Il patrimonio di Napoli e della Campania: Parco e Reggia di Capodimonte un gioiello nella città

Il Real Parco di Capodimonte di Napoli è il più grande parco urbano nazionale.

Questa meraviglia che si affaccia sul panorama del golfo di Napoli, con un’area verde di circa 134 ettari e con centinaia di specie vegetali diverse, nel 2014 è stato definito il parco più bello d’Italia.

Come già ricordato nella prima parte del nostro racconto (n.d.r. 25 aprile 2024), il parco è stato progettato con maestria scenografica dall’architetto Ferdinando Sanfelice che in quest’area verde, tuttora incontaminata, dispose una serie di vialetti dove sorgono 16 edifici storici composti da residenze, casini di caccia, laboratori, chiese e depositi di verdure e di carni.

Nel Parco Borbonico, oltre a varie specie di frutteti  e palme vi sono ben 13 alberi monumentali tra i quali ha un posto di riguardo il maestoso albero della canfora  che fu portato dalla Cina dai regnanti della Casa Borbone più di 200 anni fa ed è uno degli alberi più antichi di Napoli e tra i principali canfori d’Europa.

Quest’albero, alto circa 18 metri, si incontra  sul cammino dei visitatori all’ingresso  dell’entrata posteriore  del Casino dei Principi e grazie alle sue  enormi dimensioni è diventato  un vero ecosistema  dove trovano rifugio gli uccelli boschivi, scoiattoli e  si sviluppano funghi, felci e una vasta varietà di muschi.

Un altro albero di Canfora di 24 metri di altezza, ma relativamente più giovane, si trova nel Giardino Torre, dove da qualche tempo è stata aperta una pizzeria-ristorante dove c’è il forno  che circa 200 anni fa sfornò la prima margherita.

Gli alberi storici presenti nel Real Bosco di Capodimonte, oltre i due Canfori già descritti, sono:

La Melaleuca del Giardino dei Principi; il Cipresso di Montezuma nel Giardino dei Principi; l’Eucalipto Robusta del Giardino dei Principi; Il Tasso nel Giardino dei Principi; l’agrumeto nel Giardino Torre; la Palma blu del Messico nel Bosco; la Magnolia; la Palma di Teofrasto; il Platano; Il Podocarpo; l’eucalipto menta bianca del Giardino dei Principi.

Nel Giardino Torre o “Giardino Biancour” dalla famiglia  di giardinieri che lo presero in cura, su mandato della Reale Famiglia, era il luogo delle delizie dove venivano coltivate varie specie di ortaggi, agrumi e frutta esotica destinate alla tavola dei monarchi.

Recentemente, dopo attento studio e accurate sperimentazioni, sono state  ripristinate circa 600 specie botaniche alimentari tra le quali spiccano i saporiti e profumati mandarini  giunti a Napoli nel 1847, le famose “Cerase d’o Monte”,  le  pere  coscione  e l’intramontabile  e squisita pommarola Sammarzano.

Una notizia  molto saporita: domani  sabato 18 maggio 2024, Giardino Torre riapre i cancelli a Slow Food, mercatino della Terra dove saranno presenti con i loro prodotti  i produttori campani che coltivano rispettando i ritmi della terra recuperando  campi  da tempo abbandonati.

Alessandra Federico

Fino al 19 maggio la FIAF si incontra ad Alba per il Congresso Nazionale

Giorni di grande impegno per i circoli fotografici aderenti alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) che si incontrano ad Alba in Piemonte per rinnovare gli Organismi della Federazione. Si tratta del 76mo Congresso nazionale e si svolge nella città nota per i tartufi bianchi e per essere stata insignita nel 2017 del titolo di Città Creativa della Gastronomia UNESCO.

Tantissimi gli eventi in programma ed i momenti  confronto che mirano a valorizzare la diffusione della fotografia nel nostro Paese. Ne citiamo solo alcuni: incontro con Michele Smargiassi, mostra del Grande Autore 2024 (Franco Zecchin), mostra dell’Autore dell’Anno FIAF 2024 (Luciano Bovina), esposizioni dei Talent e delle foto del Gran Premio Italia.

Oggi pomeriggio alle 18.00 nell’auditorium della Fondazione Ferrero si terrà la consegna delle onorificenze e l’incontro con Guido Harari.

La Campania partecipa con un nutrito numero di Circoli molto attivi ed impegnati in iniziative, confronti, incontri con autori e fotografi di livello locale e nazionale, corsi di fotografia, mostre e tanto altro ancora.

Antonio Desideri

Successo della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli – Circuito di Posillipo

Si è tenuta il 2 maggio la 27ma edizione della rievocazione storica del “Gran Premio Napoli – Circuito Posillipo”.

Le condizioni meteo sfavorevoli non hanno fermato la macchina organizzatrice del Classic Car Club Napoli che, per la ventisettesima volta ha portato le auto d’epoca in mostra al Viale Virgiliano per ricordare che in questi luoghi, dagli anni ‘30 fino al 1962 si correva il Gran Premio di Napoli su una delle piste più belle e difficili del panorama mondiale: il circuito di Posillipo. E sul rettilineo di partenza si schierano ogni anno le creature custodite da soci ed appassionati.

L’edizione 2024, disturbata dalla pioggia, ha fatto rimanere a casa molte vetture ma lo schieramento era comunque consistente, con un’ottantina di esemplari disposti sui due lati della strada. Nonostante pioggia ad intermittenza, il pubblico è accorso numeroso ad ammirare gli esemplari esposti, e quest’anno brillavano due splendide Ford A dei primi anni’30 e la sontuosa Lancia Artena del 1934. E poi due Topolino, un splendida MG, Triumph, Appia, Giulietta Sprint e tantissime altre automobili che hanno contribuito a far sognare intere generazioni negli anni del boom economico. Bella partecipazione anche di Ferrari (tutte rigorosamente iscritte all’Automotoclub Storico Italiano (A.S.I.). Fra le Post-Modern, ricca partecipazione di Porsche di Mercedes e di Alfa Romeo, ma una segnalazione particolare va alla rarissima alla Lancia Delta Turbo 4WD dell’americano Asbury, la vettura che ha aperto la strada al dominio del marchio torinese nel mondiale Rally con le 4 ruote motrici.

La prova di abilità che ha concluso la parte attiva della XXVII Rievocazione Storica del Gran Premio di Napoli ha visto affermarsi Enrico Di Taranto con un’Alfa Romeo Spider del 1992 dopo una serratissima lotta con la Giulia del 1976 di Lorenzo Galletta e la Ferrari 355 di Francesco Galletta, racchiusi in pochissimi centesimi di secondo.

Grande la soddisfazione del Presidente del Classic Car Club Napoli Giuseppe Cannella: “Certo il meteo non ci è stato favorevole, ma sia i soci che il pubblico sono molto affezionati a questo evento e non ci hanno abbandonato – afferma soddisfatto dei numeri registrati al Virgiliano – ed ho visto che anche le condizioni dell’asfalto sono meno disastrate degli anni scorsi. Con un altro piccolo sforzo da parte del comune, il sogno di portare alcune Formula 1 di quegli anni in parata sui 4 chilometri della pista più bella del mondo potrebbe diventare realtà”.

Elena D’Incerti: Dentro San Vittore. Due anni di lezioni di Italiano in carcere

Vissuti problematici, anni di traversie personali e di emarginazione sociale.

Qual è la molla che spinge a riprendere a leggere e studiare?

A qualcuno dei detenuti viene consigliato, immagino da educatori e assistenti sociali. C’è un risvolto pratico ai fini processuali perché lo studio favorisce un giudizio di buona condotta.

Alcuni però, in una riflessione sul loro vissuto che in carcere finalmente riescono a fare (hanno molto tempo a disposizione) vedono la scuola come un’opportunità persa  ma recuperabile: una volta usciti, un diploma può facilitare la ricerca di un impiego.

Va detto però che sono davvero pochi quelli che, tra le numerose attività che il carcere propone, scelgono la scuola.

La sua riflessione assume un’ottica chiaramente istituzionalista e libertaria.

Come si può in un contesto scolastico, dunque normato, incedere oltre la struttura architettonica scolastica così come data e nota, appunto le mura di un carcere?

Premetto che il mio ‘lavoro’ in carcere non è la scuola istituzionalizzata, ma è un’attività di volontariato: un aiuto ad accompagnare gli studenti detenuti a sostenere esami di idoneità o, per quelli veramente motivati, di maturità.

La scuola in carcere non assomiglia quasi per niente alla scuola che c’è fuori, nonostante il lodevole tentativo dell’istituzione carceraria di ricostruire piccole aule scolastiche con banchi e lavagna e nonostante il desiderio (quasi struggente) dei detenuti più giovani di riavere il contesto che hanno perso solo pochi anni fa.

Diversa è anche la routine dei voti, dei programmi e delle interrogazioni: tutto più morbido. L’obiettivo è passare degli esami.

Il rispetto per la prof. invece è commovente: a volte immagino che molti di loro, finché hanno frequentato delle scuole da ragazzi liberi, non avessero gentilezze e premure. Ma anche questo fa parte probabilmente di un percorso di elaborazione del sé che, prima della detenzione, non hanno mai avuto l’opportunità di intraprendere.

A metà degli anni Trenta, Simone Weil aveva raccontato i miti greci agli operai e alle operaie di una fonderia francese.

La Letteratura, ieri come oggi, è funzionale al proprio riscatto?

La letteratura contiene risposte a domande di senso che molti studenti detenuti si pongono magari per la prima volta. Con mia grande sorpresa, commentano spesso la letteratura in modi totalmente diversi dai miei studenti ‘liberi’: anche questo dipende dai loro vissuti, da ciò che davvero cercano leggendo, dalla capacità di sorprendersi di fronte alla bellezza che non avevano mai sperimentato.

Le loro ‘risposte’ hanno spesso arricchito anche me.

Professoressa, lei ha proposto ai detenuti la scrittura in funzione terapeutica.

Lo scrivere può essere concepito come alternativo mediatore pedagogico, affinché ciascuno acceda ad una profonda comprensione di sé stessi e dell’Altro?

Sì e questo vale anche per le persone libere. Sarebbe molto bello proporre percorsi di scrittura creativa.

Ammetto però che della loro esperienza di studenti ‘liberi’, molti detenuti conservano una certa riottosità al lavoro in forma di compito, o spesso hanno paura a riprendere in mano la penna, per paura di non esserne capaci.

Quindi bisogna farli scrivere in presenza, durante le ore di lezione: ci vuole tempo perché si appassionino, poi scrivono, scrivono, scrivono. I giovani testi rap, i meno giovani anche poesie.

In tema di disuguaglianze qual è lo specifico valore che attribuisce alla Scuola?

La scuola dovrebbe essere ascensore sociale e non lo è: spesso mi sono chiesta se questi ragazzi si troverebbero in carcere se la scuola (in assenza di famiglie presenti attente) li avesse guardati, aiutati, inclusi davvero.

La scuola non include perché non ne ha più né tempo né mezzi, purtroppo. E a pagare sono i soggetti socialmente più fragili.

Io insegno in un liceo del centro di Milano dove è molto improbabile che un ragazzo (anche il meno studioso) possa non godere di un salvagente esterno: famiglie attentissime, opportunità alternative allo studio, una rete di protezione socioeconomica che permette maturazioni anche molto lente. Cose che chi da bambino cresce sulla strada, ahimè non ha.

A meno che non incontri dei docenti quasi missionari.

 

Elena D’Incerti, docente, traduttrice e curatrice di classici latini e greci, collabora da anni con alcune testate nazionali e con alcune riviste su temi legati al mondo della scuola.

Giuseppina Capone

 

“Gli Abitanti”: L’ultimo capolavoro teatrale illumina il Mercadante

Dal 3 al 12 maggio, il Ridotto del Mercadante si prepara a ospitare un evento straordinario che concluderà la sua stagione in grande stile: “Gli Abitanti”. Quest’opera, firmata da Alessio Forgione e portata in vita dalla direzione artistica di Arturo Cirillo, promette di essere una pietra miliare nell’ambito del teatro contemporaneo. “Gli Abitanti” è una produzione del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale che si annuncia come un viaggio intimo nella natura umana, svelando attraverso i suoi quattro protagonisti – interpretati da Martina Carpino, Luciano Dell’Aglio, Domenico Ingenito, e Daniele Vicorito – la complessa tessitura delle relazioni umane. Forgione descrive il lavoro come “tanto una recita quanto un rito”, sottolineando l’unicità di questo spettacolo, creato in simbiosi con gli attori. Arturo Cirillo, da parte sua, parla di “un confine sfumato tra attori e personaggi”, dove ogni esibizione diventa una confessione profonda. Con un’illuminazione che disegna “non porte, delle finte soglie”, e i suoni che alludono a un’atmosfera quasi sospesa, lo spettacolo promette di catturare lo spettatore in un’esplorazione emotiva densa di significato. Attraverso storie di amore, perdita e autodescovrimento, “Gli Abitanti” esplora il concetto di esistenza, dalla sua comparsa sul palcoscenico fino alla dissolvenza nel buio. In questa “avventura affascinante nella drammaturgia”, come la descrive Forgione, il pubblico è invitato a riflettere su quanto profondamente possiamo essere connessi con il luogo e con le persone che ci circondano, in un gioco di luci e ombre che è tanto teatro quanto vita stessa. Con “Gli Abitanti”, il Ridotto del Mercadante non chiude semplicemente una stagione, ma apre una finestra su “una nuova dimensione del teatro, dove lo spettatore è invitato a interrogarsi e a sentirsi intimamente coinvolto”, secondo le parole di Cirillo.
Ivan Matteo Criscuolo


Alla Biblioteca Nazionale una mostra su Aldo Giuffré

Nel centenario della nascita, la Biblioteca Nazionale di Napoli allestisce una mostra per ricordare la carriera di Aldo Giuffré, eclettico protagonista dello spettacolo italiano.

In occasione del centenario della nascita dell’attore napoletano Aldo Giuffré, lunedì 29 aprile alle ore 16 presso la sala Rari della Biblioteca Nazionale di Napoli verrà presentata al pubblico la mostra Aldo Giuffré. Una vita per lo spettacolo 1924-2024, che sarà visitabile fino al 29 giugno. La mostra, allestita nel Salone della Sezione di Arti e Spettacolo Lucchesi Palli, ripercorre la multiforme carriera di Giuffré attraverso un percorso espositivo articolato in sedici teche, organizzate secondo un preciso ordine cronologico.

Forse solo l’aggettivo “eclettico” può definire al meglio la vita professionale dell’attore, che partì dalla radio nel 1943, approdò al cinema arrivando poi al teatro e giungendo, infine, alla televisione.

Dopo aver vinto un concorso come speaker radiofonico presso l’EIAR, Giuffré venne avviato alla carriera d’attore da Eduardo De Filippo che, dopo averlo inserito nel cast del film Assunta Spina (Mattoli, 1948), lo scritturò in compagnia facendolo debuttare nel 1947 con Napoli Milionaria. Da quel momento per l’attore iniziò una carriera tutta in ascesa: lavorò con Andreina Pagnani, Luchino Visconti, Giorgio Strehler, spaziando dalla commedia al teatro impegnato. La sua avventura con la televisione prese l’avvio negli anni Cinquanta, con alcuni lavori teatrali adattati per la tv e proseguì fino alla conduzione di Senza rete nel 1973. Parallelamente continuò a lavorare nel cinema, dove prese parte anche a importanti produzioni (come Le quattro giornate di Napoli, Loy, 1962 e Il buono,il brutto e il cattivo, Leone, 1966).

La mostra darà anche l’opportunità ai visitatori di poter conoscere un lato poco noto dell’artista: quello di scrittore. Dagli anni Ottanta, infatti, Giuffré iniziò a pubblicare alcuni romanzi che attirarono il parere favorevole di intellettuali partenopei, come Raffaele La Capria e Michele Prisco. Una vena autoriale, la sua, già emersa negli anni Settanta con la pubblicazione di articoli giornalistici e lettere aperte.

Lungo il percorso espositivo, si avrà l’opportunità di visionare, attraverso totem dedicati, alcuni filmati tratti dai suoi lavori cinematografici e televisivi. Il materiale esposto nelle teche consiste in fotografie, dépliant, copioni, quaderni manoscritti, tutta documentazione costituente il Fondo Aldo Giuffré, che il 19 febbraio scorso è stato generosamente donato dalla moglie dell’attore, la signora Elena Pranzo Zaccaria.

Il coordinamento scientifico della mostra, che si avvale del patrocinio della Rai di Napoli, è della dottoressa Maria Iannotti, mentre i curatori sono Domenico Livigni, Attilio Laviano e Laura Bourellis. L’accesso alla mostra è gratuito; lunedì 29 sarà possibile visitarla liberamente, mentre dal giorno seguente e per tutta la sua durata è necessario prenotarsi presso l’URP – Ufficio per le Relazioni con il Pubblico della Biblioteca Nazionale di Napoli (tel.: 081 7819325 – mail: bnna.urp@cultura.gov.it).

Pasquale Bruscino: la libertà va sempre preservata, curata e tutelata

I valori della Costituzione, la forza dell’Unità nazionale, la gioia di condividere, in un giorno di festa, insieme a tutti i cittadini, il ricordo di una grande crescita generale dopo il buio della guerra, rappresentano pienamente il significato del  25 Aprile della nostra Democrazia.
I Lions, come sempre, sono in prima fila, presenti sia nel ricordare sia nel progettare il futuro!
La Libertà va sempre preservata, curata e tutelata, in ogni momento della vita e lo strumento per farlo è senza ombra di dubbio la Carta Costituzionale.
Giunga a tutti un augurio, in questo giorno di festa, di Libertà, Pace e Democrazia per la nostra Patria, perché per sempre ogni giorno possa essere il 25 Aprile.

Pasquale Bruscino

Governatore del Distretto 108 Ya Lions International

Il patrimonio di Napoli e della Campania: il Parco e la Reggia di Capodimonte

Nel 1734, il re Carlo di Borbone appena giunto a Napoli sentì immediatamente la necessità di avere una dimora sulla splendida collina di Capodimonte affinché le sue due passioni,  caccia e collezioni d’arte, potessero essere soddisfatte.

Commissionò quindi la costruzione della Reggia all’architetto Giovanni Antonio Medrano  e quando fu completata, vi portò da Roma e Parma la sua Collezione  Farnese.

Dopo qualche anno, nel 1742, l’attenzione del Re si spostò sul Bosco che aveva un’estensione di 130 ettari ed affidò la realizzazione del Parco alle scenografo Architetto Ferdinando Sanfelice che, riuscendo ad utilizzare tutte le risorse del territorio che aveva a disposizione, fuse in  meravigliose prospettive scenografiche  tutte le risorse naturali.

Partendo dall’ingresso principale realizzò la Porta di Mezzo disegnando una grande  area ellittica  da dove partono cinque viali ognuno intersecato da vialetti laterali.

All’interno del Parco aggiunti a costruzioni preesistenti, furono edificati alcuni edifici  tuttora esistenti, parte di questi utilizzati come fabbriche o per usi agricoli ed allevamento di  animali, mentre alcuni costituivano i luoghi di ritrovo della corte e degli ospiti occasionali.

La prima costruzione, acquistata dal re fu una palazzina originariamente di proprietà della famiglia di Carmignano. Era una tra le più belle ed originali ville collocate sulla collina e dove si svolgevano piacevoli  giornate di svago dedicate alla natura e alla musica. Questa villa dal 1826 divenne la residenza ufficiale dei figli del monarca borbone.

In seguito al suo ritorno  sul trono avvenuto nel 1815, re Ferdinando, seguendo la tradizione che voleva che un re offrisse un voto per la riconquista del Regno, volle la costruzione di un eremo che ospitasse dei monaci cappuccini. L’eremo dei  Cappuccini fu quindi eretto nel 1817.

Nel 1745, per soddisfare le  insistenti richieste della numerosa popolazione del Real Bosco, fu affidata sempre all’Architetto Sanfelice, la costruzione di una Chiesa denominata di San Gennaro, per adornala furono ordinate diverse opere d’arte, tra le quali una grande immagine di San Gennaro e altre quattro statue di Santi protettori: San Filippo,  San Carlo, Santa Elisabetta e Santa  Amalia.

Attualmente la Chiesa di San Gennaro a Capodimonte, dopo 50 anni  di chiusura, il 16 aprile 2023, dopo alcuni necessari  lavori di restauro è stata finalmente riaperta al culto dei fedeli.

Una delle arti che si praticava sul territorio collinare riguardava la produzione di oggetti in ceramica, pertanto il Re commissionò all’architetto Sanfelice la trasformazione nel 1743, di un edificio già presente nel Real Bosco in una Fabbrica di porcellana i cui prodotti divennero famosi e si diffusero in tutto il mondo. Attualmente in questo antico edificio l’arte della ceramica e della porcellana continua ad essere insegnata dai docenti dell’Istituto G. Caselli.

Tra gli edifici adibiti a funzioni agricole e di allevamento trova un posto di primo piano  il Giardino e Casamento Torre  dove nel 1889, nel suo forno a lega fu cotta la prima pizza Margherita (pomodoro, basilico e mozzarella), dedicata alla regina Margherita di Savoia.

Questo edificio è composto da una torre e da alcuni giardini suddivisi per aree di diversa coltivazione. Lungo tutti i vialetti si ergono alberi da frutto in particolare agrumi e alcuni ananas.

Al piano terra di un edificio agricolo del 18° secolo, denominato la Capraia,  si trovano stalle e locali adibiti a deposito dei prodotti agricoli e  di  animali, mentre i pastori e i contadini potevano accedere  ai loro ambienti  situati ai piani superiori.

Attualmente questo edificio è adibito  a centro d’arte grazie alla collaborazione tra il Museo di Capodimonte e l’Istituto di storia dell’Arte Edith O’Donnell.

I vini del re erano ben conservati in botti di legno in una cantina denominata il Cellaio. Nel Cellaio trovavano posto anche i cereali e le conserve di carne, miglio, legumi e tutta la buona selvaggina del Real Bosco destinata alla mensa del re.

Alessandra Federico

A Sarteano si presenta il libro “Se vuoi chiedilo a me”

Si terrà Sabato 20 aprile 2024 alle ore 16.30 nella Biblioteca comunale di Sarteano (SI) la presentazione del libro di Talita Barale “Se vuoi chiedilo a me”.

Saranno presenti Maria Rosaria Toso, vice presidente dell’Associazione “Voce di… Vento APS” e Bianca Desideri, giornalista e giurista, vicepresidente dell’Associazione Culturale “Napoli è”.

Interverranno: Beatrice Rossi, Biblioteca comunale di Sarteano; Lucia Mancini, Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Sarteano; Alberto Negri, presidente Associazione Autismo Siena “Piccolo Principe”; Tullio Faiella, vicepresidente Associazione Autismo Siena “Piccolo Principe”.

Teresa Lucente, referente di genere Centro Pari Opportunità UCVS coordinerà gli interventi.

Il libro “Se vuoi chiedilo a me” narra la quotidianità di una giovane coppia attraverso un mondo ai più sconosciuti. Quel mondo che oggi tutti chiamano AUTISMO.

I nomi dei protagonisti sono di fantasia, la storia al contrario è una storia di vita vissuta, intrisa di coraggio e amore, che si alterna tra speranza e sofferenza per i due genitori Giulia e Edoardo che seguono ogni singolo passo della loro figlia autistica Viviana.

Un tema complesso e articolato che l’Autrice Talita Barale tratta con intensità ed attenzione, equilibrio e sensibilità narrativa, portando all’attenzione delle lettrici e dei lettori una storia che per i genitori di bambine e bambine, ragazze e ragazzi con disturbo dello spettro autistico, può rappresentare un’esperienza con cui confrontarsi o in cui cogliere passi e percorsi anche della propria esistenza.

Il 24° Raduno di Primavera con le auto d’epoca al porto di Baia

È tutto pronto per il 24° Raduno di Primavera, l’evento di auto d’epoca che apre la stagione del Classic Car Club Napoli: il 14 aprile l’appuntamento con gli appassionati è sul porto di Baia, nell’area riservata della Capitaneria di Porto.

Con il patrocinio del Comune di Bacoli e con il supporto degli uomini dell’Ufficio Locale Marittimo di Baia sono attese oltre 50 vetture, dalle più moderne Ferrari fino alle veterane del dopoguerra, con una buona rappresentanza della produzione italiana più iconica affiancate dalle inglesi e dalle tedesche che hanno fatto sognare gli appassionati negli anni ‘60 e ‘70.

La concentrazione di veicoli d’epoca e vetture del Cavallino comincerà alle ore 9,30 nel piazzale antistante la capitaneria di porto del porto di Baia dove le vetture verranno schierate in bella mostra fino alle 13,00. Al termine della mostra statica e della attesissima prova di abilità, la carovana del Classic Car Club Napoli si sposterà presso il Grand Hotel Serapide a Pozzuoli, nei pressi dell’Accademia Aeronautica, dove si terrà il pranzo sociale e la premiazione della XXIII edizione del Raduno di Primavera.

Il Classic Car Club Napoli ribadisce il suo predominio nazionale con il numero più alto di soci fra i club federati (oltre 5000) e la qualità dei suoi eventi premiati dall’A.S.I. (Automotoclub Storico Italiano) con ben 18 Manovelle d’Oro: “siamo orgogliosi del nostro cammino – chiarisce Giuseppe Cannella, presidente del Classic Car Club Napoli– al quarantunesimo anno di attività continuiamo a mettere tutto il nostro entusiasmo nell’organizzazione degli eventi. Il Raduno di Primavera è molto apprezzato dai nostri soci e dagli ospiti, anche perché segna l’inizio della stagione radunistica. Negli anni abbiamo sempre richiamato tantissime persone pronte ad immergersi nella storia e nelle emozioni che le nostre vetture regalano ai visitatori”.

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