Massimo Troisi, un genio senza tempo

Avrebbe compiuto quest’anno 70 anni Massimo Troisi, autore, attore e regista il cui ricordo è fisso nelle menti di chi lo ha conosciuto attraverso la sua arte.

Molte le celebrazioni per ricordare quel genio artistico, scomparso troppo presto a soli 41 anni il giorno dopo aver concluso le riprese del suo film “Il Postino”.

L’Università degli Studi di Napoli “Federico II” ha conferito all’attore la laurea honoris causa alla memoria in “Discipline della Musica e dello Spettacolo. Storia e Teoria”.

Tante le pubblicazioni a lui dedicate, fra queste “Troisi 70. Il Massimo dell’arte”  a cura di Ottavio Ragone, Conchita Sannino, Antonio Tricomi, Ernesto Assante, Giulio Baffi, distribuito con Repubblica nei giorni scorsi in edicola.  Un volume ricco di interventi, di storie, di testimonianze tra vita  e carriera.

Antonio Desideri

Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania: grande interesse per il corso sulle architetture fortificate della Campania

La XVII edizione del ciclo seminariale di studi dal titolo “Le architetture fortificate della Campania”, organizzato dall’Istituto Italiano dei Castelli Sezione Campania, ha riscosso grande interesse già dalla sua prima giornata tenutasi il 17 febbraio scorso.

Il corso intende mettere in luce e far conoscere il vasto patrimonio di architettura fortificata che esiste ancora nella nostra regione.

Il corso si svolgerà online su piattaforma Google Meet e prevede altri 11 seminari e 4 visite di studio che saranno curati da membri del Consiglio Scientifico dell’Istituto Italiano dei Castelli, docenti esperti sulle specifiche tematiche delle università campane, funzionari delle soprintendenze.

Tutti di grande interesse i temi oggetto del corso. Si va dalle fortificazioni di età sannita e romana, all’evoluzione tipologica del Castello in Italia meridionale dal periodo normanno svevo a quello angioino, alla rivoluzione della polvere da sparo, ai castelli aragonesi e le fortezze vicereali, solo per citarne alcuni.

Il percorso è rivolto in particolare agli operatori dei beni culturali, studenti, guide turistiche, architetti ed ingegneri, “ma – come chiariscono gli organizzatori – anche a chiunque voglia approfondire la conoscenza dell’affascinante ed immenso patrimonio castellano della Campania”.

E’ ancora possibile iscriversi e recuperare le lezioni già tenute tramite videoregistrazioni.

Per informazioni ed iscrizioni: segreteria scientifica 3336853918 –  e-mail castellicampania@virgilio.it.
Antonio Desideri

Palazzo Reale apre le porte a Enrico Caruso

Ebbene sì, sarà il Palazzo Reale di Napoli la sede del Museo Enrico Caruso. Uno spazio dedicato ad uno dei massimi tenori di tutti i secoli che ha lasciato ai nostri posteri interpretazioni indimenticabili. La Sala Dorica accoglierà una stanza delle meraviglie dotata di animazioni in 3d e piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e cinematografiche. Uno spazio per tutti, grandi, piccini, appassionati, addetti ai lavoratori e turisti che avranno così un altro luogo da visitare dove omaggiare una voce senza tempo. 500 metri quadrati ad alta tecnologia. Ad arricchire lo spazio i contributi alla mostra con partner provenienti da tutto il mondo: Archivi Ricordi e Puccini, grandi teatri d’opera con i loro preziosi archivi, come San Carlo, Scala e Metropolitan di New York, Cineteca di Bologna, ecc.

L’apertura è prevista per il 20 luglio 2023, in occasione dei150 anni dalla nascita di Caruso, alla presenza fra gli altri illustri ospiti del sindaco di New York e del direttore del Metropolitan Opera House.

Alla presentazione della importante iniziativa per Napoli e per l’Italia sono intervenuti il Ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, il Direttore generale dei Musei Massimo Osanna, il Direttore di Palazzo Reale di Napoli Mario Epifani, la curatrice del “Museo Caruso”, la musicologa Laura Valente.

Antonio Desideri

Diana e Claudio, da Casa Sanremo a Salerno

Pronti per il ritorno gli Ambasciatori della Posteggia Napoletana.

“E’ stata un’edizione di Casa Sanremo indimenticabile, fatta di incontri meravigliosi, tante interviste in radio e trasmissioni e tante esibizioni. Un’edizione che porteremo nel cuore, di cui, come sempre, ringraziamo il Patron Vincenzo Russolillo e la Vice Presidente Rita Petolicchio. Un’edizione che ci ha dato una carica incredibile, che ci ha lasciato un po’ di nostalgia, che ci fa già sentire la mancanza della “Casa” e che ci fa salire già da ora l’adrenalina per la prossima edizione, che non vediamo l’ora di vivere!”

Il messaggio di Diana Ronca è postato via social nella prima domenica del dopo festival.

Otto giorni dopo il trionfo di Marco Mengoni sulla ribalta dell’Ariston. Una settimana ancora discussa al centro di umori contrastanti, clamori e polemiche che in ogni caso renderanno straordinaria questa settantatreesima edizione dei record.

Un’ edizione inedita e da ricordare certamente per Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis, al secolo l’espressione in carne e voce della Posteggia Napoletana. (https://www.posteggianapoletana.it/)

Abbiamo “intercettato” telefonicamente la coppia di Artisti, originari di Salerno, durante una prima colazione in Toscana, impegnati in un nuovo tour nel centro Italia ed appena rientrati dalla settimana in Liguria dove sono intervenuti con eventi tematici nel palinsesto di Casa Sanremo. (https://www.casasanremo.it/)

E’ Diana che mi risponde al telefono con il consueto tono di voce brillante. Le chiedo:

Claudio e Diana, siete sempre stati di casa a Sanremo, ricordiamo l’ultima trasferta prima della pandemia con il vostro originale “Salremo”.

Un tour italiano dalla vostra Salerno sino al tempio della canzone italiana.

In questa 73esima edizione del Festival, siete stati ufficialmente inclusi nella nutrita squadra degli addetti ai lavori nelle iniziative molto importanti – in sinergia con la gara canora consumatasi nelle cinque dirette di Rai uno dal teatro Ariston – di Casa Sanremo.

Ci raccontate com’è nata questa collaborazione e quali sono stati gli appuntamenti più belli di questa vostra presenza quotidiana in una così prestigiosa manifestazione?     

Siamo stati a Sanremo in occasione del Festival per una quindicina di edizioni. Prima della pandemia, come dicevi, con un tour che abbiamo chiamato “Sal-remo” con il quale abbiamo fatto varie tappe da Salerno a Sanremo, esibendoci in Castelli, librerie, stazioni radio, salotti di casa, fino ad arrivare a Casa Sanremo, dove abbiamo presentato il libro “Ultimi romantici”. Amiamo essere nella città ligure proprio nei giorni della kermesse perché la musica vive in ogni angolo, si fanno incontri speciali, si vive appieno la bellezza del nostro lavoro. Nel corso di questi anni, abbiamo tenuto contatti “epistolari” con il Patron di Casa Sanremo Vincenzo Russolillo, e con la vicepresidente Rita Petolicchio, due persone eccezionali, visionarie, ricche di senso del sacrificio e passione per il lavoro che fanno. Ci siamo incontrati prima dell’estate e Vincenzo ci ha proposto di esibirci, quest’anno, durante alcune serate di Gala dedicate alla Regione Campania. Inoltre abbiamo concordato la presentazione del nostro ultimo libro “Sì ma… il lavoro vero”. Andando via, avendo visto qualcuno degli episodi della sit commedy che abbiamo ideato per parlare di ciò che facciamo, ci chiese se avessimo pensato mai di fare gli attori. E dopo un paio di mesi, la proposta di realizzare alcuni episodi della sit, tra il serio e il faceto. Brevi sketch leggeri del nostro quotidiano domestico per proporre alcuni dei più bei brani del Festival. Con la “protezione” di Peppe Vessicchio, abbiamo avvicinato le persone all’inizio del Festival. Un’esperienza meravigliosa! Un onore grande fare parte dello staff di Casa Sanremo. Dopo il Teatro Ariston,  indiscutibilmente la location più prestigiosa. Qui abbiamo anche aperto un importante incontro letterario, siamo stati ospiti di Veronica Maya e di varie radio e trasmissioni.

Ci avete documentato con le vostre quotidiane dirette –  via social – la settimana sanremese densa di eventi e originali aneddoti sin dalle prime ore mattutine. Fra le centinaia di musicisti, vip o presunti tali, personaggi pubblici e non solo, quale incontro vi è rimasto scolpito, tale da rimanere indimenticabile?  Per quanto riguarda la kermesse musicale diteci i vostri vincitori ideali. La canzone che più vi è piaciuta e che magari, prossimamente, sarà visitata nel vostro ricchissimo repertorio.

Abbiamo condiviso con chi sta a casa e non ha mai avuto la possibilità di visitare Sanremo nei giorni del Festival, l’aria che si respira, una realtà che tanti neanche immaginano. Facendo dirette in cui mostravamo la strada che porta al Teatro Ariston, piuttosto che le varie sale di Casa Sanremo e tanto altro. Abbiamo incontrato moltissimi musicisti, ma anche tanti giornalisti che stimiamo ed apprezziamo per la loro professionalità. Di sicuro, avere avuto la possibilità di incontrare Amadeus è stata una esperienza indimenticabile: è molto difficile, nei giorni della rassegna canora, incrociare il presentatore di turno. Dispiace constatare che, da ormai molti anni, le canzoni del Festival non hanno più il “passo lungo”, non restano negli annali. Durano lo spazio di qualche mese. Alcune volte per una stagione brevissima: non si fa nemmeno in tempo ad aggiungerli al repertorio, che sono già dimenticati. Di sicuro la melodia di Mengoni è una di quelle destinate a rimanere un po’ più a lungo. 

Oltre 35 anni di carriera alle spalle, molti di più nella vostra vita privata.

Onorate con grande orgoglio e umiltà il ruolo di “Ambasciatori della Posteggia Napoletana”. Non uno stereotipo giornalistico ma un vero e proprio mandato consegnatovi in una straordinaria festa privata di compleanno del Maestro Roberto Murolo.

Un evento prezioso e datato che custodite nel vostro animo. Nelle serate a tema di Casa Sanremo avete rappresentato da par vostro la regione Campania nelle eccellenze musicali d’Italia. Occasioni importanti per raccontarvi anche con un vostro libro che reca in copertina un titolo particolare: “Si ma… il lavoro vero”. Prima di salutarci diteci la vostra idea del lavoro da trasmettere a tanti ragazzi, ma anche ai meno giovani in questa transizione epocale che viviamo.     

Siamo sempre onorati ed emozionati quando ci definiscono Ambasciatori della Posteggia Napoletana e sentiamo tutto il peso e la responsabilità di questa “incoronazione”, soprattutto perché abbiamo un rispetto enorme per un repertorio musicale inarrivabile, inimitabile.

Un patrimonio culturale che ci fa grandi e riconoscibili nel mondo. A Casa Sanremo abbiamo suonato per la Stampa e gli Artisti in occasione delle serate di gala ospitate dalla Regione Campania. L’emozione è stata forte. Soprattutto intrattenere tavoli di giornalisti e artisti che ammiriamo per dedicare loro una serenata. Un’esperienza bellissima! Per la presentazione del libro, poi, la giornalista Rai Marzia Roncacci ci ha fatto un regalo immenso, moderando l’incontro con la sua impeccabile professionalità con tutta l’umanità che riesce a mettere nelle interviste. Abbiamo il privilegio di andare spesso nelle scuole a parlare con i ragazzi. A loro cerchiamo di trasmettere la “cura” dei loro sogni, il valore del sacrificio, la perseveranza, il non arrendersi ai no, la bellezza di riuscire a realizzarsi e a vivere facendo ciò che più si ama. Di rientro da Sanremo, a parte le interviste di rito, qualche altro viaggio e qualche ospitata, siamo pronti a lavorare ad un progetto che è già in fase avanzata. Vedrà la luce, speriamo, tra aprile e maggio: un video che dedicheremo al tema degli emigranti. Quelli che lo sono stati e i nostri ragazzi, costretti ad andare via per realizzare i propri obiettivi. Il brano è, come sempre, un meraviglioso classico della tradizione partenopea.

E poi, ancora tante cose in cantiere, perché, come recita il nostro motto…

“Non abbiamo ancora iniziato!”

Luigi Coppola

(Foto di Diana Ronca e Claudio De Bartolomeis)

Caravaggio e il suo tempo tra naturalismo e classicismo: la mostra di Merisi a Mesagne

“Caravaggio e il suo tempo tra naturalismo e classicismo”, si intitola così la mostra che avrà luogo nel Castello Comunale a cura della Rete di imprese Micexperienc a Mesagne in Puglia. L’obiettivo di questa mostra è quello di trasmettere all’osservatore le stesse emozioni che l’artista, ai suoi tempi, riusciva a comunicare attraverso i suoi dipinti. E pare proprio che le sue opere riescano ancora tutt’oggi ad emozionare e a stimolare forte interesse nella società contemporanea.

All’interno dell’esposizione ci saranno anche i racconti, tramite manoscritti, foto e dipinti, di tutta la vita del pittore a partire dalla sua prima formazione fino a quando divenne il re dell’arte.

La professoressa Tamara Cini in collaborazione con il professore Pierluigi Carofano sono gli organizzatori di questa meraviglioso evento che avrà inizio il 16 luglio e terminerà l’8 dicembre 2023.

“La lungimiranza scaturita dalla collaborazione tra pubblico e privato, oggi raggiunge il suo livello massimo di credibilità. La gioia per la realizzazione di un progetto artistico di tale prestigio, è pari solo alla consapevolezza che quest’evento Mesagne lo merita e ne è all’altezza, ed è questa una constatazione che arriva nel bel mezzo del gran lavoro che insieme alla rete di imprese coinvolta e alla Regione Puglia stiamo producendo, con l’intento di investire al meglio l’enorme bagaglio di esperienze che la città ha maturato negli ultimi tempi”, annuncia il sindaco Antonio Matarrelli.

Da ogni parte dell’Italia, le persone, saranno pronte a spostarsi e a raggiungere la Puglia per partecipare alla mostra di uno degli artisti italiani più illustri del 1600: Caravaggio, nome d’arte di Michelangelo Merisi, era appassionato al mondo dell’arte sin da bambino ed è riuscito, sin da subito, a far innamorare chiunque delle sue opere, grazie non solo alla realizzazione realistica dei suoi personaggi, quanto alla sua innovativa tecnica del chiaroscuro. Evidenziando diversi elementi alla luce e allo sfondo, Merisi, riusciva ad ottenere un effetto sbalorditivo che a quel tempo fu una vera propria scoperta. Amava osservare con estrema attenzione e sensibilità tutto ciò che ritraeva e, soprattutto, era in grado di riportare alla perfezione, su foglio o tela, l’aspetto estetico del suo modello e non solo, aveva una particolare capacità di riuscire a disegnare anche lo stato d’animo di chi ritraeva (lo percepiva attraverso la profondità dello sguardo, la postura, l’espressione del viso) e per questo, gli amanti dell’arte, hanno da sempre nutrito una forte stima e immensa ammirazione per Caravaggio. Al contempo, però, le sue opere raccontano anche il suo di stato d’animo che purtroppo era in continua confusione: pur essendo una persona estremamente sensibile e che riusciva a provare forte empatia nei confronti del prossimo, i suoi sentimenti erano continuamente tormentati e irrequieti. Questi sentimenti contrastanti, presumibilmente rabbia repressa a causa di diversi traumi subiti al’interno del suo nucleo familiare, portarono l’artista a compiere un atto estremo; il 28 maggio del 1606 fu condannato a morte accusato di omicidio. Da quel momento in poi, per l’artista milanese,  iniziò la fuga tra Roma, Napoli, Sicilia e Malta. Ciò nonostante, Merisi, continuava a dipingere anche tra un viaggio e l’altro realizzando meravigliosi dipinti che tutt’oggi sono considerate vere e proprie opere d’arte.

Alessandra Federico

Maura Chiulli: Ho amato anche la terra

Dagli anni ’60 del Novecento il corpo delle donne diviene l’attore della discussione politica. I movimenti femministi ispezionano i paradigmi nonché i ruoli convenzionale delle donne. E’ stata sua intenzione gettare luce, mediante il corpo di Livia, 130 kg, sullo sguardo coevo al corpo muliebre?

Il corpo è lo spazio dell’esistenza e siamo al mondo, occupiamo il tempo e la latitudine del mondo attraverso il nostro corpo. Mi pare brutale che a parlare del corpo delle donne molto spesso non siano le donne, quindi, sì, certamente ho voluto che fosse il corpo di una donna a parlare di sé stesso, a disegnare il suo perimetro e a cercare la sua posizione, il suo spazio luminoso nella contemporaneità, che spesso esclude, mistifica, rigetta soprattutto i corpi ritenuti “difformi” o “difettosi”, imperfetti.

Come si pone, tratteggiando la storia di Livia, rispetto al dualismo, concezione teorica che vede un qualche tipo di separazione tra anima e corpo, tali da collocarli in due ambiti separati?

La storia di Livia e di Corpo vuole ricucire la frattura ontologica: anima e corpo coesistono e non sono separati. Il corpo è anima che si incarna. Il corpo racconta l’anima. Non c’è corpo senza anima e viceversa.

Lei ha dichiarato di esser stata ispirata da Ana Mendieta. la quale conferisce primaria importanza alla visione del proprio corpo umano immerso in una natura primordiale. Ebbene, qual è il legame tra Mendieta ed il corpo di Livia?

Entrambi i corpi, quello di Ana Mendieta e quello di Livia cercano un posto nel mondo, nello spazio e vogliono le radici, le foglie, la terra e le nuvole. Vogliono sentirsi parte di tutto, vogliono uno spazio e cercano un legame. Nell’arte come nella vita, i loro corpi cercano di confondersi, di farsi mondo, ma non per nascondersi. Solo per rivelarsi.

Il suo pare profilarsi come un resoconto d’insieme sulla vita, un’immersione nella contemporaneità talvolta spietata e disillusa.

Esistono balsami per lenire l’amara ruvidezza della realtà?

Esistiamo noi, con la nostra storia e le nostre infinite e diverse sensibilità, noi che siamo fatti di pensiero. Pensiero che talvolta per quanto è forte e radicato si fa carne e ossa, materia vivente. Il balsamo è la carezza, la presenza, l’avvicinamento, lo sfioro dei nostri mondi coi mondi degli altri. La cura al dolore non è nella solitudine, ma solo nella condivisione.

Le sue pagine illuminano le piccole increspature dell’anima.

Le crepe possono essere foriere di benefici interiori, quantunque le ferite?

Si parla molto, per esempio lo fanno tanto bene alcuni poeti, di ferite come feritoie, come segni insanguinati, ma anche aperture attraverso le quali guardare il mondo, magari con sguardo diverso. Non lo so se è davvero così: le ferite fanno male fin quando sono aperte. Questo lo so sulla mia pelle. Alle ferite, preferisco le cicatrici: segni chiusi, mappe dei nostri giardini segreti.

 

Maura Chiulli

Scrittrice, mangiafuoco. Si interessa di body art e arte performativa. Esordisce con il romanzo Piacere Maria (Editrice Socialmente, Bologna, 2010), cui sono seguiti i saggi Maledetti Froci & Maledette Lesbiche (Ed. Aliberti Castelvecchi, Roma, 2011) e Out. La discriminazione degli omosessuali (Ed. Internazionali Riuniti, Roma, 2012), e il romanzo Dieci giorni (Hacca, 2013). A novembre 2018 torna in libreria con il romanzo “Nel nostro fuoco” (Hacca). Selezionato al Premio Campiello, ottiene una menzione speciale al premio Grotte della Gurfa e finisce nella cinquina finalista del Premio Segafredo-Zanetti Città di Asolo “Un libro un film”.

Giuseppina Capone

Pokémon: storia e morale

I Pokémon sono un franchise giapponese creato nel 1996 da Satoshi Tajiri che da bambino viveva in un sobborgo di Tokyo e amava collezionare insetti.

Una volta diventato adulto, Satoshi, suggestionato dai suoi ricordi d’infanzia, elaborò l’idea dei Pocket Monsters come surrogati virtuali dalle sembianze mostruose degli animali domestici.

L’idea si concretizzò nel febbraio 1996 con la pubblicazione dei due famosissimi videogiochi per Game Boy: Pokémon Rosso e Pokémon Blu. Fu proprio con i giochi che iniziò la grande avventura; una sorta di viaggio iniziatico in cui il protagonista, Ash Ketchum, viaggia per il mondo per diventare un grande allenatore di Pokémon. Nel suo percorso, Ash incontrerà persone straordinarie con cui dividerà parte del suo cammino; incontrerà anche truffatori, affronterà grandi ostacoli, enigmi, subirà perdite e dolori e, mano a mano, diventerà sempre più consapevole del proprio ruolo e di quanto i Pokémon siano esseri da amare e proteggere. Ash Ketchum, insieme al suo fidato Pikachu, è riuscito a catturare l’attenzione, per molti anni senza mai cadere nella monotonia, di milioni di fan in un viaggio indimenticabile. Inizialmente, Ash ha viaggiato con gli allenatori Misty e Brock, per poi incontrare nuovi compagni durante il suo percorso in nuove regioni. In qualche modo, un tema chiave del viaggio di Ash è stata la sensazione agrodolce di lasciare il conforto di amici e familiari per perseguire la propria passione.  La serie cambierà protagonista introducendo nuove linee narrative e regioni da esplorare; l’avventura di Ash Ketchum e Pikachu si concluderà definitivamente la prossima primavera, con gli episodi conclusivi della serie animata Esplorazioni Pokémon. Ash Ketchum, dopo la straordinaria vittoria della coppa del mondo, abbandonerà definitivamente la scena. La decisione di allontanare Ash segna la chiusura di una storia iniziata nel 1997, (raccontata nell’arco di 25 anni con più di 1200 episodi e 23 film animati), ma non determina la fine della serie che proseguirà, a quanto pare, con nuovi protagonisti. D’altro canto, l’annuncio  dell’uscita di scena di Ash è stata una spiacevole sorpresa per tutti gli appassionati dei Pokémon della classe 90, fiduciosi del fatto che  avrebbe per sempre fatto parte dei cartone animato, con l’eternità che hanno i ricordi d’infanzia. Dunque, com’è giusto che sia nelle migliori parabole, tutti gli appassionati dovranno prepararsi alla separazione da questo personaggio iconico.

Il videogioco dei Pokèmon

I Pokèmon hanno fatto innamorare ed entusiasmare diverse generazioni tanto da poterli trovare sotto forma di peluche, carte da gioco, statuette in ceramica e tanti altri giochi per bambini e teenager come i videogiochi.

Negli anni, la struttura del gioco è stata aspramente criticata in merito alla cattura dei Pokèmon, soprattutto riguardo i combattimenti che questi sono chiamati a fare.

Ciononostante, le generazioni di ragazzi che hanno amato il gioco hanno colto , al contrario, un messaggio di amore e cura per gli animali; i pokemon sono sempre stati percepiti come compagni d’avventura da coccolare, preservare e rispettare. Infatti, la lealtà che lega Ash ai propri amici umani è la stessa che manifesta per i propri Pokémon e per quelli altrui. Ed è questa la cifra vincente del franchise, il viaggio come scoperta del mondo e di se stessi e la crescita interiore attraverso l’amore, l’amicizia, la lealtà.

Alessandra Federico

Il coniglio come simbolo della moda 2023

Quest’anno la moda ha scelto, tra tutti gli animali, il coniglio come mascotte per gli shooting fotografici e per i fashion show. Il coniglio, che raffigura longevità, intelligenza, eleganza e salute sarà il simbolo del 2023 (Lunar Year – anno lunare) che, secondo lo zodiaco orientale, sarà un anno ricco di positività, spiritualità e serenità dove ogni forma di negatività tenderà a dissolversi e, dunque, pare proprio che il coniglio sia l’animale capace di trasmettere amore, tenerezza e affetto in assoluto. Non a caso, il coniglio, è fondamentale anche per la pet therapy: la  terapia con animale domestico che consiste nello stare a stretto contatto con il proprio pet secondo diverse tecniche specifiche per aiutare i bambini, adulti ed anziani a superare traumi o blocchi psicologici.

La pet therapy è una tecnica molto efficace per diminuire l’ansia e abbassare la pressione sanguigna, per far aumentare, così, gli ormoni del buon umore.

Il simbolo del coniglietto è molto apprezzato nel mondo della moda, soprattutto dal momento in cui la stilista Luisa Spagnoli cominciò, negli Anni ‘40, ad usare il pelo di coniglio d’angora per le creazioni di t-shirt e cappotti di cachemire. Una tecnica differente da tutte le altre quella per ottenere il pelo del coniglio d’angora perché non implica alcuna sofferenza alla bestia, basta pettinarla con una spazzola e il pelo viene via delicatamente, e automaticamente. Insomma, il coniglio è da sempre molto amato e stimato nel mondo del fashion e, ad oggi, grazie all’iniziativa di prediligerlo come animale per le sfilate di moda, i designer si sono appassionati e divertiti ad elaborare le loro collezioni ispirate a questi teneri animali; per quanto riguarda le creazioni di Ferragamo (capsule collection Ferragamo) il colore predominante è il rosso, seguito dal bianco e dal blu cobalto, unicamente per ispirarsi ai colori dell’anno lunare. Per Valentino la storia non cambia; abiti total red, per ispirarsi al colore più importante dell’anno lunare.

Al contrario, c’è chi ha preferito dare un tocco di vivacità alla collezione con la stampa del coniglietto Miffy (cartone animato) che  appare su tutta la collezione playful di Tommy hilfiger. Mentre il brand Acne Studios ha deciso di applicare i meravigliosi disegni del coniglio Bun Bun (dell’artista Apollinaria Bronche). Ma sono state le borse Bunny di Loewe a vincere il premio accessori per il Lunar Year.

Il mercato orientale è oramai una forte influenza per tutto il mondo della moda che, affascinato dai colori e dai meravigliosi tessuti di quei luoghi incantevoli, ha deciso di dare spazio anche a modelle e modelli orientali per il casting. Insomma, sarà un anno in cui gli appassionati di moda potranno sbizzarrirsi sia con gli outfit stile orientale, sia con la rabbit new collection.

Alessandra Federico

Mario Borrelli visto da Morris West, traduzione italiana di Children of the Sun

Oggi 23 gennaio 2023 alle ore 18.00 presso la libreria The Spark Creative Hub in piazza Giovanni Bovio n. 33, Napoli, pomeriggio con Salvatore Di Maio curatore  dell’edizione italiana del libro di Morris West “Children of the Sun” del 1957.

La pubblicazione del volume, dal titolo “Figli del Sole”, è stata promossa oltre che dal curatore, dall’editore “La Città del Sole” e dalla Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus che ha organizzato l’incontro.

A portare i saluti istituzionali saranno la prof.ssa Maura Striano, Assessore all’Istruzione e alla Famiglia del Comune di Napoli; l’avv. Roberto Marino, Presidente della Municipalità 2 del Comune di Napoli; il dott. Ciro Guida, Vice presidente e Assessore alla Culturale della Municipalità 3 del Comune di Napoli; il dott. Enrico Platone, Consigliere delegato alla Consulta delle Associazioni e delle Organizzazioni di volontariato della Municipalità 2 del Comune di Napoli.

Interverranno con il curatore della traduzione dott. Salvatore Di Maio, il prof. Antonio Lanzaro, Presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; Ms. Margareth Rush, Presidente del Comitato inglese della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus; il dott. Giordano Manes, Editore “La Città del Sole”; la dott.ssa Bianca Desideri, Giornalista e Direttore del Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Il libro è il resoconto dell’esperienza vissuta da Morris West, accompagnato da uno scugnizzo, negli Anni ’50 per i vicoli di Napoli nella miseria dell’immediato dopoguerra.

“In quella Napoli – evidenza il prof. Antonio Lanzaro, presidente della Fondazione – un uomo, Mario Borrelli, un gigante del suo tempo, dà una scossa ad una società incerta e travagliata. Egli, noncurante delle convenzioni, disattendendo i canoni della Chiesa, consapevole del totale disinteresse delle istituzioni, “inventa” uno spazio incredibile nel quale restituisce dignità a quei bambini e li fa diventare “persone”, come dice Di Maio. Cosicché quella Napoli dolente, tragica, si illumina con il suo sole e quei bambini diventano Children of the sun”.

Melaine Bryan, figlia dello scrittore Morris West, introduce alla lettura del volume con la sua prefazione. “L’esperienza della sua indagine rese mio padre ancor più determinato a portare all’attenzione del mondo la difficile situazione degli Scugnizzi di Napoli e gli sforzi instancabili di Padre Borrelli per costruire, per loro, una casa. …. Ero quindi molto emozionata quando Salvatore Di Maio ci ha contattato per la traduzione di Children of the Sun in italiano”.

Nella premessa, Salvatore Di Maio, si chiede: “… perché non fosse mai stato tradotto in lingua italiana. Eppure l’autore è noto, mi dicevo, con molti suoi libri tradotti, ben venduto, in Italia. Rileggendolo, poi, con maggiore attenzione, credo di aver trovato la risposta a quel quesito e, ne sono certo, anche il lettore non faticherà a coglierla. … Si tratta di una rappresentazione della realtà osservata, messa su carta in modo crudo e libero, una denuncia senza appello per i “signori” di quegli anni ed occorreva coraggio a diffonderlo. … A differenza dei grandi visitatori di Napoli, non si sofferma sulle bellezze del golfo e non trasforma in poesia le immagini di miseria che è costretto ad osservare, rimandandole per quel che sono in tutta la loro drammaticità”.

“Come Fondazione abbiamo fortemente voluto l’organizzazione di questo pomeriggio in libreria per presentare nuovamente il volume curato da Salvatore Di Maio. Questa iniziativa si inserisce nel calendario delle celebrazioni per il centenario della nascita di Mario Borrelli che la Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus ha inaugurato il 19 settembre, giorno della nascita di Borrelli, e che proseguirà con altri eventi fino al 19 settembre 2023 – evidenzia Bianca Desideri, Direttore del Centro Studi “Mario Borrelli” della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus –“.

Un intero anno dedicato ad un uomo, Mario Borrelli, il quale ha speso tutta la sua vita in difesa e supporto dei diritti dei più deboli, dei bambini, delle donne e della pace e che, partendo da quella “Casa dello Scugnizzo” da lui fortemente voluta nel cuore di Materdei, è diventato una figura di livello internazionale conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo.

 

(Foto: Si ringrazia Archivio Storico Diocesano di Napoli)

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