Napoli è con il M° Rosario Ruggiero  insieme con “Percorsi alla scoperta della Musica”

Il 29 dicembre 2022 alle ore 17.30 si terrà il prossimo incontro di “Percorsi alla scoperta della Musica” iniziativa voluta dall’Associazione Culturale “Napoli è”, presieduta dal giornalista Giuseppe Desideri  in collaborazione con il Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” – Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus, presieduta dal prof. Antonio Lanzaro.

Il ciclo di incontri didattico-seminariali è giunto alla sua quinta edizione.

Appuntamento presso la Sala espositiva del Centro Studi e Ricerche “Mario Borrelli” – Fondazione Casa dello Scugnizzo in piazzetta San Gennaro a Materdei n. 3, Napoli.

“La musica è un linguaggio universale in grado di coinvolgere e affascinare persone di differenti lingue e culture, senza distinzioni sociali o di età, di superare le barriere della comunicazione, di creare legami oltre le frontiere, di creare atmosfere e stemperare tensioni – ricordano i giornalisti Giuseppe Desideri, presidente dell’Associazione Culturale “Napoli è” e Bianca Desideri curatrice dell’iniziativa.

A volte, però, le persone utilizzano termini musicali senza conoscerne l’autentico significato (armonia, ritmo, sincope, canzone, sinfonia, ecc.).

Il seminario con il pianista Rosario Ruggiero – proseguono gli organizzatori – si propone di rendere fruibili anche ai non esperti termini, curiosità, elementi della storia della musica, spaziando nel tempo e nei vari generi, spiegandoli e facendo scoprire i loro autori”, da Bach ad Haydn, Mozart, Beethoven, Chopin, Brahms fino a Rachmaninoff, Debussy, Kachaturian e più”.

Napoli: Capodanno 2023 nella città partenopea

Anche il 2022 è giunto al termine e, come ogni anno, l’intenzione di qualunque persona è quella di festeggiare nel miglior modo possibile per dare il benvenuto all’anno nuovo che sta per arrivare.

Salutare l’anno passato con una piacevole cena seguita da una grande festa è oramai una divertente abitudine alla quale nessuno rinuncerebbe, soprattutto quando si vive o si decide di trascorrere il momento del countdown in una città che può regalarti momenti indimenticabili come la bella Napoli.

La città partenopea è la scelta perfetta per chi ha intenzione di trascorrere l’ultima notte dell’anno per strada; le mille e più attrattive tra luoghi da visitare, divertimenti e tanto buon cibo sono di certo da considerare un grande privilegio per chi desidera godersi al meglio l’intera notte con l’assoluta certezza di non cadere un solo istante nella monotonia. Ma non solo, soprattutto per questo 31 dicembre, si prospetta un meraviglioso concerto di capodanno  in piazza del Plebiscito dove molti amati vip brinderanno tutta la notte assieme al loro pubblico. Sebbene, sarà difficile annoiarsi o sentire quel velo di malinconia solito presentarsi negli ultimi giorni dell’anno e, infatti, i momenti per divertirsi sono molti e la particolarità di quest’anno, a differenza di quelli precedenti, saranno tre le entusiasmanti giornate ricche di eventi: 29-30-31 dicembre.

Il 29 dicembre si parte, presso la galleria Principe Umberto, con un omaggio  a Pino Daniele, (programmata da suo figlio) grazie anche e soprattutto alla collaborazione di alcuni artisti emergenti del Conservatorio di San Pietro a Majella, dove canteranno alcuni brani dell’album di Pino “Nero a Metà”. Per chi ama il romanticismo e desidera trascorrere una serata con il suono del mare, la vista mozzafiato del lungomare di Mergellina, avvolto tra le braccia del meraviglioso golfo di Napoli potrà godere  la travolgente festa del 30 dicembre dove concerti (con le splendide voci del  rapper Rkomi  seguito dalle voci napoletane Nziria, Lil Jolie e La Nina), giochi, musica, danza e show, contribuiranno a rendere la zona di Mergellina ancora più luminosa, divertente e romantica.

L’ultima serata sarà decisamente la più ricca di sorprese: il concerto a piazza del Plebiscito sarà presentato da Peppe Iodice con il suo show Beppe Night. Gli amanti della musica napoletana neomelodica, non possono non godersi fino alla fine il concerto perché la serata sarà conclusa dal cantante Franco Ricciardi. Ancora, durante lo show, invece, saranno diversi gli ospiti che terranno compagnia e faranno divertire il pubblico; Lina Sastri, Belen e Stefano di Martino, Peppino di Capri. Al termine dell’evento ci sarà un incantevole spettacolo di fuochi d’artificio nella zona di Mergellina verso il Castel dell’Ovo. Ma la calorosa città partenopea, l’ultima notte dell’anno, offre anche altri concerti altrettanto esilaranti come la festa con musica latino americana che si terrà davanti alla sede della ex facoltà di economia, per gli appassionati del revival invece, potranno recarsi al Borgo Marinari dove ci sarà musica dance anni ‘70- ‘80, mentre la serata a piazza Vittoria, è per chi ha voglia di trascorrere una piacevole serena serata con musica d’autore. Insomma, allettanti serate da non perdere se si ha voglia di salutare il 2022 nel modo più divertente che si possa desiderare.

Alessandra Federico

I miti allo specchio. Riscritture femminili liberamente ispirate al mito

Intervista alle curatrici Sara Manuela Cacioppo, Giovanna Di Marco, Ivana Margarese.

Penelope, Calipso, Nausicaa, Circe: Omero rende tali figure funzionali al suo percorso umano, emotivo, emozionale. Lei, invece, dà loro voce; le rende protagoniste, mutando la prospettiva circa il genere. Perché?

Giovanna Di Marco: Penelope e Calipso non sono personaggi che fanno parte della nostra antologia; Circe sì. Non c’è stata una linea programmatica nell’accettare un personaggio femminile del mito piuttosto che un altro: abbiamo accolto le figure che più si confacevano alle inclinazioni delle autrici che hanno aderito al progetto. In linea di massima, le figure femminili di cui ci siamo occupate sono state quelle più demonizzate nell’arco della storia occidentale. E perché? Perché ritenute pericolose e destabilizzanti rispetto a un mondo dominato dall’uomo. Ribaltare la prospettiva è dare voce e spazio a chi per troppo tempo è stato zittito e condannato dal potere dominante, dalla razionalità di Atena, dea nata dalla testa del padre, come se avesse dimenticato l’aspetto il corpo e le emozioni. L’intelligenza emotiva, la capacità generativa ben oltre la maternità e il fatto che questi aspetti avessero la luce: questi sono alcuni dei motivi che ci hanno condotte alla genesi di quest’opera.

Sara Manuela Cacioppo: Abbiamo voluto restituire la parola a personaggi femminili del mito spesso occultati o marginalizzati, attraverso una pluralità di voci e di esperienze. Si tratta di figure trasportate verso la modernità, donne che sanno guardare allo specchio la loro essenza impavida, non intaccata dal patriarcato. Alcune vi cercano una forma che sia consona alla loro soggettività, per superare l’ibridismo a cui sono state condannate, dichiarandosi iniziatrici della fluidità di genere; altre vi colgono una natura ribelle che non può essere confinata dentro un sistema di regole respingenti nei confronti dei loro desideri.

La vostra apprezzata opera ha protagoniste femminili. Quali differenze o analogie è possibile cogliere tra le ninfe, le dee, le vergini, le maghe, le spose omeriche e le eroine della modernità?

Ivana Margarese: Ciò che ci stava a cuore mostrare, al di là delle differenze, era l’occultamento o il silenzio a cui sono state nel tempo confinate le figure femminili e dare loro spazio e possibilità di parola, al di là del ruolo di mogli, seduttrici, madri o temibili mostri. Ci interessava contattare queste figure e dare loro una voce contemporanea, sottraendole alla consunzione ( penso alla ninfa Eco e a Euridice) o a un destino di colpa o sacrificio, che ha finito col mortificare le loro potenzialità  creative e generative.

Le opere greche si confermano quali testi archetipici del pensiero occidentale, contemporanee ad ogni epoca.

Quali ragioni ravvede nella specifica proprietà della letteratura greca di porsi sempre in maniera speculare alle fratture epocali?

Ivana Margarese: Elémire Zolla, autore che ha a lungo riflettuto sul concetto di archetipo, ci ricorda che l’esplorazione  discorsiva delle possibilità semantiche d’un simbolo, essendo inesauribile, spezza la dominazione esclusiva della conoscenza discorsiva, poiché la mostra incapace di cogliere tutte le potenzialità d’un simbolo. L’archetipo è di per sé fecondo, porta quindi alla possibilità di molteplici riletture e riscritture, a innesti che come in un percorso rizomatico si muovono su molteplici livelli e direzioni.

“Alterità”, “metamorfosi” e “pluralità” sono le “parole chiave” attraverso cui leggere di donne, di diversa età e provenienza, che raccontano di donne. Quanto incide la molteplicità di linguaggi adottati nella piena comprensione del mito?

Ivana Margarese: Il progetto de I miti allo specchio è nato dalla esperienza di rete della rivista “Morel voci dall’isola”, un luogo dove si raccolgono voci e opinioni, che si collocano non al centro ma piuttosto ai margini, così da ricercare nelle piccole cose sproni in grado di animare un dialogo vivace e attento a ciò che stiamo vivendo. Il nostro libro propone una polifonia di voci, un intreccio fluido di posizioni e figure femminili differenti. I racconti, nonostante siano riscritture, restano fedeli al carattere originario del mito che sempre racconta di esperienze di trasformazione. C’è inoltre un appello alla pluralità e al fare comunità come risorsa del pensiero. Un approccio questo per me prezioso, che ho conservato anche nel nuovo progetto editoriale che sto portando avanti con Ginevra Amadio e che è incentrato sul valore generativo dell’amicizia.

Giovanna Di Marco: Di ogni mito ci arrivano spesso più versioni, da cui derivano numerose letture su vari piani; altro aspetto del mito è quello della metamorfosi: spesso i suoi personaggi vengono mutati in altre forme. Il mito di per sé si apre a molteplicità formali e contenutistiche. Era dunque interessante per noi in questo esperimento – che non voleva essere solo letterario, ma di ricerca sul femminile – cercare di capire quante versioni e nuove visioni del mito potessero scaturire, per replicarlo nella nostra contemporaneità, in un’ottica non sono di molteplicità, ma anche e soprattutto di pluralità. Non a caso, la nostra antologia accoglie due racconti ispirati al mito di Medusa e ben quattro ispirati alle Sirene.

Sara Manuela Cacioppo: L’intento sociale dell’opera è dunque la rimozione della cristallizzazione del femminile nel mito. Donne che raccontano di donne liberandole dallo sguardo maschile opprimente e manipolatore, che le rilega a una condizione di subalternità e immobilismo, servendosi di nuovi linguaggi che rischiarano significati “altri”, riassunti nelle parole chiave “alterità”, “metamorfosi” e  “pluralità” sensoriale percettiva.

Dicotomie persistenti, ibridazioni e pluralità storico-identitarie. Perché l’isola di Sicilia è il luogo d’elezione per rappresentare la femminilità del mito nelle sue magnifiche contraddizioni?

Ivana Margarese: Il mito si rivela come risorsa inesauribile perché va oltre le dicotomie. La metamorfosi, che è carattere proprio di ogni mito, si oppone alla fissità di un modello e diviene elemento creativo, elemento pegasèo che, nato dal superamento dell’immobile si misura con nuovi contesti e visione di orizzonti.

Perché l’isola di Sicilia è il luogo d’elezione per rappresentare la femminilità del mito nelle sue magnifiche contraddizioni?

Giovanna Di Marco: L’insularità è uno stato esistenziale di confinamento circolare, che nasce certamente dal limite geografico e spaziale. Questa terra bellissima è tanto luminosa quanto tetra, come ci insegna la storia. Ci sono tante isole nel Mediterraneo, ma è difficile trovarne una così complessa e stratificata come la Sicilia: granaio di Roma, ma terra di povertà; luogo di approdo e luogo da cui voler fuggire. Questa Grande Madre ha spesso divorato i suoi figli migliori o magari li trattiene ancora incatenati ad alcuni retaggi. L’isola fornisce però gli strumenti per guardare il mondo dall’isola, per immaginarlo. E per immaginarne altre forme e formule che non siano solo grandiose e roboanti, ma che diano voce a ciò che non è consueto intravedere. Anche a una femminilità che non sia dominata e irreggimentata o che, a sua volta, non domini o, peggio, divori.

Sara Manuela Cacioppo: l’Isola di Sicilia, con le sue dicotomie persistenti, le sue ibridazioni e pluralità storico-identitarie, ben rappresenta la femminilità del mito nelle sue fulgide contraddizioni.

Giuseppina Capone

Napoli: arriva la pista di pattinaggio sul ghiaccio a Edenlandia

A Napoli arriva finalmente la pista di ghiaccio per il pattinaggio; per molti anni l’area è stata costruita alle spalle del Castel Nuovo, a piazza Municipio (comunemente chiamato Maschio Angioino, storico Castello medioevale e rinascimentale, uno dei più importanti castelli della città partenopea). Quest’anno, però, ma già da diverso tempo, ad ospitare la pista sarà Edenlandia (parco divertimenti situato in viale Kennedy Fuorigrotta, Napoli) da venerdì 18 dicembre fino al 12 febbraio 2023.

Chi ama pattinare sul pavimento glaciale non può non precipitarsi al divertente ed entusiasmante parco giochi dove, oltre alla spassosa pista di ghiaccio, potrà trovare le magiche innovazioni Sweet Christmas (fatte di giochi, dolci, casette golose), assieme ai simpaticissimi animatori che accolgono, con grande entusiasmo, chiunque desideri trascorrere un Natale all’insegna del divertimento e magia. Sweet Christmas è un evento dove caramelle giganti addobbano l’intera Edenlandia; donano maggiore allegria e dolcezza a tutti i bambini ma anche agli adulti affezionati al parco. Ma non finisce qui perché l’incantevole parco ospiterà anche due delle case di cioccolato più famose e deliziose: Lindt e la Caffarel che, per le feste natalizie, decoreranno graziose casette di gadget simpatici e squisiti cioccolatini dalle forme natalizie, caramelle gommose, e marshmallows.

Ancora, il magico parco giochi regalerà momenti indimenticabili questo Natale con l’animazione e spettacoli per grandi e piccini, con i laboratori di Natale con i suoi “truccabambini” (animatori pronti a soddisfare ogni desiderio dei bambini con trucchi per il viso adatti all’occasione), la grande parata e l’arrivo di Babbo Natale per divertire i bambini con giochi e doni. Numerosi i divertimenti che aspettano il pubblico nel parco giochi napoletano questo Natale 2022, pronto, come sempre, a far vivere a tutti gli effetti l’atmosfera natalizia.

Edenlandia è il parco giochi più grande di Napoli, la sua costruzione iniziò nel lontano 1937. L’intenzione era quella di creare un parco divertimenti dove i bambini potessero passare giornate intere nella spensieratezza assicurando i  genitori di aver lasciato i loro figli in un posto accogliente e sicuro. Disgraziatamente, però, a causa della guerra la costruzione del parco fu interrotta e riprese solo negli anni sessanta.

Edenlandia fu inaugurata nel 1965. Giochi, dolci e peluche erano una grande novità per i bambini italiani di quel tempo e, infatti, soprattutto la domenica, molte famiglie si precipitavano nel meraviglioso parco per trascorrere una piacevole giornata.  Chiunque abbia avuto il piacere di vivere anche solo una volta una giornata all’Edenlandia, è senza dubbio tornato a casa con un piacevole  e dolce ricordo.

Alessandra Federico

Il Giornalismo che cambia. Professione e regole. Deontologia e nuovi profili

A Cagliari la conferenza con il presidente nazionale dell’Ordine, Carlo Bartoli.

Pronta la “Carta di Olbia” di Gi.U.Li.A  Giornaliste.

“Un futuro fatto per la professionalità, lo studio, le conoscenze. Per questo c’è l’Ordine.”

Lo stralcio di un passaggio saliente nel prologo, offerto a Cagliari da Carlo Bartoli, può significare una sintesi condivisibile nei contenuti di un importante incontro formativo con i giornalisti sardi.

Bartoli, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, in carica da un anno, è intervenuto lo scorso 2 dicembre all’evento organizzato da Odg Sardegna dal titolo: “Giornalismo: professione e deontologia nella società che cambia”.

I lavori sono stati introdotti dai saluti del presidente dell’Ordine dei giornalisti sardi Francesco Birocchi, nella gremita Sala Vittoria presso l’Hotel Regina Margherita.

Le opportune osservazioni istituzionali del Presidente Birocchi.“L’Ordine ha mantenuto il ruolo di ente pubblico. Nato per tutelare diritti di natura pubblica. Eliminare l’ordine significherebbe impoverire la società civile.” – avviano i contributi dei relatori al tavolo di presidenza. “Se sei bravo, continueranno a sfruttarti…” – la realistica esternazione di Celestino Tabasso, giornalista de L’Unione Sarda, già presidente di Assostampa sarda, esprime l’attuale drammatico quadro che raffigura il precariato lavorativo nel settore giornalistico nazionale e regionale. La consonanza che ha distinto i percorsi e le finalità di Odg Sardegna e dell’Associazione stampa sarda non è stata la norma, rispetto alle non isolate divergenze a livello nazionale fra i rispettivi enti di garanzia. Un fenomeno – ha ricordato Tabasso – che con “nessun governo amico”, non ha risolto i nodi cruciali, quanto drammatici: l’equo compenso e le querele bavaglio, argomenti strettamente legati per l’accesso alla professione, obiettivo o utopia per la selva di giovani over quaranta che ancora frequentano le redazioni giornalistiche, nell’accezione tradizionale del termine. In sintonia l’intervento di Simonetta Selloni neo presidente di Assostampa Sardegna. La giornalista de La Nuova Sardegna ha tradotto la metafora dal comparto edile per il discusso pacchetto 110%, applicandolo alle ristrutturazioni in essere nelle redazioni giornalistiche. Un turn over che non garantisce la qualità del lavoro di chi dovrebbe raccontare la verità. L’assise cagliaritana ha espresso una importante proposta innovativa per il consiglio nazionale dell’ordine. Le relazioni di Susi Ronchi (cofondatrice Gi.U.Li.A giornaliste) e Francesca Arcadu (vicepresidente Uildm Sassari) hanno illustrato i contenuti di una bozza programmatica per una Carta deontologica sulla rappresentazione nei media delle persone con disabilità. La suddetta Carta di Olbia trae origine da un corso tematico organizzato da Odg Sardegna e Gi.U.Li.A giornaliste in collaborazione con le associazioni Sensibilmente Odv e Uildm, tenutosi nel centro gallurese nel dicembre 2019. L’evento dedicato al contrasto sulla narrazione del dolore e all’enfasi del pietismo sui casi disabilità, ha avuto un seguito nel secondo corso (posticipato per l’emergenza sanitaria) tenutosi a Cagliari nello scorso mese di giugno. Il documento ha preso forma volgendo uno sguardo all’estero con “studi e ricerche accademiche che hanno messo al centro le persone” ha spiegato Susy Ronchi. Il lavoro corale, firmato da Caterina De Roberto, Vannalisa Manca e Susi Ronchi (Gi.U.Li.A giornaliste Sardegna) con Veronica Asara (Sensibilmente Odv), Francesca Arcadu (Uildm Sassari) e Sara Carnovali, avvocata, phd in Diritto costituzionale, hanno redatto “la Carta che non c’è”.Il testo s’ispira alla convenzione ONU che riconosce nella disabilità, un concetto in evoluzione: “il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere comportamentali e ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva partecipazione alla società su base di eguaglianza con gli altri”. Per questo la Carta è corredata da un glossario capace di correggere tutte quelle espressioni che nelle cronache dei media enfatizzano la patologia o il disturbo rispetto alla centralità della persona. Titoli ricorrenti come “costretto sulla sedia a rotelle” dovranno estinguersi non per un precetto tecnico quanto per radicale cambio di prospettiva. Dove quella sedia è una “opportunità per una vita normale, non uno strumento di condanna. ”Come ribadito da Francesca Arcadu nel suo intervento, così sarà opportuno eliminare “quel di più” riferito al sensazionalismo della disabilità che non è essenziali nel contesto della notizia trattata.  Il seminario termina con le conclusioni del presidente Bartoli, pragmatico nella presa d’atto delle sollecitazioni emerse nei lavori. Il futuro prossimo vede l’Ordine nazionale impegnato sulla stesura di un testo unico della deontologia che rappresenti in modo conciso e puntuale la complessità dei cambiamenti in atto. Un processo decisivo che faccia i conti una informazione indipendente seriamente compromessa dalle problematiche esposte. La priorità di difendere una professione rispetto ad antichi privilegi di corporazione anacronistici nella società digitale dei media dove le nuove competenze assunte dai social media manager sino ai web master, con l’adozione delle intelligenze artificiali, s’incontrino con una riconoscibilità professionale del giornalista. Sono necessarie aperture sui termini della comunicazione che non sviliscano i codici etici del giornalista. E’ chiaro che la sfida continua in una società globale e nazionale dove la narrazione della verità è un bene irrinunciabile per una convivenza democratica.

Luigi Coppola

 

(Foto Luigi Coppola – da sinistra Francesco Birocchi presidente Odg Sardegna, Carlo Bartoli presidente nazionale Odg, Simonetta Selloni Presidente Assostampa Sardegna)

FoCS: inaugurata la Mostra presepiale

Si è inaugurata ieri mattina 29 novembre alla presenza del presidente della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus, prof. Antonio Lanzaro, una nuova iniziativa che vede protagonista il presepe napoletano artigianale.

“Il Presepe Napoletano simbolo dell’espressione artigianale ed artistica, nelle sue varie forme, è un pilastro della tradizione partenopea. Si presenta in forma modesta anche nella Fondazione di Mario Borrelli, in occasione del centenario della sua nascita, per riscoprire l’estro creativo del suo popolo e per farne a lui omaggio”. Così ha evidenziato il dott. Vincenzo Surrianelli curatore della Prima edizione della Mostra Presepiale organizzata nelle sale della sede della Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus in piazzetta San Gennaro a Materdei n. 3.

Un momento di incontro di diversi autori che hanno voluto raccogliere l’invito ad mettere in mostra alcune loro creazioni in occasione delle prossime festività natalizie.

L’esposizione resterà aperta fino al 5 gennaio 2023.

Per informazioni sugli orari di apertura contattare la segreteria della Fondazione allo 081-5641419 e-mail casadelloscugnizzo@libero.it.

Antonio Desideri

Come conquistare una donna in semplici 10 mosse!

La conquista della persona amata è impresa oltremodo ardua; la via è costellata di insidie; la strada è disseminata di trappole. È complesso conservarsi in equilibrio fra l’occultare il proprio coinvolgimento, con il concreto pericolo che l’oggetto dei desideri espatri verso altri appetibili lidi ed il dichiararsi in modo esageratamente sfrontato, il che cosa potrebbe seccare piuttosto che allettare. Come ispirare attrattiva? È un serissimo grattacapo che, indubitabilmente, ha accomunato gli uomini d’ogni tempo, se Ovidio, già nel I secolo d.C., ha nutrito il bisogno di consigliare una soluzione.

La spiritosa risposta del poeta all’annosa controversia è un libro: Ars amatoria.

Ecco, il Decalogo!

Regola n. 1 Afferrare la donna giusta. Come il cacciatore così chi ambisce ad amare non può certo esigere che la cacciagione gli si schianti dinnanzi agli occhi; deve impegnarsi con certosina  pazienza. Il soggetto giusto va cercato nei posti popolati dalle femmine: feste e teatri. L’ispirazione non è da ignorare: l’oggetto del desiderio va selezionato con estrema attenzione.

Regola n. 2 Cercare d’entrare in contattato. È essenziale cercare un aggancio fisico con la persona amata, ovviamente con garbo. È adeguato sederle accanto (il teatro è il luogo ideale, secondo Ovidio), recuperarle il foulard caduto, sventolarla con il ventaglio, se manifesta di avvertire caldo. Può andar bene pure intavolare una chiacchierata con una scusa comune. A quel punto l’uomo di cultura potrà stregarla, soddisfacendo qualsivoglia sua curiosità.

Regola n. 3 Il vino agevola. Un’accennata ubriachezza può servire a rompere il ghiaccio senza eccedere! Occorre scongiurare a qualsiasi costo l’ebbrezza totale per non compromettere, irrimediabilmente, l’esito dell’amoreggiamento. L’eccessiva euforia, per di più, associata con la semioscurità serale, può far riuscire desiderabile addirittura una donna brutta e nessuno desidererebbe una rivelazione sgradita il giorno successivo! In definitiva, se non si sostiene l’alcool, per abbandonarsi a qualche libertà in più, è preferibile bluffare.

Regola n.4 Stringere un’amicizia con la migliore amica della donna amata.  Il favoreggiamento di un’ancella può rivelarsi prezioso per ritrovarsi, clandestinamente, con la donna amata, inviarle missive, sorvegliare i suoi spostamenti. Ovidio, nondimeno, caldeggia circospezione: una donna che si sente rifiutata per un’altra può divenire oltremodo fatale!

Regola n. 5 Promettere mari e monti. Le promesse rivolte all’amata, secondo Ovidio, non debbono, necessariamente, essere mantenute! A queste vanno accompagnati i doni, purché non in misura esorbitante, così che la donna non possa svignarsela una volta ottenuto ciò che desidera.

Regola n. 6 Prendersi cura della propria igiene personale. Nulla, per una donna, è peggiore di un uomo che non si curi. È idonea una composta eleganza: abiti lavati e profumati, barba e capelli tagliati. Una speciale attenzione va prestata all’alito!

Regola n. 7 Comunicare passione. Colmare la donna di elogi ed attenzioni è un’ottima tattica. Il seduttore perfetto deve far sentire la donna adorata e, per pervenire a questo fine, non deve lesinare, giungendo, laddove necessario, anche a versare calde lacrime. Le lettere d’amore costituiscono un dovere, a condizione che non siano sofisticate o sembreranno fraudolente.

Regola n. 8 Giammai costringere la donna. Oggidì, ciò sarebbe un reato. E’ encomiabile l’ammonimento di Ovidio: tutto ciò che un uomo desidera può essere ottenuto con le lodi, gli encomi, i baci rubati con tenerezza.

Regola n. 9 Capire quando issare bandiera bianca. “Hai mai visto qualche donna corteggiare Giove?” domanda il poeta. È conveniente intraprendere un’amicizia con la donna; solamente in seguito accostarvisi. Se, tuttavia, l’amata non intende capitolare, è sterile perseverare fino all’esaurimento.

Regola n. 10 Mai glorificare la donna amata con l’amico. Aprirsi con gli amici va bene, sempre senza calcare la mano o qualcuno, stuzzicato dalla gradevolezza e dalle doti dell’amata, potrebbe pensare di proporsi.

Seduttori non si nasce, si diventa!

Giuseppina Capone

Vikings, la serie tv che racconta l’ascesa dei popoli Vichinghi

La serie Vikings, ideata dal regista Michael Hirst per il canale televisivo canadese History Television, racconta l’ascesa dei popoli Vichinghi nell’Europa del IX sec.

Ispirata a fatti e personaggi reali, la serie racconta (in parte romanzata) la vita del guerriero Ragnar Lothbrok, un visionario pastore scandinavo che, con le sue gesta, contribuirà ai grandi cambiamenti storici, sociali e religiosi del suo tempo. L’obiettivo di Ragnar Lothbrok, (sposato con Shield-Maiden Lagertha), è quello di riuscire a condurre una vita migliore di quella che gli spetta secondo la tradizione celtica (per se stesso e per la propria famiglia)  fatta di benessere, di terra fertile e cibo in abbondanza, un futuro aperto a cambiamenti epocali, primo tra tutti il confronto tra paganesimo e Cristianesimo. Quella di Ragnar è l’Europa di Carlo Magno, divisa e lacerata da guerre religiose in cui nasce il sistema feudale, in cui i successori del grande imperatore hanno come sacro scopo quello di conquistare tutti i territori pagani per convertirli al Cristianesimo. La sua intenzione sarà quella di donare in eredità ai propri figli tutto ciò che conquisterà. In questo contesto, Ragnar indossa le vesti del Prescelto e, contravvenendo alle regole e alle conoscenze della propria cultura, inizia ad esplorare i territori ad ovest della Scandinavia scoprendo un mondo sconosciuto e ricco di nuovi confini geografici, politici e spirituali. Nel suo percorso di conoscenza (carico di ambigue profezie e desiderio di andare oltre), Ragnar incontrerà Cristo attraverso la figura di Athelstan, (monaco anglosassone rapito e reso schiavo in seguito alla prima incursione vichinga in Northumbria).  L’amicizia con il monaco cambierà la visione filosofica e religiosa che il protagonista aveva della vita, in una nuova dimensione esistenziale caotica e volitiva, devota alla famiglia e alle origini ma affascinata dal Dio Cristiano.

In quel periodo storico il popolo norreno non conosceva la scrittura, la loro cultura era orale; tramandava storie di generazione in generazione cantando gesta di eroi e dei loro destini. La loro mitologia dava significato a tutto e, non essendoci parola scritta, gli esseri umani necessitavano di medium per interrogare il proprio Dio, per stabilire cosa era giusto, cosa o chi era necessario sacrificare, in nome di quale destino andavano compiuti atti grandiosi e terribili.

Un’altra figura fondamentale della serie è Floki grande amico di Ragnar, costruttore della sua prima flotta, avversario spietato del nuovo Dio. Anche Floki è una sorta di prescelto; infatti, la sua storia privata e spirituale, segnerà momenti di svolta di grande impatto.

Oltre a queste tematiche, la serie da molto valore ai rapporti familiari tra il protagonista e la propria genia alla quale spetterà, nel corso di controverse e avvincenti avventure, di prendere possesso delle feconde terre Sassoni, di assicurare benessere ai Norreni e quindi di porre per sempre fine alle guerre intestine tra i popoli nordici. Ancora, i figli di Ragnar porteranno avanti i desideri del padre, ognuno a modo proprio, aggiungendo nuove storie e legami, rincorrendo nuove visioni, scrivendo nuove leggende. Alcune andranno perdute ma altre avranno il loro posto nel racconto delle gesta di questi uomini indomiti.

La serie  ha avuto un grande successo sia di critica che di pubblico. Di certo, le vicende narrate, i personaggi, il periodo storico e le tematiche trattate hanno dato vita ad un racconto corale, denso di emozioni e suggestioni che hanno mantenuto vivo l’interesse del pubblico per ben 6 stagioni. Tanti sono i fattori che hanno contribuito a tale successo della serie Vikings:  un cast eccezionale di attori capaci di interpretare il proprio ruolo in maniera impeccabile, immedesimandosi nelle rispettive parti. Anche la colonna sonora ha svolto un grande ruolo nella bellezza complessiva dell’opera, contribuendo a creare atmosfere molto suggestive. Infine, la fotografia, ha decisamente marcato la colorazione emotiva della narrazione, esaltando gli spettacolari paesaggi nordici, infondendo le luci e le ombre di quei tempi oscuri, conferendo un tono greve e intenso all’intera opera.

Alessandra Federico

Prima Conferenza Regionale di FIAF Campania 

Si è tenuta a Napoli domenica 27 novembre  2022 la Prima Conferenza Regionale di FIAF Campania alla quale  sono intervenuti Presidenti e Referenti dei diversi Circoli Campani, Delegati Provinciali e singoli Soci e, in particolare, hanno presentato proposte, riflessioni e suggerimenti i soci Luigi Cipriano, Valentino Petrosino, Bianca Desideri, Giovanni Ruggiero, Mariana Battista, Oscar Geremia, Pino Codispoti, Enza Sola, indicazioni che saranno ulteriormente discusse e formalmente decise in un prossimo incontro on-line. I lavori sono stati introdotti e coordinati dal Delegato Regionale FIAF Campania Francesco Soranno.

I soci della FIAF potranno seguire la serata di incontro on-line con il Presidente Roberto Rossi e Consiglio Nazionale FIAF  lunedì 12 dicembre ore 21:00 con tutti i Circoli e Soci di Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna.

La storia di una donna tenace

“Un’emozione grandissima, un obiettivo inseguito con grande impegno e passione. Fin da bambina ho avuto modo di confrontarmi con figure educative e questo ha fatto scaturire il desiderio di diventare pedagogista”. Margherita Campanelli  (Fano) è una giovane donna di 30 anni affetta dalla sindrome di Down.

Margherita, lo scorso 25 novembre, ha finalmente realizzato il suo sogno: conseguire la laurea magistrale in Scienze pedagogiche all’Università di Macerata. “Il gioco come strumento e pratica inclusiva al nido. Le prospettive e dinamiche educative nello spazio 0-6”. Questo è il titolo della tesi con cui la giovane ha ottenuto 110 e lode. Una giornata ricca di soddisfazioni per Margherita e per la sua famiglia che, nonostante abbiano incontrato diversi impedimenti e ingiustizie nella vita da parte della società (atti di bullismo e discriminazioni), non si è mai persa d’animo ed è da sempre pronta a sostenerla e a spronarla in qualsiasi circostanza. La ragazza ha sempre dimostrato di essere dotata di grande coraggio, di un’intelligenza acuta e grande forza di volontà tanto da riuscire a lavorare in un asilo nido (dopo la laurea triennale come educatore) nonostante stesse studiando all’università.  Francesca Salis è la relatrice, nonché professore della cattedra di Pedagogia delle disabilità di Macerata, che ha seguito Margherita per tutto il percorso di studi. La professoressa nutre una forte stima nei confronti della neo laureata e le sue parole  sono di grande incoraggiamento e arrivano dritte al cuore di quest’ultima: “è riuscita ad andare oltre i luoghi comuni e non ha permesso alla disabilità di prendere il sopravvento e compromettere il suo progetto di vita. Quella di Margherita è una storia straordinaria, generata da una parte da una personale determinazione, dall’altra dalla forza dell’interazione sociale inclusiva. Ora potrà trasmettere a bambini e bambine i valori dell’inclusione in maniera diretta, non solo con la teoria ma attraverso la sua esperienza incarnata in modo emozionale ed esperienziale”. “Nell’ambito dell’approccio narrativo, – aggiunge la professoressa Salis – pedagogico inclusivo, che io insegno ai futuri pedagogisti, Margherita è una testimone validissima, capace di trasmettere con efficacia la sua storia, gli elementi educativi che l’hanno caratterizzata, la necessità di superare i pregiudizi. Margherita, continuerà a collaborare con me. Adesso da stimata collega”.

Margherita è da sempre stata molto determinata e ha da sempre avuto le idee ben chiare riguardo il suo futuro e chi sarebbe voluta diventare; il suo sogno più grande è quello di aprire un “agrinido” per dare l’opportunità ai bambini di crescere approcciando alla natura. La storia di Margherita non può che essere di grande insegnamento per tutti coloro che rincorrono i propri sogni; insegna che per raggiungere un obiettivo e poterlo concretizzare c’è bisogno di costanza, tenacia e volontà.

Alessandra Federico

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