Il Gruppo Tecno finanzia il restauro di un’opera del Tiepolo

Il restauro di “San Domenico che istituisce il Rosario” del Tiepolo è finanziato dal Gruppo Tecno nell’ambito del progetto Rivelazioni – Finance for Fine Arts promosso da Borsa Italiana per le Gallerie dell’Accademia di Venezia.

Grazie a questo progetto che vede la collaborazione di privati e istituzioni le risorse raccolte saranno impiegate per il restauro e la digitalizzazione di opere d’arte custodite nei più importanti musei del nostro Paese. Le opere, dopo il restauro, restano in mostra temporanea nella Galleria BIG a Piazza Affari, per poi tornare alle Gallerie dell’Accademia.

A presentare l’opera del Tiepolo restaurata sono stati il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e l’Amministratore Delegato di Borsa Italiana Raffaele Jerusalmi.

“Siamo orgogliosi – dichiara il fondatore di Tecno Giovanni Lombardi – di aver partecipato al progetto di Borsa Italiana per restaurare un’opera per le Gallerie dell’Accademia di Venezia. La crescita del nostro gruppo è fortemente legata al successo avuto nel Triveneto e ci fa piacere con quest’iniziativa aver supportato un’istituzione così importante come le Gallerie.”
“Questo progetto – continua Lombardi – ha un valore importante per Pmi come Tecno. Le PMI italiane, infatti, possono offrire un grande contributo alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico e culturale, in una logica di investimento sostenibile per l’azienda e per il Paese. Rivelazioni semplifica la relazione tra azienda e museo, aggiungendo valore ad entrambi i soggetti e si è quindi dimostrata una piattaforma ottimale per le attività di mecenatismo di Pmi come Tecno.”
La Tecno è leader nei servizi alle imprese per il risparmio energetico e la sostenibilità ambientale in chiave di Industria 4.0 ed è molto attenta al mondo della cultura. Quest’anno,  ha finanziato anche l’app dedicata alla mostra napoletana su Picasso, organizzata dal Museo di Capodimonte.
Un impegno quello della Tecno in favore dell’arte che non può non essere leva per molte altre imprese a favorire il restauro e la promozione dell’immenso patrimonio artistico-storico-culturale del nostro Paese.

Alessandra Desideri

Ricco calendario per la Festha Manna a Porto Torres

Un ricco calendario di eventi e spettacoli attende turisti e residenti nel periodo compreso tra il 18 e il 21 maggio. Il 20 avrà luogo il concerto dei Cordas et Cannas al Parco San Gavino.

La Giunta comunale ha approvato il calendario degli eventi che prevedono tre serate di spettacoli nel cuore della città, Piazza Umberto I, e una all’insegna della musica made in Sardegna in quello che è il luogo storico della festa, a pochi passi dalla basilica romanica dedicata ai Martiri Turritani. Molti gli eventi collaterali: concerti, cabaret ed esibizioni folk faranno che saranno il fil rouge degli eventi collaterali della Festha Manna, tra il 18 e il 21 maggio.

“Riusciremo a dare il via agli eventi collaterali della Festha Manna già dal venerdì sera, anche per venire incontro alle richieste degli operatori del commercio”, sottolinea l’Assessora alla Cultura, Alessandra Vetrano. “Ma non sarà l’unica novità di quest’anno – aggiunge l’Assessora – perché oltre a riproporre lo spettacolo folk dei gruppi uniti dal culto per San Gavino, in programma domenica 20 maggio nel parco urbano davanti alla basilica, arricchiremo la serata con l’esibizione di una band espressione della cultura isolana, ambasciatrice della musica sarda, i Cordas et Cannas”.

Gli spettacoli del 19, 20,21 avranno luogo in Piazza Umberto I.

Protagonisti della prima serata i Carovana Folk con brani inediti e cover riarrangiate dei più grandi cantautori e gruppi della musica italiana. La serata del 19 sarà all’insegna del cabaret con i comici Marco “Baz” Bazzoni e Paolo Migone, conosciuti dal grande pubblico anche grazie alle numerose apparizioni televisive sui canali Rai e Mediaset.

Lunedì 21 maggio spazio allo spettacolo musicale con i Rock Tales, gruppo che ripercorre la storia del rock dagli anni Cinquanta ai giorni nostri.

“Potremo far leva, quest’anno, per la prima volta, sul sostegno della Fondazione di Sardegna, che ha riconosciuto l’importanza della nostra festa dal punto di vista storico, culturale e sociale. Sull’origine della Festha Manna si trovano riscontri in pubblicazioni risalenti a ben quattro secoli fa. Si compone di rituali che si ripetono nel tempo, come il pellegrinaggio notturno da Sassari e le processioni di Pentecoste. Una festa, quindi, densa di significati e caratterizzata da una grande partecipazione popolare. Elementi che ne decretano l’importanza e motivano l’esigenza di una maggiore attenzione verso essa anche da parte delle istituzioni. Per questo – afferma Alessandra Vetrano – ci concentreremo maggiormente sulla comunicazione, implementando la diffusione del materiale promozionale nei centri del territorio, su Facebook, in tv e finanziando un video promozionale della Festha Manna, un prodotto moderno e snello che potremo diffondere nelle fiere, nei media tradizionali e nei traghetti con la collaborazione delle compagnie di navigazione”.

“La Festha per i Martiri Turritani merita i riflettori – aggiunge il Sindaco Sean Wheeler – e il nostro obiettivo deve essere quello di preservare le tradizioni, creare momenti di aggregazione e amplificare la conoscenza di questa celebrazione, le cui origini sono antichissime. Nei mesi scorsi abbiamo avuto interlocuzioni con le compagnie di navigazione chiedendo di promuovere la Festha Manna presso i loro utenti. È di questi giorni la notizia che Grimaldi Lines ha attivato per la prima volta delle agevolazioni per i visitatori che da Barcellona e Civitavecchia sbarcheranno in città in occasione dell’evento. Ringraziamo la compagnia per l’avvio di questa iniziativa diffusa su social, web e stampa. Sarà un’ulteriore vetrina promozionale per Porto Torres – conclude il primo cittadino – e per la sua festa più antica e più attesa”

Un calendario molto articolato e di sicuro interesse per un evento che trova nella ricerca storica le sue radici profonde rappresentando per la comunità un momento di grande rilevanza dal punto di vista storico, culturale, sociale e di riscoperta delle tradizioni.

Salvatore Adinolfi

Il teatro napoletano al tempo della contestazione

Il ’68 è il protagonista assoluto del libro, fresco di stampa, di Enzo Grano, mass-mediologo, trascrittore, sceneggiatore, saggista e molto altro ancora , autore di 44 volumi, intitolato “Il teatro napoletano al tempo della contestazione”.

Colto, simpatico, ironico, poliedrico, Enzo Grano riesce a trasmettere con grande forza l’amore per il teatro, la televisione e il cinema. Mai noiosi ma sempre particolarmente interessanti e stimolanti i suoi interventi e le sue pubblicazioni.
Del ’68 è stato protagonista e testimone e in questa duplice veste pervade di testimonianze, ricordi, aneddoti l’intera trama del volume.
Il libro si apre con l’interrogativo “Cosa furono gli anni Sessanta?” e con la sua testimonianza tratta dal dramma “Marilyn”: “Io c’ero in quegli anni sessanta, intreccio di motivi pop, di cronaca nera e cinismo sfuso, definiti dai più “irripetibili”. IO c’ero e come. E c’ero, per dirla tutta, ad occhi aperti”.
Il volume è stato presentato nel corso del seminario “Scrittura di scena”, stage con la partecipazione didattica di Enzo Grano e Arturo Martorelli (Istituto Italiano per gli Studi Filosofici), organizzato dall’Associazione Culturale “Napoli è”, in collaborazione con l’AIMC Napoli Centro e l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici a Palazzo Serra di Cassano. Il video dell’incontro è disponibile su Youtube.
Un libro da leggere tutto d’un fiato per ricordare o per conoscere, per chi non l’ha vissuto, cinquanta anni dopo, il fermento culturale e artistico di quella stagione di contestazione ma anche e soprattutto di energia produttiva che è stata il Sessantotto.
Alessandra Desideri

Dalla Net-Art al Post-Internet, le due correnti dell’arte digitale

 

Da una parte ci sono gli artisti che utilizzano Internet come medium e come soggetto delle proprie opere, e per questo si parla di Net Art; dall’altra parte, gli artisti che mettono in scena le metafore della tecnologia e le trasformazioni emotive, cognitive e culturali che contraddistinguono l’era digitale, sono questi i ricercatori dell’arte Post Internet. Questi ultimi, nati tutti dagli anni Ottanta in poi, si confrontano con la condizione digitale per descrivere gli effetti delle nuove tecnologie e di internet sulla cultura e sulla società contemporanee, mentre i pionieri della Net Art contestano i canali canonici di fruizione dell’arte.

Insomma, due visioni dissonanti, che oscillano tra interpretazione e rifiuto.

Alcuni nomi, per avere una percezione del fatto che si sta discutendo di fenomeni concreti: Ryan Trecartin, artista americano 37enne, immagina nei suoi video un futuro in cui l’intercambiabilità dell’identità online diventerà una realtà, i suoi personaggi cambiano sesso a loro piacimenti ed il loro corpo può essere preso in affitto ed usato come una multiproprietà; Ed Atkins, londinese di 36 anni, per le sue visioni apocalittiche utilizza l’animazione digitale per realizzare corpi fantastici ed iperefficienti, ma deboli e consunti, come se i soggetti si svuotassero delle loro caratteristiche umane per raggiungere la perfezione virtuale ed immateriale. Questi sono solo alcuni, i più noti, del “settore”.

Le ultime tendenze, dalle visioni ottimistiche degli anni Novanta, si sono evolute verso un approccio artistico più critico, che rispecchia il disagio contemporaneo dell’uomo di fronte alla tecnologia sempre più efficiente ed intelligente, con i suoi algoritmi capaci di condizionare le scelte ed i comportamenti, nonché di immagazzinare un numero inconcepibile di dati sensibili.

La terribile constatazione di trovarsi di fronte ad un oceano di dati, troppo vasto per essere compreso, diventa sentimento artistico nelle opere di Camille Hernot, Mark Leckey e Hito Steyerl; basta farsi un giro in rete, o più semplicemente su Youtube, per capire la fama di cui godono. Soprattutto la Steyerl, che oltre ad essere una delle artiste più interessanti è pure un’attenta critica e divulgatrice dei fenomeni di trasformazione della rete con le sue video installazioni che descrivono le relazioni tra individui e forze economiche nel presente globalizzato. E, su tutto questo nuovo che avanza, poco compreso, troneggiano le parole di un altro artista post concettuale digitale, Seth Price, che arriva a sostenere che l’arte pubblica di oggi trova spazio su internet e consiste proprio nel modo in cui gli utenti si scambiano informazioni, quasi a suggerire che l’arte sia soprattutto una questione di dispersione di immagini, interscambiabili e modificabili all’infinito.

Di fronte a questa proliferazione di correnti e di immagini appare opportuno chiedersi, dunque, come distinguere gli artisti tra i miliardi di altri utenti online; quale sarebbe il ruolo dell’artista, quando tutti fanno qualcosa che assomiglia ad arte e che può essere presa per buona.

Siamo di fronte all’ammissione di una sconfitta o all’avverarsi della profezia di un’avanguardia di massa: una società esteta dove, grazie alla tecnologia, tutti saranno artisti, produttori e soprattutto consumatori.

Rossella Marchese

Le nuove declinazioni femminili del noir

Il tempo dei personaggi letterari stereotipati sembra essersi concluso, pure nella tanto amata letteratura di genere.  Le donne che popolano la nuova scena del crimine non hanno più nulla a che vedere con le femme fatale seduttive e manipolatrici degli anni di Raymond Chandler, né appaiono rassicuranti come l’argutissima ed anziana Miss Marple; bensì esse sono fragili e piene di insicurezze, oscillando addirittura tra fasi maniacali e depressive. Personaggi complessi, spesso creati da donne, difficili da incasellare e che, pertanto, riscrivono la grammatica del genere.

Ultima, in ordine cronologico, a rompere con il passato, almeno sulla scena italiana è la poliziotta in pensione Sara, creata dalla penna di Maurizio De Giovanni, lo scrittore partenopeo che si era inventato i personaggi sgangherati dei Bastardi di Pizzofalcone e soprattutto l’impareggiabile commissario Ricciardi, amatissimo dai lettori.

Con Sara al tramonto, invece, l’autore presenta una donna inquietante, difficile persino da collocare tra i “buoni”, piena di contraddizioni e con un passato pesante che è l’ossatura stessa del personaggio; e del resto, nel noir, il peso del passato per il protagonista ha un ruolo fondamentale, pari quasi all’intreccio. Anche Teresa Battaglia, il commissario profiler della scrittrice Ilaria Tuti, è una protagonista del tutto particolare, il lettore la incontra a 60 anni, un’età piuttosto insolita per un personaggio letterario, piena di esperienza ma totalmente sola.

Nevrosi, fragilità e tenacia contraddistinguono anche l’ispettrice Maria Dolores Vergani, nata dall’estro di Elisabetta Bucciarelli, oppure Petra Delicado, sovrintendente della polizia di Barcellona dell’autrice spagnola Alicia Gimènez-Bartlett. Perfino la malattia non viene risparmiata a queste nuove figure letterarie, diventando parte integrante della narrazione; è il caso di Aurora Scalviati, profiler della polizia italiana della scrittrice Barbara Baraldi, che soffre di un disturbo bipolare che tenta di dominare attraverso i farmaci e le sedute clandestine di elettroshock, oppure della famosa Lisbeth, protagonista antisociale e mentalmente instabile della saga Millennium, probabilmente uno dei personaggi letterari più affascinanti degli ultimi anni.

In ogni caso, pur riflettendo sfumature di giallo e nero così diverse, le donne detective fanno quello che da sempre il crimine letterario ambisce fare: mettere a nudo la complessità dell’animo umano, non solo dei cattivi, ma, forse, soprattutto di chi il male è costretto a guardarlo in faccia. In questo, le nuove protagoniste sulla scena letteraria italiana ed internazionale  non hanno nulla da invidiare, quanto a complessità, all’ex poliziotto Fabio Montale, monumentale personaggio simbolo del noir mediterraneo del grande Jean Claude Izzo.

Rossella Marchese

L’arte di Ianuario a Salerno

Sarà inaugurata domenica 22 aprile prossimo, alle 11, nella Pinacoteca Provinciale di Salerno, “Alchimie Solari”, esposizione di opere in ceramica raku, maioliche a lustro  e metalli di Giancarlo Ianuario Solaris.

La mostra, che sarà presentata da Giacomo Lodetti, e che si avvale di un testo critico a cura di Franco Bertoni, sarà visibile fino al 3 giugno prossimo, esclusi i lunedì, dalle 9 alle 19,45.

Goldrake spegne le sue prime 40 candeline

Goldrake debuttava in Italia il 4 aprile del 1978 su Rai2. A partire dalle 18.45, veniva trasmessa la prima puntata dell’opera di Go Nagai che inizialmente per via di un errore con la traduzione, si chiamava Atlas Ufo Robot. Nonostante vi sembrerà scontato doverlo ricordare, Goldrake è stato il primo robot giapponese a fare la sua comparsa nella televisione del nostro Paese. Questo supereroe gigante, ben presto ha fatto impazzire tutti, anche per merito della sua sigla-tormentone. Prima della sua messa in onda, i cartoni animati di questo tipo venivano considerati esclusivamente per i più piccoli, ma con il suo esordio, ci fu un vero è proprio cambio di rotta. Goldrake era tormentato e ogni giorno era alle prese con dei particolari nemici che arrivavano dallo spazio. In sintesi, non era per niente roba per bambini. I contenuti del cartone giapponese ben presto vennero presi di mira e le polemiche dell’epoca balzarono da giornale a giornale, nell’impossibilità forse di accettare qualcosa di talmente nuovo e diverso fino da averne paura. Tra le tante iniziative, indimenticabile la “Crociata di Imola” dove 600 genitori fecero una raccolta firme contro il cartone finita pure tra le pagine dei principali giornali.

La storia di Goldrake può essere interpretata come un simbolo dell’eterna lotta tra il Bene e il Male. Il messaggio dunque risulta estremamente chiaro per tutti coloro che vogliono osservare questo cartone animato in maniera obbiettiva e scevra da qualsivoglia pregiudizio. Va però detto che le distinzioni non sono mai così nette e banali, ma più sfumate. Bene contro Male, dunque, ma con la necessaria indicazione che le divisioni non sono mai così nette come potrebbero sembrare a uno sguardo superficiale. Nel cartone animato come nella vita. La messa in onda di Goldrake ha sancito quella che successivamente è stata considerata la ‘tv dei ragazzi’, per altro in una fascia oraria che oggi non verrebbe neppure presa in considerazione. Il manga aveva la capacità di condurre i telespettatori in una realtà lontana, caratterizzata da quella fantascienza che negli anni ’70 portava con sè grande curiosità ma anche grande paura. Ma Goldrake aveva anche molto altro, a partire dalla classica lotta tra il Bene e Il male, il ritorno alla tragedia shakesperiana, il divertimento, l’amore e la paura per il futuro. Una sorta di fiaba in chiave moderna, come aveva dichiarato all’epoca Gianni Rodari. Ma non tutti videro con una connotazione positiva il cartone animato più amato di sempre. Fu questo il caso ad esempio di Enzo Tortora che nel suo programma intitolato ‘L’altra campana’ criticò Goldrake per l’eccesso di violenza e il numero di morti causati dallo stesso protagonista.

Nicola Massaro

La Natura nella Creatività delle Donne: una mostra per la vita

Di grande interesse la mostra fotografica e il dibattito realizzati il 16 marzo dall’Associazione Donne Architetto ADA di Napoli e dalla   Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di Volontariato della Municipalità 2,  presso il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi Federico II in via Forno Vecchio a Napoli,  nell’ambito delle iniziative organizzate per il mese di Marzo.

Invitati ad intervenire Emma Buondonno, Fabia Bellofatto, Giovanna Farina, Rossella Russo, Eugenio Frollo, Aniello Greco e Francesco Chirico.
L’intento dell’iniziativa è stato quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sul grave stato  di degrado delle ultime aree verdi ancora esistenti nella città  metropolitana di Napoli.
“Nella densa ed estesa conurbazione la carenza di parchi e giardini sia   pubblici che privati compromette seriamente la salute e la qualità dell’aria e della vita di tutti i cittadini. La crescente isola di calore urbana rende la città di Napoli – sostengono gli organizzatori dell’iniziativa – per il   lungo periodo estivo inaccessibile alla gran parte della popolazione   ed in particolare ai bambini, agli anziani e alle donne. La trasformazione, inoltre, anche del suolo e del sottosuolo delle  ampie piazze, per funzioni di mobilità, parcheggi e aree di commercio,   ha aggravato ulteriormente la già grave condizione di  desertificazione  urbana”.
Per l’Associazione deve essere avviato al più presto un processo che porti ad un’inversione di tendenza negli interventi di riqualificazione urbana che può essere effettuato con un processo di Forestazione Urbana ormai non più rinviabile.
Da identificare e distinguere per le loro funzioni i Parchi Urbani dai Parchi di Quartiere, il Verde   Scolastico dal Verde Ospedaliero, il Verde Stradale dai Nuclei   Elementari di Verde, i Parchi e Giardini Storici dagli Orti Conclusi  dei Conventi religiosi, gli spazi rurali dai coltivi abbandonati e  così via.
Per ogni tipologia di giardino, secondo l’Associazione, va individuato una diversa tipologia   d’intervento e di opere che in una città come quella in cui viviamo potrebbero essere vera e propria utopia.

L’ADA sostiene che “il diritto allo spazio naturale è un diritto fondamentale per il   benessere soprattutto dei bambini e delle bambine perciò le Donne devono occuparsene come presupposto del diritto alla vita di ogni essere umano, le risorse naturali sono beni collettivi che vanno salvaguardati e la densificazione urbana coincide con la desertificazione delle città”.

Una foto per tutte, quella di Filomena Nardone, Panama, Finca di cacao, agosto 2016.

Salvatore Adinolfi

Carlo Del Preite, una voce per la poesia

Si è tenuta il 21 marzo, in occasione della giornata mondiale della poesia, la presentazione del volume di poesie in italiano Poesie II di Carlo Del Preite, per i tipi della Cuzzolin Editore e promosso dall’Associazione Culturale “Napoli è” nell’ambito delle proprie attività culturali.

Un pomeriggio intenso, quello presso la sala del Centro Studi “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo messa gentilmente a disposizione dell’evento dal presidente prof. Antonio Lanzaro.

Oltre all’Autore Carlo Del Preite, avvocato ed eccellente poeta sia in lingua italiana che napoletana, sono intervenuti i giornalisti Bianca Desideri, vice presidente dell’Associazione Culturale “Napoli è” e Rosario Ruggiero, il critico letterario Ino Fragna, poeti e amanti della poesia.

E’ intervenuto, inoltre, Luigi Esposito, figlio di Gennaro Esposito, poeta dalla grande capacità umana e noto per la sua poesia rivolta a temi sociali e  di attualità, nato a Napoli il 3 novembre 1920 e scomparso il 28 febbraio 2004, amico di Carlo Del Preite.

Un’occasione ghiotta per ripercorrere la storia della poesia a Napoli negli ultimi decenni che hanno visto i due Autori frequentatori instancabili del Cenacolo poetico Culturale Napoli è presieduta dal giornalista Giuseppe Desideri.

La prima assoluta del libro di Del Preite Poesie II si è avuta presso la libreria Raffaello.

Salvatore Adinolfi

Ogni sabato: la tradizione del canto a Napoli

Sabato da assaporare con il repertorio della canzone classica napoletana  eseguito dal bravissimi Pasquale D’Angelo. L’appuntamento è settimanale, ogni sabato alle ore 19.00,  a partire da marzo e e proseguirà nei prossimi sei mesi nella sala di MUSEUM situato nel cuore del centro storico, largo Corpo di Napoli.

La canzone classica napoletana costituisce “un patrimonio senza eguali nel mondo, perché Napoli, – come sottolineano gli organizzatori – dopo l’eccezionale fiorire di scuole musicali, un plurisecolare straordinario intreccio di musica aulica, popolare e popolaresca, non poteva che generare – fine ‘700, ‘800 e primo ‘900 – una qualità artistica e una quantità di canzoni uniche nella storia universale della musica, un patrimonio da rendere fruibile stabilmente per turisti e cittadinanza secondo un progetto organico”.

L’iniziativa di MUSEUM è molto interessante e propone un Maestro napoletano “da sempre puntigliosamente refrattario alla qualifica di “artista”.

Il virtuosismo di Pasquale D’Angelo è ben noto agli amanti della musica non solo napoletana, visto il suo ricchissimo repertorio, e la sua grande abilità concertistica. Accompagnandosi con la chitarra classica, canta ed espone in italiano e in inglese la “Tradizione del Canto a Napoli” esplorando aspetti e nessi inediti trattati in un suo recente saggio.

Formazione giuridica coniugata a quella musicale, ha studiato, infatti,  chitarra sotto la guida di Edoardo Caliendo, canto sotto la guida di Thea Carcavallo e contrabbasso al Conservatorio di Napoli S. Pietro a Majella, fanno di Pasquale D’Angelo un’artista poliedrico e un mix di elevato livello.

Molti i concerti “voce e chitarra” in Italia e all’estero per il suo ricco repertorio di oltre cento canzoni napoletane a partire dal ‘700 e un vasto repertorio di canzoni d’arte d’Occidente.

Alessandra Desideri

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