Nigeria: liberate 21 studentesse rapite da Boko Haram

Prigioniere dal 2014 altre 197 restano nelle mani del gruppo terroristico.

Dopo più di 2 anni di prigionia, hanno fatto ritorno a casa alcune delle ragazze rapite da Boko Haram nella città nigeriana di Chibok nel 2014; le 21 liceali si trovano ora nella città di Maiduguri, nord-est della Nigeria, in una caserma.

Le giovani, in tutto 276, vittime della furia integralista che non accetta un’educazione per le donne, furono sequestrate nella loro scuola e trascinate dai guerriglieri probabilmente nella grande foresta di Sambisa, nel nord-est del Paese, 60 furono rilasciate quasi subito, le altre hanno dovuto subire le scelte dei loro aguzzini, vendute come schiave, costrette a sposarsi con alcuni di loro, obbligate ad imbracciare e combattere per la costruzione di un califfato nigeriano.

Solo una di loro riuscì a fuggire nel maggio 2014, dopo circa un mese di prigionia; delle altre ragazze non si seppe nulla per molti mesi, gli appelli internazionali per la loro liberazione si moltiplicarono, ma la situazione convulsa nello Stato e i continui cambi al vertice del potere non hanno mai favorito un’azione seria e coordinata di ricerca.

A luglio di quest’anno la situazione ha iniziato a sbloccarsi; in un video di 11 minuti postato su youtube le ragazze rapite facevano da sfondo ad un guerrigliero Boko Haram che chiedeva al Presidente Buhari uno scambio di ostaggi: le loro vite in cambio della libertà per alcuni combattenti jihadisti in mano al Governo. E all’indomani di quel messaggio, fonti della BBC hanno confermano che le trattative per liberare le ragazze di Chibok sono riprese, tant’è che alcuni guerriglieri sono stati effettivamente liberati da Buhari e, appunto, 21 ragazze hanno fatto ritorno a casa.

Tuttavia il caso non sembra di rapida soluzione: il video di luglio è arrivato dopo la nomina di un nuovo leader per Boko Haram, che ha portato il gruppo a pesanti scissioni interne ed alla formazione di diverse fazioni e questo complica di molto le trattative per la liberazione delle Chibok Girls.

 

Rossella Marchese

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