25 novembre: Non è normale che sia normale

Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha aderito alla campagna ‘Non è normale che sia normale’ contro la violenza sulle donne.

All’inizio della conferenza stampa a margine del Consiglio straordinario sulla Brexit oggi a Bruxelles Tajani si è messo un tratto di rossetto sotto l’occhio.

Un importante adesione che si aggiunge a quelle che fino ad oggi sono pervenute da personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, ecc. all’iniziativa promossa dalla vicepresidente della Camera dei Deputati Mara Carfagna in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne che si celebra il 25 novembre.

Un video e l’hashtag #Nonènormalechesianormale stanno veicolando attraverso mass media e social l’importante messaggio della lotta contro la violenza sulle donne che deve raggiungere quante più persone possibile in modo da poter affrontare in maniera capillare il tema così delicato e al tempo stesso così importante soprattutto per le gravi ripercussioni che molestie e violenze hanno sulla vita delle Donne, conducendole spesso a morte.

Sono 106 le donne uccise dall’inizio dell’anno, un bilancio alto destinato ad aggravarsi come accade, purtroppo, ogni anno.

“Non è normale che sia normale” vuole raggiungere ogni persona, ogni luogo, ogni ambito della vita sociale e lavorativa perché in ovunque si parli e si lavori per evitare che di violenza sulle donne e di violenza di genere si muoia.

Alessandra Desideri

L’onda rosa nel Congresso USA

Dopo le elezioni di metà mandato in America, tutti hanno vinto.

Il Presidente Trump è soddisfatto, per aver rafforzato la sua posizione al Senato, vero organo legislativo dello Stato Federale; i democratici sono soddisfatti per il risultato alla Camera dei rappresentanti, che mantiene una natura di controllo (oltre ad essere organo legislativo) sull’attività del Presidente in primis.

Tutti contenti, nessuno escluso; soprattutto le deputate dei Democratici, mai così numerose ed eterogenee come dopo questa tornata elettorale.

Ha ragione la reporter del New York Times, Amy Chozick, quando dice: “Sono convinta che l’alto numero di deputate donne che vedremo nel 2019 al Congresso non nasce solo dalla reazione alla misoginia di Donald Trump. Lo dobbiamo in parte anche a Hillary Clinton. Nel bene e nel male: perché se è vero che la sua corsa non ha rotto il soffitto di cristallo, la barriera che da sempre impedisce alle donne di arrivare ai vertici, di sicuro ha mostrato a tante, soprattutto in casa democratica, che la strada è possibile”.

Sembra che il Partito Democratico abbia compreso, almeno questa volta, che per risalire la china è impossibile prescindere dal ruolo politico della donna e dalle sue competenze: non si può parlare ad un Paese soltanto con metà voce.

Indubbiamente, il fatto che le elette siano donne americane di ogni etnia ed età appartenenti a quella cospicua fetta di America maltrattata ed umiliata dalle politiche e dai modi trumpiani, ha contribuito al successo delle urne.

Le nuove elette, infatti, sono rappresentanza di quella diversità che tanto spaventa il Presidente ma che ha sostanzialmente fatto grande l’America, per dirla con un’espressione a lui cara.

Così, Alexandria Ocasio-Cortez, 29 anni, eletta nel suo distretto per la Camera nello stato di New York, diventa la più giovane rappresentante al Congresso della storia americana: non una sprovveduta, ma un’attivista che ha sconfitto Joe Crowley, che in molti consideravano come il possibile successore di Nancy Pelosi come capogruppo del partito. Il suo trionfo conferma il trend già registrato nelle scorse primarie democratiche che favorisce candidati donne, liberal, esponenti delle minoranze e millennial.

Nel numero record di donne elette per il midterm, moltissime sono esponenti di minoranze, come le prime due deputate musulmane, Rashida Tlaib, avvocato di origine palestinese, votata in Michigan, e Ilhan Omar, 36enne somala con un passato da rifugiata nei campi profughi kenioti, in Minnesota;  o le prime deputate native americane, Sharice Davids e Deb Haaland, elette in Kansas e New Mexico. La Davids è diventata anche la prima donna nativo-americana a mettere piede nel Congresso.

Ed ancora, la rifugiata afghana Safiya Wazir, 27 anni e madre di due figlie, è stata eletta con i democratici all’Assemblea legislativa dello Stato del New Hampshire; fuggita dall’Afghanistan dei Talebani nel 1997 con la sua famiglia quando aveva sei anni, Safiya è la prima ex rifugiata a ottenere un seggio all’Assemblea legislativa del New Hampshire.

Dunque, delle 92 donne che occuperanno gli scranni del Congresso americano, 28 sono quelle neoelette, un risultato davvero ragguardevole.

L’augurio è che il trend americano, in questo caso, diventi mondiale.

Rossella Marchese

Il mistero dell’iceberg perfetto

È stato individuato e fotografato dalla NASA nei giorno scorsi un bizzarro iceberg dalla forma rettangolare perfetta che ha subito scatenato sui social media la caccia all’intervento alieno.

Lo strano fenomeno è stato individuato vicino alla piattaforma di ghiaccio di Larden C, nella penisola antartica. Le foto mostrano uno spesso blocco di ghiaccio lungo un miglio che spicca minaccioso da un mare di acqua gelata e sottile, e che si pensa sia stato recentemente scheggiato.

Gli scienziati hanno preso lo scatto da un aereo usato per monitorare il cambio di terra e ghiaccio marino nel Polo Sud e, non appena reso noto, molti hanno sottolineato la sua forma particolare in relazione, alternativamente, con un lavoro di Photoshop o come opera aliena.

Tuttavia la scienziata della NASA Kelly Brunt, esperta dei ghiacci e dei loro comportamenti, ha spiegato che il processo causa della stranezza è, invece, abbastanza comune. Esistono due tipi di iceberg: un primo tipo, molto comune, anche nel nostro immaginario collettivo, prismatico come quello che speronò il Titanic, per intenderci; il secondo tipo, meno comune, chiamato “iceberg tabulare” la cui forma e sviluppo è assimilabile a quella di un’unghia che cresce troppo e alla fine si spezza. Questo spiega la forma bizzarra dell’iceberg individuato dalla NASA; staccandosi dalla piattaforma ghiacciata, esso si è spezzato in maniera geometrica e regolare, nessun alieno, dunque, soltanto madre natura.

Come per tutti gli iceberg, anche per quelli tubolari vale la regola del 10%, per cui la parte visibile è solo quella minima e superficiale, il resto, la quasi totalità della sua mole, rimane sommerso.

L’operazione della NASA che ha portato a questa scoperta si chiama Icebridge, la più vasta missione di ricognizione aerea dei poli mai fatta. Con questa missione la NASA vuole raccogliere immagini tridimensionali dall’Artico e Antartide come non è mai stato fatto prima.

I voli di Icebridge offriranno, ogni anno, uno sguardo sui rapidi cambiamenti dei ghiacci di Groenlandia e Antartide, aiutando a completare i dati raccolti con il satellite della Nasa IceSat nel 2003 e 2010, e ICESat-2, programmato per il 2018. I voli si faranno da marzo a maggio in Groenlandia e da ottobre a novembre in Antartide.

Nicola Massaro

 

Porto Torres, raccolta differenziata virtuosa

 

Porto Torres è un comune virtuoso per la raccolta differenziata, infatti “in due anni con il nuovo sistema di raccolta differenziata siamo riusciti prima ad abbattere il muro del 60%, che sembrava invalicabile, e a superare poi anche quello del 70%. È un risultato estremamente rilevante – sottolinea l’Assessora all’Ambiente, Cristina Biancu – e ci colloca fra i comuni del territorio che possono vantare la più alta quantità di rifiuti differenziati. Questo ci fa ben sperare sul raggiungimento delle premialità regionali. Già lo scorso anno, grazie alla virtuosa raccolta della plastica, abbiamo ottenuto dei contributi che ci hanno permesso di effettuare dei ritocchi al ribasso sulle bollette della Tari. Un plauso va ai cittadini, ai quali chiediamo sempre grande attenzione alla differenziazione e sensibilità sul corretto smaltimento delle diverse frazioni. Possiamo ottenere il duplice obiettivo di tutelare l’ambiente e ridurre i costi del servizio”.

E a parlare sono i numeri, una vera e propria impennata della raccolta: dal 2012 al 2016 la “forchetta” è rimasta praticamente invariata (tra il 57 e il 60%), nel 2017  il primo sostanziale miglioramento con il 63,5%, nel 2018  si è raggiunta quota del 73,3%.

E a parlare è il Sindaco Sean Wheeler che sostiene  che “Il packaging dei prodotti che acquistiamo nei negozi e nei supermercati può essere differenziato quasi totalmente e tutti dobbiamo fare un piccolo sforzo per continuare a separare correttamente le diverse frazioni. L’Amministrazione comunale si impegna a proseguire nel miglioramento del servizio e ai cittadini chiediamo di continuare a utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione per il corretto smaltimento, non ultimo l’ecocentro comunale”.

Un vero e proprio successo per Porto Torres che con l’apertura dell’ecocentro comunale, le campagne di comunicazione, l’introduzione nelle strade dei cestini multiscomparto e l’inasprimento dei controlli da parte del  Comando di Polizia Locale hanno contribuito in maniera sostanziosa al raggiungimento dei risultati.

Sono anche state eliminate le isole ecologiche per i commercianti e introdotto  il porta a porta anche per i locali del centro.

Utile il servizio presente nella home page del sito web comunale con la sezione Differenziata, con tutte le informazioni sulla raccolta, i contatti utili e gli orari di apertura dell’Ecocentro.

Salvatore Adinolfi

 

La dismissione della la rete SPRAR

Prima di dismettere la rete SPRAR, occorre effettuare una seria analisi sul numero effettivo dei richiedenti asilo e rifugiati in Italia e poi andare a verificare l’effettivo il valore dell’indotto generato dai centri accoglienza .

L’attuale decreto Salvini su immigrazione e sicurezza prevede di ridimensionare il Sistema di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (SPRAR) che cambierà denominazione e sarà limitato a chi è titolare di protezione internazionale e ai minori non accompagnati.

Sul piano dell’economia locale, va considerato l’effetto indiretto prodotto dalla crescita gli SPRAR sul reddito e l’occupazione per le loro necessità operative di funzionamento.

I report annuali sullo SPRAR congiuntamente con le altre fonti – 29Anci, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Istat – sono stati confrontati da alcuni analisti (studi di Matteo Galamerio) e hanno evidenziato che la relazione tra presenze SPRAR e crescita del reddito imponibile è positiva; dimostrando che a ogni ulteriore presenza si accompagna una maggiore crescita del reddito imponibile.  Per questo, prima di far scomparire la rete SPRAR, andrebbe effettuata una  rigorosa e attenta valutazione, dopo una raccolta e diffusione di dati certi sui richiedenti asilo e rifugiati accolti e poi,  verificare accuratamente  l’indotto generato dai centri accoglienza.

Danilo Turco

Il Brasile di Bolsonaro, che Paese sarà?

Le destre avanzano ovunque, è una costatazione.

Anche il Brasile non fa eccezioni. Ha vinto Jair Bolsonaro, capo del Partito Social-Liberale, ex militare nostalgico della dittatura e tacciato come fascista e machista; ha vinto con il 55,20% dei voti, rispetto al contendente, Fernando Haddad, erede politico scelto da Lula da Silva per guidare il Partito dei Lavoratori, che si è fermato al 44,80% delle preferenze, con uno scarto di circa 11 milioni di voti tra i due.

Il primo messaggio dopo la vittoria Bolsonaro lo ha affidato a Facebook, come ha spesso fatto anche durante la campagna elettorale. Un breve video, trasmesso sui social dal suo appartamento di Barra de Tijuca, quartiere residenziale dell’ovest di Rio de Janeiro: “Sono molto grato a tutti voi, per la vostra considerazione, le vostre preghiere e la vostra fiducia, adesso, tutti insieme, cambieremo il destino del Brasile: sapevamo dove stavamo andando, e ora sappiamo cosa dobbiamo fare. Il Brasile, non poteva continuare a flirtare con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo della sinistra; ora la verità comincerà a regnare in ogni casa del paese, cominciando dal suo punto più alto, che è la presidenza della Repubblica, perché il Brasile ha tutto quello che serve per essere una grande nazione”. Nemici fuori, nemici dentro, ormai smascherati, un primo messaggio che ha il sapore un po’ rétro di certi ideologismi del Novecento.

Il nuovo Presidente ha incassato a distanza anche l’appoggio di Steve Bannon, ex stratega politico di Donald Trump e noto ideologo della destra oltranzista. “Sono solo un simpatizzante”, ha detto alla Bbc, in un’intervista diffusa alla vigilia del ballottaggio, nella quale definiva Bolsonaro un politico notevole e lo paragonava a Matteo Salvini. Il nostro Ministro dell’Interno, dal canto suo, si è congratulato con Bolsonaro augurandogli “buon lavoro”, sottolineando pure l’intenzione di richiedere al più presto l’estradizione del brigatista rosso Cesare Battisti, assicurando che con il nuovo Presidente c’è piena intesa sulla questione (anche se l’ultima parola spetterà alla magistratura brasiliana).

La vittoria di Bolsonaro rappresenta una frattura storica per il Brasile, dopo una fase di quattro governi consecutivi del Pt, chiusasi nell’agosto del 2016 con l’impeachment di Dilma Rousseff, e il breve intermezzo dell’amministrazione di Michel Temer, che arriva alla fine del suo mandato battendo tutti i record storici di impopolarità. Il risultato del voto in Brasile segna anche una nuova sconfitta per i partiti e i leader protagonisti della cosiddetta marea rosa progressista che investì l’America Latina all’inizio del secolo XXI, dopo le vittorie elettorali del centrodestra in Argentina, Cile, Perù e Colombia e le derive autoritarie in Venezuela e Nicaragua.

Bolsonaro, un deputato che è passato per otto partiti diversi in quasi due decenni di attività parlamentare e fino a poco fa era considerato un personaggio eccentrico, noto per le sue dichiarazioni polemiche a favore della dittatura militare e la tortura e contro le donne e le minoranze razziali, etniche e sessuali, è diventato in pochi mesi il leader che ha cavalcato il crescente malessere di grandi fasce della società brasiliana. Sarà lui a traghettare l’economia del Brasile fuori dalla profonda recessione in cui il Paese è caduto dal 2015, come? Portando un pareggio del bilancio pubblico attraverso i tagli alla spesa che potranno provenire, forse, anche dalla privatizzazione di ampi settori economici del Brasile oggi in mano, in tutto o in parte, allo Stato.

La necessità di adottare una politica di “austerità” nel breve periodo presenta tuttavia non pochi rischi, soprattutto in un paese in cui la disuguaglianza resta evidentissima a livello globale. Il necessario taglio della spesa pubblica non potrà che colpire le politiche più costose, che includono ovviamente le misure di welfare come le pensioni, la sanità pubblica e i sussidi di disoccupazione, che resta molto alta e si attesta attorno al 13%.

Buon lavoro a questo nuovo governo del popolo.

Rossella Marchese

Avvistamenti mostruosi in giro per il mondo e non solo

Dopo il celeberrimo mostro di Loch Ness, tocca alla fantomatica creatura che abita il lago Okanagan in Canada la menzione per il maggior numero di avvistamenti.

Ogopogo è il suo nome e già i nativi indiani ne conoscevano l’aspetto; hanno sempre sostenuto, infatti, nei loro racconti che un essere con corpo serpentiforme, testa equina con corna, pinne laterali e coda biforcuta abitasse nel lago Okanagan minacciando l’incolumità degli abitanti del luogo, avvezzi a compiere sacrifici prima di attraversare il lago.

Il primo avvistamento di questo essere risale al 1870 quando la moglie di un missionario, Susan Allison,  lo avvistò nel lago di Okanagan.

Si narra che nel 1914 un’enorme carcassa di un essere in putrefazione fu trovata sulle sponde del lago, mentre la testimonianza più importante è probabilmente quella delle famiglie Kerry e Watson, che nel luglio del 1949 si trovavano in barca e videro un essere nuotare con movimenti simili a quelli dei cetacei, prima verso l’alto e poi verso il basso, lungo più di nove metri e dotato di coda biforcuta.

Più recentemente, Ogopogo è stato avvistato ben 3 volte in questo ottobre e tutte le riprese confermano, anche se in modo piuttosto sfocato e confusionario (un classico), un essere dal corpo serpentesco e una testa molto strana. Proprio come raccontano le leggende dei nativi.

Niente di meglio con l’avvicinarsi di Halloween che parlare di avvistamenti di mostri.

Nicola Massaro

The Hanter’s Moon

 

Si chiama Luna del Cacciatore ed è il plenilunio del mese di Ottobre, l’appellativo le viene attribuito, così come per tutti gli altri pleniluni dell’anno, dai nativi americani, precisamente dalla tribù degli Algonchini, che misuravano lo scorrere del tempo attraverso un precisissimo calendario lunare; ad essa era associato il momento più propizio per la caccia prima dell’arrivo del grande freddo invernale. Durante questo plenilunio, infatti, essendo già stati mietuti i campi ed accumulato il raccolto di mais e grano, peri cacciatori risultava più facile avvistare ed uccidere cervi ed altra selvaggina; per questo è anche conosciuta come Luna di Sangue ed è sempre stata particolarmente riverita, essendo la luna piena successiva all’equinozio di Autunno (e quindi alla Luna del Raccolto che cade a Settembre) e l’unica ad essere onnipresente nel cielo notturno dal  tramonto all’alba.

La Hanter’s Moon o Harvest Moon, stando alle credenze popolari dei nativi, appariva più intensamente colorata e grande del solito e, proprio perché la vedevano sorgere subito dopo il tramonto, sollevandosi piena all’orizzonte, la percepivano di dimensioni maggiori e dal colore più intenso rispetto agli altri pleniluni. Questo fenomeno è ancora conosciuto con il nome di illusione lunare, un effetto dell’occhio umano ancora dibattuto tra gli scienziati.

Eppure la particolare venerazione verso la Luna di Ottobre è cosa comune a molti popoli: in Asia sudorientale, ad esempio, Ottobre segna la fine della stagione dei monsoni e ha influenzato il nome dato alla luna piena del mese. Per gli induisti, questa luna piena è chiamata “Sharad Purnima”, ossia festa del raccolto, perché segna la fine delle piogge; per i Buddisti, invece, questa luna piena prende il nome di “Pavarana”, la fine del Vassa, ossia il periodo di digiuno di 3 mesi legato ai monsoni.

Per tutti coloro che ammireranno la Luna del Cacciatore di questi giorni sarà possibile, con un po’ di fortuna, anche assistere ad un altro fenomeno suggestivo: lo sciame meteorico delle Orionidi, innescato ogni anno dai detriti lasciati dalla cometa di Halley lungo il suo viaggio intorno al sole e che quest’anno tocca il suo picco proprio nell’ultima parte del mese di Ottobre.

Rossella Marchese

PizzAward, a Cerea, nel veronese  il pizzaiolo più originale al mondo

 Arriva da Cerea (Verona) il pizzaiolo più originale del mondo, ma anche il neo detentore del titolo di pizzaiolo chef e pizzaiolo sommelier.

Con la sua “Valpoterra”, in omaggio ai prodotti della Valpolicella a partire dall’Amarone usato nell’impasto, Stefano Miozzo vince infatti la terza edizione del contest internazionale #PizzAward, battendo centinaia di concorrenti e conquistando, allo stesso tempo, uno dei nove riconoscimenti (una oliera per pizze a forma di busto di San Gennaro) previsti dalla gara ideata da MySocialRecipe e una delle menzioni speciali attribuite dai main sponsor.

Ad alternarsi sul palco sono stati quindi Enzo Coccia (premio alla Carriera Professionale), Ciro Salvo (Pizzaiolo Protagonista dell’Anno), Franco Pepe con Authentica – Pepe in Grani (Pizzeria dell’Anno), Filippo Rosato con la sua On the sea side (Migliore Pizza dall’Estero), Diego Tafone con la sua Pascalina (Migliore Pizza Healthy), Paolo De Simone con la sua Nefropizza (Pizzaiolo Social) e la ventiduenne Sara Palmieri, che ha incassato due titoli (Migliore Pizza Senza Glutine e Migliore Pizza in Rosa) con la sua Tradizioni.

Al loro fianco, inoltre, i giovani John e Elias, protagonisti del primo corso per pizzaioli rivolto ai migranti che MySocialRecipe ha voluto promuovere, con la collaborazione di Virtus Italia Impresa Sociale, dell’Associazione Pizzaioli Esperti e di Fabio Cristiano (docente della Scuola di Pizzaiolo) in un’ottica di integrazione culturale e professionale.

Al loro fianco, anche, i giovani John e Elias, protagonisti del primo corso per pizzaioli rivolto ai migranti che MySocialRecipe ha voluto promuovere, con la collaborazione di Virtus Italia Impresa Sociale, dell’Associazione Pizzaioli Esperti e di Fabio Cristiano, docente della Scuola di Pizzaiolo, in un’ottica di integrazione culturale e professionale.

Nicola Massaro

La paura delle  donne Yazide irachene fuggite in Europa

Il caso inquietante che ha coinvolto un gruppo di donne yazide è scoppiato in Germania poco tempo fa, ma ha creato subito allarmismo attorno a quello che è, ormai, il tema centrale del dibattito politico europeo degli ultimi mesi: la sicurezza delle frontiere.

Il punto di partenza è la storia che una giovane yazida ha raccontato ai media tedeschi lo scorso agosto; fuggita dall’Iraq dopo essere stata venduta ad un miliziano dell’Isis che l’ha stuprata e seviziata per mesi,  arrivata in Germania, da rifugiata, ha incontrato il suo carnefice nei pressi di Stoccarda, davanti ad un supermercato. Nonostante abbia denunciato l’accaduto, la giovane  non è riuscita a fare arrestare l’uomo e ha deciso di ritornare in Iraq.

Il dramma delle donne yazide, divenute schiave sessuali per sedicenti appartenenti allo Stato Islamico, è noto alla Comunità Internazionale almeno dal 2015; la schiavitù sessuale è una pratica che l’Isis ha ritenuto di dover istituzionalizzare, non solo attraverso una burocrazia dello stupro (mercati dove vengono vendute le donne, listini prezzi, contratti d’acquisto notarizzati da corti islamiche), ma anche con una teologia dello stupro. Il settimanale dell’Isis Dabiq spiegava, non molto tempo fa,  come fosse legittimo trattare le donne yazide quali spoglie di guerra; mentre il «Dipartimento Fatwe» dell’Isis illustrava la liceità di avere rapporti anche con ragazzine che non avessero raggiunto la pubertà.

Alla luce di questi fatti, che sono storia a noi contemporanea, l’episodio vissuto dalla giovane ha più dell’inquietante.

Secondo gli attivisti yazidi e siriani presenti in Germania, non è stato un caso isolato. Dopo l’attacco alla città irachena di Sinjar, nell’agosto del 2014, circa 1800 giovani donne sono state rapite e seviziate dall’Isis; molte di quelle che sono riuscite a fuggire in Europa, dopo che la famiglia ne ha pagato il riscatto, hanno trovato rifugio in Germania dove sono stati avviati dei programmi di supporto, per queste donne e e per tutti i profughi accolti nel paese, di circa 95 milioni di euro. Tuttavia, assieme alle vittime, pare che in Europa siano arrivati anche i criminali, e che questi godano degli stessi diritti delle donne che hanno torturato. Come ha spiegato ai media tedeschi (e non solo) Aghiad Al Kheder, il siriano portavoce dell’associazione Sound and Picture, che è diventata un punto di riferimento per i rifugiati in Germania, è accaduto che alcuni affiliati al gruppo terroristico abbiano rubato l’identità ad altri siriani e siano riusciti ad ottenere asilo politico approfittando della politica delle porte aperte di Angela Merkel. Sarebbero entrati in questo modo circa 900 membri dell’Isis in Germania. Mentre un altro gruppo è rappresentato dai returneers, i foreing fighters che hanno combattuto in Siria e hanno fatto ritorno in Europa. Ovviamente, si sta lavorando per l’identificazione e l’incriminazione di questi soggetti. Inoltre, a far ben sperare la comunità yazida è il fatto che la Germania è uno dei pochi Paesi che permette di procedere contro un soggetto per reati commessi aldi fuori della sua giurisdizione; ed è proprio dalla Germania che gli yazidi hanno fatto partire le denunce contro gli jihadisti, per portarli, in futuro, di fronte alla Corte dell’Aja.

Rossella Marchese

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