi sono esposte una collezione di opere inestimabili, in particolare del periodo del Rinascimento italiano. Giotto, Simone Martini, Piero della Francesca, Beato Angelico, Filippo Lippi, Botticelli, Mantegna, Correggio, Leonardo, Raffaello, Michelangelo, Caravaggio, nonché capolavori della pittura europea, soprattutto tedesca, olandese e fiamminga”.

Tra i Paesi premiati nel 2023, oltre all’Italia con gli Uffizi, vi sonoil Canada con la Vancouver Art Gallery, il Ghana con la Savannah Center for Contemporary Art, il Portogallo con la sua Balcony Contemporary Art Gallery, la Francia il cui museo migliore è quello delle Belle Arti di Lione e l’Inghilterra con la Wolverhampton Art Gallery.

Camilla Golia

Marzo Donna con la Poesia. Armando Fusaro: Il Tempo

24Il Tempo


Il tempo è prezioso AMORE,
il nostro non è vendicativo.
Certe volte vorrei fermarlo e
a volte farlo passare in fretta
per la mia superbia convenienza.

Non posso ma vorrei farlo!…
Ci provo con carta e penna
solo per te mio unico AMORE.
Vorrei passasse in fretta
questo tempo, per stringerti
e baciarti ogni momento!…

Prigioniero sono del tiranno e,
non posso farlo.
L’orologio biologico del tempo,
con il suo ticchettio non lo permette.
Il tempo fa’ il suo mestiere,
ci sarà Colui che può fermarlo?

Noi creature di questo prezioso tempo
sappiamo di non sprecarlo e,
di non perderlo!…
Il tempo è passato amore,
forse sprecato e…
adesso non ritorna più…
peccato, AMORE peccato!!!…

Armando Fusaro

 

 

La Napoli di Artemisia Gentileschi

Artemisia Gentileschi è una delle rare firme femminili dell’arte italiana del 1600. Figlia di un’artista, è ben istruita e mostra fin da subito una predisposizione naturale verso la pittura. Un talento il suo, che cresce ed influenza il panorama artistico delle capitale del viceregno quando decide di recarsi proprio a Napoli e vi rimane, affascinata dal’atmosfera partenopea, tra il 1630 e il 1653, anno della sua morte.

Escludendo un breve viaggio a Londra alla fine degli Anni ‘40 del 1600, Artemisia decide quindi di trascorrere buona parte della sua vita nel napoletano, dando origine ad opere d’arte di estrema bellezza.

L’omaggio della città alla pittrice prende forma grazie alla prima mostra nella nuova sede del museo napoletano delle Gallerie d’Italia in Via Toledo, dedicata proprio al suo soggiorno divenuto un capitolo fondamentale nell’arte e nella vicenda biografica di Artemisia.

La mostra, realizzata in special collaboration con la National Gallery di Londra e in collaborazione con il Museo e Real Bosco di Capodimonte, l’Archivio di Stato di Napoli e l’Università di Napoli L’Orientale, inaugurata il 3 dicembre 2022 resterà aperta fino al 20 marzo 2023 e presenterà un’accurata selezione di opere provenienti da raccolte pubbliche e private, italiane ed internazionali, in grado di esplorare l’enorme successo di Artemisia Gentileschi e restituire un’immagine attendibile della grandezza artistica di questo complesso momento storico. Il percorso espositivo, infatti, presenta sia 21 opere realizzate da Artemisia (per la prima volta sono esposte al pubblico italiano capolavori come la giovanile Santa Caterina d’Alessandria, di recente acquisita dalla National Gallery di Londra, ma anche le grandi commissioni pubbliche della pittrice, dall’Annunciazione di Capodimonte a due delle tre monumentali tele realizzate tra il 1635 e il 1637 circa per il coro della cattedrale di Pozzuoli, il San Gennaro nell’anfiteatro e i Santi Procolo e Nicea, quest’ultima restaurata per l’occasione), sia le opere realizzate da artisti di primo livello a lei strettamente collegati, per lo più attivi a Napoli negli stessi anni della pittrice, come Massimo Stanzione, Paolo Finoglio, Francesco Guarino, Andrea Vaccaro o la riscoperta “Annella” Di Rosa, la maggiore artista napoletana della prima metà del Seicento, anche lei vittima – secondo una tradizione antica però inattendibile – della violenza di genere.

La realizzazione della mostra è stata preceduta da una intensa attività di indagine scientifica e di ricerca archivistica che ha restituito nuovo e importante materiale per la biografia di Artemisia. Si sono finalmente chiarite le circostanze dell’arrivo di Artemisia Gentileschi a Napoli, nel 1630, direttamente da Venezia, così come si sono aggiunte ulteriori tracce per quegli anni afflitti da difficoltà economiche, sia la sua vicenda privata (il concubinato della figlia Prudenzia Palmira e il matrimonio riparatore seguito alla nascita del nipote Biagio, nel 1649), sia alcuni degli aspetti salienti della sua attività, a cominciare dal ruolo della committenza vicereale e borghese, per finire con le relazioni tra Artemisia e le accademie letterarie, che già in vita contribuirono ad amplificarne la fama.

Una mostra quindi da non perdere per scoprire, o riscoprire, il talento di questa grandissima artista, figlia acquisita della città di Napoli.

Camilla Golia

Chiara Macor: Enrico Caruso. Una canzone d’amore

Enrico Caruso. Una canzone d’amore” appare non come un saggio biografico bensì come una biografia romanzata.

Per quale ragione ha preferito adottare questa specifica tipologia narrativa per esemplificare una figura tanto complessa, carismatica, prodigiosa di cui, ad oggi, non esiste una biografia perfettamente aderente alle peculiarità del genere?

Insieme all’Associazione Alessandro Scarlatti e al suo direttore Tommaso Rossi, abbiamo cercato di immaginare la formula più adatta che ci permettesse di raccontare ad un vasto pubblico non specializzato, le vicende umane di alcuni dei più importanti interpreti della musica napoletana ed europea. Per questo motivo abbiamo pensato di creare una serie di biografie a fumetti, che compongono appunto la collana pubblicata da Guida Editori, chiamata “Scarlatti Musicomics”.

Il nostro scopo è quello di formulare una narrazione avvincente che permetta ai curiosi di avere un primo incontro con figure storiche importanti e complesse come, in questo caso, Enrico Caruso, per far sì che nasca una curiosità sul personaggio che li conduca poi ad approfondire il discorso, avvicinandosi così alla musica classica e alla sua storia.

Il nostro progetto è nato già nel 2021 quando abbiamo pubblicato il primo volume della collana chiamato “La Musica nel Sangue. Alessandro e Domenico Scarlatti”. Anche in questo caso si tratta di una biografia romanzata a fumetti dedicata al rapporto padre e figlio di questi due grandi musicisti.

Il prossimo numero sarà invece sul viaggio di Mozart a Napoli, e dovrebbe vedere la luce nel 2023.

Il fumetto “Enrico Caruso. Una Canzone d’Amore” vede la collaborazione di molti professionisti del settore. In effetti io ne ho curato il soggetto e la sceneggiatura, mentre i disegni sono di Alessio Petillo, i colori di Chiara Imparato e la direzione artistica è di Pako Massimo. Tutta la nostra squadra ha fatto sì che questo romanzo a fumetti raccontasse uno spaccato della vita del tenore, veicolato attraverso la nostra sensibilità di artisti. Di certo non c’era la volontà di fare una pedissequa ricostruzione della sua storia (di fatto in 64 pagine di fumetto sarebbe stato impossibile, vista la densità di eventi che lo coinvolgono), quanto piuttosto di creare attenzione sul suo personaggio, cercando di dare un taglio interpretativo.

Per scrivere questa sceneggiatura ho dovuto documentarmi a lungo sulla figura del tenore, e sono rimasta veramente sorpresa dalla quantità di aneddoti (non sempre attendibili) che lo riguardano. Leggendo tutta la documentazione la domanda che mi sono posta costantemente durante la scrittura di questa biografia era sempre la stessa: chi era veramente Enrico Caruso? Dove finisce il mito e dove inizia l’uomo? È una domanda alla quale non ho trovato risposta, e spero che chi avrà modo di leggere il nostro fumetto cercherà di trovare un proprio punto di vista sulla questione.

L’uso “anatomico” del diaframma, dei polmoni, delle corde vocali fanno sì che Caruso continui a detenere il primato nell’ambito dell’evoluzione musicale.

Produzione vocale eccezionale o addirittura “divina”.

Quali sono le specificità della voce di Caruso?

Caruso ha avuto la fortuna di essere la voce giusta in un momento storico del tutto peculiare, denso di grandi cambiamenti in ogni campo.

Sicuramente la stagione del verismo nell’Opera ha fatto sì che i compositori vedessero, nel timbro scuro e drammatico del cantante e nelle sue capacità attoriali, la possibilità di distaccarsi da una tradizione della quale non si sentivano più interpreti, guardando ad un più moderno e realistico ventaglio di situazioni drammatiche e  musicali.

A questo va aggiunto anche il fatto che Caruso è stato uno dei primi ad incidere la propria voce su disco. Di fatto ha visto nascere e ha contribuito a sviluppare l’industria musicale. Questo fatto che la sua voce sia stata una delle prime ad essere registrate rappresenta di certo un elemento fondamentale per comprenderne la grande fortuna. Il disco ha permesso al nostro tenore di farsi conoscere in tutto il mondo e da tutte le classi sociali: chiunque avesse un grammofono poteva sentire l’opera lirica e la voce di Enrico Caruso, ed in pochissimo tempo il nostro tenore è diventato uno dei primi veri Divi del Novecento.

Caruso divenne noto poiché era stato capace di condividere incessantemente con il prossimo anche la “natura intellettiva” della sua arte. Ebbene, si potrebbe asserire che la magia di Caruso consista nel lasciare che ognuno senta come propria la sua voce?

Caruso, come dicevo prima, è stato uno dei primi divi. Non solo fu attivo nell’ambito dell’emergente industria discografica, ma fu anche una sorta di influencer. Pubblicizzava prodotti, come le sigarette egiziane di cui era grande consumatore.

Abbiamo numerosissime testimonianze di amici e colleghi che ci raccontano di un Caruso umile, umano, generoso e costantemente pronto ad aiutare il prossimo. Divenne, peraltro, anche un punto di riferimento per le prime comunità italiane di New York. Abbiamo inoltre traccia della sua grandissima recitazione nel film My Cousin che girò nel 1918.

Evidentemente Caruso doveva apparire al pubblico come una persona vera, anche quando recitava. Forse anche questa sua maschera di uomo del popolo ha fatto in modo che le persone di qualsiasi ceto e rango simpatizzassero con lui e si sentissero emotivamente coinvolte dalle sue vicende, sia quelle personali sia quelle vissute dai suoi personaggi sul palcoscenico.

Caruso resta un filo conduttore tra due epoche, quella sua povera ma ricca di iniziative e quella attuale, moderna benché sterile di progetti nei termini dell’Arte.

A suo avviso, è collocabile nel tempo o travalica il tempo?

Sicuramente Caruso è diventato un’icona della nostra storia. Ma lo è diventato proprio perché ha saputo sfruttare tutti gli strumenti che la sua epoca gli ha offerto. Sicuramente il suo vissuto lo rende ancora oggi un personaggio moderno e attraente per il pubblico contemporaneo.

Lo spirito libertario di Caruso si espresse attraverso l’incessante opera di carità verso gli ultimi ed i più deboli.

Caruso fu anche un generoso Mecenate: in nome di quali principi etici e morali?

Il fatto che Caruso fosse sempre attento ai più deboli (soprattutto se compatrioti), ligio al dovere e al lavoro, compassionevole verso chi aveva più bisogno, credo facesse parte davvero del suo carattere. Era un ragazzo nato e cresciuto in un quartiere molto povero, in una famiglia umile. È riuscito, grazie alla sua arte, a raggiungere l’apice della carriera e della notorietà, diventando anche ricco. Studiando molte testimonianze di persone che l’avevano conosciuto, mi sono fatta l’idea che forse Caruso avesse sempre nel cuore le sue umili origini, che non le abbia mai rinnegate, e per questo motivo si comportava con chi aveva più bisogno d’aiuto come un uomo che usava il successo che si era guadagnato anche come un’opportunità per fare del bene a chi invece non aveva avuto la sua stessa sorte.

 

Chiara Macor. Storica dell’arte, musicista e scrittrice. In qualità di sceneggiatrice ha collaborato con The Jackal, la Scuola Italiana di Comix, Fondazione Melanoma Onlus, il MANN, Comicon Edizioni, Associazione Alessandro Scarlatti e altre istituzioni locali e nazionali, scrivendo guide a fumetti per la valorizzazione del patrimonio storico artistico e sulla divulgazione scientifica.

Cura la collana “Scarlatti Musicomics” per l’Associazione Alessandro Scarlatti, pubblicata da Guida Editori. Ha scritto soggetto e sceneggiatura di “Amici per la Pelle”, cortometraggio nato da un’idea del prof. Ascierto, con Gigi e Ross per la regia di Angela Bevilacqua e prodotto dalla Bronx Film, vincitore dell’edizione 2022 dell’Ischia Film Festival nella sezione Scenari Campani.

È docente di Scrittura Creativa per il Corso di II Livello in Design della Comunicazione e per il corso di II livello di Cinema presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Insegna Sceneggiatura e Storytelling alla Scuola Italiana di Comix.

Giuseppina Capone

 

L’evento “Planta, non solo giardino” all’Orto Botanico di Napoli

Napoli è di nuovo protagonista di un emozionante evento: “Planta, il giardino e non solo”, si terrà domenica 5 maggio fino a martedì 7 maggio 2023 all’interno dell’Orto Botanico di Napoli.

Per chi ama la natura, passeggiare tra le incantevoli coreografiche piante, i colorati e profumati fiori, non può non approfittare di questo momento per trascorrere una giornata in famiglia in un giorno di primavera. Arrivata oramai alla sua IX edizione, la Mostra Mercato di Planta, è dedicata al florovivaismo di qualità. Diverse  saranno le aziende che parteciperanno all’evento e tutte selezionate a seconda del loro impegno sul lavoro di ricerca, autoproduzione e, soprattutto, l’azienda che ha mostrato di avere maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale è stata scelta con maggiore preferenza. Durante la mostra saranno in esposizione prodotti per la realizzazione di orti e giardini, utensileria, collezioni botaniche esclusive, prodotti naturali ed arredo da esterni. Ad impreziosire l’evento, ci saranno kermesse artistiche e musicali per accompagnare gli ospiti con una dolce melodia. Ci sarà anche “Bimbi in Planta” per i più piccoli; intrattenimento tra giochi sempre a tema flower.

Storia Orto botanico Napoli

L’Orto Botanico, situato in via Foria a Napoli, appartiene all’Università Federico II. All’interno dell’Orto vi sono oltre 900 specie vegetali e quasi 25000 esemplari diversi.  L’Orto è stato fondato il 28 dicembre del 1807 con decreto di Giuseppe Bonaparte, anche se l’iniziativa fu del re Ferdinando IV ma, a causa della Rivoluzione Napoletana del 1799, la costruzione fu irrealizzabile. Al termine della rivoluzione, furono due architetti a iniziare il progetto: Giuliano de Fazio (autore della facciata monumentale e del viale a essa perpendicolare) e Gaspare Maria Paoletti che terminò, invece, la parte inferiore. Michele Tenore fu il primo direttore dell’Orto nel 1811. Tenore si interessò all’attività scientifica e alle relazioni esterne; fece coltivare sia piante esotiche ma anche molte specie di uso per quanto riguarda il campo della medicina.

Nel 1861 fu nominato direttore Guglielmo Gasparini migliorando ancor di più la qualità delle piante dell’Orto; accolse piante alpine, fece costruire una nuova serra riscaldata, e valorizzò anche il Museo botanico. Nel 1868 la direzione dell’Orto passò a Vincenzo Cesati, ancora, nel 1983 fu Giuseppe Antonio Pasquale ad occupare il posto di direttore. Federico Delpino, direttore dal 1893 al 1905, ebbe diverse difficoltà nella gestione dell’orto. Ma, nel 1906, la gestione passò a Fridiano Cavara che aveva come scopo quello di rinnovare diverse strutture, aumentare le collezioni e istituire la Stazione sperimentale per le piante officinali. Biagio Longo fu il direttore del 1930.

Nel 1940, all’interno della Mostra d’Oltremare si tenne una riunione della Società Botanica italiana.  Dopo la guerra, i danni dovuti dai bombardamenti furono notevoli; sottrazione di ferro per uso militare, popolazioni rifugiate all’interno dell’orto e uso dei terreni per coltivazione di cibo per sopravvivenza e tante altre conseguenze distruttive per l’Orto.

Il primo direttore dopo il dopoguerra fu Giuseppe Catalano. Il suo compito fu quello di ristrutturare l’Orto e riguardo l’arricchimento delle piante. Valerio Giacomini lo sostituì nel 1959. Per la storia dell’Orto  il momento importante fu nel 1963 quando direttore fu nominato Aldo Merola. Grazie a lui, nel ‘67, l’Orto ottenne autonomia economica e amministrativa e questo diede l’opportunità di ricevere finanziamenti straordinari per migliorare l’architettura dell’Orto.  Grazie a questo finanziamento, Merola riuscì a far realizzare diverse serre. Ma, nel 1980 l’Orto fu nuovamente rifugio per molte persone a causa del terremoto che, non solo fu invaso dalla popolazione, ma subì numerosi danni a causa delle forti scosse (periodo di direzione di Giuseppe Caputo). Nel 1981 iniziarono la totale ristrutturazione  della struttura seguito dal nuovo direttore Paolo De Luca.

Alessandra Federico

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