La Diva Sophia Loren cittadina onoraria di Napoli

La Diva, con un mazzo di rose rosse tra le braccia, durante la cerimonia ha detto: “Oggi è un giorno speciale, magnifico sotto tutti gli aspetti: questo premio, le sfilate di Dolce e Gabbana, la città di Napoli. Ringrazio di cuore tutti voi per questa giornata indimenticabile”. Questa la delibera letta dal sindaco de Magistris sul podio: «La Giunta, su proposta del Sindaco, premesso che la Signora Sophia Loren, nome d’arte di Sofia Villani Scicolone, nata a Roma, è una delle più celebri attrici della storia del cinema mondiale. Figlia di madre napoletana, è cresciuta a Pozzuoli ed ha, sempre, intrecciato la Sua splendida carriera professionale con la Città di Napoli, attraverso interpretazioni memorabili di film che hanno avuto autori, registi, ambientazioni scenografiche riguardanti la nostra Città; considerato che Sophia Loren ha ricevuto i massimi riconoscimenti artistici e professionali, nazionali ed internazionali, come dimostrano gli Oscar, il Leone d’Oro della Mostra del Cinema di Venezia, il David di Donatello, la Coppa Volpi, i Nastri d’Argento, la Palma d’Oro a Cannes, il Golden Globe ed innumerevoli altri premi che hanno costellato una carriera assolutamente unica ed irripetibile; che ha attraversato vari “generi” cinematografici, tra i quali la commedia italiana, con ruoli brillanti, diretta magistralmente dall’ indimenticato Vittorio de Sica o al fianco, in tanti film, del grande Totò; ma, anche ruoli drammatici che Le hanno valso unanimi giudizi della critica mondiale, quali ad esempio “ la Ciociara” dove, grazie alla Sua interpretazione intensa ed ineguagliabile, sono ben evidenziati e racchiusi gli orrori e le sofferenze causate dalla guerra; rilevato che Sophia Loren ha manifestato, da sempre, il Suo immenso affetto ed il Suo indissolubile legame con la nostra Città. Con la quale ha stabilito, infatti, in vari momenti della Sua attività, legami unici attraverso interpretazioni, ad esempio, di personaggi creati dal genio del grande drammaturgo Eduardo de Filippo come “Filumena Marturano” o “Matrimonio all’italiana”, recitando con un altro grande attore, Marcello Mastroianni, anch’Egli molto legato a Napoli ed al suo territorio; o “sabato, domenica e lunedi” al fianco del compianto Luca de Filippo; che ha profuso grande passione umana e professionale per portare la cultura di Napoli nel mondo intero, essendo Lei stessa universalmente identificata quale donna ed attrice “napoletana”. Che Sophia Loren ha dimostrato grande vicinanza a quella che Lei stessa definisce la “mia Napoli, la Città che mi riporta alla mente la mia fanciullezza e la mia gioventù”. La Città che Ella ha difeso strenuamente, per esempio, quando ha presentato al teatro Mercadante l’anteprima del film “La voce umana”, diretta del figlio, il regista Eduardo Ponti. In tale occasione, Sophia Loren, commuovendosi, ha rifiutato gli stereotipi attribuiti a Napoli e gli “attacchi mediatici” di cui è spesso oggetto, perchè, ha affermato “quando sento parlare male di Napoli la difendo come si fa in una famiglia. I napoletani spesso mi mancano”; Che costituisce motivo di grande orgoglio, per la nostra Città, annoverare tra le sue figlie migliori Sophia Loren, autentico ed assoluto patrimonio di Napoli e dell’intero nostro Paese. Sophia Loren ne ha fatto conoscere – attraverso la Sua inarrivabile espressività recitativa – l’immenso patrimonio artistico contribuendo, in modo determinante, all’affermazione della migliore immagine della nostra Città; ritenuto che si vuole fermamente rinsaldare ufficialmente ed in modo indissolubile, il legame di profondo affetto ed amicizia tra Napoli e Sophia Loren; a tal proposito il Sindaco – rendendo doveroso e sentito omaggio al Suo attaccamento ed al Suo amore per la nostra Città ed interpretando la volontà dei cittadini napoletani – intende conferirLe la Cittadinanza Onoraria quale pubblico attestato dei sentimenti di amicizia, stima gratitudine, ammirazione ed affetto della Città di Napoli».

Nicola Massaro

Londra: il Sindaco Sadiq Khan ai cittadini europei

È certamente tra i personaggi simbolo delle contraddizioni della Gran Bretagna post referendum Sadiq Khan, 45enne esponente del partito laburista britannico eletto da poco Sindaco di Londra.

Ma abbiamo compreso che Londra non è l’Inghilterra, né il pensiero dei londinesi può essere assimilato a quello dei cittadini di Widnes, Warrington, Salford,Wolverhampton, e ancora Stockport, Macclesfield, Congleton, Stafford o Cannock, tutte città in cui il pentimento del “leave” non si è per nulla manifestato.

Tuttavia il Sindaco della città più cosmopolita d’Europa, almeno geograficamente parlando, ci ha tenuto a lanciare un messaggio rivolto a tutti i cittadini europei presenti nella capitale, più di un milione: “siete più che benvenuti qui. Come città, siamo grati per il vostro enorme contributo, e questo non cambierà dopo il risultato di questo referendum”– ha detto Khan – “ora tutti noi abbiamo una responsabilità nel cercare di sanare le divisioni che sono emerse durante questa campagna e focalizzarci su ciò che ci unisce, piuttosto che su ciò che divide”. Parole sagge dato il clima di totale confusione e diffidenza che si respira a Londra e che lo stesso sindaco conosce molto bene, essendoci già passato con la propria campagna elettorale.

La storia di Sadiq Khan, infatti, ha colpito non poco l’opinione pubblica: nato a Tooting, nel sud di Londra, figlio di due immigrati pachistani, è cresciuto con sette fratelli in una casa popolare con tre stanze. Il padre lavorava come autista di autobus, la madre come sarta. Grazie ai risparmi dei genitori e con i soldi guadagnati da alcuni lavori saltuari, Khan riuscì a pagarsi la facoltà di giurisprudenza, fino a laurearsi e aprire un suo studio di avvocato. Musulmano praticante, Sadiq Khan è partner di uno dei maggiori studi legali specializzati in diritti umani dell’intero Regno Unito. Ha difeso personaggi discutibili che sfioravano il preoccupante radicalismo, battendosi per loro fin davanti alla Corte di Giustizia Europea, fermo nel principio che il diritto alla difesa è imprescindibile status dell’Unione Europea. È stato tra i firmatari della legge britannica sul matrimonio fra persone dello stesso sesso, cosa che gli ha procurato anche minacce di morte.

Insomma, un politico atipico, un “self made man” con sulle spalle una scalata nel partito laburista che parte dal basso, da quando a 23 anni divenne consigliere di zona per i Laburisti nell’area di Tooting, dove si concentravano gli immigrati caraibici ed asiatici.

Durante la campagna elettorale più volte aveva sostenuto che la sua esperienza personale avrebbe apportato più efficacia alla lotta contro il terrorismo e l’estremismo islamico: “come molti londinesi”, ha detto in un’intervista al New York Times: “sento di avere più di una sola identità: sono un londinese, un europeo, un britannico, un inglese, un musulmano di origini asiatiche e pachistane, un papà e un marito”, ha affermato, anche se l’animo filo europeista suo e del partito laburista non hanno convinto gli euroscettici inglesi.  L’esempio della sua nomina avrebbe dovuto rassicurare sulla tenuta dell’Europa di Shengen, invece la defezione del Regno Unito apre scenari di incertezza non solo finanziaria ma, ben più importante, di tenuta sociale e politica per l’Unione.

 

Rossella Marchese

Il male oscuro dell’Europa

europa impaurita

È un simpatizzante di estrema destra Thomas Mair il killer che giovedì 16 giugno ha aggredito prima con un coltello e poi a colpi d’arma da fuoco uccidendola la deputata laburista Jo
Cox, sostenitrice del fronte “Remain”, in vista del referendum del 23 giugno con cui la Gran Bretagna ha deciso di lasciare il sogno di un’Europa Unita.

L’esercizio della democrazia che si trasforma nell’incubo più cupo di una violenza cieca e senza senso.

Come ci siamo ridotti a questo? Un interrogativo che lascia sgomenti e senza risposta.

Non bastano le polemiche sulla gestione dei flussi di migranti che solcano le rotte balcaniche e che prendono il mare per scappare dalla guerra, dalla fame e dalla disperazione nelle loro terre, non bastano i foreign fighters, figli di un’Europa che troppo spesso ghettizza, pronti a farsi reclutare da un sedicente stato islamico che non esiste e a farsi saltare in aria nei paesi che li hanno adottati, non bastano le egoistiche incursioni solitarie e i raid aerei inconcludenti di alcuni Stati europei in Medio Oriente ed in Nord Africa  che dimostrano l’inconsistenza di una politica estera europea, non bastano le spallate della Russia e l’invasione sottaciuta dell’Ucraina, o i ricatti economici della Turchia che accusa l’Europa di intransigenza verso i migranti; adesso dobbiamo fare i conti con uno strisciante senso di autodistruzione che pervade gli Stati Membri  e si acuisce di giorno in giorno.

Questo male oscuro, la paura opprimente per il futuro, per i tassi di rendimento del denaro, per il debito greco, per la crescita che non c’è, per le poche nascite, per il prezzo del petrolio, per i migranti, per l’Isis, ci impedisce, ormai, di guardare al senso del tutto, al motivo principale che ha portato alla costituzione dell’Unione Europea: la cooperazione per stabilizzare e pacificare quella che è sempre stata una polveriera mondiale.

Ed ora? A dispetto di due guerre mondiali e milioni di morti, tutto il lavoro compiuto per unire ed avvicinare mondi che sembravano inconciliabili, per abbattere frontiere e dogane, si sta vanificando per la paura insensata di fare fronte comune, rinunciando ad un po’ più di potere nazionale per riempire di contenuti ed azioni la politica comunitaria, non solo in campo economico, ma soprattutto in ambito sociale.

“Meglio soli che male accompagnati”, sembra questa la deriva autodistruttiva che sta prendendo subdolamente piede tra i cittadini dell’Unione, che continuano a perdere fiducia pervasi dal male oscuro.

Tuttavia, di fronte a tanto sconcerto c’è da farsi ancora un’altra domanda, possiamo affrontare tutte le sfide che ci aspettano per il futuro senza un’identità collettiva europea, ma forti solo di uno sterile nazionalismo?

 

Rossella Marchese

 

 

 

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