Addio allo storico napoletano Giuseppe Galasso

 

Italia ancora orfana di un altro intellettuale di rilevo.

Giuseppe Galasso si è spento all’età di 88 anni, nella sua casa di Pozzuoli, lo scorso 12 febbraio. È stato, e sarà sempre, uno degli interpreti più acuti del pensiero storicista di Benedetto Croce, di cui, probabilmente, è stato anche tra gli eredi più appassionati.

Storico per vocazione, Galasso è stato tra i massimi studiosi del Regno di Napoli e non ebbe mai alcuna considerazione del recente revival neoborbonico, ritenendolo del tutto infondato e strumentale, più volte segnalandone la scarsa consistenza sul Corriere del Mezzogiorno. Anzi, Galasso, napoletano affezionatissimo, nel bicentenario della nascita di Cavour aveva scritto la prefazione per una raccolta di scritti del conte piemontese (edita da Bur, 2010), sottolineando con forza la vocazione nazionale della politica seguita dal grande statista. Inoltre, soltanto lo scorso 12 novembre aveva attirato un pubblico folto e attento al teatro Bellini di Napoli con una lezione sulla Repubblica napoletana del 1799, organizzata dall’editore Laterza.

Il suo attivismo, sociale e politico, è letteralmente durato tutta la sua vita. Laureatosi in Storia medievale, nel 1953 vinse una borsa di studio al crociano Istituto italiano di studi storici, del quale divenne segretario nel 1956. La sua carriera accademica era stata rapida e brillante, tanto da caratterizzarlo già negli anni Sessanta come una figura emergente della storiografia dell’età medievale e moderna. In seguito, dal 1972 al 1979, fu preside della facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Federico II di Napoli, poi tra il 1978 e il 1983 presidente della Biennale di Venezia. La carriera politica fu altrettanto importante: Consigliere comunale del Partito repubblicano, Galasso fu eletto sindaco di Napoli nel 1975, ma dovette rinunciare all’incarico per l’impossibilità di trovare un accordo tra i partiti nel formare la giunta. Più tardi, approdò alla politica nazionale; eletto deputato del Pri nel 1983, assunse l’incarico di Sottosegretario ai Beni Culturali nel governo guidato da Craxi e qui si distinse per il suo impegno a favore dell’ambiente. Riuscì a far approvare nel 1985 il provvedimento noto appunto come “legge Galasso”, la prima disciplina organica adottata nell’Italia repubblicana per la tutela del paesaggio. Poi fu Sottosegretario anche all’Intervento pubblico nel Mezzogiorno nei governi De Mita e Andreotti, terminando la sua esperienza a Montecitorio con il crollo della Prima Repubblica nel 1994.

Nel suo ultimo editoriale sulla sua rivista Acropoli, prossima all’uscita, una riflessione lucida sulle prossime elezioni politiche del 4 marzo, segno inequivocabile di un intellettuale vivo fino all’ultimo respiro.

Rossella Marchese

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