Dentellatura e odontometro

Un aspetto importante della filatelia è l’esplorazione del campo delle varietà prodotte dalla c.d. dentellatura.

La dentellatura può essere “a pettine”, oppure “lineare” e questo è quanto facilmente rilevabile guardando il francobollo per lo spazio perfettamente diritto nell’alveo del dente e fa capire che la perforazione è lineare mentre quello un po’ obliquo risponde alla dentellatura a pettine. Questa sottile differenza in molti casi determina un’infinità di varietà. Ovviamente ciò non deve preoccupare chi si accosta alla filatelia perché, come al solito, queste sono le esagerazioni degli specialisti che intravedono ed individuano in ogni particolare anche infinitesimale delle differenze da collezionare e, tra una tiratura e l’altra, potete scommettere che di differenze anche con la stessa punzonatrice ce ne sono molte.

L’odontometro è lo strumento per poter vedere le dentellature,  può essere manuale, a puntini o a sbarrette. Quindi questo è lo strumento “essenziale” per chi vuole cominciare a fare una prima scrematura tra le varie dentellature; ma per chi deve visionare grossi quantitativi, per non stancarsi eccessivamente perché utilizzare l’odontometro a mano per molte volte stanca, ecco che è stata inventata una macchina che consente di analizzare ogni singolo francobollo e in un battibaleno si ottiene l’esatta dentellatura del pezzo inserito. È una macchina che costa un pochino, neanche eccessivamente se vogliamo, ma serve laddove ci sono molti pezzi da visionare e sicuramente farà risparmiare moltissimo tempo. Le misurazioni elettroniche sono quasi sempre perfette e laddove la macchina non riesce a leggere segnala con una serie di trattini l’impossibilità. Tutto ciò comunque è possibile laddove ci sono francobolli sciolti, sulle lettere invece è indispensabile quello a mano.

Salvatore Adinolfi

Collezionisti in erba

Quando ero piccolo mi capitò tra le mani un opuscolo insieme ad un grosso raccoglitore. Erano di mio fratello ed erano stati richiesti ad Astra Francobolli, una società che si occupava di materiale filatelico e spediva a domicilio in contrassegno un librone con tante fotografie di francobolli rigorosamente in bianco e nero sul quale attaccare con famose linguelle i francobolli di tutto il mondo, tutto il materiale era anche comprensivo di una piccola vaschetta nera in cui collocare il francobollo per visionarne la filigrana.

In quel manuale delle giovani promesse della filatelia erano riportate in maniera abbastanza dettagliata tutte le regole che un piccolo collezionista in erba doveva conoscere, regole comunque tuttora valide e per certi aspetti essenziali. Si partiva dalla cosa più ovvia che era quella di fornire indicazioni su come scollare un francobollo da una lettera. Sembrerà strano ma anche questo aveva ed ha delle regole. A questo punto è opportuno comunque chiarire un concetto che non era all’epoca ben evidente e che oggi, invece, è molto apprezzato. Tanti anni fa non era diffusa la cultura della storia postale intesa come oggi la conosciamo, per storia postale si intende la conservazione del francobollo sulla lettera originaria andando così a ricercare le date più vicine all’emissione come anche le date ultime della validità dello stesso, gli usi postumi che talvolta si facevano del francobollo.

Nel passato e fino al 1975 il francobollo aveva una “scadenza fisica” e non era consentito l’utilizzo dopo quella data, chi lo faceva era considerato un fraudolento; ma naturalmente alcune lettere per ignoranza di chi le mandava e per superficialità nei controlli riuscivano a sfuggire alla norma creando ulteriori motivi di interesse per il collezionista. Parliamo di quei valori filatelici non usati con continuità nel senso che in una serie di francobolli c’era quello che serviva come valore ordinario e quelli invece che servivano per fornire una gamma di servizi in più, tipo raccomandate, espressi, posta pneumatica ed altri.

Un tempo, prima dell’avvento della “posta prioritaria”, i servizi postali erano diversificati ed ovviamente anche i costi. Prima dell’avvento della posta prioritaria il costo di un francobollo era di molto inferiore a quello attuale. Per fare un paragone: con l’euro il servizio ordinario, soppresso definitivamente a favore della tariffa unica il 20 maggio 2006,  era pagato 0,41 centesimi di euro oggi lo stesso servizio costa 0,95 centesimi e si è sostanzialmente anche snaturata la motivazione per cui la posta prioritaria fu ideata e cioè per dare un’accelerazione alla consegna. Il servizio più o meno è rimasto uguale mentre abbiamo avuto una maggiorazione del costo, come sempre è facile far soldi in regime di monopolio.

I nostri lettori scuseranno la digressione, ma tornando alle nozioni elementari riportate nell’opuscolo va ricordato che il francobollo non deve mai essere immerso in acqua calda, va messo in acqua a temperatura ambiente e si scollerà dalla lettera naturalmente.

Nello stesso opuscolo citato c’era anche una strana sequenza di pallini, uno vicino all’altro e tutti con un diametro che andava dal più piccolo al più grande ma di questo parleremo in un altro articolo.

Salvatore Adinolfi

 Mimì Capatosta, l’utopia della normalità

“Abbiamo scelto di lasciare parlare il cuore anziché le paure”.  La frase che risalta nel bianco assoluto della quarta di copertina, svela una matrice ideologica che permea le pagine di un saggio uscito in libreria lo scorso tre ottobre, edito da Fandango Libri per la collana documenti. Mimì Capatosta è l’ultima fatica letteraria di Tiziana Barillà, giornalista scrittrice, già inviata del settimanale Left, cofondatrice della testata www.ilsalto.net. Il sottotitolo (Mimmo Lucano e il modello Riace) con l’immagine del faccione sorridente del protagonista, cattura l’attenzione del lettore per scoprire una micro realtà italiana, la cui portata ha suscitato un’attenzione mediale internazionale nell’incontro di più dinamiche storiche complesse, realizzatosi in una specifica terra del sud d’Italia, la Locride.

Il libro tratta le vicende che nell’ultimo ventennio hanno cambiato la vita sociale di Riace e di una zona importante del territorio circostante, grazie all’azione politica e sociale impressa da Domenico Lucano, dal 2004 sindaco nel comune già noto per il ritrovamento marino dei “bronzi” nell’agosto del 1972.  Il suo progetto politico istituzionale è assurto ai primi posti nelle classifiche della popolarità globale, grazie al report pubblicato nella primavera del 2016 dalla famosa testata americana Fortune. Nella consueta classifica annuale dei cinquanta World Greatest Leaders, gli uomini e le donne più influenti nel mondo, fra Obama, Papa Bergoglio, Angela Merkel e i più noti profili, al quarantesimo posto, unico italiano, c’è Mimmo Lucano.  La motivazione di questo straordinario riconoscimento che attesta l’essere il migliore sindaco del mondo, consta nell’aver applicato nell’estremo sud d’Italia, alle falde dell’Aspromonte, “l’utopia della normalità”.  Una pratica avviata sin dal 1998 con lo sbarco a Riace di centinaia di profughi curdi. Nei suoi mandati istituzionali da sindaco, Lucano ha ospitato oltre seimila migranti che hanno ripopolato Riace, rendendo il centro della Locride un melting pot multietnico con oltre una dozzina di diverse nazionalità extra comunitarie. Un processo in netta controtendenza rispetto alla visione percepita del “problema” immigrazione nel nostro Paese: dagli albori degli anni novanta con le crisi di Albania e Balcani, sino ai giorni nostri con l’ecatombe nel Mediterraneo e la gestione del problema da parte dell’Unione Europea.

Il “modello Riace” scompagina la consueta vulgata nei confronti degli immigrati, considerati rifugiati e prima emergenza nazionale.  Nella Locride è la comunità locale che cerca, accoglie e ringrazia gli ultimi arrivati. Riconosciuti come chi ripopola paesi e centri storici abbandonati. Per la prima volta i migranti sono messi nella condizione di ricreare un tessuto urbano e cittadino fatto di relazioni e avviamenti per una serie di lavori che ricreano un’attività economica. Sostenuta con i progetti e i fondi europei per le politiche di accoglienza (s.p.r.a.r.) che creano nuovi posti di lavoro specifici per settanta, ottanta unità, fra mediatori culturali e addetti alla logistica a trecentosessanta gradi, di una sana e sostenibile integrazione. Non è un’operazione semplice, quella che conduce un ghanese a diventare il responsabile della raccolta differenziata, attrezzato con piccoli carretti fra i vicoli stretti del centro storico.  Così decisiva risulta la fruizione di vecchie case abbandonate da oltre cinquant’anni dai riacesi emigrati all’estero e ripristinate all’abitazione delle nuove famiglie arrivate. Per non dimenticare la potabilizzazione di una sorgente d’acqua che affranchi l’uso dell’acqua, bene comune e gratuito, dai monopoli affaristici di dubbia provenienza. Non è una favola la narrazione partita “dal basso”. Quella di Tiziana Barillà ha vissuto le fasi salienti di una vera e dura contrapposizione sorta a Riace nel 2016 fra l’amministrazione, la comunità calabra e le istituzioni centrali del governo italiano. Impossibilitato secondo l’impianto normativo vigente a riconoscere le iniziative di Lucano, volte a fronteggiare la sospensione o i ritardi dei fondi utili a continuare i progetti avviati. Nodo controverso, l’adozione di un sistema di “moneta locale” basato sullo scambio di bonus cartacei, equiparabili a buoni prepagati, raffiguranti, secondo il controvalore di scambio, personaggi storici dalla chiara vocazione rivoluzionaria. Lucano non è l’iconografia dell’uomo solo al comando. La sua popolarità recente ha già calamitato nel territorio troupe di editori tv (Beppe Fiorello ne ha già vestito i panni per una fiction di prossima programmazione televisiva) ed è già fiorente una narrativa indotta.

Il testo di Barillà, è un memoriale inedito, “un atto dovuto” secondo la direttrice editoriale di Fandango, Tiziana Traina che insieme alla scrittrice e allo stesso Lucano, ha partecipato alla prima presentazione del libro, avvenuta a Roma presso la sala stampa della Camera dei Deputati, (https://www.youtube.com/watch?v=iJ8Vy4pi4O4) lo scorso quattro ottobre.

Leggere le pagine di Mimì Capatosta, conduce inevitabilmente il lettore a vivere da cittadino, quei territori troppo “periferici “rispetto alle istituzioni dello Stato, dove la distanza fra giustizia e legalità, come ricorda anche Davide Mattiello nella presentazione citata, diviene pericolosamente enorme. La tendenza ricorrente, in una comunicazione superficiale, quando non di parte, nel creare miti o personaggi, declina in questo caso un passaggio da circoscrivere se non da archiviare. Rimane viva, a prescindere dai testi, dalle capacità talentuose di singoli individui libertari o anarchici, secondo le diverse interpretazioni, la contaminazione solidale di una comunità che scopre la via di una convivenza possibile, grazie anche e soprattutto all’aiuto di territori, comuni diversi e lontani. Protagonista, non solo nel libro, quanto nelle iniziative collegiali, le Rete dei Comuni Solidali (Recosol), rappresentata da Chiara Sasso.

Nella Locride, un territorio, impossibile dimenticarlo, condizionato pesantemente da presenze criminali, cristallizzatesi nelle strutture apparentemente più credibili o istituzionali, il modello Riace non è più utopia. Le iniziative degli ultimi giorni avviate dalla Procura di Locri che indaga sulle attività amministrative di Lucano confermano la necessità di approfondire e conoscere una realtà che coinvolge in ogni caso la nostra vita quotidiana.

Luigi Coppola

Il 5 lire del Manzoni

Un valore importante per una collezione è costituito dal 5 lire del Manzoni. È il pezzo più importante di una serie di sei francobolli (10 – 15 – 30 – 50 centesimi, 1 lira e 5 lire) emessa nel cinquantenario della morte del Letterato – Poeta. È sicuramente tra i più rari francobolli commemorativi di posta ordinaria insieme con la serie del Congresso filatelico di Trieste del 1922 e i due alti valori della serie delle Crociere Italiane del 1924 che ebbero però una tiratura inferiore. Ciò è dovuto alla grande dispersione avvenuta di questo francobollo a causa della gomma di cattiva qualità, appiccicaticcia e tenace, che produceva facilmente macchie gialle e rossastre, degli annullamenti falsi, numerosissimi ed infine del formato, che offriva spesso il fianco a possibili difetti di dentellatura.
Vale la pena precisare che tutti i sei valori furono venduti solo a Milano e a Roma, ovviamente perché la prima era la patria del Poeta e la seconda perché luogo delle celebrazioni dell’evento e capitale d’Italia. In verità alcuni pezzi furono usati in altre città anche durante la validità del francobollo, ma sono così tanti quelli con annullo postumo che non vengono presi neanche in considerazione.
La stampa venne effettuata a Roma dallo stabilimento grafico Petitti. Sembra che comunque da questo stabilimento furono immessi sul mercato clandestinamente scarti di stampa, con o senza gomma ed anche non dentellati. Alcuni di questi francobolli furono anche manipolati alterando la dentellatura, addirittura con una doppia dentellatura. Tutte cose abbastanza visibili ed anche poco apprezzate. Ma inquadriamo per un attimo i “dati anagrafici”.
– Data di emissione: 29 dicembre 1923
– Validità: fino al 28 gennaio 1924
– Stampa: tipografica
– Colore: violetto e nero
– Gomma: bianca o giallognola, lucida
– Carta: tra media e sottile a macchina
– Filigrana corona con due simboli per francobollo
– Dentellature a pettine
– Tiratura 35.000 esemplari
Solo per la cronaca va ricordato che l’incisione del 5 lire fu fatta da Enrico Federici, lavorando l’effigie di Manzoni molto finemente. Dico ciò perché una delle falsificazioni dell’epoca riproduceva l’immagine del Manzoni quasi come una scimmia e quindi facilmente individuabile come falso.
Il 5 lire ebbe anche corso nelle colonie italiane e, sovrastampato in rosso, fu usato in Cirenaica, Eritrea, Somalia e Tripolitania, ne furono stampati all’incirca 3750 esemplari per ogni Colonia.
Le varietà conosciute sono poche e fra queste spicca quella con il centro fortemente spostato dalla corona, spostamento di circa 2 mm; con queste caratteristiche ne sono conosciuti 50 esemplari.
Sempre come varietà ci sono quelle con la filigrana capovolta. Il 14° esemplare di uno dei quattro quarti di foglio presenta un interessante ritocco, un tratto verticale più marcato, che completa la parte destra dell’ornato floreale di sinistra (non è un bisticcio di parole), teoricamente con queste caratteristiche, visto il quantitativo di francobolli emessi (35.000) dovrebbero essere 175, ma, come già detto, le distruzioni e le dispersioni hanno creato dei forti vuoti sul già esiguo numero di francobolli.
In ultimo va ricordato che su lettera forse non esistono, ma se c’è qualcuno che lo possiede potrebbe valere anche una fortuna. Altra combinazione assai rara sono le coppie. Occhio ai falsi!

Salvatore Adinolfi

Il 1840 e i primi francobolli

Nel lontano 1° maggio del 1840 presso gli uffici postali inglesi inizia la vendita dei primi francobolli della storia: il black penny ed il two pence azzurro, entrambi con l’effigie della Regina Vittoria, contornata da un fregio decorativo. Il francobollo nasce non per abbellire la lettera, ma per avere in anticipo la tassa sulla spedizione.
Prima di quel fatidico 1° maggio le lettere venivano comunque spedite ed il pagamento era a carico del destinatario. Importo che non era mai uguale, perché la lettera spesso doveva passare in molte regioni e per ogni passaggio, chiamato “porto”, si aggiungeva qualche spicciolo. Ma la cosa che più indispettiva è che all’arrivo il destinatario poteva rifiutarsi di ritirare la lettera e la tassa non era pagata.
Molti si potranno chiedere perché ciò poteva avvenire, era pur sempre la lettera di un parente, di un amico, diceva qualcosa, ma, all’atto pratico, l’importo del trasporto era, diciamo, notevole e quindi in un’economia povera anche quei pochi centesimi potevano servire. La fame aguzza l’ingegno, questo è un motto valido in tutto il mondo ed anche a quel tempo il mittente ed il destinatario spesso erano d’accordo, infatti, nella maggior parte dei casi, il destinatario voleva sapere solo se il mittente stava bene e nient’altro. Questa cosa fu superata mettendo dei segni sulla lettera, noti solo alle parti, tipo alfabeto Morse, con i quali il destinatario capiva la situazione, aveva saputo le condizioni del parente, dell’amico e quindi non c’era più la necessità di ritirare la lettera.
Questo giochino in certi ambienti è durato molti anni e quando poi si è scoperto il trucco l’amministrazione postale è passata al contrattacco. Così inventarono un sistema che prevedeva la tassa in partenza e non più in arrivo, per cui il destinatario doveva per forza di cose ritirare la lettera, visto che era già pagata, da qui il termine “franco-bollo”, proprio in funzione di questo preventivo pagamento.
Salvatore Adinolfi

Alla scoperta di Agropoli e Castellabate

Un nuovo appuntamento per soci e simpatizzanti è quello che l’Istituto Italiano dei Castelli ha organizzato per sabato 22 ottobre incentrando la sua attività culturale su un’escursione esclusiva ad Agropoli e Castellabate. Antonio Capano, già soprintendente archeologico in Basilicata, guiderà la visita al bellissimo borgo medievale ad al castello, uno dei più importanti in area cilentana.

Seconda tappa Castellabate dove l’architetto Giuseppe Ianni e lo storico locale Gennaro Malzone, guideranno i visitatori alla scoperta del centro storico e del castello. “Entrambi i castelli, tra l’altro,  ben rappresentano con le loro poderose torri circolari scarpate la fase cruciale nella storia dell’architettura militare definita di Transizione, che trovò ampia diffusione anche nel regno di Napoli, in età aragonese. Le interessanti caratteristiche difensive – si legge nel comunicato dell’Istituto Italiano dei Castelli – dei due complessi saranno commentate dall’arch. Luigi Maglio, vicepresidente nazionale del Consiglio Scientifico dell’istituto Italiano dei Castelli”.

Salvatore Adinolfi

 

 

 

I 30 anni di Slow Food in un francobollo

“Identifichiamo in tre aggettivi riferiti alla persona, alla natura e alla società – buono, pulito e giusto – le qualità che ogni cibo dovrebbe avere”.
(Gaet
ano Pascale, Presidente di Slow Food Italia)

slowLe eccellenze gastronomiche hanno un posto in prima fila anche nella filatelia. Sono infatti molti i francobolli dedicati, il più recente risale al 26 luglio scorso ed è stato emesso con una tiratura di 80.000 esemplari, valore singolo di 0,95 euro. Un francobollo ordinario della serie tematica “le  Eccellenze del sistema produttivo ed economico”,  dedicato a Slow Food Italia, nel 30° anniversario della fondazione.

E’  stampato in rotocalcografia e  riproduce il logo dell’Associazione Slow Food Italia.

L’Associazione nel corso di questo trentennio ha contribuito allo sviluppo di una cultura del cibo in Italia e nel mondo e le parole del Presidente dell’Associazione Gaetano Pascale che sottolinea che il cibo ha “un valore che risiede nella sua storia, nella sua relazione con i nostri sensi e nel suo ciclo di vita” lo testimoniano. Cibo come cultura e valorizzazione delle eccellenze agro-alimentari del nostro Paese note ed apprezzate ovunque. Slow Food “in questi trent’anni l’Associazione ha cercato di promuovere un sistema alimentare che tuteli la biodiversità e che rispetti gli abitanti di un territorio senza depauperarne le risorse naturali”.

E’ possibile acquistare il francobollo su www.poste.it, negli Uffici Postali abilitati e negli  “Spazio Filatelia” di Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Trieste e Napoli.
Salvatore Adinolfi

Museo Madre gratis tutto agosto

Per chi resta in città o per chi viene a visitare Napoli il Museo Madre offre un agosto tutto gratis. E’ ormai dal 2013 che si ripete questa iniziativa che consente gratuitamente di visitare le mostre in corso e le collezioni ma anche di partecipare alle attività estive messe in campo dal Madre.

“L’iniziativa, ribadendo il successo riscosso negli anni precedenti, viene riproposta – si legge in un comunicato – con l’obiettivo di offrire nuovamente, a, la possibilità di avvicinarsi alle ricerche artistiche del presente visitando il museo d’arte contemporanea regionale: un museo non solo aperto ad agosto, ma gratuito per tutti e che propone a tutti, anche a chi non conosce o frequenta già il museo, di affrontare il caldo della stagione estiva camminando piacevolmente in mezzo a capolavori di arte contemporanea e ad “aria condizionata”.

Già dall’ingresso il Museo offre al visitatore una full immersion nelle opere che ospita iniziando con Axer/Désaxer, l’opera in situ di dimensioni architettoniche dell’artista francese Daniel Buren.

Al piano terra Attesa. 1960-2016, la retrospettiva dedicata a Mimmo Jodice, maestro della fotografia contemporanea. La mostra che resterà aperta fino al 24 ottobre si articola in più sezioni connesse tra loro. Partendo dalla sala Re_PUBBLICA MADRE al piano terra, dove è messa in scena, nel formato di una grande proiezione cinematografica (Teatralità quotidiana a Napoli, 2016), una selezione di immagini dalle serie dedicate, negli anni Sessanta e Settanta, alla città di Napoli, lavori di matrice sociale e di impegno civile degli anni Sessanta e Settanta. Al terzo piano la mostra presenta più di cento opere.

Sono proposti, in un allestimento unitario, tutti i più importanti cicli fotografici di Jodice – dedicati al mondo antico, alla natura morta, alla dimensione urbana, al rapporto con la storia dell’arte – in cui si articolano i principali aspetti e temi della sua ricerca.

Mentre l’inizio e la fine del percorso espositivo al terzo piano vedono protagoniste le ricerche sperimentali degli anni Sessanta e Settanta, nelle tre ali del terzo piano “si succedono in una stringente contiguità e continuità fra i tre differenti tempi del passato (prima sezione), del futuro (seconda sezione) e del presente (terza sezione) – opere da tutte le principali serie di Jodice, a partire dagli anni Ottanta”.

La mostra di Camille Henrot è ospitata nella Sala delle Colonne al primo piano. Luna di latte il titolo  della mostra dell’artista francese, Leone d’argento quale migliore artista giovane alla 55.Biennale di Venezia del 2013. La mostra resterà visibile fino al 3 ottobre 2016, con il patrocinio di Institut français di Napoli e in collaborazione con la Fondazione Memmo di Roma. 

Tante opere ospitate nei vari piani del Museo Madre. Fra queste anche quelle della nuova collezione permanente in progress del MADRE Per_formare una collezione, progetto avviato nel 2013 e dedicato dal museo alla costituzione progressiva della sua collezione permanente

T utti i weekend di agosto i Servizi Educativi del museo MADRE offrono un programma di visite didattiche #in_mostra, anch’esse gratuite, ogni sabato, domenica e lunedì, alle ore 11:00 e alle ore 17:00, dedicate alle due mostre della stagione espositiva estiva del museo: Mimmo Jodice Attesa. 1960-2016 e Camille Henrot Luna di latte.

Fino al 29 agosto sarà possibile visitare la Casa “do ut do”, su progetto di Alessandro Mendini. 

Il progetto – evidenziano  gli organizzatori – presenta l’edizione 2016 di “do utdo”, contenitore di iniziative culturali a scopo benefico promosso dall’Associazione Amici della Fondazione Hospice Seràgnoli Onlus e piattaforma biennale che organizza eventi dedicati alle arti e alle eccellenze della cultura italiana coinvolgendo istituzioni, imprese e collezionisti e che, quest’anno ha come testimonial il premio Nobel Dario Fo. Le stanze della Casa “do ut do” sono progettate da tredici importanti architetti e designer, e ognuna è dedicata ai valori che compongono la qualità della vita,elementi che danno il senso più profondo di una casa, di una comunità, di una città, di un paese: Alberto Biagetti (“vitalità”), Mario Cucinella (“empatia”), Riccardo Dalisi (“sogno”), Michele De Lucchi (“civiltà”), Stefano Giovannoni (“gioco”), Alessandro Guerriero (“attesa”), Massimo Iosa Ghini (“inclusione”), Daniel Libeskind (“incontro”), Angelo Naj Oleari (“natura”), Terri Pecora (“complicità”), Renzo Piano (“luce”), Claudio Silvestrin (“amore”), Nanda Vigo (“coraggio delle donne”)”.

Per informazioni tel. 081.19313016 (lunedì-venerdì ore 9:00 -18:00; sabato ore 9:00 -14:00).

Alessandra Desideri

Napoli è in mostra con l’itinerario sui Sedili di Napoli

Ancora in mostra a Palazzo Serra di Cassano, prestigiosa sede dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, la mostra “La Napoli dei Sedili tra passato e presente” nell’ambito della manifestazione Rivive la Napoli dei Sedili organizzata dall’Associazione Culturale “Napoli è”. L’iniziativa è nata nel 1997 con l’intento di far riscoprire ai napoletani gli antichi Sedili della città, prima forma di organizzazione cittadina. L’immagine che ha illustrato il Palio dei Sedili edizione 2016 è opera dell’artista Alex Preti che ha magistralmente rappresentato i simboli dei Sedili di Napoli e le immagini che accompagnano l’iniziativa dell’Associazione. L’evento è stato inserito nel Maggio dei Monumenti 2016 e proseguirà lungo il corso dell’anno con altri eventi.

Come “spaccare” sui social media

social mediaGuy Kawasaki,guru di Canva, e Peg Fitzpatrick,social media strategist, sono gli Autori di un brillante e piacevole volume “L’arte dei social media” che in modo semplice e lineare si prefigge di mettere in condizione il lettore di “spaccare” sui social media.

Nel nostro tempo i social media sono uno degli elementi decisivi per determinare un successo o un fallimento.

Trucchi, suggerimenti, consigli dati da esperti, anzi superesperti, per conquistare il mondo dei media ed esserne protagonisti sia a fini commerciali, sia per se stessi o per utilizzare gli strumenti nel proprio lavoro o professione.

Gli Autori presentano una “strategia concreta per avere una presenza calibrata, esauriente e persuasiva sui social media”.

Un viaggio nei media con utili suggerimenti per promuovere un’attività economica, un prodotto o magari noi stessi.

 

Alessandra Desideri

 

Guy Kawasaki, Peg Fitzpatrick

L’arte dei social media

Hoepli, 2015, pp. 190, € 19,90

eBook disponibile

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