A Nola si discute di “Disabilità e diritti per una società più inclusiva”

Si terrà domani venerdì 16 giugno alle ore 16:30 presso il Museo storico archeologico di Nola, Via Senatore Cocozza, 1 – Nola (NA), la tavola rotonda in presenza e online dal titolo “Disabilità e diritti per una società più inclusiva” organizzato dal Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”.

 Il Lions Club Nola Host “Giordano Bruno” prosegue anche quest’anno il suo impegno nell’ambito del Service sulla Disabilità con un secondo momento di approfondimento che segue quello che ha riscosso notevole successo lo scorso anno.

Una tavola rotonda, quella organizzata nel Museo di Nola, che si propone di essere un importante momento di incontro/confronto e riflessione su alcune delle principali tematiche legate alla tutela dei diritti delle persone con disabilità e delle loro famiglie e sull’importanza di riuscire a mettere insieme sinergie in grado di rendere la società realmente inclusiva.

Spesso, forse troppo spesso, le famiglie vengono lasciate sole a districarsi nei meandri della burocrazia per poter agire i diritti garantiti dalla legislazione e dalla normativa di cui, peraltro, a volte non sono neppure a conoscenza, facendosi interamente carico, anche economicamente, del gravoso impegno di assistere i propri cari, con le conseguenti difficoltà di conciliare, in particolare per le donne, la vita lavorativa con quella familiare e personale.

La mancanza di  adeguati supporti territoriali, in particolare nel Sud del nostro Paese, aggrava la situazione, rendendo sempre meno inclusiva la nostra società.

Porteranno i loro saluti:

Dott. Aniello Manzi, Presidente Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”

Prof. Gaetano Manfredi, Sindaco della Città Metropolitana di Napoli

Dott. Carlo Bonauro, Sindaco del Comune di Nola

Dott. Giacomo Franzese, Direttore Museo storico archeologico di Nola

Dott.ssa Isabella Bonfiglio, Consigliera di Parità della Città Metropolitana di Napoli

Avv. Immacolata Troianiello, Presidente Consiglio dell’0rdine degli Avvocati di Napoli

Avv. Arcangelo Urraro, Segretario Unione regionale dei Fori campani

Dott. Ing. Gennaro Annunziata, Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli Prof.ssa Maura Striano, Assessore alla Scuola e all’istruzione del Comune di Napoli

Dott.ssa Esther Flocco, Presidente nazionale AIMC Associazione Italiana Maestri Cattolici

Avv. Giusi Lanzaro, Presidente Il Circoscrizione Distretto 108 YA Lions Club International

Dott. Tommaso Di Napoli, II Vice Governatore Distretto 108 YA Lions Club International

Dott. Pasquale Bruscino, I Vice Governatore Distretto 108 YA Lions Club International

 Introduce e modera

Dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista-Giurista,Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”

 Interventi

Avv. Claudio De Leo, Coordinatore Service Disabilità Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”

Avv. Francesco Urraro, Consiglio di Presidenza del Consiglio di Stato

Prof. Massimo Fragola, Docente di Diritto dell’Unione Europea Università della Calabria –

Presidente SSIP Seminario Permanente di Studi Internazionali

Dott.ssa Patrizia Ordasso, Responsabile DC AP Affari Sindacali Gruppo Intesa Sanpaolo

Dott. Giuseppe Desideri, Segretario Generale UMEC-WUCT  World Union of Catholic Teachers Ing. Franco Del Conte, Segretario Generale AIPROS Associazioen Italiana Professionisti della Sicurezza

Prof. Alessandro Pepino, Delegato del Rettore per la Disabilitàe DSA Università degli Studi di Napoli “Federico II”

Dott.ssa Giovanna De Leo, Responsabile Cure Primarie ASL NA3 Sud-Distretto 54 –

Responsabile GMA “Squadra supporto dei Leader”Area statistiche e ricerca formativa Distretto 108 YA Lions Club International

Ing. Paola Astuto, Coordinatrice Commissione Pari Opportunità dell’0rdine degli Ingegneri della Provincia di Napoli

Dott. Giovanni Meo, Referente Distrettuale del Service “Un poster per la pace” e già Referente

Distrettuale “Cani Guida” Distretto108 YA Lions Club International

Dott. Maurizio di Gennaro, Presidente CdA Coop.Umanista Mazra – Coop. soc.a r.l.Onlus

 Conclusioni  

Prof. Franco Scarpino, Governatore Distretto 108 YA Lions Club International

La tavola rotonda ha valore per l’acquisizione di n. 3 crediti formativi presso l’Ordine degli Avvocati di Napoli e n. 3 crediti formativi presso l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli.

Segreteria Organizzativa Lions Club Nola Host “Giordano Bruno”: Dott.ssa Gelsomina Cepparulo – Avv. Claudio De Leo – Dott.ssa Bianca Desideri

Ordine degli Ingegneri della Provincia di Napoli: Ing. Giuseppe Angri – Ing. Paola Astuto

L’evento è in corso di approvazione del COA di Nola per il riconoscimento del patrocinio morale.

Con la partecipazione degli Istituti scolastici: l.S.l.S. “G. Albertini” Nola – L.C.L.“G. Carducci” Nola -l.S.l.S.“L. De Medici” – Ottaviano.

Si ringrazia: lstituto I.P.S.S.E.0.A “Carmine Russo” di Cicciano.

 

 

Edmondo Lupieri: Una sposa per Gesù. Maria Maddalena tra antichità e postmoderno

Maria di Magdala, seguace di Gesù, venerata come santa dalla Chiesa cattolica, viene descritta nei Vangeli canonici. Per quale ragione è ignorata nelle Lettere di Paolo?

Tutti e quattro i Vangeli canonici ricordano la figura di Maria Maddalena, come colei che, la mattina di quella che per noi è la domenica dopo l’esecuzione e la sepoltura di Gesù, avrebbe trovato, da sola o con altre donne, la sua tomba vuota. In Marco le donne avrebbero visto un fanciullo in candide vesti; in Luca due uomini in vesti sfolgoranti, poi spiegati come angeli; in Matteo, oltre che un angelo, avrebbero anche incontrato il Risorto e, soprattutto, in Giovanni la Maddalena, da sola, avrebbe incontrato Gesù, gli avrebbe parlato e, pur essendole proibito di toccarlo o di trattenerlo, avrebbe ricevuto da lui (come in Matteo) l’incarico di annunciare l’evento agli altri discepoli. In Giovanni, inoltre, la Maddalena (con la madre di Gesù, una di lei sorella e il discepolo amato) si trova anche sotto la croce nel momento cruciale in cui Gesù affida sua madre al discepolo, rendendolo così proprio fratello. Il suo personaggio poi sparisce dalle narrazioni neotestamentarie, essendo forse compresa anonimamente fra le altre donne che, con Maria la madre e i fratelli del Signore, si trovano a Gerusalemme, all’inizio degli Atti degli Apostoli.

Il silenzio di Paolo a prima vista stupisce. Nel suo racconto il Risorto appare soltanto a discepoli uomini, singoli o in gruppi (ma nella apparizione a oltre cinquecento di loro, anche donne dovrebbero essere comprese) e da ultimo a Paolo stesso, ma non esplicitamente a donne e men che meno alla Maddalena, che non è mai nominata. Nelle lettere Paolo è molto parco di particolari riguardanti la vita di Gesù e i personaggi che gli erano stati vicini: né il padre né la madre né Giovanni Battista sono da lui mai ricordati per nome e solo la madre è ricordata indirettamente quando dice che Gesù era “nato da donna, sotto la Legge”.

Tuttavia, per la Maddalena, su cui si basano tutti i racconti evangelici relativi alla tomba vuota, alcune riflessioni si impongono. È certo possibile un lavoro di censura da parte di Paolo nei confronti di un personaggio femminile che forse stava diventando ingombrante (e tuttavia Paolo ricorda e nomina, con lodi e giudizi positivi, numerose donne attive nelle sue missioni), specialmente se si potesse provare che una versione arcaica dei racconti evangelici, con la Maddalena, circolasse già quando Paolo scrive (in particolare una versione arcaica di Luca che sarebbe stata ripresa e conservata da Marcione nel secondo secolo). Sulla base dei testi esistenti e la loro cronologia relativa più probabile, però, possiamo ricostruire una storia diversa. La figura della Maddalena è ancora ignorata da Paolo in una fase arcaica della tradizione; appare nel Marco autentico, ma non ci fa una bella figura, in quanto, vinta dalla paura, non dice a nessuno di aver trovato la tomba vuota; cresce quindi di importanza nei vangeli più recenti, fino a diventare importantissima in Giovanni (e continuare a crescere nei racconti apocrifi successivi, in cui diventa discepola privilegiata). La sua figura, cioè, non sembra vittima di una crescente censura, ma al contrario, pare al centro di un processo di crescita riflesso nei prodotti letterari coevi. È quindi possibile che al tempo di Paolo o nelle tradizioni a lui note la figura della Maddalena non si fosse ancora consolidata. Tra i primissimi seguaci di Gesù, almeno secondo Paolo, quello che contava erano le apparizioni del Risorto ai leader del movimento e non la scoperta della tomba vuota, su cui forse non si era ancora sviluppata la narrazione testimoniata nei decenni successivi.

La figura di Maria di Magdala è stata identificata per lungo tempo con altre figure di donna presenti nei Vangeli: alcune tradizioni la accostano a Maria di Betania, altre alla peccatrice che unge i piedi a Gesù a casa di Simone il Fariseo. Come mai avviene tale accostamento?

La fusione della figura della Maddalena con quelle di tutte le donne che in qualche modo ungono o vorrebbero ungere Gesù prima o dopo la crocifissione, è una caratteristica della Chiesa latina. Nella Chiesa greca e in generale nelle Chiese orientali sotto l’influsso culturale delle tradizioni greche, la Maddalena rimane la mirrofora, colei che avrebbe voluto ungere il cadavere di Gesù, ma che appunto trova la tomba vuota la mattina della Pasqua cristiana.

Fra i Padri della Chiesa ci furono discussioni per alcuni secoli, su quante donne avessero unto Gesù e i pareri discordavano. Era abbastanza facile assimilare il racconto giovanneo secondo cui Maria di Betania avrebbe unto Gesù (sulla testa) prima della sua passione, a casa di Lazzaro, risuscitato, con quello di Marco e di Luca secondo cui una donna anonima lo aveva unto, sempre prima della morte, a casa di Simone il Lebbroso, sempre a Betania. L’idea dell’unzione portò poi a identificare questa donna/Maria con la Maddalena, anche se, stando ai testi, questa non avrebbe mai unto Gesù, ma avrebbe soltanto voluto ungerlo. Se una donna aveva unto Gesù prima della crocifissione, perché quella stessa donna non avrebbe dovuto volerlo ungere anche dopo?

Fu anche relativamente facile identificare la Maddalena con la peccatrice anonima che, secondo Luca, unge i piedi di Gesù a casa di un Simone, non lebbroso ma fariseo, e non a Betania ma in una città anonima in Galilea, dato che Luca, subito dopo, ricorda proprio la Maddalena come colei da cui erano usciti sette diavoli (esorcizzati da Gesù, anche se Luca lo dice solo in modo implicito): non erano forse i sette diavoli i sette paccati capitali, che gravavano sull’animo della peccatrice pentita?

La fusione di tutte le figure femminili evangeliche connesse con l’unzione di Gesù e la costruzione quindi di una Maddalena unitaria, ricevette alla fine la conferma papale in alcune prediche di Gregorio Magno, da cui emerge l’enorme utilità pastorale di avere una prostituta (ché tale fu ritenuta la donna peccatrice) pentita. Se persino una prostituta può diventare santa, qualsiasi peccatore può redimersi. Per questo le proteste degli esegeti che si rendevano conto della artificiosità della ricostruzione tradizionale furono ignorate a lungo o condannate. Con la Riforma, l’evidenza dei testi portò a una dura polemica e allo smantellamento della figura della “Maddalena unita” a favore della “Maddalena divisa”, ma solo in area protestante. L’utilità di avere una prostituta pentita era tale che ancora lo stesso Lutero continuò a ritenere che un’unica donna, la Maddalena, avesse unto Gesù. In area cattolica, la parola definitiva, con l’accettazione ufficiale di più figure distinte, è stata detta con la riforma liturgica di Paolo VI (1969).

Dalla penitente emaciata di Donatello alla bellezza carnale rinascimentale sino alla contemporanea talvolta mesta, talvolta erotica: quali vie percorre l’iconografia di Maria Maddalena?

Le traiettorie iconografiche della figura di Maria Maddalena si sviluppano in parallelo con gli esiti delle molteplici e a tratti contraddittorie riflessioni esegetiche che abbiamo appena ricordato nel punto precedente.

Le rappresentazioni iconografiche più antiche la presentano nella sua funzione di “mirrofora” che, con altre donne, scopre la tomba vuota e incontra uno o più angeli o lo stesso Risorto. Accanto a tale visione, caratteristica dei Vangeli sinottici, dai racconti di Giovanni prendono vita due altre scene che avranno larga fortuna nei secoli: la Maddalena sotto la croce (con Giovanni e la Madonna, oppure, gradualmente, da sola) e il “Noli me tangere”, quando appunto il Risorto le avrebbe impedito di toccarlo.

Poco alla volta, la sua figura viene inserita in altri contesti evangelici, nella cui narrativa esistente non appare, ma in cui era logico pensare fosse presente: la Deposizione dalla croce, il Compianto del Cristo morto e la Sepoltura di Gesù (tutti ricorderanno, per esempio il ciclo giottesco).

In epoca grosso modo medievale si costruiscono nuove leggende. In quanto convertita, si sarebbe dedicata ad una intensa attività missionaria, incominciata proprio col portare l’annuncio della risurrezione agli altri discepoli (diventando così apostola apostolorum). Si sarebbe poi recata in vari luoghi del Mediterraneo (persino a Roma per discutere con Tiberio), ma soprattutto in Gallia, con viaggio avventuroso fino a Marsiglia (non senza fare tappa e miracoli sull’Isola della Maddalena, da lei così denominata), dove avrebbe convertito addirittura il peraltro ignoto “principe” locale.

In quanto prostituta pentita, però, si presunse anche che, abbandonata la vita di sregolatezze, si fosse poi dedicata ad una ascesi estrema. Si prese la Vita leggendaria di un’altra donna lussuriosa, ritiratasi poi a vivere nel deserto, Santa Maria Egiziaca, e la si adattò alla Maddalena. Il problema era che nella Gallia meridionale, dove era finita nelle altre leggende la Maddalena, non ci sono deserti. Così finì in una grotta sulle alture brulle e scoscese della Provenza. E quando incominciarono a trovarsi sue reliquie in loco, la cosa parve certa.

Ai penitenti nel deserto succedono molte cose, almeno nelle leggende agiografiche (si pensi alle tentazioni di Sant’Antonio, tanto per fare un esempio). Non abbiamo storie di grandi tentazioni per la Maddalena, ma vari aspetti hanno colpito la fantasia degli artisti chiamati a rappresentarla. In primo luogo, chi si pente si spoglia. Prima delle vecchie abitudini – e allora abbiamo la Maddalena pentita che si libera dei gioielli, simbolo della sua trascorsa vita peccaminosa e siede o giace affranta dal dolore per la morte del suo amato Gesù – e poi anche dei vestiti, soprattutto se nel deserto – e allora abbiamo la Maddalena penitente che, più o meno emaciata, appare sempre più scarsamente vestita (dei soli capelli, talora lunghi e sensuali) in ambienti ora desertici ora lussureggianti di vegetazione.

Un “pane celeste”(la manna nel deserto per gli Ebrei dell’Esodo; il pane portato dai corvi a Elia in fuga nel deserto; il cibo che gli angeli avrebbero portato a Gesù nel deserto dopo le tentazioni, almeno secondo Marco e Matteo) talora raggiunge gli anacoreti. Così accade alla Maddalena che prima incomincia a nutrirsi (soltanto) dell’ostia consacrata portatale quotidianamente da un angelo, poi viene addirittura portata in cielo (le cosiddette “ascensioni della Maddalena”) sempre da angeli alle ore canoniche, per unirsi ai cori angelici e ricevere nutrimento liturgico ed eucaristico direttamente in cielo. Talora vestita, talora nuda.

Proprio la nudità e la precedente vita peccaminosa della Maddalena sono gli aspetti più visibili, soprattutto in epoca moderna, dell’iconografia magdalenica. Specialmente quando la committenza si fece laica e vari sovrani fecero rappresentare persino le proprie amanti nelle vesti discinte di Maddalene non troppo pentite, al di fuori del controllo ecclesiale, che aveva per esempio obbligato il Card. Borromeo a difendere le mammelle nude dipinde da Tiziano (sarebbero materne, e quindi non sensuali), esplose letteralmente la nudità della Maddalena. Gli artisti trovarono sempre più interessante (e forse più vendibile) una Maddalena che mostrava le tracce dei sui peccati che una Maddalena che mostrasse le cicatrici della penitenza. La moda maturata almeno dal Rinascimento esplose poi col romanticismo e raggiunse la pornografia enticlericale esplicita di un Félicien Rops, per poi scivolare nell’ultima musa, con la cinematografia e in Internet.

Mary”, “Gesù di Montreal”, “Chocolat”.

Professore, dove risiede la malìa di Maria di Magdala?

Nel 1620, Giovan Battista Marino descrisse la Maddalena del Tiziano nella sua raccolta di poesie dedicate a opere d’arte famose (La Galeria) e la sintetizzò benissimo in una frase: “quanto pria del folle mondo errante, tanto poscia di Cristo amata amante”. Proprio qui sta l’interesse, la curiosità che a volte sfocia nella pruderie, per un personaggio erroneamente ricostruito di peccatrice, anzi di prostituta, che ama riamata il Cristo durante la sua vita terrena, per poi diventare asceta e quindi salire agli onori dell’altare.

In un’epoca post-freudiana e post-darwiniana quale la nostra è diventato sempre più abituale pensare a Gesù Cristo in termini non teologici o cristologici, ma semplicemente e pienamente umani. E se un essere umano completo ha anche una vita affettiva, sentimentale e sessuale completa, perché non dovrebbe averla avuta anche Gesù?

Sulla vita di Gesù, anche sessuale, si sono fatte tutte le illazioni possibili. Per quanti lo ritengono eterosessuale, quale personaggio femminile presente nella tradizione sarebbe più adatto della Maddalena, “amata amante”, ad essergli compagna, forse sposa, almeno amante? Arriviamo così a romanzi di diversissimo livello letterario e a produzioni cinematografiche anch’esse di diverso valore artistico. Ma in tale ulteriore processo culturale contemporaneo, la Maddalena diventa una specie di “archetipo”, come ha appunto scritto una contributrice al volume, parlando della filmografia dei nostri giorni, erede e incarnazione di fantasie ormai plurisecolari. E poco conta che la ricostruzione della prostituta pentita sia storicamente insostenible: ormai è lei, la Maddalena, e tale rimane. E può diventare modello di altre figure femminili di fantasia, come accadrebbe appunto nel caso di “Chocolat”. Bella, carnale, inquietante compagna di un Cristo troppo umano, perché dovremmo, nel nostro immaginario alla disperata ricerca di sogni e illusioni, rinunciare alla Maddalena che la tradizione occidentale ci ha consegnata? Meglio supporre un grande complotto, una grande operazione di copertura di una realtà divenuta troppo scomoda: Gesù era uomo come gli altri e aveva una compagna. Una donna che lo amava e lo ha seguito fin sotto la croce, per poi rivederlo vivo e gettare nella sua allucinazione le fondamenta stesse della fede cristiana. Davvero una storia “ammaliante”.

Tredici studiose e studiosi di varia estrazione ripercorrono la storia di Maria Maddalena. C’è un filo rosso ad accomunarne i tratti?

Se a questi aggiungiamo i sette contributi del volume “I mille volti della Maddalena” (Roma 2020) otteniamo non una improbabile enciclopedia sulla Maddalena, ma un’analisi ragionata su come un personaggio storico, in quasi due millenni di riflessioni, sia stato trasformato in una specie di mito dalle mille sfaccettature. Direi che questo sia uno degli aspetti più affascinanti della ricerca storica: scoprire come noi, in ogni generazione, abbiamo proiettato noi stessi, le nostre speranze, le nostre paure sui personaggi del passato, per rendere appunto “nostro” quel passato. Come gli altri personaggi delle origini cristiane, da Giovanni Battista a Gesù, da Maria di Nazareth a Pietro, anche la Maddalena è diventata quello che ci serviva. Dagli insulti anticristiani di antichi filosofi e polemisti moderni a esaltazioni antitetiche di laici e credenti, la sua figura storica è forse perduta per sempre. Prostituta pentita o dea del New Age, rivestita dei soli capelli o di paludamenti preziosi, emaciata e morta in una grotta provenzale o tranquilla madre di molti figli, accanto a un Gesù altrettanto anziano e sopravvissuto alla crocifissione, fuggiti entrambi in un’India sempre più lontana e per noi misteriosa, la Maddalena è parte ormai ineliminabile dell’immaginario transreligioso sognato da milioni e forse miliardi di esseri umani. Lo studio della sua figura, oltre che un’avventura intellettuale a tratti esaltante, è una grande lezione di umiltà. La Maddalena ci aiuta a capire come noi umani ricreiamo costantemente la nostra storia, confezionando “storie” a nostro uso e consumo. Come fu detto di Giovanni Battista, davvero anche di lei possiamo dire che “ne abbiamo fatto quello che abbiamo voluto”.

 

Edmondo Lupieri è stato docente di Storia del cristianesimo e delle chiese presso l’Università di Udine e attualmente insegna Nuovo Testamento e Cristianesimo Antico presso la Facoltà di Teologia della Loyola University di Chicago. Fra le pubblicazioni scientifiche ha al suo attivo “I Mandei. Gli ultimi gnostici” (Brescia 1993; edizione inglese 2003; nuova edizione italiana prevista nel 2013) e “In nome di Dio. Storie di una conquista” (Brescia 2014). Per la Fondazione Valla ha curato “L’Apocalisse di Giovanni” (1999; edizione inglese 2006).

Giuseppina Capone

Oggi la tavola rotonda “I limiti della solitudine per la società dell’inclusione”

Si terrà oggi 14 giugno, alle ore 16.00, presso la sede della Federfarma Napoli in via Toledo n. 156, la tavola rotonda “I limiti della solitudine per la società dell’inclusione”.

Un momento di importante riflessione a 360° sul tema dell’inclusione e dei diritti “negati” in particolare alle persone diversamente abili e alle loro famiglie. Un incontro che vede la presenza di religiosi, rappresentanti del mondo dell’Università, del diritto, della medicina e della cura, dell’associazionismo, tutti insieme per analizzare l’attuale situazione che risente ancora, in maniera forte, dell’appena trascorso periodo di pandemia e fare proposte.

In Federfarma Napoli in una tavola rotonda si discutono “I limiti della solitudine per la società dell’inclusione”

Si terrà mercoledì 14 giugno, alle ore 16.00, presso la sede della Federfarma Napoli in via Toledo n. 156, la tavola rotonda “I limiti della solitudine per la società dell’inclusione”.

Un momento di importante riflessione a 360° sul tema dell’inclusione e dei diritti “negati” in particolare alle persone diversamente abili e alle loro famiglie. Un incontro che vede la presenza di religiosi, rappresentanti del mondo dell’Università, del diritto, della medicina e della cura, dell’associazionismo, tutti insieme per analizzare l’attuale situazione che risente ancora, in maniera forte, dell’appena trascorso periodo di pandemia e fare proposte.

Un periodo post pandemico quello che stiamo vivendo a cui, alle insicurezze e alle difficoltà generate in tanti campi della società e dell’economia dalla situazione pandemica si sono aggiunti, come ulteriori elementi di insicurezza e precarietà, la situazione internazionale e la crisi energetica.

Le persone si trovano a vivere in una società sicuramente più debole, più timorosa, più complessa e sostanzialmente anche più povera. Se pensiamo alle persone diversamente abili e alle loro famiglie ci rendiamo subito conto di quanto ciò possa ulteriormente incidere su una situazione già di per sé complessa. Spesso, infatti, le famiglie e le persone diversamente abili, sono lasciate sole, nella nostra società, a districarsi nei meandri di leggi e norme, spesso senza conoscere i propri diritti o come poterli rendere effettivamente fruibili.

Incontri come quello presso Federfarma Napoli sono utili per diffondere la cultura della conoscenza dei diritti e per fornire gli strumenti essenziali per poterli agire per poter vivere in una società realmente inclusiva.

Interverranno: (indirizzi di saluto) Don Luigi Castiello, Cappellano Capo dell’Ospedale del Mare; dr. Gaetano Marotta, presidente Oltre il muro Autismo onlus di Napoli; dr. Riccardo Iorio, presidente Federfarma Napoli; (relatori) prof. Alessandro Pepino, delegato del Rettore per la disabilità e DSA dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; prof. Claudio Roberti, dirigente ANS, Associazione Nazionale Sociologi e Comitato Esigibilità CRDP; avv. Giuseppe Cataldo; avv. Angelo Pisani; avv. Lucia Marino, segretario generale Comitato Disabilità Unite; avv. Claudia Rossetti Quadri.

A chiudere i lavori moderati dalla giornalista dott. Bianca Desideri,  il dott. Raffaele Federico, presidente nazionale del Comitato Italiano per la Tutela della Salute CITS. La segreteria organizzativa è a cura della dr.ssa Alessia Scarano. Comitato scientifico: avv. Fabrizio Torre e prof.ssa Ermelinda Di Lieto.

A tutti i partecipanti verrà dato l’attestato di partecipazione.

I limiti della solitudine per la società dell’inclusione

Si terrà mercoledì 14 giugno, alle ore 16.00, presso la sede della Federfarma Napoli in via Toledo n. 156, la tavola rotonda “I limiti della solitudine per la società dell’inclusione”.

Un momento di importante riflessione a 360° sul tema dell’inclusione e dei diritti “negati” in particolare alle persone diversamente abili e alle loro famiglie. Un incontro che vede la presenza di religiosi, rappresentanti del mondo dell’Università, del diritto, della medicina e della cura, dell’associazionismo, tutti insieme per analizzare l’attuale situazione che risente ancora, in maniera forte, dell’appena trascorso periodo di pandemia e fare proposte.

Educare alla Sicurezza e all’Accessibilità Urbana, se ne parla in Municipalità 2

Si terrà domani a Napoli 6 giugno alle 15.30 presso la Sala Consiliare della Municipalità 2 in piazza Dante n. 93, la tavola rotonda “Educare alla Sicurezza e all’Accessibilità Urbana”.

Nel corso dell’evento sarà presentato il progetto realizzato dalle Associazioni Donne Architetto-Napoli, Centro Polifunzionale Cardinale Corrado Ursi, Comitato Residenti Borgo Antico e Associazioni Voce di… Vento APS, che rappresenta il primo passo della ricerca/azione che le Associazioni proponenti hanno messo in campo nei quartieri Mercato e Pendino e che mettono in rilievo le criticità sul livello di sicurezza ed accessibilità degli spazi e dei percorsi pedonali interni.

Modera il dibattito la giornalista Giuliana Covella.

A discutere del tema oggetto della tavola rotonda  Roberto MarinoPresidente della Municipalità 2Josi Gerardo Della Ragionesindaco di BacoliGiovanna FarinaPresidente della Consulta delle Associazioni, delle ODV e ETS della Municipalità 2 Luigi PetroliVice Presidente della Municipalità 2, Lorenzo IorioAssessore alle Attività Produttive, Turismo e Legalità della Municipalità 2 ed Enrico PlatoneConsigliere della Municipalità 2, delegato alla Consulta delle Associazioni, delle ODV e ETS della Municipalità 2.

Parteciperanno alla discussione le Associazioni: Napoli è, Ariete ETS, Giardini Piazza De Leva ODV, NeaMood e NOMOΣ Movimento Forense.

 

‘O Napule 2023. Terzo scudetto

Chi téne cunuscenza d’’o pallóne

a dda dicere cu ttutto ‘o córe.

‘O Napule è nu vère squadrone

‘sti guagliune nc’hanno fatto onóre.

 

Chi tène curaggio e dì quaccósa?…

Chisti jucature songo una cósa!…

‘O scudetto se ll’hanno faticato,

niente a nnuje c’è state rialato.

 

Maradona è cuntento all’aldilà

tutta pittata azzurra è ‘sta Città.

Dint’’a ll’aria ‘sta festa se spase

 

Ggente â dinto e ffóre ‘e ccase,

pure se nun capisce d’’o pallóne

lle vene tanta voglia ‘e festiggià.

 

Armando Fusaro

4 maggio 2023

 

 

 

 

I diritti dei più fragili

A conclusione del primo ciclo di Conferenze seminari su “I diritti sociali e i cinque pilastri della salute ” oggi 31 maggio 2023, alle 17.00, presso il circolo culturale La Contea, via Toledo 418 Napoli, si terrà l’incontro dal titolo “I diritti dei più fragili”.
Il ciclo di conferenze/seminari, sui diritti sociali, promosso dal coordinamento di associazioni aderenti al “Progetto Vivere Meglio” conclude oggi la sua prima fase.
Il programma sinora svolto ha trattato il tema dei diritti in relazione alla Giustizia, al lavoro, all’ambiente.
L’incontro odierno riguarderà “I diritti dei più fragili” e verrà trattato dai relatori sotto molteplici ed inaspettati aspetti e modalità in quanto il concetto di fragilità è esteso a tutti gli esseri viventi e all’intera natura.
Moderatrice dell’incontro, la giornalista e giurista, dottoressa Bianca Desideri. Relatori: Avv. Angelo Pisani, Avv. Lucia Marino Mogli, sig. Giuseppe Sannino.

Porteranno la loro testimonianza: Dott. Raffaele Federico, presidente CITS; Avv. Giuseppe Fortunato , difensore civico regionale; Dott. Giuseppe Palmieri,  presidente Associazione Voce di… Vento aps; Dott. Francesco Borelli,  presidente Associazione in collaborazione con la BNM; Prof. Alessandro Pepino, delegato del Rettore per la disabilità e dsa della Università Federico II di Napoli; Prof. Paolo Valerio, presidente Comitato disabili uniti,  presidente onorario Sinapsi Università degli Studi di Napoli Federico II; Dott. Maria Rosaria Rondinella,  presidente Associazione Buona Sanità; Dott.ssa Chiara Scarpa, neuropsichiatra infantile; Dott. Pasquale Capone, neurologo, responsabile Cultura CITS; Dott. Carmine  Maturo, Eurpean Climat PaCT Ambassador in Italy; Dott. Raffaele Pavone, responsabile aziendale sindacato infermieri NURSIND; Dott. Atnonio Vitale, medico, ortopedico, fisiatra.

Il presidente de La Contea, Avv. Luciano Schifone, concluderà i lavori.

Emma de Franciscis: L’uomo che attraversò tre secoli

“L’uomo che attraversò tre secoli” è un romanzo storico. Esso ha, evidentemente, richiesto ricerche storiche accurate e meticolose. Quale metodo si è imposta di adottare per trattenere le informazioni e, poi, renderle narrativa?

Volevo raccontare i cambiamenti sociali di cui l’uomo è testimone e attore nel corso della propria vita, che non ha come limite gli anni compresi tra la data di nascita e quella di morte bensì somma almeno due generazioni prima (genitori e nonni) e due generazioni dopo (figli e nipoti). Nel caso del longevo Costanzo de Sanctis, che ha conosciuto la bisnonna e i bisnipoti, si sono raggiunti 140 anni, attraverso tre secoli.

Avendo iniziato a scrivere il romanzo nel 2019, sono andata a ritroso fino al 1879.

Inizialmente mi sono affidata alle mie conoscenze derivanti da letture, studi universitari, film e documentari visti, mi sono affidata alla descrizione di luoghi vissuti, luoghi dell’anima, scomposti e ricomposti come luoghi letterari, in questo modo ho posto le basi storico-geografiche del romanzo. Mi sono poi costantemente preoccupata di avere coerenza nella narrazione e per questo mi sono opportunamente documentata: ho verificato che il linguaggio dei dialoghi fosse coerente con l’epoca, ho fatto ricerche sugli usi, sull’alimentazione, sul modo di viaggiare, di vestire, sulle musiche, e su ulteriori elementi che, sebbene non presenti nella narrazione, sono serviti per comprendere appieno i personaggi e farli agire in modo coerente. Man mano che la trama prendeva forma e i personaggi si caratterizzavano, ho riempito il romanzo di dettagli di vita familiare e di eventi storici, elementi narrativi fortemente connessi.

Lei racconta la vita del longevo Costanzo de Sanctis vissuto fino a 140 anni.

In qual misura ha voluto che la Letteratura s’inserisse in un dibattito etico-medico circa la longevità?

Studi scientifici hanno fissato la “scadenza biologica” dell’uomo a 140 anni, traguardo che però non si riscontra nella realtà della vita; io ho trasposto questo limite nel “rimanere vivi” nella memoria e negli affetti.

I centotanti anni di Costì, per utilizzare un’espressione del romanzo a me cara, non sono un numero bensì un concetto: è importante riempie la vita di tanto affetto, tante esperienze e tante relazioni sociali.

Una saga che squarcia tradizioni familiari arrugginite ed obsolete.

Quali tratti assume la Storia nella ricerca di coordinate, d’interpretazioni univoche della realtà, di superamento delle contraddizioni del nostro complesso tempo?

Nel romanzo vicende storiche e vicende familiari si incontrano e si scontrano, muovendosi insieme sulla linea del tempo e determinando i cambiamenti sociali: talvolta lenti e silenziosi, altre volte conflittuali. La Storia entra nella famiglia e la famiglia entra nella Storia.

Non so parlare del superamento delle contraddizioni del nostro tempo perché la mia formazione non mi dà gli strumenti per farlo; nel romanzo ho affrontato il superamento delle contraddizioni delle epoche passate in quanto già conoscevo le conseguenze di tali cambiamenti, che ho potuto far diventare il pensiero di personaggi quale Arturo, capace di cogliere nel presente i semi dei cambiamenti del tempo.

Il percorso dei protagonisti si dipana anche a ritroso nel tempo; si serve di ricordi ingialliti e via via emergenti. La sua personale indagine adopera flashback che compongono un puzzle di notevole suspense.

Quale valore attribuisce all’elemento della “memoria”?

Il tema della memoria è il filo conduttore del romanzo. Non esiste la famiglia se non c’è la memoria delle persone che vi hanno fatto parte e degli episodi, il più delle volte approdati leggenda, meritevoli di essere raccontati. Ugualmente non esiste la storia se non c’è la memoria dei fatti accaduti e di come questi abbiano influenzato la vita della famiglia. Memoria è rivolgersi al futuro, è tramandare, è non dimenticare.

E non far dimenticare è il compito di ciascuno di noi.

Il suo romanzo è stato edito dalla casa editrice Dante&Descartes, diretta dallo storico libraio di Mezzocannone Raimondo Di Maio, da sempre impegnato in un’editoria etica e civile.

Quale ruolo dovrebbe ricoprire la Letteratura in un contesto socio-economico come quello napoletano?

Ho incontrato Raimondo Di Maio un anno fa, mi fu presentato da un’amica comune, e da allora è nato un rapporto di stima reciproca e di amicizia.

Non farei distinzione tra ruolo della letteratura nel contesto napoletano e in altri contesti, un libro deve poter essere letto da chiunque e ovunque: l’autore deve usare un linguaggio che arrivi al cuore del lettore in maniera diretta e universale.

Questo è il compito della letteratura che io vivo come un momento di piacere e come uno strumento per migliorarsi e per arricchirsi. Di ogni libro che leggo, annoto almeno una frase; quando non annoto, allora il libro non mi ha lasciato nulla.

 

Emma de Franciscis, nata a Napoli nel 1968, dove vive e lavora come architetto. Il suo romanzo di esordio è “L’uomo che attraversò tre secoli”, edito nel 2022 dalla casa editrice Dante&Descartes.

Giuseppina Capone

Napoli tra bellezza e magia. Un’inchiesta straordinaria del vicequestore Santoro

Si presenta oggi nella Sala “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus nel cuore di Materdei a cura del Comitato Italiano  per la tutela della salute (C.I.T.S), della fondazione Casa dello Scugnizzo onlus, dall’Associazione Culturale Napoli è, dal Gruppo Albatros del libro di Antonio R. Garofalo “Napoli tra bellezza e magia. Un’inchiesta straordinaria del vicequestore Santoro” per le Edizioni Albatros ci catapulta dal presente al passato, un viaggio a ritroso di 223 anni. Un salto nel passato nella migliore tradizione dei viaggi nel tempo.

Il protagonista, il vicequestore di polizia Alberto Santoro, torna a Napoli dopo ben venti anni di servizio nella lontana Alessandria e appena si affaccia nella sua città ne assapora da subito la plurimillenaria storia ripercorrendone le principali strade in particolare quelle a lui note quando era giovane e soffermandosi in luoghi cari che aveva dovuto lasciare per il suo lavoro.

Nato a via Mezzocannone 109, aveva vissuto a via Atri e lì subito era ritornato trovando la sua vecchia abitazione così come l’aveva lasciata. I primi contatti con la sua nuova vita napoletana li ha con il capo della squadra mobile Roberto Fantini che si dichiara immediatamente felice di averlo con loro.

Santoro lascia l’ufficio e prosegue il suo percorso alla riscoperta di Napoli arrivando al Conservatorio di San Pietro a Majella, lì accanto c’è una libreria nella quale da sempre avrebbe voluto entrare ma non l’aveva mai fatto. E’ arrivato il momento di togliersi la curiosità di vedere com’è all’interno, entra e vede tantissimi libri, vecchi scaffali e dietro questi la sagoma di una porta, scosta qualche scaffale e oltrepassa il varco ritrovandosi in un passaggio buio. Senza timore vi entra e dietro di lui la porta si chiude, non gli resta che andare avanti nel suo cammino per trovare un’altra via di uscita. Alla fine sbuca nella sala del coro di una chiesa. Dopo poco chiude gli occhi e incomincia quella che è la sua avventura, indietro nel tempo, al 10 giugno 1799.

Si ritrova d’improvviso per due giorni in quel fine Settecento “alle prese con rivolte popolare, illustri personaggi dell’Illuminismo e, tra l’altro un omicidio da risolvere”.

Ci fermiamo qui lasciando ai lettori scoprire con quali personaggi il vicequestore entra in contatto e quali episodi vive e il mistero che lo ha condotto a vivere quell’esperienza.

Bianca Desideri

 

 

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