Il Potere e lo spazio nella Napoli cinquecentesca

Uno sguardo appassionato sulla Napoli cinquecentesca è quanto emerge dalla mostra del fotoreporter Enzo Barbieri presso la Galleria Carpentiero in piazza Municipio, nel cuore della città, dal titolo “Il Potere e lo spazio nella Napoli cinquecentesca”.

Un progetto fotografico e non solo per far conoscere e allo stesso tempo sollecitare il recupero di opere d’arte sparse nel centro storico e nei luoghi di culto di Napoli.

“Promuovere l’arte ed ogni forma espressiva affinché siano elementi portanti della cultura e, come tali, occasione di crescita individuale, e collettiva. Queste le motivazioni che mi spingono da oltre trent’anni – dichiara Enzo Barbieri – a fotografare i monumenti della città, avendo realizzato le prime foto in occasione delle prime visite con una ricerca fotografica iniziata con il bianco e nero e approdata poi al colore che ha immortalato centinaia di opere d’arte che da secoli giacciono nei luoghi di culto e sfuggono  all’occhio dei visitatori”.

Nella sua lunga attività di reporter tante sono le immagini della città scattate, tante le fabbriche esplorate,  Santa Maria La Nova, Santa Maria del Soccorso, San Domenico Maggiore, Chiesa di San Carlo all’Arena, Chiesa San Giovanni a Carbonara con la statua di Ladislao a cavallo e la scultura della Madonna del Carmine di Michelangelo Naccherino in sommità del monumento sepolcrale stile tardo-gotico (1414 ), Chiesa di San Pietro a Maiella, Chiesa di Sant’Anna dei Lombardi con il Compianto sul Cristo morto (1492 – 94) di Guido Mazzoni  la sacrestia affrescata da Giorgio Vasari che nasconde le statuette lignee dei padri Olivetani , Pontificia reale basilica San Giacomo degli Spagnoli con il Sepolcro di Don Pedro de Toledo 1540-1570- opera di Giovanni da Nola posizionato dietro l’altare maggiore, Chiesa Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco con il gruppo marmoreo di Cosimo Fanzago che raffigura una testa alata.

Ad alcune immagini è più legato e ne ha dato forte segno nella mostra alla Galleria Carpentiero: come solo per fare qualche esempio il Cristo nella Chiesa di San Carlo alla Rena di Michelangelo Naccherino, il Cristo nella Chiesa di Santa Brigida in abito della croce di Lucca.

Una mostra che rivela l’attenzione e la passione per la città con  l’occhio profondamente indagatore del giornalista fotocronista che raccoglie, attraverso le immagini delle opere realizzate nei luoghi di culto napoletani dal periodo cinquecentesco all’ottocentesco sia da artisti napoletani sia provenienti da tutta l’Italia, la storia di una Napoli che è stata culla di civiltà ed arte.

“Il progetto – sottolinea Enzo Barbieri – è legato alla ricerca storica che negli anni ho realizzato con l’intento di rappresentare la storia e le vicissitudini che questi luoghi hanno subito corredate di didascalia con cenni storici sull’opera rappresentata, sugli artisti esecutori nonché sull’itinerario luoghi  visitati”.

Le belle e significative immagini sono raccolte in 2 DVD multimediali che consentono ai fruitori la riscoperta delle opere straordinarie conservate nei siti visitati e fotografati dall’autore.

La mostra alla Galleria di piazza Municipio rappresenta una tappa del percorso fotografico per la valorizzazione di luoghi noti e meno noti della città portata avanti da Barbieri.

Alessandra Desideri

 

Il Premio Masaniello celebra la danza

Dopo otto edizioni svoltesi nello storico scenario napoletano di Piazza del Carmine ed una al Teatro Delle Palme, è il Teatro Sannazaro, per la seconda volta consecutiva, domenica 25 settembre, la sede del “Premio Masaniello – Napoletani Protagonisti”, prestigioso riconoscimento ideato da Luigi Rispoli, realizzato da Umberto Franzese ed organizzato da Laura Bufano, quest’anno imperniato sul tema “Napoli sulle punte”.

“Un premio che ritengo tra i più importanti a Napoli”  dichiara con orgoglio Franzese . A ricevere la caratteristica statuetta creata dallo scultore Domenico Sepe, eccellenze del mondo della danza quali il maestro di ballo Arnaldo Angelini, i ballerini Umberto De Luca, Elisabetta Magliulo, Marilena Riccio ed Ambra Vallo, i coreografi Luciano Cannito ed Antonio Iavarone, il direttore del corpo di ballo del Real Teatro di San Carlo Giuseppe Picone ed il fotografo internazionale di danza Alessio Buccafusca. Nella seconda parte della serata riceveranno l’ambito riconoscimento personaggi del mondo della cultura più ampiamente intesa, dai musicisti Romeo Barbaro e Gianni Lamagna alla scrittrice Valeria Parrella, l’oncologo Cesare Gridelli, l’allergologo Beniamino Casale, la fotografa Gilda Valenza Maggi e l’antiquaria Tullia Passerini Gargiulo. Ad eleggere i premiati, la giuria presieduta dal regista Aldo Masella e formata dalle giornaliste Maresa Galli ed Armida Parisi, il regista Riccardo Canessa e lo scrittore Mauro Giancaspro. Nell’intervallo tra le due serie di premiazioni, lo spettacolo “Mescolanze: vocazioni e privilegi”, diretto da Sasà Imperatore ed interpretato da Lara Sansone, Tullio Del Matto, Antonella Cioli, Giuseppe Padagno, Vincenzo De Simone, Anna Donati e Francesca Maresca.

 

Rosario Ruggiero

Scrivere in Jazz 2016, a Sassari Enrico Rava

“Non sono seduto perché sono stanco ma perché sono vecchio…”. Così la sequoia gigante dalla chioma bianca e fluente, rompe il silenzio e, riposta la tromba, saluta il pubblico accorso ad applaudirlo.

Per una occasione importante, a Palazzo di Città, il Teatro Civico, gioiello fine incastonato nella Sassari vecchia, Enrico Rava ritrova la sua Orchestra Jazz di Sardegna ventidue anni dopo la sua ultima collaborazione. Tanti gli anni trascorsi da quel 1994 quando fu protagonista nel progetto originale di Bruno Tommaso “Seven steps about Carmen”.

L’occasione è data dal doppio appuntamento (8 e 9 settembre) serale per le fase finale della quattordicesima edizione di “Scrivere in Jazz”,  il concorso internazionale di composizione ed arrangiamento  organizzato dall’associazione Blue Note Orchestra di Sassari. Il concorso propone a compositori di qualunque estrazione artistica e provenienza geografica di misurarsi con il jazz attraverso la realizzazione di arrangiamenti per un organico orchestrale di 20 elementi.dsc_0055-jazz2

Alle due serate realizzate con il contributo del Comune di Sassari, della Regione Sardegna, del MIBACT e della Fondazione di Sardegna ha partecipato un variegato  pubblico di appassionati e i tanti finalisti che hanno avuto l’occasione di ascoltare  per la prima volta le loro composizioni eseguite dall’Orchestra jazz della Sardegna diretta da Paolo Silvestri.

Nella serata conclusiva dell’8 settembre, si è consumato un vero capolavoro con il musicista triestino, torinese di adozione. Un evento memorabile il concerto  “OJS Meets Rava”.

La big band sassarese fra le più longeve d’Europa, ha proposto alcuni brani storici del repertorio del grande jazzista internazionale arrangiati da Paolo Silvestri, in questa occasione direttore d’orchestra. L’evergreen “Senza Fine” è stato il preludio di standard entusiasmanti che hanno esaltato l’interplay degli orchestrali sardi.  “Adulti e con figli, davvero molto bravi” – ha ricordato al termine Rava. Non nascondendo la velata malinconia della prima volta con la stessa OJS, all’epoca foriera di quegli stessi  “bravi ragazzi che sono cresciuti davvero bene”, Rava ha dedicato “dialoghi” con tutti i musicisti della band. Alti i fraseggi in duo con l’altra tromba Giovanni Sanna Passino, con la chitarra elettrica di Antonio Pitzoi.  Senza dimenticare i virtuosismi al piano di Mariano Tedde efficaci con i tamburi di Luca Piana e tutto l’ensamble  nella entusiasmante versione di “My Funny Valentine”.

La serata ha acceso il pubblico, in estasi nei fantasiosi assoli del trombettista, superbo in alcune sue composizioni: “Spider Blues”, “Il Viaggio” e “Certi Angoli Segreti”.  Ovazione all’epilogo per l’indimenticabile “Cidade Do Amor Demais”.  Di chiaro respiro europeo, il concorso ha premiato rappresentanti di Germania e Spagna nelle competizioni in gara. Christina Fuchs (classe 1963,  Monaco di Baviera, Germania), con “Newton’s Cradle”,  sì è aggiudicata il premio per le composizioni originali a tema libero. Per la sezione ai temi della musica etnica della Sardegna, quest’anno dedicata al “Canto a chitarra”, si è imposto lo spagnolo Eduardo Rojo Gonzàlez  con  “Images from Sardinia”.  Per la terza sessione, dedicata in questa edizione agli arrangiamenti di brani appartenenti al repertorio del Maestro Rava, nessun finalista si è invece aggiudicato il premio. A giudizio della commissione i brani non raggiungevano infatti gli standard richiesti dalla giuria. “Questi musicisti sono degli eroi  – ha detto il presidente di giuria Mario Raia l’Orchestra Jazz della Sardegna è una rarità in Italia, una delle pochissime realtà a portare avanti progetti culturali preziosi e fondamentali per la musica jazz  esistenti in Italia”.

Durante le premiazioni Gavino Mele, presidente OJS e giurato aggiunto nella commissione esaminatrice,  ha confermato con soddisfazione di avere raggiunto l’obiettivo della tradizionale rassegna biennale: dare luce ai migliori talenti musicisti sparsi nel mondo.  

Decisiva l’esperienza di Mario Corvini, fra i migliori trombonisti in circolazione nel mondo, che a Roma sta portando avanti con grandi sacrifici ed enormi soddisfazioni un laboratorio aperto a tutti i giovanissimi talenti italiani, innamorati di Jazz. Chiudiamo con il pensiero del pianista Mariano Tedde, decano OJS, affidate ai social network, a poche ore dal calare del sipario : “essere coinvolti in un contesto come questo può solo giovare alla salute musicale oltre che mentale. Grazie quindi a tutti quelli che ci hanno sostenuto, prima di tutto il pubblico e poi tutti gli altri. Alla prossima!…”.

Luigi Coppola

Musica a “L’angolo DiVino”

Domenica, 11 settembre, a “L’angolo DiVino” in via San Biagio dei Librai, 11, spettacolo ideato dal pianista Antonio Landolfi, protagonista con Titti Aruta ,cantante, e Lucia Landolfi, voce recitante, di un programma che offrirà  generi a confronto: musica classica, jazz, leggera, successi internazionali, canzoni napoletane e popolari.

Campania e Sardegna più vicine nel segno delle identità culturali

È stato firmato nella Piazza Umberto I a Camposano, nella serata del 26 agosto, il gemellaggio tra i Comuni di Camposano (NA) e Porto Torres (SS), entrambi protetti da San Gavino Martire.  I sindaci Franco Barbato e Sean Christian Wheeler hanno firmato l’intesa nel corso della cerimonia ripresa in diretta streaming  su Videonola.  I due amministratori che in mattinata avevano reso omaggio ai Caduti in Guerra e alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino, hanno annunciato una iniziativa comune di raccolta fondi a sostegno dei paesi terremotati. Il legame esistente fra i due luoghi si rafforza e diviene  istituzionale nel nome del Santo patrono turritano, il martire Gavino, venerato nei due centri. In occasione dell’atto di gemellaggio, i sindaci hanno ricordato le vittime del sisma che si è abbattuto sul centro Italia mietendo morte e devastazione.

“Per il forte senso etico e morale che condivido con il mio collega, propongo di dare il via, durante il giuramento di fratellanza, ad una raccolta fondi tra i cittadini di Camposano e di Porto Torres da consegnare a due sindaci dei Comuni flagellati dal terremoto di mercoledì scorso. Daremo così significato concreto alle iniziative che intendiamo portare a termine per rinvigorire la nostra fede e per favorire la crescita sociale e culturale delle nostre rispettive comunità. Oggi, da Sindaco, stringo la mano, con piacere, al collega di Porto Torres, Sean Christian Wheeler, formalizzando in Camposano il gemellaggio tra i nostri Comuni con solenne giuramento. Vogliamo rafforzare la fratellanza tra i nostri cittadini, unire i popoli ora più di prima e portare ancora più rispetto a tutti i martiri tra cui ci onoriamo di annoverare il comune patrono San Gavino”. Queste le dichiarazioni pubbliche di Franco Barbato.

“Ho vissuto nelle zone interessate dal sisma, a me molto care, e a nome della cittadinanza di Porto Torres – ha risposto il sindaco Sean Wheeler – mi sento di condividere il pensiero del sindaco di Camposano, esprimendo la vicinanza a tutte le persone che sono costrette ad affrontare le grandi difficoltà provocate da questa enorme tragedia. L’unione tra le due città nasce dalla condivisione della fede e si è trasformata nel tempo anche in un’amicizia che abbiamo voluto suggellare insieme, dando ad essa una forma istituzionale. La firma dell’atto di gemellaggio favorirà ora e in futuro l’incontro tra le nostre comunità. È per me un onore partecipare per la prima volta quest’anno alle celebrazioni per San Gavino in un comune diverso da quello che amministro. È il proseguimento naturale di un cammino culturale, di confronto e di conoscenza che può diventare un valore sia per Porto Torres che per Camposano”.

L’iniziativa avviata a Camposano suggella un forte legame culturale e sociale che lega da sempre la Campania alla Sardegna con una particolare rilevanza nelle due province di Napoli e Sassari. Accomunate da commistioni legate al lavoro, alla tradizione delle economie del mare, ai vari idiomi culturali che hanno generato nuove famiglie con origini diverse. Favorendo un ponte sociale di scambi e di reciproca crescita. La rete virtuosa fra i piccoli comuni, avviata a Camposano favorirà nuove azioni di scambio solidale che potrà solo migliorare la crescita delle piccole comunità italiane.

Luigi Coppola

Le passioni di un poeta, Roberto Di Roberto si racconta

Cultore della tradizione napoletana, Roberto Di Roberto è stato ed è frequentatore assiduo di numerosi salotti peotico-letterari napoletani sin dagli Anni Sessanta contribuendo attivamente con la sua produzione poetica.

Sfogliando le pagine dell’antologia “Il Pianeta dell’Anima” curato da Gianni Ianuale le fotografie raccontano parte della sua storia strettamente collegata a quella di artisti, critici letterari, giornalisti, poeti, operatori culturali napoletani che hanno fatto parte in questi anni dell’intesa vita culturale dei salotti.

I sentieri dell’anima umana sono i principali ispiratori della sua poesia.

Salvatore Adinolfi

Aria all’Arte a Palazzo Cavalcanti

A Verbicaro, oggi e domani, nelle sale dello storico Palazzo Cavalcanti, dalle 10 alle 12,30 e dalle 17 alle 20,30, ad ingresso gratuito, curata dall’associazione “La casa degli Artisti”, la mostra fotografica collettiva “Verbicaro… tra luoghi, volti e tradizioni”.

Ad illustrare gli aspetti più caratteristici e significativi del verdeggiante paesino collinare in provincia di Cosenza, le immagini di Agostino Cirimele, Gina Raimondi, Carmela Errico, Maria Franca Raimondi, Maddalena Spingola, Maria Grazia Grispino, Giuseppe Ciottariello, Giovanni Fazio, Luciano Russo, Carla Tufo, Gino Silvestri, Francesco Spingola, Angelo Garufi e Francesca Pisciotta.

L’esposizione rientra nell’evento “Aria all’Arte”, quest’anno alla sua quinta edizione, iniziativa che in entrambe le serate, a partire dalle 20, ospiterà anche liberamente opere di pittura, scultura ed altre espressioni artistiche, già compiute o prodotte estemporaneamente, vivacizzando così simpaticamente l’ampia scalinata adiacente all’antico palazzo signorile.

La tranquilla località calabrese conferma in tal modo, pure quest’anno, un’offerta estiva, come sempre, ampia, ricca, piacevole, interessante ed economicamente accessibile che, non contenta di affascinanti convegni, di concerti di musica classica, folcloristica e leggera, di un particolare carnevale estivo e di altro ancora, ha trovato un suo punto di maggior forza nella decima edizione della piacevolissima “Soap Box Race” che in solo due appuntamenti ha raccolto complessivamente ben circa diecimila persone lì giunte ad ammirare simpatici veicoli originali, a quattro ruote, senza motore, provenienti da tutta Italia, sfilare in discesa, nonché acrobazie ciclistiche e spericolati equilibrismi su tavole a rotelle (skate-board) di autentici campioni nazionali, illustrazioni di tecnologia automobilistica innovativa e premiazioni di interessanti progetti studenteschi.

Tutto ciò ad evidente, consolatrice prova di una attenta amministrazione cittadina, di un’encomiabile sensibilità degli abitanti ed a chiara dimostrazione che anche dai centri più piccoli ed appartati ci può essere senza dubbio talvolta proficuamente da apprendere e, con ammirazione, plaudire.

 

Rosario Ruggiero

Gesuino Nemus, scrittore felice nell’isola che c’è

Pubblicare il primo romanzo a 58 anni con un editore indipendente e vincere la cinquantaquattresima edizione del Premio Campiello “Opera prima” nel 2015. Un riconoscimento giunto “solo” 45 anni dopo averne scritto la prima pagina in un istituto religioso, nel memorabile 14  maggio 1975.  Nel mezzo aver consumato decine di mestieri più diversi in giro per il mondo.

La parola “felicità” è spesso bandita anche nel gergo degli scrittori, come un rito scaramantico quasi che il migliore stato d’animo umano possa evaporare nelle contingenze di vendita dei principali produttori editoriali nazionali.

La gioiosa anomalia traspare da subito nell’incontro con Matteo Locci, al secolo Gesuino Nemus, autore de “La teologia del cinghiale”, distribuito nella primavera 2015 per i tipi di Elliot editore.

La presentazione del libro, recentissimo caso editoriale, avviene nella fresca serata dello scorso cinque agosto a Porto Torres, nel programma regionale Entula, festival del libro diffuso, promosso da Liberos (http://liberos.it/). Nutrito il parterre all’aperto presso la libreria Koinè al corso Vittorio Emanuele dove con Aldo Addis è Barbara Proli a interloquire con lo speciale autore originario dell’Ogliastra. Sin dalle prime battute esterna una personalità unica dai toni inediti, rispetto ai consueti canoni di un reading letterario: “… questo libro è la Salerno Reggio Calabria della letteratura…”.

La modestia di Locci non è uno stratagemma manicheo ad uso di strategie editoriali di vendita.

La narrazione del suo vissuto sovrappone, in un incastro antropologico, la trama del romanzo. Un complicato caso di cronaca nera avvolto in una ambientazione noir carica di visioni autoctone, sospese fra la tradizione di una terra insulare e antica con l’avviata modernità di una nuova era universale scandita con i primi passi umani sulla Luna nel 1969.

Stupefacente risulta la semplicità fiabesca, congenita alla scrittura di Nemus. Uno pseudonimo scelto non a caso, quasi a rimarcare l’imposizione di una scelta relazionale di tenue profilo. Inversamente proporzionale ad una produzione bulimica di un testo dalla lunghezza spropositata nella sua bozza originaria. Quest’ultima alimentata da una lettura onnivora dell’Autore, ritrovatosi, ancora dopo i cinquant’anni, senza un lavoro stabile. L’eccessiva non autostima nelle proprie potenzialità, descritta con una ironia ruvida e tragicomica, ben rappresenta la cifra neorealistica del mancato decollo sociale dell’isola. Sarà proprio l’ostinato tentativo di affrancarsi dal giogo dell’appiattimento passivo, dall’unanime pianto di un percepito isolamento culturale oltre l’oggettiva insularità del luogo natio, il paradosso vincente in una sfida dall’apparente esito scontato.

“Il 12 febbraio 2015 invio per la prima volta il testo ad una casa editrice, il 18 ho un contratto…” – insiste Nemus, nell’emozione di un ricordo simile al pellegrino reduce da Lourdes, guarito miracolosamente da una atroce infermità. Il neo romanziere aggiunge l’incredibile requisito, richiesto all’epoca dall’editore romano: l’invio del testo su carta. Un invito a nozze per l’autore di Jerzu  (centro barbaricino noto in tutto il mondo per l’eccellente Cannonau), amanuense sin dall’infanzia che, solo sul crepuscolo del secolo breve, aveva socializzato con i primi dispositivi automatici di videoscrittura.

Barbara Proli, docente di lettere, ricercatrice competente nella letteratura sarda emergente, declina la prosa complessa e composita di Nemus (sul tavolo della discussione anche il secondo romanzo – Elliot 2016 – “ I bambini sardi non piangono mai”), estraendone la leggerezza essenziale della lettura. Focale decisiva nel successo popolare che è valsa la conquista del Campiello oltre l’accesso alla finale del premio Bancarella. Un’impresa titanica per un testo esordiente con un editore indipendente. Una storia felice nel terzo millennio in un’isola che c’è, seppure piegata su se stessa. Un evento che insegna quella rivoluzione culturale possibile espressa nelle potenzialità di ciascuno, nessuno escluso. Lo stimolo all’emulazione virtuosa, nella consapevolezza dei propri mezzi è la lezione migliore nella notte d’agosto turritana.

Il prossimo appuntamento con Entula nel centro turritano è il 18 agosto. In arrivo lo scrittore russo Nicolai Lilin, autore de  “Spy story love story”, Einaudi 2016.

 

Luigi Coppola

XV Premio nazionale di poesia “Napoli è”

Tre i temi della XV edizione del “Premio Nazionale di Poesia Napoli è” bandito dall’Associazione Culturale Napoli e prorogato al 30 settembre 2016.

Il “XV Premio nazionale di poesia Napoli è” in lingua italiana e in napoletano, è aperto a tutti i cittadini italiani e stranieri residenti in Italia.

Potranno essere inviate poesie sui seguenti temi:

  • tema libero
  • I cinque sensi
  • Il gusto

Il concorso si divide in due sezioni: a) lingua italiana, b) lingua napoletana.

Sono, inoltre, previsti un premio speciale “under 25” riservato a tutti i giovani che alla data di scadenza del bando non abbiano compiuto i 25 anni di età e un premio speciale riservato agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado che potranno partecipare per il tramite dei Docenti della Scuola/Istituto di appartenenza.

I concorrenti potranno partecipare al concorso con un numero non superiore a tre poesie per ciascuna sezione per una lunghezza massima di trentadue versi ciascuna.

Gli elaborati dovranno pervenire a mezzo posta non raccomandata alla ASSOCIAZIONE CULTURALE NAPOLI E’ – casella postale 333 – 80133 Napoli – nei modi e termini indicati dal bando entro e non oltre il 30 SETTEMBRE 2016 e dovranno essere in regola con tutte le norme del bando di concorso.

La giuria esaminatrice, composta da personalità del mondo della poesia, del giornalismo, della cultura e da docenti, con parere insindacabile ed inappellabile selezionerà per ciascuna sezione le tre finaliste e la vincitrice assoluta della sezione under 25, che verranno premiate nel corso della serata finale la cui data di svolgimento sarà comunicata ad ogni partecipante.

Le poesie classificatesi in posizione utile, scelte ad insindacabile ed inappellabile giudizio della giuria potranno essere pubblicate in una eventuale raccolta anche multimediale e/o sul sito dell’Associazione.

Il bando di concorso può essere richiesto all’Associazione Culturale Napoli è per e-mail agli indirizzi premiopoesianapolie@gmail.com o associazionenapolie@libero.it

 

Si rinnova il successo di Monumentiam@ci

Locandina Monumentiamoci 2016Si è conclusa a Palomonte, rinnovando il successo della precedente edizione, Monumentiam@ci 2016, la manifestazione ambientale giunta alla sua seconda edizione. L’iniziativa mira a coinvolgere  spontaneamente, come evidenziato dagli organizzatori, gruppi di cittadini o associazioni culturali del salernitano che nel proprio paese intendano restituire decoro a piazze, strade, monumenti, giardini che versano in stato di abbandono.

Hanno aderito oltre al comune di Palomonte cittadini nei paesi di Buccino, Sant’Arsenio, Pertosa. “In ogni paese – secondo gli organizzatori – si sono svolti momenti ecologici, attraverso la rimozione di rifiuti ed erbacce o la pulizia di graffiti e detriti, presso fontane storiche, piazze, monumenti”. La manifestazione si è conclusa con la festa finale il 4 agosto a Palomonte, serata alla quale hanno partecipato associazioni e gruppi di volontari aderenti a Monumentiam@ci. In mostra le foto (del prima e dopo) dei luoghi ripuliti e presentazione presso il Giardino della Biblioteca comunale del libro “Acqua da tutte le parti” del giornalista de Il Fatto Quotidiano, Antonello Caporale, a conclusione il concerto della lyrically rock band salernitana Ars Divina.

L’iniziativa, inoltre, è stata inserita nel programma didattico del Primo Presidio dell’ Acropoli dei Giovani, creato nell’agosto del 2014 dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici per volontà dell’avvocato Gerardo Marotta.

La tutela e la gestione di piazze, strade, monumenti, giardini, ecc. è elemento essenziale per garantire la tutela del “Bene comune” che secondo Salvatore Settis “vuol dire coltivare una visione lungimirante, vuol dire investire sul futuro, vuol dire preoccuparsi della comunità dei cittadini, vuol dire prestare prioritaria attenzione ai giovani, alla loro formazione e alle loro necessità. In Italia è questo un tema assai antico, che prese la forma della publica utilitas, del “pubblico interesse” o del bonum commune, incarnandosi negli statuti di cento città e generando, prima di ogni costrizione mediante le norme, qualcosa di molto più importante: un costume diffuso, un’etica condivisa, un sistema di valori civili, che ogni generazione, per secoli, consegnò alle successive.”

Appuntamento allora alla terza edizione di Monumentiam@ci.

Alessandra Desideri

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