Il Medioevo, in Europa. Dalle Invasioni Barbariche al Rinascimento

Da una serie di articoli di ricerca sui processi della storia medioevale, scritti per il sito web dell’Associazione Tages, è nato il corposo, ma di facile lettura, volume per Effigi Edizioni, “Il Medioevo, in Europa. Dalle Invasioni Barbariche al Rinascimento. Breve storia” in cui l’Autore, Alberto Conti, narra alcuni processi che hanno portato alla profonda crisi dell’Occidente che ha consegnato l’impero romano ai barbari, facendolo imbarbarire.

“Nei regni romano-barbarici – si legge nella prefazione al volume corredato di piantine che mostrano la suddivisione dei territori –  che si formarono, il potere politico e l’esercito erano appannaggio degli invasori che, in qualche caso, affidavano alla classe media dei residenti romani lo svolgimento delle funzioni amministrative del regno, non essendone loro capaci; il resto della popolazione romana occupava gli strati bassi della vita sociale ed economica. Il più elevato livello culturale della componente romana prevalse su quella barbarica solo dopo secoli di convivenza difficile”.  In questo modo la società si imbarbarì per lungo tempo in maniera così profonda “da fare dimenticare ai romani molte conoscenze acquisite durante il processo di civilizzazione del periodo romano”.

Il lungo percorso prima di raggiungere di nuovo un livello di civiltà in grado di portare a quel periodo di splendore conosciuto come Rinascimento.

Antonio Desideri

Immagini, ritratti, fotografi nel nuovo numero di FOTOIT della FIAF

Il numero di giugno 2023 di FOTOIT, la rivista della FIAF (Federazione Italiana delle Associazioni Fotografiche), è ricca di interessanti spunti e suggestioni per gli appassionati di fotografia.

L’apertura è affidata all’editoriale di Roberto Rossi, presidente della Federazione, che fa il punto sulle attività del mese di maggio  tra le quali il Progetto Nazionale Obiettivo Italia e il 75° Congresso Nazionale tenutosi a Caorle e parla delle nuove iniziative: la mostra “NINO.75 – Nino Migliori 75 anni di fotografia” e l’inaugurazione ufficiale di Bibbiena Città della Fotografia.

Un numero ricco di suggerimenti per la lettura con la rubrica Periscopio  e di focus dedicati a fotografi: Umberto Verdoliva, Wener Bischof, Man Ray, Gabriele Tartoni,  Marcella Campagnano, Richard Avedon,  Davide Marrollo, Vera Lucia Covolan. Ed ancora con suggerimenti di alcune mostre di brillanti fotografi e una sezione dedicata ai Circoli FIAF e ai loro lavori.

Antonio Desideri

Umberto Verdoliva è Autore dell’anno FIAF 2023

L’Autore dell’anno FIAF per il 2023 è Umberto Verdoliva, fotografo che inizia il suo percorso nel 2006 e da allora è stato un crescendo. Attento a ricercare negli scatti e nel mondo che lo circonda anche quel particolare specifico che lo ricollega al suo pensiero relativo a sentimenti a lui vicini come il ricordo, la memoria, la possibilità di vedere poesia e bellezza, Verdoliva matura la sua “arte fotografica” osservando e immortalando situazioni e attimi nelle sue immagini che costituiscono vere e proprie opere fotografiche che ben hanno meritato il riconoscimento FIAF per il 2023, oltre ad altri premi e alle numerose presenze alle mostre di cui è stato ed è protagonista.

Uno stile di fare fotografia che si può a giusta ragione definire emozionale, perché l’Autore cerca di tirar fuori, riuscendoci con grande capacità trasmissiva, significati e emozioni.

Orsola Grimaldi

Castel Sant’Elmo, uno sguardo dall’alto della fortezza

L’instancabile Vice presidente dell’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania, architetto Luigi Maglio,  è impegnato in questo periodo a far scoprire il castello che domina la città di Napoli dalla collina del Vomero ai numerosi visitatori che si rivolgono all’IIC Campania.

Rivolgiamo all’architetto alcune domande per meglio conoscere l’importanza e la storia del castello.

Architetto, come mai avete scelto proprio Castel Sant’Elmo per queste “visite al castello”?

E’ un opportunità offerta dall’iniziativa “domenica al museo” promossa dal MiC che consente al pubblico di accedere gratuitamente nei luoghi d’arte gestiti dal Ministero la prima domenica di ciascun mese. In forza di ciò, e nell’ambito di un protocollo d’intesa sottoscritto tra l’Istituto Italiano dei Castelli ed il Polo Museale Campano, da molti anni ormai svolgiamo questa attività di promozione e conoscenza.

Cosa visitare nel castello?

L’itinerario che propone l’Istituto è volto ad illustrare soprattutto le caratteristiche architettoniche e difensive del complesso,  straordinaria opera di ingegneria militare del XVI secolo, per certi versi anticipatrice di soluzioni che saranno applicate più avanti, nel coso dell’ulteriore evoluzione delle fortificazioni. Feritoie, caditoie, ponti levatoi, fossati, rivellini, merli e merloni, bombarde e bombardiere: i visitatori vengono introdotti all’affascinante e originale linguaggio che contraddistingue l’architettura difensiva dell’età moderna. Il forte di Sant’Elmo  è una gigantesca struttura con pianta  stellare a sei punte, provvista di un articolato sistema di gallerie difensive e la piazza d’armi superiore un tempo dotata di artiglierie a lunga gittata. La difesa passiva era basata su enormi spessori murari in tufo, poiché la parte inferiore del complesso fortificato venne ricavata scavando l’interno della collina. La difesa attiva era affidata a grandi casematte, dotate di cannoniere in grado di consentire il tiro da diverse angolazioni.
Un impegno che si aggiunge a quello che vi vede protagonisti in numerose iniziative…

In effetti, oltre alle attività sociali rivolte in via prioritaria ai propri soci, l’Istituto promuove mensilmente conferenze – aperte a tutti  – riguardanti i castelli e le opere fortificate della regione e dell’Italia meridionale, itinerari di visita ai castelli, presentazioni di libri, etc. Ricordo inoltre il corso di castellologia, fiore all’occhiello della nostra sezione regionale, che si svolge ogni anno da febbraio a giugno.

Programmi futuri legati ai castelli di Napoli?

L’obiettivo resta sempre lo stesso, ovvero creare un itinerario di fruizione integrato che comprenda i quattro castelli  – S. Elmo, Castel Capuano, Castel dell’Ovo e Castel Nuovo: bisognerà capire però quali saranno i tempi effettivamente necessari per il recupero  di queste strutture (a parte S. Elmo) ed in particolare quelle gestite dal Comune di Napoli; l’accesso a Castel Nuovo è contingentato per problemi di sicurezza mentre a  Castel dell’Ovo i lavori che inizieranno a breve potrebbero durare due anni.  Poi, a parte, c’è il problema della salvaguardia delle mura aragonesi.

E a quelli della Campania?

Si sono appena concluse le Giornate Nazionali dei Castelli che hanno visto protagonisti, nella nostra regione, i castelli di Baia, Apice, Agropoli, Vairano Patenora, Melito Irpino e Pimonte, con itinerari di grande suggestione, e già stiamo pensando a quali potrebbero essere in futuro i monumenti coinvolti. Avvieremo una riflessione sulle mura bastionate e sul castello di Carlo V a Capua e probabilmente sul forte del Vigliena a  S. Giovanni a Teduccio (nella periferia orientale di Napoli). Ma potranno essere anche riconfermate alcune delle location di maggiore successo dell’ultima edizione.  L’invito rivolto a tutti gli appassionati di castelli resta sempre lo stesso: seguirci sui nostri canali social facebook ed Instagram  ed iscriversi al gruppo aperto “Istituto Italiano dei Castelli regione Campania” che conta già 3700 partecipanti.

Antonio Desideri

 

(Foto di A. Fresca e A. Amitrano)

La Reggia sul mare. Così rinasce il Palazzo Reale di Napoli

La collana Novanta/Venti della redazione napoletana di La Repubblica, il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, ha dedicato un ricco e articolato volume, realizzato con la collaborazione di Guida Editori, ad uno dei palazzi più noti di Napoli conosciuto in tutto il mondo.  “La Reggia sul mare. Così rinasce il Palazzo Reale di Napoli” è il titolo di un appassionante viaggio alla riscoperta del palazzo.

Molti i contributi che fanno scoprire al lettore la splendida reggia che si affaccia su Piazza del Plebiscito con l’intento anche di mettere in evidenza il rilancio che la città sta avendo nel corso di questi ultimi anni.  Il libro ha anche come finalità, come sottolinea, il direttore di La Repubblica Molinari nella sua introduzione, quella di mettere “al centro una questione urbanistica vitale per Napoli: il recupero dello storico rapporto tra il Palazzo Reale con piazza del Plebiscito e con il mare. Nel corso dei secoli è andato smarrito. Ora comincia una fase nuova”.

La pubblicazione è stata realizzata in collaborazione con il direttore di Palazzo Reale, Mario Epifani, ”al quale va il merito di un progetto affascinante e impegnativo, che può cambiare l’immagine della città e intensificare il rapporto con gli altri luoghi d’arte della Campania”. Un’interazione fra le ex residenze borboniche (Caserta, Palazzo Reale, Capodimonte, Reggia di Portici, Quisisana a Castellammare di Stabia), un percorso, anzi come proposto dal quotidiano La Repubblica, un “circuito delle regge borboniche” che prevede il rilancio turistico unitamente a quello ferroviario con la riscoperta della linea Napoli-Portici-Castellammare, che fu realizzata a metà dell’Ottocento e che successivamente arrivava anche a Caserta.

Antonio Desideri

Al Trianon Viviani: Lido per mari unici

Prima rappresentazione assoluta a Napoli, lunedì prossimo, alle 20, tra le pareti del Teatro Trianon Viviani, per “Lido per mari unici”, spettacolo che vede Francesca Morgante in qualità di autrice, regista ed interprete.
Di ispirazione onirica, il lavoro trova anche atmosfera congrua in questi nostri giorni, ambientato come è su una spiaggia, in pieno periodo estivo.
 Così la protagonista, addormentatasi, sogna, ed in sogno incontra svariati personaggi compiendo un percorso, allegoria di tutta l’arte drammaturgica, che sortirà catarsi.

Napoli: Il nuovo immaginario.1960 – 1990, la mostra di Mario Schifano

“Il nuovo immaginario.1960 – 1990 è la mostra di Mario Schifano allestita a Napoli all’interno delle Gallerie d’Italia (Museo di Intesa Sanpaolo)  fino al 29 ottobre 2023.

Le meravigliose opere di Schifano (oltre 50) sono le sue creazioni dagli Anni Sessanta fino agli Anni Novanta e sono provenienti dalla Collezione di Intesa Sanpaolo, dal Museo del Novecento di Milano, dalla Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia. “Ultimo autunno” è una delle sue straordinarie opere ispirate ai paesaggi italiani. Ancora, un altro dipinto che l’artista ha voluto dedicare a Gino Severini, Carlo Carrà e Giacomo Balla, grandi Maestri di quel movimento che è il Futurismo rivisitato.

L’artista, che amava studiare nuove tecniche pittoriche, alla fine degli Anni ‘70 decise di sperimentare una pratica nuova. Questo metodo si basava sulla fotografia dei programmi  televisivi, ovvero, ogni scatto che faceva alle immagini dei programmi trasmessi dalla televisione, li  trasformava in un perfetto connubio tra fotografia e pittura: la foto veniva completamente rinnovata dalla sua eccellente tecnica di colorazione; dipinta a mano o ritoccata con penne, pennarelli, e matite. Dunque, lo spettatore sarà ancora e piacevolmente sorpreso dalla prima esposizione in assoluto di una serie di opere degli Anni Sessanta: “Paesaggi TV”. Si tratta, appunto, di diversi capolavori di Schifano della pittura-fotografia.

La carriera d’artista, per Mario, inizia durante la fine degli Anni ‘50. Fino ad allora aveva lavorato come restauratore di opere antiche nel museo d’arte etrusca e archeologica di Villa Giulia, a Roma. In principio, il suo stile era proiettato verso una pittura monocroma, dettata dall’influenza del lavoro di restauratore che aveva da sempre svolto. Difatti, le prime opere esposte durante la mostra, sono pertinenti alla sua prima espressione artistica; opere monocrome esclusive, provenienti dalla Collezione Luigi e Peppino Agrati. (Ad oggi parte del patrimonio artistico del Gruppo Intesa Sanpaolo).

Mario Schifano nasce a Homs, nella Libia Italiana, il 20 settembre del 1934. Da molte persone era ritenuto il fenomeno della pop art italiana. Poco tempo dopo la guerra, l’artista tornò a vivere a Roma e, nello stesso periodo, insieme a Franco Angeli e Tano Festa (artisti di quell’epoca) diventò il simbolo dell’arte contemporanea italiana ed europea. Le opere di Schifano erano sempre più amate e stimate da tutti; giganteschi dipinti realizzati con smalti e acrilici. Opere che tutt’oggi risultano di valore inestimabile sono i suoi Monocromi, la cui  tecnica prevede uno o due colori dipinti su carta da imballaggio incollata su tela. Altri celebri lavori di Schifano sono quelli dedicati ai marchi pubblicitari e, ancor di più, le sue sbalorditive opere paesaggi tv.

Meravigliose creazioni che si possono ammirare durante l’esposizione a Napoli all’interno delle Gallerie d’Italia in via Toledo.

Alessandra Federico

L’importanza dello studio sullo sviluppo infantile

Lo studio dello sviluppo del bambino ha come obiettivo scoprire i processi della sua crescita e le loro ragioni. Secondo la studentessa di dottorato (psicologia) Kathleen Stassen Berger questo tipo di studio si basa su tre concetti: il primo, si edifica sullo studio dello sviluppo secondo la scienza e quindi su teorie, dati, analisi, pensiero critico e metodi per cercare risposte precise. Anche se la scienza non ha mai dato risposta su quale sia lo scopo della vita, è fondamentale conoscere la sua spiegazione riguardo il percorso di vita, i metodi da seguire e gli ostacoli che devono essere affrontati per vivere. Mentre il secondo concetto riguarda la scienza dello sviluppo che studia tutti i tipi di persone; cerca di identificare generalità e differenze per descriverle simultaneamente. Il terzo ed ultimo si focalizza sulla definizione di cambiamento nel tempo; lo sviluppo obbliga crescita e cambiamento durante la vita. La continuità e la discontinuità sono le chiavi che descrivono i processi di sviluppo manifestati lungo la vita di ogni persona, poiché la Continuità definisce le caratteristiche stabili nel tempo e la Discontinuità  indica le diverse particolarità acquisite da quelle precedentemente possedute. Esiste una connessione reciproca tra un momento dell’esistenza e l’altro e alcuni psicologi dello sviluppo sono riusciti ad osservarlo e a comprenderne le ragioni. Difatti, questo legame, ha aiutato questi ultimi a stabilire cinque principi che inquadrano lo studio dello sviluppo. Multidirezionalità: lo sviluppo avviene per tutti gli aspetti della vita: per quello fisico, mentale, emozionale, relazionale, psicologico. Multi-contestualità: lo sviluppo infantile è il primo passo della vita umana. Per questo motivo è caratterizzato dai contesti storici, dai vincoli economici e dalle tradizioni culturali in cui si colloca. Multiculturalità: la scienza dello sviluppo è sommersa in culture diverse, sia a livello internazionale che all’interno di ogni nazione. Ognuno di questi sistemi pervasivi possiede un insieme di valori, tradizioni e strumenti con cui gli esseri umani imparano a convivere. Multidisciplinarietà: la cultura dello sviluppo richiede comprensione e informazione, poiché ogni persona evolve simultaneamente nel corpo, nella mente e nello spirito. Infatti, il suo risultato è raggiunto attraverso i contributi di psicologia, biologia, educazione e sociologia, oltre a neuroscienze, economia, religione, antropologia, storia, medicina e genetica, tra gli altri. Plasticità: lo sviluppo umano prevede il cambiamento continuo. Cioè, ogni individuo e i suoi tratti personali possono essere modellati durante la vita, sebbene ogni persona mantenga una certa durabilità nella propria identità. Lo studio poliedrico del primo stadio dello sviluppo umano si suddivide in tre step fondamentali del cambiamento del neonato: Campo biofisico: si dedica allo studio dello sviluppo fisico, dunque racchiude l’evoluzione motoria, sensoriale e contestuale che influisce sulla crescita e la maturazione del bambino. Campo cognitivo: si focalizza sull’analisi dello sviluppo del pensiero e delle capacità intellettuali del bambino, non solo, soprattutto nelle circostanze in cui il bambino si trova in compagnia di coetanei (come a scuola)  influenza l’apprendimento della parola, della scrittura o della memoria. Campo socio-affettivo: questo campo evidenzia particolarmente  la capacità del bambino di esprimere le emozioni che prova, e le relazioni che stabilisce con gli altri. Inoltre, da estremamente valore a tutti gli aspetti dell’ambiente che stimolano lo sviluppo socio-emotivo del bambino.

Alessandra Federico

Il Museo di Nola ospita la tavola rotonda “Disabilità e diritti per una società più inclusiva”

Si terrà oggi 16 giugno 2023 alle ore 16:30 presso il Museo storico archeologico di Nola, Via Senatore Cocozza, 1 – Nola (NA), la tavola rotonda in presenza e online dal titolo “Disabilità e diritti per una società più inclusiva” organizzato dal Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”.

 Il Lions Club Nola Host “Giordano Bruno” prosegue anche quest’anno il suo impegno nell’ambito del Service sulla Disabilità con un secondo momento di approfondimento che segue quello che ha riscosso notevole successo lo scorso anno.

I cinque pilastri della salute, i diritti civili e i diritti dei più fragili

Durante la lezione sui diritti civili e i diritti dei più fragili dell’antropologa Margaret Mead, uno studente venne colto da una forte curiosità riguardo quale fosse stato il primo segno di civiltà in una cultura. La domanda venne accolta con grande piacere dalla Mead la quale volle dare una risposta esaustiva ai fini di trasmettere un messaggio forte e chiaro ai suoi studenti; ciò che conta ed è sempre contato, a quanto pare, è la premura che abbiamo verso il prossimo. Difatti, il primo segno di civiltà in una cultura è stato un femore rotto e poi guarito. Un femore guarito è la prova che qualcuno si è preso cura del ferito, che ne ha bendato le ferite, che lo ha portato in un luogo sicuro e lo ha aiutato a sentirsi meglio. “Aiutare qualcun altro che si trova in difficoltà è il punto da cui una civiltà inizia” – concluse l’antropologa.

Lo studente fu sorpreso ma allo stesso tempo compiaciuto dalla risposta, in quanto credeva che la Mead gli avrebbe raccontato di armi, pentole e terracotta, di macine di pietra. Ma la risposta fu ben più complessa. Infatti, quel giorno, gli studenti hanno imparato non solo qual è stato il primo segno di civiltà in una cultura, ovvero la prima volta che l’uomo ha provato il sentimento dell’empatia e l’ha riconosciuto (aiutando il prossimo) ma hanno compreso e imparato a provare empatia verso chi ha bisogno di aiuto e, quindi, ogni alunno ha appreso il concetto di fragilità. Questo concetto si traduce in “facile rottura”: la persona fragile e insicura, di conseguenza, ha scarsa autostima, si scoraggia e si deprime facilmente. Ed è colei che ha proprio più bisogno di aiuto.

Ma quali dimensioni includono il concetto di fragilità? Nella dimensione spazio-tempo la fragilità assume connotati che includono i regni di ogni natura; dall’aspetto fisico e psicologico,  a quello socio economico e territoriale. Comprendere che ogni essere vivente possa essere fragile, fa sì che ogni individuo si riconosca parte della comunità, e si assuma la responsabilità sociale di non lasciare mai nessuno solo nelle difficoltà e nella disperazione. Se lo stato trasmettesse sicurezza e certezza ai cittadini, ( a partire dall’organizzazione dei servizi pubblici, a fornire lavoro, e tanto altro) quest’ultimi sarebbero di certo persone appagate e avrebbero quella serenità mentale fondamentale per condurre uno stile di vita sano e di conseguenza per vivere in empatia con il prossimo e riuscirebbero, così, a prendersi cura l’uno dell’altro.

Alessandra Federico

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