Vertice annuale Ue-Cina: divergenze commerciali e cambiamento climatico

L’1 e il 2 giugno si è svolto a Bruxelles il consueto e annuale vertice tra l’Unione europea e la Cina.

Il vertice tra l’Unione europea (rappresentata dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker) e la Cina (rappresentata dal primo ministro Li Keqiang) – svoltosi l’1 e il 2 giugno a Bruxelles – serve a far progredire il partenariato strategico Ue-Cina su vari temi. Circa il cambiamento climatico, i due partner hanno riaffermato esplicitamente il loro impegno comune, anche se per il secondo anno consecutivo Cina e Ue non hanno redatto una dichiarazione congiunta.

Tra le questioni commerciali che hanno impedito la firma di tale testo, lo status di economia di mercato della Cina nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) si è rivelato essere il principale ostacolo.

L’Ue e gli USA rifiutano di accordare tale status alla Cina poiché esso consentirebbe l’elusione della normativa antidumping ora in vigore. Le divergenze in materia di commercio riguardano i livelli di sovrapproduzione e di esportazioni – spesso a prezzi molto competitivi e soprattutto nel settore dell’acciaio – raggiunti dalla Cina.

A dispetto della grande importanza riservata alla questione climatica, il risultato del vertice è stato offuscato. Tuttavia, Cina e Ue hanno confermato il loro impegno comune nel voler fornire una risposta all’instabilità della congiuntura internazionale e al “grave errore” dell’uscita degli USA dagli accordi di Parigi.

In teoria, l’Unione europea e la Cina si impegnano a ridurre l’impiego di combustibili fossili, a sviluppare ulteriormente le tecnologie verdi e a finanziare un fondo annuale di novanta miliardi di euro entro il 2020, al fine di supportare i paesi più poveri a ridurre i loro tassi di emissioni di gas a effetto serra.

Danilo Turco

COP21:  Stati Uniti e Cina insieme per il clima

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Per Pechino e Washington la ratifica dell’accordo firmato a Parigi il 12 dicembre 2015 in occasione della conferenza COP21 per la lotta contro riscaldamento globale è un dato di fatto.

La crescita verde è stato uno dei temi principali dell’incontro e la Cina vuole dare una buona impressione e trainare le altre 19 potenze mentre la maggioranza resta indietro. Almeno 55 paesi, che rappresentano il 55% delle emissioni globali di gas serra devono ratificare l’accordo per l’entrata in vigore come previsto nel 2020. Un obiettivo non facile da realizzare. La Cina, estremamente dipendente dal carbone, da sola produce un quarto delle emissioni globali e pertanto la sua comunicazione appare di grande peso.

Pechino ha sorpreso Washington. Il Presidente statunitense Barack Obama e quello cinese Xi Jinping, leader dei due maggiori paesi inquinanti del mondo, insieme hanno consegnato al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon gli strumenti di ratifica della convenzione di Parigi.

L’accordo marcherà un punto di svolta per gli Stati Uniti secondo Obama. La posizione di Ban Ki-moon è di generale ottimismo.

 

Danilo Turco

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