Il “Profumo d’anima” di Caterina De Simone

“Profumo d’anima” una raccolta che si legge tutta d’un fiato,  ogni poesia apre la finestra dell’anima affacciandosi su sensazioni e immagini che scorrono davanti agli occhi mentre gli stessi seguono bramosi le righe per immergersi nei pensieri e nei sentimenti di Caterina De Simone per far riscoprire un mondo che può essere letto in “positivo”.

Poetessa, ma anche attrice e letterata, riesce con una semplicità davvero apprezzabile a rendere i suoi versi forti e penetranti abbracciando una vasta gamma di tematiche (religiose, ambientaliste, sociali) che ruotano attorno ad un grande tema centrale: l’amore, che pervade ogni azione umana.

Donna di forte fede religiosa la trasfonde nei suoi versi esprimendo con attenta sequenza sentimenti universali e senza età.

Fausto Marseglia nella sua prefazione al libro riassume il vero senso della poesia dell’Autrice: “In un  mondo in cui tutto si muove a ritmi tanto veloci da travolgerci e non farci assaporare le gioie della vita, fermarsi un attimo per riscoprire e gustare, significa quasi rinascere”. Ma qual è il grande merito di Caterina De Simone? Quello di riuscire “Con la dolcezza dei suoi versi”  ad indicarci “un’area di sosta nel viaggio furibondo della nostra esistenza”.

 

Salvatore Adinolfi

 

 

Figlia ‘e nisciuno: Roberto Di Roberto interprete del dolore

Il poeta Roberto Di Roberto è autore di numerose liriche che spaziano in un arco temporale e in un panorama di parole e sentimenti molto ampio lasciando testimonianza indelebile nei circoli letterari napoletani e campani.

Bella e densa di significato la poesia Figlia ‘e nisciuno che spesso viene declamata dagli alunni dell’Istituto Comprensivo Giovanni Bovio durnte il Maggio dei Monumenti anche alla presenza del Cardinale Crescenzio Sepe.

Nei versi carichi di forza emotiva il dramma di una donna dell’Ottocento che lascia nella Ruota dell’Annunziata la sua figlioletta. Una storia vecchia di secoli ma che ben può rappresentare anche il dramma di tante mamme di ogni secolo compreso il nostro che devono abbandonare la propria creatura per motivazioni varie, sperando che possano avere una vita migliore di quella che avrebbero potuto offrire loro.

Presente nei principali salotti letterari della città, Di Roberto è attivo interprete della vita culturale napoletana, fautore convinto dell’avvicinamento dei giovanissimi alla poesia è di stimolo a numerose iniziative.

 

Salvatore Adinolfi

A Napoli i “tesori nascosti” dell’arte si svelano al pubblico

Una mostra inaspettata, in un luogo inaspettato, così si presenta l’esposizione curata da Vittorio Sgarbi dal titolo: “I Tesori nascosti. Tino di Camaino, Caravaggio, Gemito”, centocinquanta capolavori dal XIII secolo fino al `900, provenienti da collezioni private, che lo stesso Sgarbi ha definito “un vero museo, una immensità di bellezza davanti alla quale vi sentirete storditi”.

E non potrebbe essere altrimenti; per l’occasione unica è stato concesso di allestire la mostra nella magnifica basilica di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta, appena restaurata grazie ai fondi pervenuti dall’Unesco e dall’Associazione Pietrasanta, circa 2 milioni di euro in totale, che sono serviti per riportare all’antico splendore uno degli edifici religiosi più importanti di Napoli,  risalente al VI secolo, fino a qualche anno fa abbandonato e trasformato nell’officina di un meccanico, come testimoniano le macchie d’olio ancora visibili sul pavimento.

Tutte le opere d’arte esposte, fino al prossimo maggio, sono il frutto di una ricerca portata avanti tra fondazioni bancarie, istituzioni e privati, svolta con l’intenzione di svelare al grande pubblico capolavori altrimenti celati ed inarrivabili, ecco spiegato perché si parla di “tesori nascosti” e perché è stata scelta la basilica alla Pietrasanta quale luogo ideale dell’allestimento: un prezioso scrigno dimenticato a contenere bellezze artistiche sconosciute.

Da una testa di maestro federiciano del 1250 fino al un autoritratto di Antonio Ligabue, nell’allestimento, che ricorda i corridoi di un museo, si passeggia nella storia dell’arte e in quella  di Napoli, fatta dal collezionismo: da Paolo Veronese a Guido Reni, da Tiziano a Battistello Caracciolo a Guercino, da Mattia Preti a Luca Giordano, da Solimene a Pitloo, sino a Cammarano, Mancini, Notte, Viti, de Pisis, de Chirico e Morandi, oltre ai tre maestri che danno il nome alla mostra. Di Tino di Camaino c’è il San Giovanni Evangelista, di Gemito in mostra Lo scugnizzo e il ritratto di Fortuny, mentre il posto d’onore è riservato alla Maddalena addolorata del Caravaggio.

Un percorso che tratteggia un quadro della geografia artistica italiana ricchissimo e unico.

 

Rossella Marchese

Salerno: a Palazzo Genovese la mostra “Vivi l’arte”

mostra-pittoricai concluderà domenica 4 dicembre la mostra di arti figurative “Vivi l’arte”, organizzata dall’associazione “Clio Art” presieduta da Amelia Marino, e presente già dal 30 novembre scorso, ad ingresso libero, tra le pareti del secolare Palazzo Genovese, in pieno centro storico salernitano.

Ad esporre, anche alunni dell’istituto scolastico locale, di istruzione secondaria, “Santa Caterina da Siena – Amendola” (tra cui una Enrica Maria Aiello, per quanto giovanissima, già premiata in concorsi artistici ed espositrice in altre occasioni), adolescenti che per virtù artigiane, estro creativo, capacità espressive e facoltà di stupire piacevolmente lo spettatore, mostrano di non aver da temere confronti, a tutto merito di un’encomiabilissima azione educatrice della scuola che li ha formati.

Le loro opere, quindi, simpaticamente e generosamente, tra lavori di maestri adulti di ben più ampia esperienza, quali Domenico De Stefano, Angelo Fortunato, Annella Papa, Rita Avallone, Erminia Salzano, Fabio Petti, Annarita Viscido e quelle Donatella Blundo, Anna Rago ed Adriana Ferri (nella foto, da sinistra a destra), recenti protagoniste di un’ammirevole mostra nella cornice quattrocentesca dell’Arco Catalano di Palazzo Pitti, tra suggestioni di ceramiche finissimamente lavorate e dipinti dalla sempre gradita (e mai troppo lodata) virtù di stimolare il pensiero senza trascurare di carezzare l’occhio.

 

Rosario Ruggiero

A Napoli maratona di jazz

Fenomeno musicale notevole, il jazz ha saputo pervadere, con i suoi stilemi, i più disparati ambiti musicali, incuriosendo, suggestionando ed ispirando musicisti massimi anche della più autorevole tradizione europea, come i francesi Maurice Ravel e Claude Debussy, per fare solo due nomi.

Oggi anche disciplina di insegnamento nei conservatori, a Napoli trova una vivace adesione ed alacre fermento, esprimendosi in specifici contesti sempre più numerosi, abbracciato anche da musicisti di robusta formazione accademica.

Un piccolo, vivido, riservato mondo che domani si offrirà all’intera città nella sontuosità architettonica della Basilica di San Giovanni Maggiore Pignatelli grazie ad una iniziativa curata dal musicista Enrico Del Gaudio, “La notte del jazz”, sei ore, dalle 18 alle 24, affidate ad artisti legati alla città, dal pianista Mariano Bellopede al “Petrarca Trio”, “Armanda Desidery Trio”, Beatrice Valente Trio”, “Luigi Di Nunzio Quartet” nonché il duo Pericle Odierna-Armando Bertozzi ed il duo Fabiana Martone-Marco Pezzenati.

Non mancheranno pure momenti narrativi, affidati alla voce di Anita Pavone,  dedicati alla storia di questo particolare genere musicale, anche attinti da autobiografie di eminenti artisti, un’idea che, anche in virtù della collaudata bravura della valente attrice, sarà sicuramente prezioso arricchimento alla serata.

 

Rosario Ruggiero

 

Al PAN in mostra Steve McCurry, l’artista fotografo “senza confini”

Rimarrà in allestimento al Palazzo delle Arti di Napoli fino al prossimo 12 febbraio 2017, la mostra “Steve McCurry. Senza confini”, un’intensa esposizione fatta di foto famose, inedite, recenti e più datate del grande maestro della fotografia contemporanea.

In particolare evidenza, per questo progetto, la necessità del maestro di porre l’accento sulle sofferenze dei popoli.  Sempre in giro per i luoghi del mondo in cui si accendevano più forti i conflitti e, di conseguenza, le grandi migrazioni delle popolazioni della terra, McCurry è stato testimone diretto di questi esodi, a partire dalla fine degli anni ‘70, quando si trovò a documentare, per la prima volta al mondo, l’entrata dei mujaheddin in Afghanistan a contrastare l’invasione russa.

Lo spirito evocativo delle sue foto, in cui la presenza umana è sempre protagonista, anche quando è solo aleggiante, spazia per tutti i continenti, dal Pakistan, all’Afghanistan e all’India, dal Medio Oriente al Sud Est Asiatico ed all’Africa, fino a Cuba, Stati Uniti e anche Italia; il suo lavoro continua a raccontare di conflitti politici, culturali e militari, di tradizioni che si perdono nella notte dei tempi e, soprattutto, di una umanità tanto varia nella quale è impossibile non riconoscersi ed immedesimarsi.

Una mostra che vuole, dunque, unire le umanità, attraverso la potenza simbolica delle immagini senza confini del maestro di Philadelphia, ed offrire al pubblico una chiave di lettura proposta dalla stessa voce di McCurry, che guiderà in prima persona i visitatori del PAN ad orientarsi nella fitta foresta seducente e sofferente delle sue fotografie.

 

Rossella Marchese

 

Un germoglio tra le sbarre

 

Il 16 novembre 2016, ore 10.00  nella  ala dell’istituto di Santa Maria in Aquiro, Senato della Repubblica, in Piazza Capranica, 72 a Roma si terrà l’incontro “Dal disagio personale al disagio sociale, tra carcere e libertà”. Intervengono: Luigi Manconi, Presidente Commissione Diritti Umani del Senato,

Angelica Artemisia Pedatella e Paolo Paparella, autori del libro “Un germoglio tra le sbarre” (Pioda Imaging Editore), Pietro Buffa, Direttore Generale del Personale e delle Risorse Amministrazione Penitenziaria, Marco Braghero, PhD Researcher Jyvaskyla University (Finland),  Maria Chiara Sicari, assistente sociale e volontaria in carcere,  Manlio Lo Presti, direttore di banca,  Laura e Silvia Squizzato, giornaliste e conduttrici televisive,  Fabrizio Collevecchio, Ispettore capo Polizia Penitenziaria, Terza Casa-Rebibbia,  Ivan Reali, Ettore Maria Bernabei, Lara Palladini, Ferruccio Rizzi, studenti Liceo Classico Europeo – Convitto Nazionale.

Modera  Giampaolo Cadalanu, giornalista di La Repubblica

Saranno presenti IDOPPIAMANDATA, gruppo musicale della Terza Casa-Rebibbia, costituito da detenuti, agenti di Polizia, volontari, artisti.

Musica a pranzo a Palazzo Zevallos

Sempre molto ricco il calendario di incontri e concerti che Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo propone agli amanti della musica a Palazzo Zevallos. Due esibizioni previste nella prima settimana di novembre previsti per l’iniziativa  che sta riscuotendo grande successo “Musica a pranzo” realizzato in collaborazione con il Conservatorio Domenico Cimarosa di Avellino. Il salone di Palazzo Zevallos Stigliano, via Toledo n. 185 a Napoli, tutti i mercoledì e sabato, ospita giovani talenti che si esibiscono nel momento della pausa pranzo. Porte aperte fino ad esaurimento posti e il titolo lo conferma “È aperto a tutti quanti”.

Questo i programma della settimana:

Mercoledì 2 novembre, ore 13.30

I chitarristi Antonio Andreozzi, Antonio Trivello, Antonio Sabbatino e Giuseppe Vituperio eseguiranno brani di H. Villa-Lobos, L. Legnani, M. Gangi, A. Barrios, L. Brouwer, A. Ruiz-Pipo, F. Margola.

Sabato 5 novembre, ore 13.00

I soprani Fiorenza Barsanti, Chiara Di Girolamo, Mariagioconda Santaniello, il tenore Francesco Domenico Doto, i pianisti Riccardo Fortino, Rosalba Pinto e Dora Sorrentino pianoforte, si esibiranno presentando brani tratti da L. Delibes, W. A. Mozart, F. P. Tosti, L. Leo, G. Verdi, G. Puccini, N. Rota, K. Weill, G. Verdi, E. De Curtis.

Buon ascolto!

 

Alessandra Desideri

Al via al Circolo Megaride la rassegna “Il filo di Arianna”

Con un incontro dal titolo “La cultura interprete del ’900. Da Pirandello a Totò” si aprirà domani, alle 18, presso il Circolo Megaride, la rassegna “Il filo di Arianna”. Protagonisti, lo scrittore Pierfranco Bruni, l’attore Enrico  Siniscalchi ed il cantautore Lino Blandizzi. Ospite d’onore, l’attrice Antonella Stefanucci.  Nel corso della serata che sarà condotta dal giornalista Ermanno Corsi, sarà anche presentato il volume “Sotto un contorto ulivo saraceno”, raccolta di racconti, ultima fatica letteraria della scrittrice Aurora Cacopardo.

Marilyn il mito americano sotto il riflettore di Enzo Grano

Marilyn il fenomeno biondo che ancora oggi affascina ed appassiona gli amanti del cinema e perché no quelli del gossip è la protagonista del libro-dramma di Enzo Grano.

Nella lunga e “corposa” attività letteraria, di commediografo e sceneggiatore, oltre che di saggista e docente di Enzo Grano non poteva mancare un lavoro sul biondissimo mito americano che ha fatto sognare tante generazioni e che resta ancora oggi un’icona di bellezza e di mistero, soprattutto per la sua tragica morte.

Norma Jeane Baker Monroe al secolo Marilyn Monroe è una figura complessa e non ancora completamente scoperta. Una infanzia sicuramente difficile, con una paternità incerta e non presente. Infanzia trascorsa tra affidamenti ad alcune famiglie e la presenza di una madre ricoverata in ospedale psichiatrico, matrimoni, amanti alcuni illustri, aborti.

Una vita artistica di successo anche se fatta spesso di compromessi come il mondo del cinema, per stessa ammissione dell’attrice, prevedeva. Chi non ricorda alcuni dei film che l’avevano consacrata diva: Giungla d’asfalto, Eva contro Eva, Nata ieri, Matrimoni a sorpresa, Niagara, Gli uomini preferiscono le bionde, Come sposare un milionario, La magnifica preda, Quando la moglie è in vacanza, A qualcuno piace caldo, solo per citarne alcuni.

Una tragica fine ancora avvolta da una nube di mistero e supposizioni. Questa è la donna protagonista del libro-dramma di Enzo Grano.

Già dalla copertina si presagisce l’andamento dell’intera sceneggiatura che attraverso le parole dei protagonisti e le indicazioni per la messa in scena traccia la figura della donna che ha ispirato anche Andy Warhol.

Protagonista la donna, la sua “fragile” figura, la sua immagine pubblica ma anche e soprattutto quella privata, la sua sofferenza e la sua morte per suicidio o almeno così riportano le cronache e il referto del medico.  Ma fu vero suicidio? Questa è la domanda che si pongono i personaggi anche sulla scena.

Il processo inscenato da Enzo Grano per la morte di Marilyn vede scomporsi, in un’altalenante contraddittorio fra i personaggi, la vita di Norma Jean – Marilyn portando allo scoperto dubbi, aspetti noti e meno noti della sua vita di donna e del suo percorso di attrice sotto i riflettori della macchina del cinema e nel buio della propria solitudine.  Amatissima, ma non effettivamente amata si sentiva probabilmente Marilyn, questo dubbio emerge anche nel corso degli interrogatori in scena. Sposa giovanissima, poi di nuovo sposa e stavolta non di un operaio di una fabbrica ma dello sportivo di successo Joe Di Maggio e poi ancora dello scrittore Arthur Miller.

Carica di amore ma anche di fisicità. Nonostante la fama e la gloria, era solo Norma, anzi come viene più volte rimarcato dal presidente nel processo scenico, Marilyn.

L’apertura del secondo tempo del dramma nel volume è preceduto da una frase di Marylin che sintetizza la sua carriera artistica, parole velate da amarezza.

Miller, uno dei personaggi in scena, parla anche del desiderio di Marilyn di essere madre, il desiderio di un figlio che non ebbe e che forse “avrebbe compensato la sua ansia di rassicurazione”.

La voglia di una vita normale prendeva sempre più piede nella mente dell’attrice, per una donna senza radici che invece voleva metterle in un luogo, non importava quale, con un uomo e con un figlio che l’avrebbe “rassicurata” e che avrebbe proseguito la sua esistenza mortale oltre la morte. Ma ciò non le fu dato di ottenere dalla vita. Successo sì tanto, ammirazione sì tanta, felicità poca.

La sintesi del rapporto tra Miller e la Monroe emerge nel secondo atto quando i due protagonisti, il Presidente della Giuria e Miller, parlano del lavoro dello stesso Miller “Dopo la caduta”.

Anche lo spostarsi da un personaggio all’altro dell’inquadratura dell’occhio di bue, la musica di sottofondo, le immagini di film che scorrono, il cambio di luci fa sì che l’attenzione venga di volta in volta attratta non solo dalle parole ma anche dai gesti e dai movimenti dei protagonisti, dalla scena, dai particolari.

La conclusione del processo-dramma è lasciata a Mister X, una donna vestita da uomo, che ripercorre gli ultimi tragici mesi della vita di Marilyn, con le testimonianze di coloro che propendevano per la tesi che non si trattò di suicidio ma di suicidio indotto per farla tacere su verità scomode che avrebbero potuto sconvolgere l’establishment americano, come ad esempio la storia della gravidanza e dell’aborto in Messico poco prima della sua fine.

Con il suo Marilyn  Enzo Grano come scrive in coda al volume ha “cercato di mettere in scena i fatti”, ha “cercato di chiamare alla ribalta le persone, per conoscerle. Fatti e persone, a loro modo,hanno inteso raccontarmi una storia. La più vera possibile, atteso che le parole impiegate,pur dovute ai fatti, sgorgano, sorgive, dal fonte battesimale dell’Autore, che si alimenta dal ripetersi meccanico, senza tempo, della storia stessa”.

Bianca Desideri

1 55 56 57 58 59
seers cmp badge