Francescapia Monti: giovane scrittrice di gialli

E’ stato presentato lo scorso 17 maggio il libro “Assassinio a Green Dwelling” di Francescapia Monti, una giovanissima scrittrice, di appena 15 anni, la quale si è cimentata a scrivere questo libro giallo, ambientato in America in un quartiere di New York, che narra di un duplice omicidio e delle indagini fatte da un investigatore… una trama interessante ed intrigante. Ne parliamo con l’Autrice.
Francesca, quando è nata la passione per la scrittura?

La passione per la scrittura è nata grazie al mio professore di italiano delle scuole medie, poiché ci faceva leggere spesso testi  gialli dal libro di narratologia. Grazie a lui ho iniziato a leggere libri gialli di grandi scrittori (come Agatha Christie) che mi hanno ancora più appassionata.

Come mai la tendenza a scrivere un romanzo giallo?

La tendenza per i gialli è arrivata spontaneamente, in quanto l’intrigo e la ricerca della verità sono insiti nel mio cuore. Il protagonista del racconto, il Dottor Happen, è un uomo zelante, responsabile, intuitivo ed istintivo (spesso anche troppo) e che a volte potrebbe risultare arrogante nei modi solo per portare i personaggi a dire la verità, la cosa più importante. Mi ci rivedo molto in lui, infatti ho cercato di associargli alcune caratteristiche che ritrovo in me.

Chi ti ha incoraggiato ad intraprendere questa avventura nella scrittura di un libro?

Ad incoraggiarmi nel mio percorso è stata mia madre, la quale ha subito avuto l’intuizione che io fossi avvezza alla scrittura. Non avrei mai pensato di poter fare una cosa, per me, così grande, ma mia madre ha sempre visto del potenziale in me, è stata la luce che mi ha guidata in questo nuovo cammino. Le sono grata per tutto ciò che ha fatto, per la pazienza avuta nel fare ogni cosa potesse essere utile a realizzare questo sogno.

Quando scriverai il prossimo libro? Sarà anch’esso un giallo oppure hai in programma un altro genere?

Il prossimo libro è già in elaborazione, anch’esso un giallo. Inoltre, ho intenzione di affrontare altri generi, come i romanzi rosa.

Alessandra Federico

Quando l’Italia si tinse di giallo… un secolo di polizieschi

Circa un secolo fa gli “strilli” per la narrativa di suspance recitavano tutti più o meno: “si legge tutto di un fiato. Questo libro non vi lascerà dormire. Ogni pagina un’emozione!” e, a distanza di tanto tempo, non sono cambiati molto. Più che slogan, oggi le chiameremmo dichiarazioni di intenti, e non era un caso vedere quelle scritte campeggiare sulle copertine dei volumetti in sedicesimo lanciati da Arnoldo Mondadori sul mercato nel settembre del 1929, mentre la grande crisi non risparmiava le librerie.
Si sentiva il bisogno di una narrativa di evasione e il romanzo “poliziesco”aveva tutte le carte in regola per essere quella lettura non troppo impegnativa, adatta ad un pubblico borghese desideroso di distrazioni, ancora lontano dall’intrattenimento dei moderni mass media (la tv non esisteva e le trasmissioni radiofoniche avevano circa 1 anno di vita).
Grazie al colore vivace della copertina, scelto per la subitanea riconoscibilità del prodotto, i polizieschi mondadoriani divennero subito per tutti i “libri gialli”; l’accostamento fu spontaneo, dato che già esistevano i “libri verdi” di storia romanzata e quelli “azzurri” dedicati alla narrativa italiana, mentre qualche anno più tardi, nel 1932, con la stessa logica vennero dati alle stampe i “libri neri”, che comprendevano la serie di romanzi di Simenon con protagonista l’ispettore Maigret.
La scelta dei primi quattro titoli fu significativamente variegata: La strana morte del signor Benson, di Van Dine; L’uomo dei due corpi di Edgar Wallace; Il club dei suicidi, raccolta di racconti neri di Robert Luis Stevenson comprendente il celebre Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde; Il mistero delle due cugine di Anna K. Green, inventrice dell’espressione detective story.
Il target a cui si rivolgeva il nuovo genere era chiaramente individuato nel lettore di città, frequentatore abituale di librerie ed edicole, in cerca di suspance e brivido, ma soprattutto, della soddisfazione di assistere alla vittoria del detective, incarnazione dell’ordine e del metodo razionale.
L’iniziativa editoriale riscosse un favore immediato, 50mila copie vendute in un solo mese, tanto che nel 1930, alla collana madre dal prezzo di 5 lire a volume cartonato venne affiancata una serie “economica” di gialli, composta di fascicoli dal costo di 2 lire.
Specchio di cotanto successo fu lo stesso termine “giallo”, entrato di diritto nella lingua italiana ad indicare il romanzo poliziesco; e così, mentre in Gran Bretagna ci si appassiona alla detective novel, alla thriller story o al mystery, in Francia si legge il roman judiciaire e il roman policier, nelle librerie tedesche si trovano i kriminalroman e i detectivroman, chiamare il giallo..giallo, per merito di quei libricini di quasi 90 anni fa, rimane un piacere tutto italiano.

Rossella Marchese

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