Caravaggio e il suo tempo tra naturalismo e classicismo: la mostra di Merisi a Mesagne

“Caravaggio e il suo tempo tra naturalismo e classicismo”, si intitola così la mostra che avrà luogo nel Castello Comunale a cura della Rete di imprese Micexperienc a Mesagne in Puglia. L’obiettivo di questa mostra è quello di trasmettere all’osservatore le stesse emozioni che l’artista, ai suoi tempi, riusciva a comunicare attraverso i suoi dipinti. E pare proprio che le sue opere riescano ancora tutt’oggi ad emozionare e a stimolare forte interesse nella società contemporanea.

All’interno dell’esposizione ci saranno anche i racconti, tramite manoscritti, foto e dipinti, di tutta la vita del pittore a partire dalla sua prima formazione fino a quando divenne il re dell’arte.

La professoressa Tamara Cini in collaborazione con il professore Pierluigi Carofano sono gli organizzatori di questa meraviglioso evento che avrà inizio il 16 luglio e terminerà l’8 dicembre 2023.

“La lungimiranza scaturita dalla collaborazione tra pubblico e privato, oggi raggiunge il suo livello massimo di credibilità. La gioia per la realizzazione di un progetto artistico di tale prestigio, è pari solo alla consapevolezza che quest’evento Mesagne lo merita e ne è all’altezza, ed è questa una constatazione che arriva nel bel mezzo del gran lavoro che insieme alla rete di imprese coinvolta e alla Regione Puglia stiamo producendo, con l’intento di investire al meglio l’enorme bagaglio di esperienze che la città ha maturato negli ultimi tempi”, annuncia il sindaco Antonio Matarrelli.

Da ogni parte dell’Italia, le persone, saranno pronte a spostarsi e a raggiungere la Puglia per partecipare alla mostra di uno degli artisti italiani più illustri del 1600: Caravaggio, nome d’arte di Michelangelo Merisi, era appassionato al mondo dell’arte sin da bambino ed è riuscito, sin da subito, a far innamorare chiunque delle sue opere, grazie non solo alla realizzazione realistica dei suoi personaggi, quanto alla sua innovativa tecnica del chiaroscuro. Evidenziando diversi elementi alla luce e allo sfondo, Merisi, riusciva ad ottenere un effetto sbalorditivo che a quel tempo fu una vera propria scoperta. Amava osservare con estrema attenzione e sensibilità tutto ciò che ritraeva e, soprattutto, era in grado di riportare alla perfezione, su foglio o tela, l’aspetto estetico del suo modello e non solo, aveva una particolare capacità di riuscire a disegnare anche lo stato d’animo di chi ritraeva (lo percepiva attraverso la profondità dello sguardo, la postura, l’espressione del viso) e per questo, gli amanti dell’arte, hanno da sempre nutrito una forte stima e immensa ammirazione per Caravaggio. Al contempo, però, le sue opere raccontano anche il suo di stato d’animo che purtroppo era in continua confusione: pur essendo una persona estremamente sensibile e che riusciva a provare forte empatia nei confronti del prossimo, i suoi sentimenti erano continuamente tormentati e irrequieti. Questi sentimenti contrastanti, presumibilmente rabbia repressa a causa di diversi traumi subiti al’interno del suo nucleo familiare, portarono l’artista a compiere un atto estremo; il 28 maggio del 1606 fu condannato a morte accusato di omicidio. Da quel momento in poi, per l’artista milanese,  iniziò la fuga tra Roma, Napoli, Sicilia e Malta. Ciò nonostante, Merisi, continuava a dipingere anche tra un viaggio e l’altro realizzando meravigliosi dipinti che tutt’oggi sono considerate vere e proprie opere d’arte.

Alessandra Federico

Maura Chiulli: Ho amato anche la terra

Dagli anni ’60 del Novecento il corpo delle donne diviene l’attore della discussione politica. I movimenti femministi ispezionano i paradigmi nonché i ruoli convenzionale delle donne. E’ stata sua intenzione gettare luce, mediante il corpo di Livia, 130 kg, sullo sguardo coevo al corpo muliebre?

Il corpo è lo spazio dell’esistenza e siamo al mondo, occupiamo il tempo e la latitudine del mondo attraverso il nostro corpo. Mi pare brutale che a parlare del corpo delle donne molto spesso non siano le donne, quindi, sì, certamente ho voluto che fosse il corpo di una donna a parlare di sé stesso, a disegnare il suo perimetro e a cercare la sua posizione, il suo spazio luminoso nella contemporaneità, che spesso esclude, mistifica, rigetta soprattutto i corpi ritenuti “difformi” o “difettosi”, imperfetti.

Come si pone, tratteggiando la storia di Livia, rispetto al dualismo, concezione teorica che vede un qualche tipo di separazione tra anima e corpo, tali da collocarli in due ambiti separati?

La storia di Livia e di Corpo vuole ricucire la frattura ontologica: anima e corpo coesistono e non sono separati. Il corpo è anima che si incarna. Il corpo racconta l’anima. Non c’è corpo senza anima e viceversa.

Lei ha dichiarato di esser stata ispirata da Ana Mendieta. la quale conferisce primaria importanza alla visione del proprio corpo umano immerso in una natura primordiale. Ebbene, qual è il legame tra Mendieta ed il corpo di Livia?

Entrambi i corpi, quello di Ana Mendieta e quello di Livia cercano un posto nel mondo, nello spazio e vogliono le radici, le foglie, la terra e le nuvole. Vogliono sentirsi parte di tutto, vogliono uno spazio e cercano un legame. Nell’arte come nella vita, i loro corpi cercano di confondersi, di farsi mondo, ma non per nascondersi. Solo per rivelarsi.

Il suo pare profilarsi come un resoconto d’insieme sulla vita, un’immersione nella contemporaneità talvolta spietata e disillusa.

Esistono balsami per lenire l’amara ruvidezza della realtà?

Esistiamo noi, con la nostra storia e le nostre infinite e diverse sensibilità, noi che siamo fatti di pensiero. Pensiero che talvolta per quanto è forte e radicato si fa carne e ossa, materia vivente. Il balsamo è la carezza, la presenza, l’avvicinamento, lo sfioro dei nostri mondi coi mondi degli altri. La cura al dolore non è nella solitudine, ma solo nella condivisione.

Le sue pagine illuminano le piccole increspature dell’anima.

Le crepe possono essere foriere di benefici interiori, quantunque le ferite?

Si parla molto, per esempio lo fanno tanto bene alcuni poeti, di ferite come feritoie, come segni insanguinati, ma anche aperture attraverso le quali guardare il mondo, magari con sguardo diverso. Non lo so se è davvero così: le ferite fanno male fin quando sono aperte. Questo lo so sulla mia pelle. Alle ferite, preferisco le cicatrici: segni chiusi, mappe dei nostri giardini segreti.

 

Maura Chiulli

Scrittrice, mangiafuoco. Si interessa di body art e arte performativa. Esordisce con il romanzo Piacere Maria (Editrice Socialmente, Bologna, 2010), cui sono seguiti i saggi Maledetti Froci & Maledette Lesbiche (Ed. Aliberti Castelvecchi, Roma, 2011) e Out. La discriminazione degli omosessuali (Ed. Internazionali Riuniti, Roma, 2012), e il romanzo Dieci giorni (Hacca, 2013). A novembre 2018 torna in libreria con il romanzo “Nel nostro fuoco” (Hacca). Selezionato al Premio Campiello, ottiene una menzione speciale al premio Grotte della Gurfa e finisce nella cinquina finalista del Premio Segafredo-Zanetti Città di Asolo “Un libro un film”.

Giuseppina Capone

Pokémon: storia e morale

I Pokémon sono un franchise giapponese creato nel 1996 da Satoshi Tajiri che da bambino viveva in un sobborgo di Tokyo e amava collezionare insetti.

Una volta diventato adulto, Satoshi, suggestionato dai suoi ricordi d’infanzia, elaborò l’idea dei Pocket Monsters come surrogati virtuali dalle sembianze mostruose degli animali domestici.

L’idea si concretizzò nel febbraio 1996 con la pubblicazione dei due famosissimi videogiochi per Game Boy: Pokémon Rosso e Pokémon Blu. Fu proprio con i giochi che iniziò la grande avventura; una sorta di viaggio iniziatico in cui il protagonista, Ash Ketchum, viaggia per il mondo per diventare un grande allenatore di Pokémon. Nel suo percorso, Ash incontrerà persone straordinarie con cui dividerà parte del suo cammino; incontrerà anche truffatori, affronterà grandi ostacoli, enigmi, subirà perdite e dolori e, mano a mano, diventerà sempre più consapevole del proprio ruolo e di quanto i Pokémon siano esseri da amare e proteggere. Ash Ketchum, insieme al suo fidato Pikachu, è riuscito a catturare l’attenzione, per molti anni senza mai cadere nella monotonia, di milioni di fan in un viaggio indimenticabile. Inizialmente, Ash ha viaggiato con gli allenatori Misty e Brock, per poi incontrare nuovi compagni durante il suo percorso in nuove regioni. In qualche modo, un tema chiave del viaggio di Ash è stata la sensazione agrodolce di lasciare il conforto di amici e familiari per perseguire la propria passione.  La serie cambierà protagonista introducendo nuove linee narrative e regioni da esplorare; l’avventura di Ash Ketchum e Pikachu si concluderà definitivamente la prossima primavera, con gli episodi conclusivi della serie animata Esplorazioni Pokémon. Ash Ketchum, dopo la straordinaria vittoria della coppa del mondo, abbandonerà definitivamente la scena. La decisione di allontanare Ash segna la chiusura di una storia iniziata nel 1997, (raccontata nell’arco di 25 anni con più di 1200 episodi e 23 film animati), ma non determina la fine della serie che proseguirà, a quanto pare, con nuovi protagonisti. D’altro canto, l’annuncio  dell’uscita di scena di Ash è stata una spiacevole sorpresa per tutti gli appassionati dei Pokémon della classe 90, fiduciosi del fatto che  avrebbe per sempre fatto parte dei cartone animato, con l’eternità che hanno i ricordi d’infanzia. Dunque, com’è giusto che sia nelle migliori parabole, tutti gli appassionati dovranno prepararsi alla separazione da questo personaggio iconico.

Il videogioco dei Pokèmon

I Pokèmon hanno fatto innamorare ed entusiasmare diverse generazioni tanto da poterli trovare sotto forma di peluche, carte da gioco, statuette in ceramica e tanti altri giochi per bambini e teenager come i videogiochi.

Negli anni, la struttura del gioco è stata aspramente criticata in merito alla cattura dei Pokèmon, soprattutto riguardo i combattimenti che questi sono chiamati a fare.

Ciononostante, le generazioni di ragazzi che hanno amato il gioco hanno colto , al contrario, un messaggio di amore e cura per gli animali; i pokemon sono sempre stati percepiti come compagni d’avventura da coccolare, preservare e rispettare. Infatti, la lealtà che lega Ash ai propri amici umani è la stessa che manifesta per i propri Pokémon e per quelli altrui. Ed è questa la cifra vincente del franchise, il viaggio come scoperta del mondo e di se stessi e la crescita interiore attraverso l’amore, l’amicizia, la lealtà.

Alessandra Federico

Il coniglio come simbolo della moda 2023

Quest’anno la moda ha scelto, tra tutti gli animali, il coniglio come mascotte per gli shooting fotografici e per i fashion show. Il coniglio, che raffigura longevità, intelligenza, eleganza e salute sarà il simbolo del 2023 (Lunar Year – anno lunare) che, secondo lo zodiaco orientale, sarà un anno ricco di positività, spiritualità e serenità dove ogni forma di negatività tenderà a dissolversi e, dunque, pare proprio che il coniglio sia l’animale capace di trasmettere amore, tenerezza e affetto in assoluto. Non a caso, il coniglio, è fondamentale anche per la pet therapy: la  terapia con animale domestico che consiste nello stare a stretto contatto con il proprio pet secondo diverse tecniche specifiche per aiutare i bambini, adulti ed anziani a superare traumi o blocchi psicologici.

La pet therapy è una tecnica molto efficace per diminuire l’ansia e abbassare la pressione sanguigna, per far aumentare, così, gli ormoni del buon umore.

Il simbolo del coniglietto è molto apprezzato nel mondo della moda, soprattutto dal momento in cui la stilista Luisa Spagnoli cominciò, negli Anni ‘40, ad usare il pelo di coniglio d’angora per le creazioni di t-shirt e cappotti di cachemire. Una tecnica differente da tutte le altre quella per ottenere il pelo del coniglio d’angora perché non implica alcuna sofferenza alla bestia, basta pettinarla con una spazzola e il pelo viene via delicatamente, e automaticamente. Insomma, il coniglio è da sempre molto amato e stimato nel mondo del fashion e, ad oggi, grazie all’iniziativa di prediligerlo come animale per le sfilate di moda, i designer si sono appassionati e divertiti ad elaborare le loro collezioni ispirate a questi teneri animali; per quanto riguarda le creazioni di Ferragamo (capsule collection Ferragamo) il colore predominante è il rosso, seguito dal bianco e dal blu cobalto, unicamente per ispirarsi ai colori dell’anno lunare. Per Valentino la storia non cambia; abiti total red, per ispirarsi al colore più importante dell’anno lunare.

Al contrario, c’è chi ha preferito dare un tocco di vivacità alla collezione con la stampa del coniglietto Miffy (cartone animato) che  appare su tutta la collezione playful di Tommy hilfiger. Mentre il brand Acne Studios ha deciso di applicare i meravigliosi disegni del coniglio Bun Bun (dell’artista Apollinaria Bronche). Ma sono state le borse Bunny di Loewe a vincere il premio accessori per il Lunar Year.

Il mercato orientale è oramai una forte influenza per tutto il mondo della moda che, affascinato dai colori e dai meravigliosi tessuti di quei luoghi incantevoli, ha deciso di dare spazio anche a modelle e modelli orientali per il casting. Insomma, sarà un anno in cui gli appassionati di moda potranno sbizzarrirsi sia con gli outfit stile orientale, sia con la rabbit new collection.

Alessandra Federico

Mario Borrelli visto da Morris West, traduzione italiana di Children of the Sun

Oggi 23 gennaio 2023 alle ore 18.00 presso la libreria The Spark Creative Hub in piazza Giovanni Bovio n. 33, Napoli, pomeriggio con Salvatore Di Maio curatore  dell’edizione italiana del libro di Morris West “Children of the Sun” del 1957.

La pubblicazione del volume, dal titolo “Figli del Sole”, è stata promossa oltre che dal curatore, dall’editore “La Città del Sole” e dalla Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus che ha organizzato l’incontro.

A portare i saluti istituzionali saranno la prof.ssa Maura Striano, Assessore all’Istruzione e alla Famiglia del Comune di Napoli; l’avv. Roberto Marino, Presidente della Municipalità 2 del Comune di Napoli; il dott. Ciro Guida, Vice presidente e Assessore alla Culturale della Municipalità 3 del Comune di Napoli; il dott. Enrico Platone, Consigliere delegato alla Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di volontariato della Municipalità 2 del Comune di Napoli.

Interverranno con il curatore della traduzione dott. Salvatore Di Maio, il prof. Antonio Lanzaro, Presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Ms. Margareth Rush, Presidente del Comitato inglese della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; il dott. Giordano Manes, Editore “La Città del Sole”; la dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista e Direttore del Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Il libro è il resoconto dell’esperienza vissuta da Morris West, accompagnato da uno scugnizzo, negli Anni ’50 per i vicoli di Napoli nella miseria dell’immediato dopoguerra.

“In quella Napoli – evidenza il prof. Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione – un uomo, Mario Borrelli, un gigante del suo tempo, dà una scossa ad una società incerta e travagliata. Egli, noncurante delle convenzioni, disattendendo i canoni della Chiesa, consapevole del totale disinteresse delle istituzioni, “inventa” uno spazio incredibile nel quale restituisce dignità a quei bambini e li fa diventare “persone”, come dice Di Maio. Cosicché quella Napoli dolente, tragica, si illumina con il suo sole e quei bambini diventano Children of the sun”.

Melaine Bryan, figlia dello scrittore Morris West, introduce alla lettura del volume con la sua prefazione. “L’esperienza della sua indagine rese mio padre ancor più determinato a portare all’attenzione del mondo la difficile situazione degli Scugnizzi di Napoli e gli sforzi instancabili di Padre Borrelli per costruire, per loro, una casa. …. Ero quindi molto emozionata quando Salvatore Di Maio ci ha contattato per la traduzione di Children of the Sun in italiano”.

Nella premessa, Salvatore Di Maio, si chiede: “… perché non fosse mai stato tradotto in lingua italiana. Eppure l’autore è noto, mi dicevo, con molti suoi libri tradotti, ben venduto, in Italia. Rileggendolo, poi, con maggiore attenzione, credo di aver trovato la risposta a quel quesito e, ne sono certo, anche il lettore non faticherà a coglierla. … Si tratta di una rappresentazione della realtà osservata, messa su carta in modo crudo e libero, una denuncia senza appello per i “signori” di quegli anni ed occorreva coraggio a diffonderlo. … A differenza dei grandi visitatori di Napoli, non si sofferma sulle bellezze del golfo e non trasforma in poesia le immagini di miseria che è costretto ad osservare, rimandandole per quel che sono in tutta la loro drammaticità”.

“Come Fondazione abbiamo fortemente voluto l’organizzazione di questo pomeriggio in libreria per presentare nuovamente il volume curato da Salvatore Di Maio. Questa iniziativa si inserisce nel calendario delle celebrazioni per il centenario della nascita di Mario Borrelli che la Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus ha inaugurato il 19 settembre, giorno della nascita di Borrelli, e che proseguirà con altri eventi fino al 19 settembre 2023 – evidenzia Bianca Desideri, Direttore del Centro Studi “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus –“.

Un intero anno dedicato ad un uomo, Mario Borrelli, il quale ha speso tutta la sua vita in difesa e supporto dei diritti dei più deboli, dei bambini, delle donne e della pace e che, partendo da quella “Casa dello Scugnizzo” da lui fortemente voluta nel cuore di Materdei, è diventato una figura di livello internazionale conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.

 

(Foto: Si ringrazia Archivio Storico Diocesano di Napoli)

Children of the Sun di Morris West nella traduzione italiana curata da Salvatore Di Maio

Lunedì 23 gennaio 2023 alle ore 18.00 presso la libreria The Spark Creative Hub in piazza Giovanni Bovio n. 33, Napoli, pomeriggio con Salvatore Di Maio curatore  dell’edizione italiana del libro di Morris West “Children of the Sun” del 1957.

La pubblicazione del volume, dal titolo “Figli del Sole”, è stata promossa oltre che dal curatore, dall’editore “La Città del Sole” e dalla Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus che ha organizzato l’incontro.

A portare i saluti istituzionali saranno la prof.ssa Maura Striano, Assessore all’Istruzione e alla Famiglia del Comune di Napoli; l’avv. Roberto Marino, Presidente della Municipalità 2 del Comune di Napoli; il dott. Ciro Guida, Vice presidente e Assessore alla Culturale della Municipalità 3 del Comune di Napoli; il dott. Enrico Platone, Consigliere delegato alla Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di volontariato della Municipalità 2 del Comune di Napoli.

Interverranno con il curatore della traduzione dott. Salvatore Di Maio, il prof. Antonio Lanzaro, Presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Ms. Margareth Rush, Presidente del Comitato inglese della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; il dott. Giordano Manes, Editore “La Città del Sole”; la dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista e Direttore del Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Il libro è il resoconto dell’esperienza vissuta da Morris West, accompagnato da uno scugnizzo, negli Anni ’50 per i vicoli di Napoli nella miseria dell’immediato dopoguerra.

 

 

(Foto: Si ringrazia Archivio Storico Diocesano di Napoli)

Napoli: la mostra di Edgar Degas, l’artista del 1800 che amava la città partenopea 

 Napoli è lieta di accogliere le straordinarie opere di uno dei più illustri pittori e scultori francesi tra gli  impressionisti del 1800: Edgar Degas. É la prima mostra a Napoli dedicata a Degas, nonostante il pittore abbia avuto da sempre un forte legame con la città partenopea; suo nonno, e gran parte della sua famiglia viveva a Napoli, e l’artista riteneva la città una delle più belle ed affascinanti al mondo, il luogo dove prendere maggiore ispirazione.

La mostra, inaugurata il 14 gennaio, si svolgerà all’interno del Complesso Monumentale San Domenico Maggiore a Napoli e terminerà il 10 aprile 2023, racconterà aspetti fondamentali della vita e della carriera del pittore attraverso i meravigliosi disegni dell’artista, alcune rare foto scattate da lui, litografie e xilografie e statue di bronzo.

Duecento le opere di Degas all’interno di questa mostra a Napoli, che saranno, durante l’esposizione, divise in diversi concetti: le tematiche che lo interessavano e incuriosivano e da cui prendeva suggerimenti per la sua creatività, la sua forte connessione con Napoli e la sua vita a Napoli.

Degas è riconosciuto in particolar modo per i suoi dipinti che raffigurano ballerini e, infatti, la fonte di ispirazione maggiore per lui era assistere a spettacoli di danza; l’eleganza, gli abiti, e i movimenti aggraziati delle ballerine catturavano la sua attenzione più di ogni altra cosa e suscitavano in lui un forte sentimento di tenerezza e ammirazione, tanto da volerne ricreare l’immagine con le sue stesse mani.

La vita di Degas

Edgar era figlio dei De Gas una nobile ed illustre famiglia della Linguadoca. I De Gas erano cavalieri del prestigioso ordine degli Orleans e, in merito a questo, l’intera famiglia si trasferì a Meung (provincia di Orleans). Poco tempo dopo, nacque Renè Hilaire, il nonno di Edgar ma, quando Renè diventò adulto, durante la rivoluzione francese, venne condannato alla ghigliottina  (in seguito alla condanna a morte della sua promessa sposa considerata nemica della nazione,  Renè venne considerato suo complice). Renè, si rifugiò a Napoli dove lavorò come agente di cambio riuscendo, col tempo, a conservare una notevole somma di denaro tanto da riuscire ad acquistare l’intero palazzo Pignatelli di Monteleone. (centro storico di Napoli). Renè era ben voluto e molto stimato da tante famiglie napoletane e, da lì a poco, sposò  Giovanna Teresa Freppa con la quale diede alla luce ben 7 figli tra i quali Auguste, padre di Edgar. Auguste, si trasferì in Francia poiché era direttore della filiale della banca parigina. Nella capitale francese, Auguste sposò Célestine Musson e poco tempo dopo nacque il loro primogenito Edgar. Purtroppo, però, Célestine venne a mancare quando Edgar era ancora troppo giovane e, distrutto dal forte dolore per la perdita della madre, decise di dedicarsi agli studi frequentando il liceo classico parigino Louis le Grand.

Il suo primo approccio all’arte fu grazie a Henri Rouart, figlio di un famoso collezionista che possedeva molti importanti dipinti. Edgar fu ammirato e incantato da queste opere e desiderava con tutto il suo cuore intraprendere gli studi di arte ma, per volere di suo padre, iniziò il percorso universitario presso la facoltà di legge.

Il giovane aspirante pittore, però, studiò legge sei mesi e ci rinunciò, convinse il padre che la sua strada sarebbe stata quella che lo avrebbe portato a diventare un bravo artista ottenendo, finalmente, il consenso di Auguste.

Il suo percorso di studio artistico iniziò con il pittore Félix-Joseph Barrias, che gli insegnò la pittura dei nudi e della storia. Edgar voleva però crescere nell’ambito e soprattutto trovare un suo stile personale. Decise, così, di seguire gli insegnamenti di Louis Lamothe e, nel 1855, riuscì a farsi inserire nella prestigiosa École des Beaux-Arts. (Tempio dell’arte ufficiale dell’epoca). Tuttavia, dopo solo sei mesi, per Edgar gli insegnamenti all’interno dell’accademia di arte non stavano appagando appieno le sue esigente, non erano stimolanti ai fini di poter esprimere le sue emozioni attraverso la sua arte e, quindi, decise di trasferirsi in Italia dove solo lì avrebbe potuto trovare completezza nello studio dell’arte, soprattutto in quella antica e grazie ai maestri del rinascimento.

La vita a Napoli

Nel luglio del 1856, l’artista arrivò a Napoli dove venne ospitato da suo nonno Renè. Edgar era felice di passare del tempo con suo nonno, in particolar modo perché quest’ultimo lo incoraggiava e sosteneva costantemente durante il suo percorso di studi d’Arte a Napoli.

La vita di Edgar era oramai focalizzata unicamente sullo studio dell’arte e, la città partenopea, non faceva altro che essergli complice con il suo meraviglioso clima, con i suoi incantevoli panorami, con la piacevole e divertente musica, con il buon cibo e, soprattutto, l’entusiasmo che il popolo metteva in ogni cosa che faceva erano, per Edgar, di grande incitamento per la realizzazione delle sue opere. D’altro canto, uno dei dipinti in cui l’artista è riuscito a manifestare gli insegnamenti della città partenopea fu proprio il ritratto di Hilaire De Gas, (ritratto di suo nonno Renè) iniziato e terminato proprio a Napoli.

Napoli, per Edgar, è stata la città dove è riuscito ad esprimere tutto ciò che da sempre desiderava comunicare attraverso l’arte e i suoi dipinti e, le sue parole, riescono a trasmettere forte e chiaro le sue emozioni: “Lasciando Civitavecchia il mare è azzurro, poi è mezzogiorno, e diventa verde mela con tocchi di indaco al lontano orizzonte: all’orizzonte una fila di barche a vela latina sembra un nugolo di gabbiani o di gavine per tono e forma… il mare un po’ agitato era di un grigio verdastro, la schiuma argentea delle onde, il mare si dissolveva in un vapore il cielo era grigio. Il Castel dell’Ovo si elevava in una massa dorata. Le barche sulla sabbia erano macchie color seppia scura. Il grigio non era quello freddo della Manica ma piuttosto simile alla gola di un piccione”.

Alessandra Federico

 

 

 

Giornata in ricordo: Giosi Amirante e gli studi sull’architettura napoletana tra Sei e Settecento

Mercoledì 25 gennaio 2023 alle ore 10.00 presso la Società Napoletana di Storia Patria in Castelnuovo si terrà l’incontro dal titolo “Giosi Amirante e gli studi sull’architettura napoletana tra Sei e Settecento” a cura di Maria Gabriella Pezone e Giuseppe Pignatelli.

L’incontro vuol ricordare e mettere in luce i principali aspetti della figura della scomparsa “storica dell’architettura e raffinata studiosa che ha curato nel 2008 con Mariella Pessolano (recentemente scomparsa) il volume su “Territorio, fortificazioni, città” che – come sottolinea Giuseppe Pignatelli il quale insieme a Maria Gabriella Pezone cura la giornata del 25 – rappresenta un testo fondamentale per l’analisi delle architetture fortificate e dei programmi difensivi nel regno di Napoli fra Sette e Ottocento”. Quattro i focus:

Giosi Amirante e gli studi sull’architettura napoletana tra Sei e Settecento

Maria Gabriella Pezone – DiLBeC
L’allieva, la studiosa, la docente nel ricordo degli amici
Alfonso Gambardella – fondatore e già preside della Facoltà di Architettura SUN
Cesare de Seta – professore emerito dell’Università di Napoli Federico II
Gennaro Ferrara – già rettore dell’Università di Napoli Partenope
Pasquale Belfiore – già ordinario di Composizione architettonica SUN
Gli studi di Giosi Amirante nel ricordo dei colleghi

Anna Giannetti –  DADI – per l’Università della Campania Luigi Vanvitelli
Alfredo Buccaro –  DiArch-CIRICE – per l’Università di Napoli Federico II
Pasquale Rossi – DipSU – per l’Università Suor Orsola Benincasa
Adele Fiadino – Dd’A – per l’Università di Chieti-Pescara G. d’Annunzio
Città e territorio negli scritti di Giosi Amirante
Giuseppe Pignatelli – DiLBeC

Orsola Grimaldi

Liberato: il primo cantante napoletano a non mostrare il suo volto

Rimane ancora un mistero per tutti il volto di questo cantante: Liberato, il cantautore che si esibisce unicamente di spalle al pubblico. I suoi testi sono maggiormente in dialetto napoletano, anche se spesso inserisce frasi in lingua italiana. Altre volte, invece, ama usare parole o frasi in lingua straniere e, infatti, in alcuni suoi brani è possibile ascoltare frasi in lingua inglese, spagnola o francese.

Amato molto soprattutto dal popolo napoletano, le sue canzoni sono una ventata di freschezza e allegria  che abbracciano diverse tematiche attuali e, nonostante i suoi testi siano in dialetto napoletano, il suo successo non si è fermato all’interno della città partenopea ma è volato ben più lontano: i suoi testi, la sua voce e le sue canzoni sono oramai apprezzate in tutta Italia e non solo, la sua melodia è riuscita a far appassionare anche alcuni paesi dell’estero.

E’ diventato famoso grazie alla sua prima canzone Nove maggio, che fu il suo primo singolo pubblicato il 14 maggio del 2017 sul canale You Tube. Questo brano riscontrò  immediatamente successo quando, solo il giorno dopo 14 maggio, venne pubblicato anche su piattaforme streaming destando grande popolarità tra il pubblico di tutte le età.

“Tu t’è scurdat’e me” è il secondo singolo di Liberato e proprio il giorno nove maggio dello stesso anno, venne pubblicato su tutte le piattaforme digitali.

Il 2017 fu un anno ricco di soddisfazione per il giovane cantante napoletano, che terminò con la pubblicazione del video “Gaiola portafortuna” il 19 settembre che, secondo le tradizioni napoletane, è un tributo sia alla festa di San Gennaro patrono della città, sia alla strage di Castel Volturno (giorno in cui la camorra uccise sei immigrati africani).  Da quel momento in poi la carriera per Liberato è stata solo in ascesa: 20 gennaio 2018 esce “Me staje appennenn’ amò”, la sera del 9 maggio 2019, dopo una lunga assenza da parte del cantante e una lunga attesa da parte dei suo fans, Liberato pubblica il suo primo album chiamato “Liberato” (undici brani). Sua, anche la colonna sonora del film “Ultras” su Netflix e, il 23 marzo dello stesso anno, pubblica il suo secondo album chiamato “Ultras”.

Da tempo, tutti i suoi fans, attendevano con ansia l’annuncio di un suo concerto e, il 25 aprile 2020, avrebbe avuto luogo il suo primo spettacolo al Mediolanum Forum di Milano. I biglietti per il concerto di Liberato erano esauriti in brevissimo tempo ma i fans che non erano riusciti ad acquistarlo erano molti, tanto da convincere il cantante a decidere di esibirsi una seconda volta il 26 aprile ma, imprevedibilmente l’emergenza COVID-19 ha costretto la cancellazione dell’evento che è stato rimandato il 9 settembre 2022.

Continua la carriera di Liberato con la pubblicazione del singolo “E te veng’ a piglià”, il 9 maggio del 2021.

“Liberato II” si intitola il secondo album del cantante pubblicato il 9 maggio del 2022.

I fans di Liberato hanno potuto divertirsi ancora una volta durante il suo concerto (gratuito) a Procida Il 20 luglio dello stesso anno intitolato: “Miez ‘O Mare”.

Per quanto riguarda la vita privata del cantante non si ha alcuna informazione in quanto ha deciso di rimanere totalmente in anonimato non mostrando mai neanche il suo volto.

Alessandra Federico

1 22 23 24 25 26 86
seers cmp badge