Napoli premia la creatività inclusiva.

Si è conclusa l’edizione 2024 del concorso “Raccontami la Disabilità”, promosso dal Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania, avv. Paolo Colombo. La cerimonia di premiazione si terrà lunedì 27 maggio alle ore 10:00 nell’Aula multimediale del Consiglio Regionale della Campania, presso il Centro Direzionale di Napoli. L’evento sarà moderato dall’avv. Teresa Canzano.
Sono tre gli istituti scolastici che si sono distinti in questa edizione del concorso:
Per la Categoria Video, l’I.C.S. “26° Imbriani-S. Alfonso de’ Liguori” di Napoli è stato premiato per la grande solarità e lo spirito inclusivo espressi dalla classe 2F. Il loro lavoro ha utilizzato magistralmente le nuove tecnologie per veicolare un messaggio di gioia e appartenenza. La Categoria Disegno ha visto trionfare l’IISS “L. Pacioli” di S. Anastasia, Napoli, con il collage fotografico “Io ti vedo così” e il disegno “L’amore è la cura”. Queste opere sono state riconosciute per la loro immediatezza e l’originale capacità di rappresentare la disabilità in maniera diretta e toccante.
Infine, per la Categoria Testo, il I Circolo Didattico “Basilio Cecchi” di Castellammare di Stabia, Napoli, con la classe 4D, ha ricevuto elogi per il testo poetico accompagnato dalla rappresentazione grafica “Un abbraccio per accogliere”. L’opera ha saputo evidenziare come le imperfezioni individuali possano diventare un punto di forza per creare qualcosa di speciale e abbattere le barriere della diversità.L’avv. Paolo Colombo ha commentato con orgoglio: «Questa iniziativa dimostra quanto sia cruciale educare le nuove generazioni alla comprensione e accettazione delle diversità. I lavori presentati sono stati di grande impatto emotivo, mostrando come la creatività possa fare da ponte verso l’inclusione».
La premiazione di lunedì non sarà solo un riconoscimento formale, ma un momento celebrativo delle giovani menti che, con la loro sensibilità, hanno saputo raccontare la disabilità con un approccio fresco ed emozionante. Questa edizione del concorso ha dato voce a tanti giovani, evidenziando come l’arte e la creatività possano essere potenti strumenti di inclusione e cambiamento sociale.
Ivan Matteo Criscuolo

Francescapia Monti: giovane scrittrice di gialli

E’ stato presentato lo scorso 17 maggio il libro “Assassinio a Green Dwelling” di Francescapia Monti, una giovanissima scrittrice, di appena 15 anni, la quale si è cimentata a scrivere questo libro giallo, ambientato in America in un quartiere di New York, che narra di un duplice omicidio e delle indagini fatte da un investigatore… una trama interessante ed intrigante. Ne parliamo con l’Autrice.
Francesca, quando è nata la passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è nata grazie al mio professore di italiano delle scuole medie, poiché ci faceva leggere spesso testi  gialli dal libro di narratologia. Grazie a lui ho iniziato a leggere libri gialli di grandi scrittori (come Agatha Christie) che mi hanno ancora più appassionata.

Come mai la tendenza a scrivere un romanzo giallo?

La tendenza per i gialli è arrivata spontaneamente, in quanto l’intrigo e la ricerca della verità sono insiti nel mio cuore. Il protagonista del racconto, il Dottor Happen, è un uomo zelante, responsabile, intuitivo ed istintivo (spesso anche troppo) e che a volte potrebbe risultare arrogante nei modi solo per portare i personaggi a dire la verità, la cosa più importante. Mi ci rivedo molto in lui, infatti ho cercato di associargli alcune caratteristiche che ritrovo in me.

Chi ti ha incoraggiato ad intraprendere questa avventura nella scrittura di un libro?

Ad incoraggiarmi nel mio percorso è stata mia madre, la quale ha subito avuto l’intuizione che io fossi avvezza alla scrittura. Non avrei mai pensato di poter fare una cosa, per me, così grande, ma mia madre ha sempre visto del potenziale in me, è stata la luce che mi ha guidata in questo nuovo cammino. Le sono grata per tutto ciò che ha fatto, per la pazienza avuta nel fare ogni cosa potesse essere utile a realizzare questo sogno.

Quando scriverai il prossimo libro? Sarà anch’esso un giallo oppure hai in programma un altro genere?

Il prossimo libro è già in elaborazione, anch’esso un giallo. Inoltre, ho intenzione di affrontare altri generi, come i romanzi rosa.

Alessandra Federico

Il patrimonio di Napoli e della Campania: il Museo di Capodimonte

La Reggia Museo di Capodimonte è un palazzo di tre piani con una superficie complessiva di 14mila metri quadrati, con 124 gallerie che ospita una delle pinacoteche più importanti d’Europa; già dal 1758 erano esposte opere d’arte  di famosi pittori,  ma solo nel 1957 è stata inaugurata ufficialmente.

Entrare nelle sale del Museo nazionale di Capodimonte equivale ad iniziare un viaggio nel tempo, ripercorrendo  più di 800 anni di storia dell’arte.

Il primo piano fa rivivere gli ambienti di un palazzo che nasce come museo e che solo in seguito diviene una delle residenze dei sovrani quando nel 1938 Ferdinando II  decide di dargli una nuova veste provvedendo anche a far ultimare le decorazioni del salone delle feste.

Nel secondo piano, nella sala 2 è ospitata la Galleria Farnese con dipinti tra i più importanti della famiglia Farnese con opere di Tiziano, Carracci, Parmigianino, Raffaello ed altri. Sempre al secondo piano, lungo il percorso che i visitatori fannoper giungere alla pinacoteca si attraversano ambienti di una eleganza sfarzosa, arredati con oggetti di lusso,  armi, porcellane, sete ed arazzi fino a raggiungere la sezione di arte napoletana ben rappresentata dal nucleo espositivo delle opere della scuola di Posillipo e da quelle del realismo storico di Filippo Palizzi e Domenico Morelli e della Galleria Napoletana che raccoglie opere provenienti dalle Chiese  della città e dai suoi dintorni che comprendono tele che vanno dal 1200  fino al 1700  di autori del calibro di Simone Martini, Colantonio, Caravaggio, Luca Giordano, Gaspare Traversi e Solimena.

Al terzo piano  troviamo la sezione  di arte contemporanea, al momento chiusa per lavori di restauro. Questa sezione fa detenere al Museo di Capodimonte un importante ed unico  primato in quanto con  le 160  con le opere è l’unica istituzione in Italia  a possedere ed esporre al pubblico di visitatori una collezione d’arte che   va da XIII secolo ai giorni d’oggi.

La collezione che comprende oltre a dipinti anche foto  e stampe d’arte tele  di Andy Warhol, Anselm Kiefer e Alberto Burri si è ulteriormente  arricchita  con le 70 0pere di 30 artisti contemporanei  donate nel  2022  dalla collezione di Ria Rumma.

Alessandra Federico

Presente, passato e futuro negli scatti fotografici

Il numero di aprile di FOTOIT la rivista della FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) accompagna il lettore e l’appassionato di fotografia alla scoperta di autori più o meno noti con alcuni dei loro scatti fotografici, oltre a mostre, incontri, suggerimenti.

Nell’editoriale Roberto Rossi, attuale presidente della FIAF, parla del congresso che si concluderà il 19 ad Alba. La rubrica Periscopio  evidenzia mostre ed incontri fotografici, volumi ed altre informazioni utili.

Per la sezione Autori Claudio Pastone parla di Franco Zecchin grande autore fotografico, oltre che di libri e studi, milanese, fotogiornalista, collaboratore per alcuni anni dell’Agenzia Magnum.

Paola Malcotti introduce invece Chiara Innocenti con il portfolio “Meraviglie presenta”. La Innocenti è stata seconda classificata al 14° Portfolio  in Rocca 20° Fotoincontri San Felice sul Panaro. Il circo è il protagonista scelto dall’Autrice per questo suo impegno fotografico.

La religione e la religiosità sono il tema proposto per questo numero di FOTOIT da Tommaso Covito intervistato da Umberto Verdoliva.

Fra i “Visti per voi” Giovanni Ruggiero presenta Mimmo Cattarinich fotografo di scena con una serie di immagini anche tratte da set cinematografici. E ancora, a cura di Giuliana Mariniello “Hilde in Italia. Arte e vita nelle fotografie di Hilde Lotz- Bauer”.

Giovanni Ruggiero presenta “Fondali” una carrellata di fotografie d’epoca che mostra i fondali che i fotografi dagli anni ’40 dall’Ottocento in poi usavano per le loro immagini e la funzione sociale che spesso assumevano. “Oggi il fondale aiuta lo storico a datare, sia pure approssimativamente, una fotografia così come aiuta la tecnica fotografia utilizzata, il supporto materiale dell’immagine e l’abbigliamento delle persone ritratte”.

Storia di una fotografia di Irene Vitrano presenta “La voce umana” di Guido Harari.

Talent Scout di Piera Cavalieri mostra e fa parlare con gli scatti i momenti di vita colti dal fotografo Biagio Mormile.

Per Portfolio Italia 2023 Laura Manione presenta Giuliano Reggiani  primo classificato al 14° Portfolio  in Rocca 20° Fotoincontri San Felice sul Panaro.

Molto altro da scoprire nella rivista, chiudiamo con “Diamoci del noi” di Isabella Tholozan che presenta Giovanni Ruggiero.

Antonio Desideri

Il patrimonio di Napoli e della Campania: Parco e Reggia di Capodimonte un gioiello nella città

Il Real Parco di Capodimonte di Napoli è il più grande parco urbano nazionale.

Questa meraviglia che si affaccia sul panorama del golfo di Napoli, con un’area verde di circa 134 ettari e con centinaia di specie vegetali diverse, nel 2014 è stato definito il parco più bello d’Italia.

Come già ricordato nella prima parte del nostro racconto (n.d.r. 25 aprile 2024), il parco è stato progettato con maestria scenografica dall’architetto Ferdinando Sanfelice che in quest’area verde, tuttora incontaminata, dispose una serie di vialetti dove sorgono 16 edifici storici composti da residenze, casini di caccia, laboratori, chiese e depositi di verdure e di carni.

Nel Parco Borbonico, oltre a varie specie di frutteti  e palme vi sono ben 13 alberi monumentali tra i quali ha un posto di riguardo il maestoso albero della canfora  che fu portato dalla Cina dai regnanti della Casa Borbone più di 200 anni fa ed è uno degli alberi più antichi di Napoli e tra i principali canfori d’Europa.

Quest’albero, alto circa 18 metri, si incontra  sul cammino dei visitatori all’ingresso  dell’entrata posteriore  del Casino dei Principi e grazie alle sue  enormi dimensioni è diventato  un vero ecosistema  dove trovano rifugio gli uccelli boschivi, scoiattoli e  si sviluppano funghi, felci e una vasta varietà di muschi.

Un altro albero di Canfora di 24 metri di altezza, ma relativamente più giovane, si trova nel Giardino Torre, dove da qualche tempo è stata aperta una pizzeria-ristorante dove c’è il forno  che circa 200 anni fa sfornò la prima margherita.

Gli alberi storici presenti nel Real Bosco di Capodimonte, oltre i due Canfori già descritti, sono:

La Melaleuca del Giardino dei Principi; il Cipresso di Montezuma nel Giardino dei Principi; l’Eucalipto Robusta del Giardino dei Principi; Il Tasso nel Giardino dei Principi; l’agrumeto nel Giardino Torre; la Palma blu del Messico nel Bosco; la Magnolia; la Palma di Teofrasto; il Platano; Il Podocarpo; l’eucalipto menta bianca del Giardino dei Principi.

Nel Giardino Torre o “Giardino Biancour” dalla famiglia  di giardinieri che lo presero in cura, su mandato della Reale Famiglia, era il luogo delle delizie dove venivano coltivate varie specie di ortaggi, agrumi e frutta esotica destinate alla tavola dei monarchi.

Recentemente, dopo attento studio e accurate sperimentazioni, sono state  ripristinate circa 600 specie botaniche alimentari tra le quali spiccano i saporiti e profumati mandarini  giunti a Napoli nel 1847, le famose “Cerase d’o Monte”,  le  pere  coscione  e l’intramontabile  e squisita pommarola Sammarzano.

Una notizia  molto saporita: domani  sabato 18 maggio 2024, Giardino Torre riapre i cancelli a Slow Food, mercatino della Terra dove saranno presenti con i loro prodotti  i produttori campani che coltivano rispettando i ritmi della terra recuperando  campi  da tempo abbandonati.

Alessandra Federico

Fino al 19 maggio la FIAF si incontra ad Alba per il Congresso Nazionale

Giorni di grande impegno per i circoli fotografici aderenti alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) che si incontrano ad Alba in Piemonte per rinnovare gli Organismi della Federazione. Si tratta del 76mo Congresso nazionale e si svolge nella città nota per i tartufi bianchi e per essere stata insignita nel 2017 del titolo di Città Creativa della Gastronomia UNESCO.

Tantissimi gli eventi in programma ed i momenti  confronto che mirano a valorizzare la diffusione della fotografia nel nostro Paese. Ne citiamo solo alcuni: incontro con Michele Smargiassi, mostra del Grande Autore 2024 (Franco Zecchin), mostra dell’Autore dell’Anno FIAF 2024 (Luciano Bovina), esposizioni dei Talent e delle foto del Gran Premio Italia.

Oggi pomeriggio alle 18.00 nell’auditorium della Fondazione Ferrero si terrà la consegna delle onorificenze e l’incontro con Guido Harari.

La Campania partecipa con un nutrito numero di Circoli molto attivi ed impegnati in iniziative, confronti, incontri con autori e fotografi di livello locale e nazionale, corsi di fotografia, mostre e tanto altro ancora.

Antonio Desideri

Successo della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo

Si è tenuta il 2 maggio la 27ma edizione della rievocazione storica del “Gran Premio Napoli – Circuito Posillipo”.

Le condizioni meteo sfavorevoli non hanno fermato la macchina organizzatrice del Classic Car Club Napoli che, per la ventisettesima volta ha portato le auto d’epoca in mostra al Viale Virgiliano per ricordare che in questi luoghi, dagli anni ‘30 fino al 1962 si correva il Gran Premio di Napoli su una delle piste più belle e difficili del panorama mondiale: il circuito di Posillipo. E sul rettilineo di partenza si schierano ogni anno le creature custodite da soci ed appassionati.

L’edizione 2024, disturbata dalla pioggia, ha fatto rimanere a casa molte vetture ma lo schieramento era comunque consistente, con un’ottantina di esemplari disposti sui due lati della strada. Nonostante pioggia ad intermittenza, il pubblico è accorso numeroso ad ammirare gli esemplari esposti, e quest’anno brillavano due splendide Ford A dei primi anni’30 e la sontuosa Lancia Artena del 1934. E poi due Topolino, un splendida MG, Triumph, Appia, Giulietta Sprint e tantissime altre automobili che hanno contribuito a far sognare intere generazioni negli anni del boom economico. Bella partecipazione anche di Ferrari (tutte rigorosamente iscritte all’Automotoclub Storico Italiano (A.S.I.). Fra le Post-Modern, ricca partecipazione di Porsche di Mercedes e di Alfa Romeo, ma una segnalazione particolare va alla rarissima alla Lancia Delta Turbo 4WD dell’americano Asbury, la vettura che ha aperto la strada al dominio del marchio torinese nel mondiale Rally con le 4 ruote motrici.

La prova di abilità che ha concluso la parte attiva della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli ha visto affermarsi Enrico Di Taranto con un’Alfa Romeo Spider del 1992 dopo una serratissima lotta con la Giulia del 1976 di Lorenzo Galletta e la Ferrari 355 di Francesco Galletta, racchiusi in pochissimi centesimi di secondo.

Grande la soddisfazione del Presidente del Classic Car Club Napoli Giuseppe Cannella: “Certo il meteo non ci è stato favorevole, ma sia i soci che il pubblico sono molto affezionati a questo evento e non ci hanno abbandonato – afferma soddisfatto dei numeri registrati al Virgiliano – ed ho visto che anche le condizioni dell’asfalto sono meno disastrate degli anni scorsi. Con un altro piccolo sforzo da parte del comune, il sogno di portare alcune Formula 1 di quegli anni in parata sui 4 chilometri della pista più bella del mondo potrebbe diventare realtà”.

Elena D’Incerti: Dentro San Vittore. Due anni di lezioni di Italiano in carcere

Vissuti problematici, anni di traversie personali e di emarginazione sociale.

Qual è la molla che spinge a riprendere a leggere e studiare?

A qualcuno dei detenuti viene consigliato, immagino da educatori e assistenti sociali. C’è un risvolto pratico ai fini processuali perché lo studio favorisce un giudizio di buona condotta.

Alcuni però, in una riflessione sul loro vissuto che in carcere finalmente riescono a fare (hanno molto tempo a disposizione) vedono la scuola come un’opportunità persa  ma recuperabile: una volta usciti, un diploma può facilitare la ricerca di un impiego.

Va detto però che sono davvero pochi quelli che, tra le numerose attività che il carcere propone, scelgono la scuola.

La sua riflessione assume un’ottica chiaramente istituzionalista e libertaria.

Come si può in un contesto scolastico, dunque normato, incedere oltre la struttura architettonica scolastica così come data e nota, appunto le mura di un carcere?

Premetto che il mio ‘lavoro’ in carcere non è la scuola istituzionalizzata, ma è un’attività di volontariato: un aiuto ad accompagnare gli studenti detenuti a sostenere esami di idoneità o, per quelli veramente motivati, di maturità.

La scuola in carcere non assomiglia quasi per niente alla scuola che c’è fuori, nonostante il lodevole tentativo dell’istituzione carceraria di ricostruire piccole aule scolastiche con banchi e lavagna e nonostante il desiderio (quasi struggente) dei detenuti più giovani di riavere il contesto che hanno perso solo pochi anni fa.

Diversa è anche la routine dei voti, dei programmi e delle interrogazioni: tutto più morbido. L’obiettivo è passare degli esami.

Il rispetto per la prof. invece è commovente: a volte immagino che molti di loro, finché hanno frequentato delle scuole da ragazzi liberi, non avessero gentilezze e premure. Ma anche questo fa parte probabilmente di un percorso di elaborazione del sé che, prima della detenzione, non hanno mai avuto l’opportunità di intraprendere.

A metà degli anni Trenta, Simone Weil aveva raccontato i miti greci agli operai e alle operaie di una fonderia francese.

La Letteratura, ieri come oggi, è funzionale al proprio riscatto?

La letteratura contiene risposte a domande di senso che molti studenti detenuti si pongono magari per la prima volta. Con mia grande sorpresa, commentano spesso la letteratura in modi totalmente diversi dai miei studenti ‘liberi’: anche questo dipende dai loro vissuti, da ciò che davvero cercano leggendo, dalla capacità di sorprendersi di fronte alla bellezza che non avevano mai sperimentato.

Le loro ‘risposte’ hanno spesso arricchito anche me.

Professoressa, lei ha proposto ai detenuti la scrittura in funzione terapeutica.

Lo scrivere può essere concepito come alternativo mediatore pedagogico, affinché ciascuno acceda ad una profonda comprensione di sé stessi e dell’Altro?

Sì e questo vale anche per le persone libere. Sarebbe molto bello proporre percorsi di scrittura creativa.

Ammetto però che della loro esperienza di studenti ‘liberi’, molti detenuti conservano una certa riottosità al lavoro in forma di compito, o spesso hanno paura a riprendere in mano la penna, per paura di non esserne capaci.

Quindi bisogna farli scrivere in presenza, durante le ore di lezione: ci vuole tempo perché si appassionino, poi scrivono, scrivono, scrivono. I giovani testi rap, i meno giovani anche poesie.

In tema di disuguaglianze qual è lo specifico valore che attribuisce alla Scuola?

La scuola dovrebbe essere ascensore sociale e non lo è: spesso mi sono chiesta se questi ragazzi si troverebbero in carcere se la scuola (in assenza di famiglie presenti attente) li avesse guardati, aiutati, inclusi davvero.

La scuola non include perché non ne ha più né tempo né mezzi, purtroppo. E a pagare sono i soggetti socialmente più fragili.

Io insegno in un liceo del centro di Milano dove è molto improbabile che un ragazzo (anche il meno studioso) possa non godere di un salvagente esterno: famiglie attentissime, opportunità alternative allo studio, una rete di protezione socioeconomica che permette maturazioni anche molto lente. Cose che chi da bambino cresce sulla strada, ahimè non ha.

A meno che non incontri dei docenti quasi missionari.

 

Elena D’Incerti, docente, traduttrice e curatrice di classici latini e greci, collabora da anni con alcune testate nazionali e con alcune riviste su temi legati al mondo della scuola.

Giuseppina Capone

 

“Gli Abitanti”: L’ultimo capolavoro teatrale illumina il Mercadante

Dal 3 al 12 maggio, il Ridotto del Mercadante si prepara a ospitare un evento straordinario che concluderà la sua stagione in grande stile: “Gli Abitanti”. Quest’opera, firmata da Alessio Forgione e portata in vita dalla direzione artistica di Arturo Cirillo, promette di essere una pietra miliare nell’ambito del teatro contemporaneo. “Gli Abitanti” è una produzione del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale che si annuncia come un viaggio intimo nella natura umana, svelando attraverso i suoi quattro protagonisti – interpretati da Martina Carpino, Luciano Dell’Aglio, Domenico Ingenito, e Daniele Vicorito – la complessa tessitura delle relazioni umane. Forgione descrive il lavoro come “tanto una recita quanto un rito”, sottolineando l’unicità di questo spettacolo, creato in simbiosi con gli attori. Arturo Cirillo, da parte sua, parla di “un confine sfumato tra attori e personaggi”, dove ogni esibizione diventa una confessione profonda. Con un’illuminazione che disegna “non porte, delle finte soglie”, e i suoni che alludono a un’atmosfera quasi sospesa, lo spettacolo promette di catturare lo spettatore in un’esplorazione emotiva densa di significato. Attraverso storie di amore, perdita e autodescovrimento, “Gli Abitanti” esplora il concetto di esistenza, dalla sua comparsa sul palcoscenico fino alla dissolvenza nel buio. In questa “avventura affascinante nella drammaturgia”, come la descrive Forgione, il pubblico è invitato a riflettere su quanto profondamente possiamo essere connessi con il luogo e con le persone che ci circondano, in un gioco di luci e ombre che è tanto teatro quanto vita stessa. Con “Gli Abitanti”, il Ridotto del Mercadante non chiude semplicemente una stagione, ma apre una finestra su “una nuova dimensione del teatro, dove lo spettatore è invitato a interrogarsi e a sentirsi intimamente coinvolto”, secondo le parole di Cirillo.
Ivan Matteo Criscuolo


Alla Biblioteca Nazionale una mostra su Aldo Giuffré

Nel centenario della nascita, la Biblioteca Nazionale di Napoli allestisce una mostra per ricordare la carriera di Aldo Giuffré, eclettico protagonista dello spettacolo italiano.

In occasione del centenario della nascita dell’attore napoletano Aldo Giuffré, lunedì 29 aprile alle ore 16 presso la sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli verrà presentata al pubblico la mostra Aldo Giuffré. Una vita per lo spettacolo 1924-2024, che sarà visitabile fino al 29 giugno. La mostra, allestita nel Salone della Sezione di Arti e Spettacolo Lucchesi Palli, ripercorre la multiforme carriera di Giuffré attraverso un percorso espositivo articolato in sedici teche, organizzate secondo un preciso ordine cronologico.

Forse solo l’aggettivo “eclettico” può definire al meglio la vita professionale dell’attore, che partì dalla radio nel 1943, approdò al cinema arrivando poi al teatro e giungendo, infine, alla televisione.

Dopo aver vinto un concorso come speaker radiofonico presso l’EIAR, Giuffré venne avviato alla carriera d’attore da Eduardo De Filippo che, dopo averlo inserito nel cast del film Assunta Spina (Mattoli, 1948), lo scritturò in compagnia facendolo debuttare nel 1947 con Napoli Milionaria. Da quel momento per l’attore iniziò una carriera tutta in ascesa: lavorò con Andreina Pagnani, Luchino Visconti, Giorgio Strehler, spaziando dalla commedia al teatro impegnato. La sua avventura con la televisione prese l’avvio negli anni Cinquanta, con alcuni lavori teatrali adattati per la tv e proseguì fino alla conduzione di Senza rete nel 1973. Parallelamente continuò a lavorare nel cinema, dove prese parte anche a importanti produzioni (come Le quattro giornate di Napoli, Loy, 1962 e Il buono,il brutto e il cattivo, Leone, 1966).

La mostra darà anche l’opportunità ai visitatori di poter conoscere un lato poco noto dell’artista: quello di scrittore. Dagli anni Ottanta, infatti, Giuffré iniziò a pubblicare alcuni romanzi che attirarono il parere favorevole di intellettuali partenopei, come Raffaele La Capria e Michele Prisco. Una vena autoriale, la sua, già emersa negli anni Settanta con la pubblicazione di articoli giornalistici e lettere aperte.

Lungo il percorso espositivo, si avrà l’opportunità di visionare, attraverso totem dedicati, alcuni filmati tratti dai suoi lavori cinematografici e televisivi. Il materiale esposto nelle teche consiste in fotografie, dépliant, copioni, quaderni manoscritti, tutta documentazione costituente il Fondo Aldo Giuffré, che il 19 febbraio scorso è stato generosamente donato dalla moglie dell’attore, la signora Elena Pranzo Zaccaria.

Il coordinamento scientifico della mostra, che si avvale del patrocinio della Rai di Napoli, è della dottoressa Maria Iannotti, mentre i curatori sono Domenico Livigni, Attilio Laviano e Laura Bourellis. L’accesso alla mostra è gratuito; lunedì 29 sarà possibile visitarla liberamente, mentre dal giorno seguente e per tutta la sua durata è necessario prenotarsi presso l’URP – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico della Biblioteca Nazionale di Napoli (tel.: 081 7819325 – mail: bnna.urp@cultura.gov.it).

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