Cristobàl Balenciaga: il designer della moda innovativa

Cristobàl Balenciaga fondò la “maison Balenciaga” nel 1917 a San Sebastiàn in Spagna. Viaggiava di continuo per arricchire il suo bagaglio artistico e culturale e per trovare continui stimoli e ispirazioni per  le nuove collezioni, ma dopo essere stato in America e aver appreso le tecniche di confezionamento che utilizzavano oltreoceano, ebbe la certezza che nel suo atelier avrebbe continuato a far produrre pezzi singoli per abiti lavorati a mano e che mai e poi mai avrebbe permesso l’utilizzo di macchinari per confezionarne.

Sebbene la notevole fama stava portando lo stilista dritto al successo, egli soffrì di grave depressione che lo stava spingendo verso una drastica decisione: chiudere per sempre la sua casa di moda.

“Il maestro di tutti noi” è così che lo considerava Christian Dior. Quest’ultimo, era per Balenciaga, non solo un ottimo collega, ma un vero e caro amico, infatti, fu proprio lui a sostenerlo e ad aiutarlo a superare quel momento di malessere, eliminando del tutto la possibilità di chiudere la maison anzi, da lì a poco, Cristobàl Balenciaga, scoprì una nuova tecnica all’avanguardia: l’invenzione delle camicie senza colletto, conquistando un gran numero di clientela, tanto da far ottenere maggior fiducia nelle sue capacità di designer e rimettersi in gareggiata.

Ormai ritenuto architetto degli stilisti, Balenciaga, era capace di creare abiti con stoffa rigida in modo tale che restassero perfettamente in piedi nella forma da lui progettata. L’accostamento di colori che preferiva il designer di moda, per le sue collezioni, era spesso il marrone con il nero e, per la maggior parte delle sue creazioni, egli si ispirava ai colori, ai tagli della stoffa e allo stile della danza flamenco.

Nel 1937, Balenciaga, aprì la sua casa di moda a Parigi e la strada verso il successo fu rapida e in ascesa: in breve tempo fu definito rivoluzionario della moda, soprattutto per l’invenzione del cappotto a spalla quadrata che in quel periodo fu una vera e propria innovazione, particolarmente per le maniche tagliate in un unico pezzo con il carrè e per i suoi disegni con pizzo nero. A quanto pare, le sue linee stavano diventando sempre più coerenti, delicate e raffinate. Nel 1951, Cristobàl, modificò la silhouette con la rimozione della vita e allargando le spalle, inoltre, inventò l’abito a tunica che, nel 1958, diventò l’abito chemise. Ancora, nel 1963 realizzò la giacca a palloncino sferica, l’abito baby doll a vita alta, il cappotto cocoon, la gonna a palloncino, e l’abito a sacco nel 1957.

Negli Anni ‘60, lo stilista iniziò ad utilizzare tessuti completamente diversi; stoffe pesanti, rigide, allo stesso tempo con ricami armoniosi, insoliti, ma ugualmente rivoluzionari. Di fatti, le sue meravigliose creazioni come l’abito di raso rigido, furono valutati come abiti di alta moda. Per la regina Fabiola del Belgio, Balenciaga nel 1960, disegnò l’abito da sposa fatto di raso ducale avorio bordato di visone bianco al collo e ai fianchi. La maison Balenciaga chiuse nel 1968 e il suo fondatore morì nel 1972. Nel 1986, fu acquistata da Jacques Bogart aprendo una nuova linea di prêt-à-porter. Ad oggi, il designer della casa di moda Balenciaga è Demna Gvasalia.

Alessandra Federico

Nina Ricci, la casa di moda italiana a Parigi

Nina Ricci, nome d’arte di Maria Nielli, è stata una stilista italiana. Nina nacque a Torino nel 1883 ma all’età di dodici anni si trasferì in Francia dove, solo un anno dopo, iniziò a lavorare come stilista apprendista e nel 1908 entrò a far parte dello staff della casa di moda parigina di Raffin con cui collaborò per ben 20 anni. Pochi anni prima di cooperare con la Ruffin, nel 1904, Maria si unì in matrimonio con Luigi Ricci, con il quale, nel 1905, diede alla luce il primo ed unico figlio Robert. L’affinità e la complicità tra madre e figlio era molto forte sin da quando Robert era bambino e, nel 1932, nella capitale francese, fondarono insieme la maison Nina Ricci. Nella maison, il ruolo di Robert era quello di amministratore degli affari e delle finanze, mentre Nina si occupava della parte creativa; disegnava e aveva una grande dimestichezza nel gestire i tessuti tanto da riuscire a sviluppare i modelli direttamente sul manichino o sul corpo dell’indossatrice.

In poco tempo, gli abiti realizzati dalla Nina furono apprezzati da molte donne parigine soprattutto per la scelta della qualità della stoffa, per la raffinatezza del taglio e dello stile e per la femminilità, grazia e originalità che la designer di moda donava ad ogni abito che creava.

Nel 1945, dopo la guerra, l’obiettivo di Robert Ricci per sostenere il ripristino post-bellico, fu quello di mettere in mostra al Louvre 150 manichini vestiti da 40 maison parigine (tra cui Balenciaga e Madame Grès). La mostra ebbe un successo inaspettato tanto da essere mandata in tour per l’Europa e negli Stati Uniti. L’idea della mostra al Louvre e del tour fu approvata e messa in atto da Lucien Lelong, Presidente della Camera francese.

La maison Ricci continuava la sua attività con la realizzazione di strepitosi abiti soprattutto dal design floreale; ricamato, dipinto, applicato o stampato su tessuto; Nina amava molto i colori delicati e le clienti iniziavano a fidarsi completamente di lei fino a lasciarle decidere addirittura il colore del tessuto o il design. Robert diede vita alla sua prima fragranza nel 1946 e la seconda nel 1948 con L’Air du temps diventata, da lì a poco, una delle profumazione più amate e vendute ancora oggi. Nel 1954 Nina decise di cedere il suo incarico lasciando scegliere il nuovo direttore artistico a suo figlio Robert che, in breve tempo, riuscì a trovare il designer all’altezza delle loro aspettative: Jules-Francois Crahay (belga). Jules lavorò per la maison per 9 anni per poi passare a Lanvin. Diversi sono stati i designer che, dalla morte di Nina ad oggi, hanno lavorato per la Maison Ricci; Gerard Pipart fu il nuovo designer della casa di moda Ricci dopo Jules, continuando la realizzazione di meravigliosi ed eleganti abiti proprio come quelli che realizzava Nina.

Quando Maria morì nel 1970, Robert continuò con la creazione dei profumi e nel campo della contabilità fino al suo ultimo giorno di vita (1988). Ma, poco dopo la morte della madre, nel 1970, a dirigere la maison fu Crahay e, nel 1988, appunto dopo la morte di Robert, la famiglia Massimo Guissan acquistò la casa di moda dove Massimo lavorò per diversi anni come stilista, fino a quando, nel maggio 2002, fu lo stilista statunitense James Aguiar ad acquisire il ruolo di designer disegnando le collezioni per due intere stagioni. Prese poi il posto di Aguair, nel 2003, Lars Nilsson che rivisitò in parte lo stile classico sostituendo alcune stoffe a quelle più moderne, ma mantenendo ugualmente la stessa classe della fondatrice della maison. Nel 2006, Lars, fu sostituito da Olivier Theyskens. Ad oggi, dal 2010, il direttore creativo della casa di moda Nina Ricci è Peter Copping.

Alessandra Federico

 

Cento anni fa nasceva Enrico Berlinguer. A Sassari celebrazioni alla presenza del Presidente della Repubblica

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha partecipato alle celebrazioni in ricordo di Enrico Berlinguer all’Università di Sassari.

“Voi mi avete ricordato delle frasi che mi sono piaciute particolarmente, di quelle dette da nostro padre. Io ne vorrei ricordare una che dà il senso giusto di come è stata la sua vita. Almeno per come l’ho pensata io. Quella che dice: – noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, possa essere conosciuto, interpretato, trasformato. In vista del servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita. – E la sua vita è stata interamente dedicata al raggiungimento di questo obbiettivo.”.

Un velo di emozione, contenuto nella consolidata esperienza professionale al pubblico confronto, accompagna il saluto finale di Bianca Berlinguer.

La giornalista romana, già direttrice della terza rete Rai, ha concluso, con alcuni intensi, intimi ricordi di famiglia, la cerimonia in ricordo del centenario della nascita del papà Enrico.

L’iniziativa, promossa dal Senato Accademico dell’Ateneo sassarese, ha preso il via, intorno alle 11.00 del 25 maggio, con l’arrivo del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Prima dell’ingresso in Aula Magna, dopo l’esecuzione del brano “Su patrioutu sardu a sos feudatarios” ad opera del Coro dell’Università di Sassari, diretto dalla Maestra Laura Lambroni, è stata scoperta una lapide dedicata alla vita di Enrico Berlinguer. Posta nel piano superiore del loggiato, accanto a quella in memoria del Presidente Francesco Cossiga.

L’impeccabile esecuzione dell’inno di Mameli è stata realizzata dal tenore turritano Francesco Demuro.

“Enrico Berlinguer ha portato queste virtù e anche qualche difetto di noi sardi, nel grande mondo dell’impegno politico. Per capire quale sia la sua influenza, il suo carisma, la sua eredità basterebbe ricordare il giorno triste ed epico dei suoi funerali.”.

Nel saluto iniziale il Magnifico Rettore Gavino Mariotti ha tratteggiato alcuni aspetti umani del politico sassarese. Valori che il Governatore della Regione Sardegna Christian Solinas, ha ampliato in un quadro storico. Presidiato da una selezione importante di politici e intellettuali sardi che precedettero o incrociarono l’impegno e l’azione di Berlinguer.

“Lavorare insieme. Essere uniti non significa pensare tutti allo stesso modo ma saper ascoltare.

Per dare il giusto valore a ogni contributo. Il programma europeo PNRR deve essere attuato.

Per un cambiamento che tutti comprendano. In questo ambito è determinante una adeguata comunicazione della ricerca scientifica.”

L’apertura al dialogo, lo sforzo di operare azioni sociali per il bene di tutti, riconosciute nel pensiero di Berlinguer sono state recepite dalla rappresentante del Governo nazionale intervenuta da Roma.

Sintetica e diretta, la Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa.

La figura politica dello statista è stata visitata nella prolusione del professor Omar Chessa, ordinario di Diritto Costituzionale, presso il dipartimento di giurisprudenza dell’ateneo sassarese.

“L’eredità morale e politica di Enrico Berlinguer”, il titolo conferito dal docente sassarese incentrato nella cifra etica insita nel pensiero berlingueriano.

“In realtà, l’eredità è una sola e si tratta perciò di un’endiadi. E’ questa, a mio avviso, la cifra specifica del lascito berlingueriano. Non c’è un’eredità politica che non sia anche morale e viceversa.”

L’incipit del giurista è il preludio di una lettura della vita politica culturale di Berlinguer a tutto tondo.

In una visione geo politica di quell’epoca, denominata talvolta in una vulgata approssimativa della così detta “Prima Repubblica”. 

L’attrattiva popolare che circonda la statura internazionale di Berlinguer, rendendolo degno del massimo rispetto da ogni differente credo politico, è espresso nella forma più lucida e fluida dal relatore.

“Non ci può essere una scissione tra agire pubblico e postura privata. Sotto questo profilo lo “stile Berlinguer” fu esemplare. Norberto Bobbio, in un articolo comparso nell’Unità del 12 giugno 1984, scrisse che la <<caratteristica fondamentale di Berlinguer>> era di <<non avere i tratti negativi che contraddistinguono tanta parte della classe politica italiana>>: la <<vanità>>, l’<<esibizionismo>>, il <<desiderio di primeggiare>>. La sua vita privata era nettamente separata da quella pubblica. La sua convinta e tenace riservatezza era una condizione imprescindibile del suo agire come politico.”.

Prima del congedo, il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Ateneo consegna alla famiglia Berlinguer, rappresentata in sala dai quattro figli, un attestato di Alta Benemerenza.

Nel saluto finale del Capo dello Stato: “da un lato l’orgoglio dell’ateneo per aver concorso a formare un protagonista della vita democratica del nostro Paese e dall’altro l’omaggio a questa figura, appunto, protagonista della vita del nostro Paese.”.

Una figura con “la tensione morale e il profondo rispetto per la Costituzione e le sue regole, due aspetti inscindibili, strettamente collegati che rappresentano un messaggio sempre attuale per la nostra Repubblica”.

Anche l’amministrazione comunale ha ricordato la ricorrenza alle 12.30, dopo la cerimonia in Università, con l’inaugurazione di un monumento ad opera dell’artista Igino Panzino.

Il video della cerimonia in ateneo è fruibile al seguente link:

https://www.youtube.com/watch?v=cqNY-1_IUMQ&t=839s

Luigi Coppola

Furfaro: I Fondi del PNRR per superare i ritardi storici del Sud

Carfagna: 4 milioni in più a Napoli per attivare 500 posti negli asili nido.

Parte da Napoli la sfida del nuovo sistema educativo integrato per i bambini da zero a sei anni. Si è tenuto oggi alla Fondazione FOQUS dei Quartieri Spagnoli, la sessione per il Sud Italia del XXII Convegno del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia, al quale ha inviato un videomessaggio il ministro per il Sud Mara Carfagna.

I temi discussi sono stati direttamente collegati alle profonde novità che stanno segnando i prossimi anni per i bambini, i servizi educativi, la scuola: dalle linee  guida 0-6 agli orientamenti 0-3 appena pubblicati, dalle risorse del PNRR ai Lep, dalle strategie alla    gestione integrata dei servizi educativi.

“Con l’approvazione e il finanziamento dei Livelli essenziali delle prestazioni per gli asili nido, – ha dichiarato il ministro nel suo videomessaggio – solo quest’anno Napoli potrà contare su quasi 4 milioni di euro in più per attivare oltre 500 posti. Sono dunque 500 i bambini che potranno contare su una formazione più precoce e più vantaggiosa. E ci sono anche 500 mamme che potranno cercare lavoro o gestire meglio il loro tempo tra famiglia e carriera”. Le risorse, ha spiegato il ministro, sosterranno anche le associazioni che si occupano della formazione da 0-6 anni “perché questi soldi – ha aggiunto – non andranno necessariamente agli asili nido comunali, ma potranno servire anche per favorire convenzioni con le strutture private o ad aiutare le famiglie a pagare le rette”.

L’annuncio è arrivato nel corso dell’incontro intitolato La sfida: Costruire il sistema educativo integrato 0-6. Al centro del dibattito, temi chiave per gli attori del sistema educativo della prima infanzia che riguardano le politiche pubbliche per la definizione, nei prossimi mesi, delle linee di sviluppo del Paese e del futuro delle sue più giovani generazioni.

L’incontro napoletano è stato curato del Gruppo Regionale Nidi e Infanzia Campania, che riunisce più di 40 tra imprese sociali, consorzi, cooperative e privati autorizzati nell’ambito del sistema 0-6 (nidi e scuole d’infanzia).

“I fondi straordinari stanziati dal PNRR – ha detto Rachele Furfaro, Presidente del Gruppo Regionale Campano Nidi e Infanzia e Presidente di Foqus – rappresentano per l’educazione un’occasione unica per rendere attuabile il diritto all’educazione di tutti i bambini del Paese. Per il Sud è l’occasione per avviare al più presto il percorso istituzionale in grado di far superare i ritardi storici e prefigurare una ‘scuola’ che sia il centro, il motore del futuro, per la ricostruzione delle nostre comunità”.

“La sfida della costruzione del sistema integrato 0-6 ha detto Antonia Labonia, Presidente del Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia – interessa tutto il Paese, ancor più quei territori dove i bambini hanno meno opportunità di accedere ai servizi educativi per la prima infanzia. Tutti, hanno il diritto a servizi di qualità educativa eccellente, perché anche così si interviene sulla povertà educativa, sulla lotta alle disuguaglianze e sulla costruzione di partecipazione attiva e democratica”.

”La vera sfida che hanno davanti il Paese e Napoli è quella educativa –  ha dichiarato il sindaco Gaetano Manfredi – che si vince con le risorse ma anche con un nuovo modello di cooperazione e coprogettazione tra pubblico e privato”.

“In città abbiamo circa 70 asili nido, di cui per l’anno prossimo 21 saranno a gestione indiretta – ha commentato Mia Filippone assessore all’Istruzione del Comune di Napoli – un sistema che finora ha funzionato molto bene”.

FoCS: La condizione delle Donne negli eventi bellici

“La condizione delle Donne negli eventi bellici e nelle situazioni di conflitto” è il titolo dell’incontro tenutosi alla Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

“L’iniziativa – ha evidenziato il prof. Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus – raccoglie e rilancia, come focus di discussione, quanto emerso dalle riflessioni e istanze rappresentate a più voci in questi tragici mesi”

Si è trattato di una mattinata dedicata alla forte riflessione, così come nella tradizione della Fondazione, sulla condizione della Donna nelle situazioni di conflitto e guerra non solo di quelle in corso ma anche come non sia sostanzialmente mutata nel corso dei secoli.

Sono intervenuti: il presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus prof. Antonio Lanzaro, la dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista-Giurista, Direttore “Centro Studi e Ricerche Mario Borrelli della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus”; la dott.ssa Matilde Colombrino, assistente sociale della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Gaetano  Bonelli, Direttore del Museo di Napoli-Collezione Gaetano Bonelli e della Casa Museo “Enrico Caruso”; la dott.ssa Assunta Landri psicologa – psicoterapeuta, consulente Procura della Repubblica presso Tribunale di Napoli Sportello d’ascolto psicologico ”FocsAscolto” Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Gli interventi, tutti di particolare interesse, hanno analizzato –  partendo dall’importanza fondamentale del rispetto del diritto internazionale, troppo spesso calpestato nelle situazioni di guerra e conflitto, per non dire completamente ignorato – la condizione delle donne e le violenze che nei loro confronti vengono perpetrate.  Al temine degli interventi la parola è passata al pubblico presente in sala che ha partecipato attivamente alla discussione con osservazioni e ponendo domande.

Un incontro dedicato a tutte le Donne ucraine e alle Donne di tutto il mondo coinvolte in situazioni di conflitto e violenza per sensibilizzare sempre più tutti a lavorare per la pace in ogni situazione e in ogni luogo.

Orsola Grimaldi

Lo stilista Valentino Garavani compie 90 anni

 Il celebre stilista di moda Valentino Garavani compie 90 anni. “Happy Birthday Mr.V” è la scritta che è apparsa sulla felpa Valentino il giorno del suo compleanno. La felpa, che è in edizione limitata, si può acquistare sul sito valentino.com  e il ricavato andrà alla Fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti.

“ I love beauty, it’s not my fault” è la frase che il re dell’alta moda italiana ha espresso il giorno del suo novantesimo compleanno lo scorso 11 maggio. Ma non finisce qui, per festeggiare i 90 anni dello stilista, all’interno del Teatro Sociale di Voghera, fino al 5 giugno, si terrà una mostra con le creazioni di Valentino dagli Anni Sessanta ai Duemila.

Gli amanti dell’alta moda potranno ammirare tutte le meravigliose creazioni Valentino; dai disegni, bozzetti, ritagli originali, illustrazioni, fotografie e trentasei elegantissimi abiti rossi ricavati dall’archivio.

Valentino  Clemente Ludovico Garavani, noto come Valentino, è nato a Voghera (provincia di Pavia in Lombardia) l’11 maggio del 1932. Valentino ha da sempre avuto le idee molto chiare su quale sarebbe stato il suo futuro; sin da bambino era nota la sua dedizione al disegno, all’arte e alla moda e, infatti, la sua carriera nel campo del fashion iniziò molto presto; nella sua città di origine, Valentino, presso l’atelier della stilista Ernestina Salvadeo, iniziò ad apprendere le prime nozioni. Sempre più motivato a voler migliorare nel campo del designer, il giovane aspirante stilista decise di frequentare una scuola di figurino a Milano. Poco tempo dopo  studiò presso l’Ecole de la Chambre Syndicale de la Couture a Parigi. Ancora, terminato il percorso a Parigi, Valentino perfezionò i suoi studi da Emilio Schuberth a Roma. Collaborò con Guy Laroche e, nel 1957,  riuscì finalmente a dare vita alla propria maison: la maison Valentino.

Il vero successo lo raggiunse quando, nel 1962, presentò la sua prima collezione al Pitti Moda di Firenze.  Fu un vero e proprio trampolino di lancio per Valentino  lo show tenuto al Pitti di Firenze; da quel momento iniziò per lui la collezione di premi prestigiosi e l’apertura di atelier anche in città internazionali e non solo, anche le più celebri star del cinema iniziarono a vestire Valentino.

“Ho un primato: otto attrici hanno ritirato un Oscar vestite da me.”- Valentino

Alessandra Federico

Dior presenta la collezione in Corea del Sud

Dopo la sfilata dello scorso anno a Shanghai, durante la quale presentò per la prima volta  in passerella la sua pre-fall donna, Dior, decide di  proporre la sua pre-fall 2022 il prossimo 30 aprile a Seul, in Corea del Sud.

Maria Grazia Chiuri, designer del marchio Dior, ha disegnato l’intera collezione,  (presentata online a dicembre 2021). La stampa internazionale ha diffuso l’annuncio della maison, seguendo quello attinente alla sfilata P/E 2023 uomo, che si terrà il 19 maggio a Los Angeles.  Lo show si svolgerà all’interno di un’università femminile privata a Seul (Ewha Womans University 1886). La casa di moda francese collabora con la Ewha Womans University ai programmi educativi che promuovono l’uguaglianza di genere. Difatti, a sostenere la sfilata, sarà proprio un programma di eventi educativi organizzato in collaborazione con l’università. Il flagship House of Dior, aperto nel 2015 a Seul, è uno dei dodici negozi donna in Corea del Sud della griffe di avenue Montaigne.

La partecipazione  della cantante e attrice sudcoreana Jisoo (del gruppo Blackpink), allo show come fashion e beauty ambassador globale, ha consolidato di gran lunga il rapporto tra Dior e il Paese asiatico, e non solo; è stata di grande contributo per ottenere 140 milioni di visualizzazioni sui canali di Dior durante la settimana della moda di Parigi dello scorso mese.  “Quest’anno, la maison sta creando nuovi e forti legami con la Repubblica di Corea. Dalla nostra collaborazione con la Ewha Womans University — nell’ambito del nostro programma Women@Dior che promuove la trasmissione di conoscenze, l’educazione e la sorellanza — fino a questa sfilata a Seul, siamo più determinati che mai a celebrare gli scambi creativi e la pluralità culturale”, ha dichiarato Pietro Beccari, CEO di Christian Dior Couture.

Per la realizzazione di questa nuova collezione, la designer della casa di moda francese, si è lasciata persuadere dall’eleganza di Catherine Dior (2 agosto 1917- 17 giugno 2008), la sorella minore del fondatore, nonché sua musa ispiratrice. Catherine era appassionata di fiori e coltivava rose a Naÿssè, la fattoria di famiglia a Provenza. Infatti, gli abiti prevedono raffinati modelli tra lo stile punk e giardinaggio; abiti da contadino, grembiuli da giardinaggio e una borsa ispirata ai sacchi di iuta (sacchi che l’azienda di famiglia utilizzava per imballare il compost). Non resta altro che attendere il 30 aprile per ammirare queste meravigliose creazioni Dior.

Alessandra Federico

Steve Jobs: il genio dell’informatica

Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.”- Steve Jobs

 Steven Paul Jobs, statunitense, ricordato da tutti come Steve Jobs, il fondatore di Apple inc. è stato inventore, imprenditore e abile informatico. Jobs è stato amministratore delegato di Apple fino a quando, per motivi di salute, è stato costretto ad abbandonare l’incarico, assumendo, però, il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione. Inoltre, Jobs, è stato fondatore e amministratore delegato della Pixar Animation Studios, fino al momento in cui la  Walt Disney company decise di acquistarla. Ancora, ha fondato la società NeXT Computer e ha progettato anche IPhone, iMac, iPod, Macintosh e iPad.

Fortune, la rivista che tratta di business globale (pubblicata dalla Time inc’s Fortune), ha classificato Steve come primo tra i 25 uomini d’affari del 2007.

Steve Wozniak era un caro amico di Jobs con il quale lavorò alla prima versione del circuito del videogioco Brakout. Da lì  a poco, il primo aprile del 1976, decisero di mettersi in proprio dando vita alla Apple Computer.

Il garage dei genitori di Steve fu la prima sede dove lavorarono sodo al primo computer Apple (venduto ai membri dell’Homebrew Computer Club). Poco tempo dopo riuscirono ad ottenere un finanziamento dall’industriale Mike Markkula (versando nelle casse della società 250.000 dollari). Ma fu con l’Apple II che Jobs e Wozniak con le vendite arrivarono a un milione di dollari.

Apple, il 12 dicembre del 1980, venne quotata in Borsa misurandone il valore di 256 milioni di dollari e alla fine dello stesso mese il suo valore era di 1,79 miliardi di dollari. Bil Atkinson (programmatore) assieme a Steve Jobs riuscirono a convincere il Parc a mostrargli l’interfaccia grafica da loro progettata per inserire innovazioni al progetto come nella parte hardware; difatti, il 24 gennaio del 1984, Apple produsse un personal computer: l’Apple Macintosh, compatto e dotato di un nuovo sistema operativo a interfaccia grafica. Purtroppo, però, a causa della concorrenza, le vendite non furono all’altezza delle aspettative che avevano prospettato visto l’innovativo progetto. John Sculley, amministratore delegato, venne immediatamente incolpato da Jobs. Sculley e Steve Jobs iniziarono ad incolparsi a vicenda per il fallimento del nuovo progetto e Sculley costrinse il consiglio d’amministrazione a scegliere tra lui e Jobs. Quando il consiglio si schierò dalla parte di Sculley, il 31 maggio, le autorizzazioni di Jobs vennero distrutte; le cariche di vicepresidente e di direttore generale della divisione Mac gli furono tolte e a settembre diede le dimissioni. Cominciarono così, per Steve Jobs, i viaggi in Europa e in Unione Sovietica per promuovere i computer Apple. Ma il genio dell’informatica non si perse d’animo e si dedicò alla NeXT Computer fondata da lui poco dopo aver lasciato Apple. Dalla Lucas Films (casa di produzione cinematografica con l’obiettivo di realizzare animazioni computerizzate) nel 1986, Jobs acquistò la Pixar. Nel giro di poco tempo, la NeXT riuscì a progettare e a produrre computer tecnologicamente avanzati rispetto a quelli dei suoi rivali (Apple). Nello stesso momento la Pixar era concentrata sulla produzione di lungometraggi al computer e realizzò Toy Story  nel 1995 (primo film d’animazione realizzato interamente in computer grafica 3D). Nel 1996 Jobs venne contattato dalla Apple che aveva bisogno di aggiornare il sistema operativo. La proposta di Steve Jobs fu quella di inserire il sistema operativo della NeXT (NeXTSTEP), chiedendo in cambio che la Apple acquisisse la NeXT. Nel 1997 Jobs ottenne di nuovo la carica di CEO ad interim (senza stipendio ma ricevendo 1 dollaro all’anno)  ottenendo diversi premi di produzione tra i quali un jet privato da 90 milioni di dollari e quasi 30 milioni di dollari in azioni.

Jobs, aveva ormai l’obiettivo di sviluppare applicativi Microsoft Word ed Excel per il sistema operativo della Apple per troncare, una volta per tutte, contrasti legali tra le due società e cercò, quindi, di arrivare ad un accordo con il rivale storico Microsoft. Nello stesso periodo Jobs aprì il primo Apple Store (in breve tempo i punti vendita in tutto il mondo erano 511) e lanciò l’iMac. Poco tempo dopo progettò e realizzò l’iPod, ottenendo grande successo.

Nel 2003 scoprì di essere affetto da una rara forma di tumore maligno al pancreas e dopo 9 mesi, presso lo Stanford University Medical Center in Palo Alto,  venne sottoposto, per la rimozione del cancro, a duodenocefalopancresectomia (intervento chirurgico che consiste nell’asportare la testa del pancreas). Purtroppo, a causa della malattia fu colpito anche dal diabete, pertanto, l’incarico di amministratore delegato passò a Tim Cook per due mesi e per altri sei mesi nel 2009.

Lo smartphone dell’Apple fu prodotto nel 2007: l’iPhone. Per la fine di giugno 2009, Steve Jobs, rientrò alla Apple. Ma solo il 9 settembre tornò sul palco per presentare il rinnovo dell’intera gamma di iPod. Alla conferenza di San Francisco, Jobs, il 27 gennaio del 2010, presentò l’iPad, il primo tablet della Apple.

Uno sguardo alla vita privata di Jobs

Steve Jobs nasce a San Francisco il 24 febbraio del 1955. Appena nato fu subito dato in adozione a Paul Reinhold Jobs e Clara Hagopian (residenti in California). Il bambino venne battezzato ed educato alla fede cristiana luterana. Compì  gli studi presso l’istituto Homestead di Cupertino, in California dove, nel 1972 si diplomò. Conseguito il diploma, Jobs, proseguì gli studi al Reed College di Portland, ma decise di abbandonare poco dopo il primo semestre. Lisa Brennan-Jobs, è la prima  figlia di Steve (con la sua prima fidanzata) con la quale, però, instaurò un rapporto più tardi perché non era inizialmente intenzionato a riconoscerla. Con una cerimonia officiata da un monaco buddhista, Steve Jobs, a marzo del 1991, si sposò con Laurene Powell, con la quale, nel 1991, 1995 e 1998, ha messo al mondo Reed, Erin e Eve.

Jobs, nel gennaio del 2011, chiese un nuovo congedo medico, ma continuò ad occuparsi delle principali questioni strategiche, essendo, però, sostituito da Tim Cook per le questioni di tutti i  giorni. Decise di dimettersi dal ruolo di amministratore delegato di Apple il 24 agosto. Steve Jobs morì all’età di 56 anni in California, nella sua casa il 5 ottobre del 2011.

In questo momento, sdraiato sul letto d’ospedale e ricordando tutta la mia vita, mi rendo conto che tutti i riconoscimenti e le ricchezze di cui andavo così fiero, sono diventati insignificanti davanti alla morte imminente. Nel buio, quando guardo le luci verdi dei macchinari per la respirazione artificiale e sento il brusio dei loro suoni meccanici, riesco a sentire il respiro della morte che si avvicina… Solo adesso ho capito, una volta che accumuli sufficiente denaro per il resto della tua vita, che dobbiamo perseguire altri obiettivi che non sono correlati alla ricchezza. Dovrebbe essere qualcosa di più importante: per esempio le storie d’amore, l’arte, i sogni di quando ero bambino… Non fermarsi a perseguire la ricchezza potrà solo trasformare una persona in un essere contorto, proprio come me.” – Steve Jobs

Alessandra Federico

Vivere meglio: prosegue il progetto per Napoli

Le associazioni sostenitrici del progetto “Vivere meglio” proseguono con le attività previste nel programma (“Operazione Napoli città pulita” è uno dei programmi di questo progetto). La prima Ecofotopasseggiata dell’anno si è tenuta presso la Chiesa di Sant’Eligio lo scorso sabato 5 marzo. Ad aprire l’evento è stato il dott. Pasquale Capone che, con il racconto della storia della chiesa, ha catturato l’attenzione di tutti i partecipanti presenti, dando loro modo di potersi immedesimare nelle vicende del passato e vivere, anche per qualche ora, i momenti tragici che hanno segnato il destino della città. La giornata si è conclusa, poi, nei pressi della Chiesa del Carmine dopo aver attraversato piazza del Mercato dove, anche di questa meravigliosa piazza, il dott. Capone ne ha raccontato  la storia, mantenendo alta la concentrazione di ogni singolo partecipante ed evidenziando, soprattutto, avvenimenti fondamentali che hanno fatto la storia, come quella della decapitazione di Corradino di Svevia (29 ottobre 1268) in piazza Mercato oltre ben 7 secoli fa (ultimo Imperatore del Sacro Romano impero), i cui resti sono conservati nella Chiesa del Carmine.

Oggi i commercianti rimasti nella piazza e le associazioni locali insieme a quelle del progetto “Vivere meglio”,  stanno programmando una serie di interventi per il suo rilancio culturale e commerciale.

Nel corso della mattinata, successivamente al racconto della storia della chiesa, Raffaele Federico, presidente del CITS, ha illustrato ai partecipanti il progetto “Vivere meglio”, al quale aderiscono più di 30 associazioni tra le quali “Napoli è”. “Scatta e riscatta”, invece, è lo strumento operativo del progetto; utilizza le immagini per denunciare, segnalare, educare, coinvolgere. Questo strumento comprende: attività quotidiane di segnalazioni, Ecofotopasseggiate (visite guidate con foto), Safari fotografico, concorso e mostra fotografica. Il concorso fotografico inizierà il 12 aprile e terminerà il 28 dello stesso mese. Le foto realizzate dai partecipanti saranno esposte in una sala e messe a votazione durante il Maggio dei monumenti. Il prossimo incontro tratterà le Torri Aragonesi in via Marina, tormentato sito storico, luogo per anni abbandonato e divenuto  residenza per senzatetto. L’intervento del Comune, durato alcuni giorni, ha finalmente liberato i fossati da quintali di rifiuti  restituendone il decoro.

Alessandra  Federico

Il 22 marzo si celebra la giornata mondiale dell’acqua

La giornata mondiale dell’acqua si celebra per ricordare lo sfruttamento delle risorse idriche del pianeta. Questo giorno si ricorda sin dal 22 marzo 1992. World Water Day, ossia la giornata mondiale dell’acqua, a seguito della conferenza di Rio, è stata stabilita dall’ONU per il giorno 22 marzo e festeggiata sin dal 1993.

L’importanza di festeggiare questo giorno deriva dal fatto che i dati sulle risorse idriche del pianeta sono alquanto avvilenti; difatti, pare che, già dal 2018, l’ONU abbia lanciato l’allarme riguardo il fabbisogno d’acqua:  i processi di industrializzazione stanno rendendo l’acqua sempre meno disponibile e, purtroppo, questo farà sì che l’acqua corrente aumenti al ritmo costante dell’1% all’anno fino a che, tra almeno 30 anni, si potrebbe avere bisogno del 30% di acqua in più in un pianeta dove in realtà l’acqua diminuisce di volta in volta. La giornata mondiale dell’acqua 2021, ha scelto come tema l’inquinamento delle falde acquifere a causa degli scarichi industriali, avendo come obiettivo quello della diminuzione dell’utilizzo di sostanze chimiche nelle acque reflue.

Secondo quanto riportato dalle statistiche, il 51% della popolazione e il 45% del PIL globale, saranno a rischio idrico e 785 milioni di persone non beneficiano di acqua potabile e 2 miliardi di persone non hanno la possibilità di accedere ai servizi igienici di base. Tutto questo può portare ad una vera catastrofe, motivo per cui l’argomento optato per la Giornata mondiale dell’acqua è “Valorizzazione dell’Acqua”.

“Non possiamo andare avanti come società globale mentre così tante persone vivono senza acqua sicura” afferma l’ONU e continua sostenendo che “l’acqua è un diritto di tutti, qualsiasi sia l’età, il sesso, o la provenienza geografica e sociale. Abbiamo solo altri dodici anni di tempo per riuscire ad ottenere un cambiamento climatico, secondo una grande maggioranza di scienziati. È arrivato il momento di comprendere che non bisogna più sottovalutare il fatto che L’acqua sia un bene prezioso che non deve essere più sprecato”.

A tal proposito, “Operazione Napoli città pulita” (progetto che nasce con l’intento di far riemergere la città) sta già provvedendo per la diminuzione di inquinamento attraverso diversi programmi tra cui il vuoto a buon rendere.

Alessandra Federico

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