Carla Lonzi. Una filosofia della trasformazione

In che modo l’identità personale è influenzata dalla memoria e dall’esperienza? È possibile che una persona sia considerata la stessa se la sua memoria è completamente cancellata?

Come si sa, da quando è arrivato Freud sulla scena novecentesca, l’identità personale è un concetto instabile ma duro perché è associato al concetto di “Io”. Sarebbe influenzata dalla memoria e dall’esperienza, ma sempre di più non si fa né l’una né l’altra. Anche questi ultimi sono concetti delicati che il mondo contemporaneo non riesce più a riempire di significato scientifico. Certamente chi ricorda, ma non ha fatto il percorso della memoria, può essere considerata lo stesso individuo di sempre, perché non ha la capacità di evolversi.

Qual è il ruolo dell’etica nell’introduzione di tecnologie emergenti, come l’intelligenza artificiale? Come possiamo garantire che queste tecnologie non compromettano valori morali fondamentali?

Anche in questo caso, bisogna considerare che “morale” e “etica” non sono più collegate da molto tempo. Le tecnologie digitali e l’IA possono compromettere la sostanza di ciò che abbiamo sempre considerato “umano”. La morale è poco interessante. Purtroppo l’etica politica e sociale si è smarrita, in generale, da molto tempo.

In che misura la giustizia sociale può essere raggiunta in una società caratterizzata da disuguaglianze strutturali? Quali principi filosofici devono guidare una ristrutturazione di queste strutture?

Dobbiamo considerare che quasi tutti gli aspetti e le fondamenta della cosiddetta civiltà occidentale sono da rifondare. Perciò anche la filosofia che dovrebbe accompagnare la rigenerazione di una cultura bisogna che sia radicale e imprevista. Considero che sia la filosofia pratica della differenza sessuale ad avere le caratteristiche necessarie per impostare un cambio di civiltà, in cui la giustizia sociale sia la prima cosa da riportare nel governo delle comunità.

In un mondo governato da leggi fisiche e deterministiche, come possiamo conciliare il concetto di libero arbitrio con l’idea che le nostre azioni siano predeterminate?

Grazie al cielo, la fisica quantistica ci può aiutare a liberarci da tutto quello che riguarda l’ossessione deterministica. Anche la filosofia che pratico è liberatoria e ripristina completamente la pratica del libero arbitrio.

La natura della realtà: In che misura la percezione umana può essere considerata un’interpretazione soggettiva della realtà? Esistono verità assolute al di là delle nostre esperienze sensoriali?
La mia corrente filosofica che è soprattutto elaborata da donne, ha l’impronta di un realismo rispettoso della trascendenza della realtà, senza bisogno dell’intervento di alcuna religione. La realtà esiste, oltre le interpretazioni soggettive, oltre ogni cosa che conosciamo. Perciò, semmai, siccome le esperienze sensoriali ci aiutano a dialogare con la realtà, il punto è coltivare le esperienze sensoriali e non estinguerle nell’idolatria della tecnologia.

L’influenza del linguaggio: in che modo il linguaggio plasma la nostra comprensione del mondo? È possibile pensare in concetti che non possono essere espressi attraverso il linguaggio?

In realtà, il nostro pensiero inizia a formarsi (se è pensiero e non ripetizione di formule banali) percependo un forma immaginativa, un’immagine, spesso. Non ce ne accorgiamo ma è così. Siccome oggi il linguaggio pubblico è banalizzato, confuso e imbastardito, curare il ritorno delle metafore è essenziale perché hanno il potere di rigenerare il pensiero e il linguaggio. Si tratta di ritrovare il linguaggio poetico.

Qual è la responsabilità morale dell’umanità nei confronti delle altre specie e dell’ecosistema? Come possiamo giustificare moralmente le nostre azioni in un contesto di crisi ambientale?
Ormai l’umanità di genealogia maschile non ha scampo: il verdetto è tremendo nei confronti del comportamento della genealogia maschile nei confronti dell’ambiente in cui viviamo tutti e tutte. La responsabilità della cultura patriarcale è totale. Nessuna giustificazione tiene più. Per le donne, in generale, nei millenni il discorso deve essere diverso. Abbiamo il merito di continuare a dare vita alla vita, anche dell’ambiente.

Qual è la differenza tra felicità e significato nella vita di un individuo? È possibile perseguire la felicità a scapito del significato autentico?

È una domanda-trabocchetto. Non posso rispondere perché ogni singola parola che lei usa andrebbe discussa e ridefinita in un seminario.

La condizione umana: che cosa significa essere umani in un’epoca di crescente digitalizzazione e virtualizzazione? Come cambia la nostra comprensione di ciò che è “umano”?

Anche questa domanda trova soddisfazione in qualche mia risposta precedente. Ogni sua domanda richiederebbe infatti che io impostassi, per essere scientifica, una lunga risignificazione, perché la filosofia che elaboro e seguo è rivoluzionaria e perciò non posso esaurire in poche righe il suo potenziale. Ma credo di avere già indicato qualche strada, più sopra.

In un mondo in cui le identità possono essere costruite e modificate attraverso social media e altre piattaforme, che significato ha l’autenticità? Come possiamo riconoscere e valutare l’autenticità nelle relazioni interpersonali?

L’autenticità è un guadagno di trasformazione personale lungo e difficile, soprattutto perché non si può ottenere individualmente: bisogna essere guidate e guidati. Nel femminismo delle origini la parola è stata messa in pratica da Carla Lonzi, che ci ha messo una vita per renderla operativa, almeno nel femminismo stesso, con la pratica dell’autocoscienza. Quest’ultima non è quella hegeliana, che è individualista, ma è quella di origine femminile. Oggi, le giovani donne stanno cercando, in gruppi, di farla rinascere per se stesse. Spero che ci riescano con la giusta guida. Gli uomini più intelligenti cercano di conoscere, in gruppo, cosa sia l’autenticità per loro. Spero che ci riescano con la giusta guida, ma purtroppo non sanno che la giusta guida è una donna.

 

Annarosa Buttarelli insegna Filosofia della storia all’Università di Verona e dal 1988 fa parte della Comunità filosofica Diotima. Impegnata da anni nel pensiero e nella politica della differenza, è autrice di numerosi saggi e curatele, tra cui Duemilaeuna. Donne che cambiano l’Italia, con Luisa Muraro e Liliana Rampello (Pratiche 2000); Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti (Bruno Mondadori 2004); Il pensiero dell’esperienza, con Federica Giardini (Baldini Castoldi Dalai 2008).

Giuseppina Capone

“Napoli è”: San Gennaro e La Napoli dei Sedili, la mostra cartografico-fotografica

Per rievocare la storica sottoscrizione del voto del 1527 e a sostegno della candidatura Unesco come bene immateriale dell’Umanità del Culto e della devozione di San Gennaro a Napoli e nel mondo, nell’ambito dell’iniziativa promossa dall’Associazione I Sedili di Napoli “1527. Quando Napoli fece voto a San Gennaro” dal 19 al 30 settembre, con apertura tutti i giorni dalle ore 10:30 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore 18:30, si terrà nella chiesa di Santa Maria Stella Maris, in Piazzetta del Grande Archivio, la mostra cartografico-fotografica “San Gennaro e La Napoli dei Sedili” a cura dell’Associazione Culturale Napoli è.

La mostra allestita per questa occasione dall’Associazione Culturale “Napoli è” e dal Museo dei Sedili di Napoli rappresenta solo un piccolo spaccato del più ampio e complesso progetto che vede, sin dal 1997, l’Associazione “Napoli è” protagonista della riscoperta della storia, delle tradizioni e dei luoghi dei Sedili di Napoli con mostre, cortei e rievocazioni storiche, collaborazioni con istituzioni scolastiche ed Enti, studi, pubblicazioni.

La mostra sui Sedili è curata da Laura Bourellis, Bianca e Giuseppe Desideri, questi ultimi ideatori nel 1997 de “Il Palio dei Sedili di Napoli” e della manifestazione “Rivive la Napoli dei Sedili”e vede esposte tavole cartografiche relative ai Sedili elaborate dall’arch. Laura Bourellis e fotografie dei luoghi con scatti realizzati fra gli altri dai giornalisti Alessandra Desideri, Rossella Marchese e Nicola Massaro e lavori delle scuole, tra cui l’I.S. Guglielmo Marconi di Giugliano in Campania. Materiale visitabile in esposizione permanente insieme ad una ricca esposizione documentale e fotografica presso il Museo dei Sedili di Napoli (Associazione Culturale “Napoli è”) ospitato nella Fondazione Casa dello Scugnizzo onlus.

Sempre nella chiesa di Santa Maria Stella Maris, sono esposti abiti storici in stile rinascimentale, realizzati da Francesca Flaminio per l’Associazione di Rievocatori Storici Fantasie d’Epoca APS ed un artistico busto di San Gennaro, in terracotta policroma e cartapesta nolana, opera del maestro Leopoldo Santaniello.

In esposizione, inoltre, a cura dell’Associazione “Aenea”, una copia originale della predella di San Gennaro il cui originale dipinto policromo su tavola è custodito nella chiesa di S. Maria della Mercede a Montecalvario e che è l’unico documento cinquecentesco esistente della processione di San Gennaro.

“Con questa esposizione – dichiara Giuseppe Serroni, Presidente dell’Associazione I Sedili di Napoli – che si innesta nel programma della Rievocazione Storica “1527, quando Napoli fece il Voto a San Gennaro” e che ha visto già sfilare per le strade del Centro Storico di Napoli Sito UNESCO, il 14 settembre scorso, oltre trecento rievocatori tra sbandieratori, pistonieri e cavalieri, per rievocare il Patto tra il Santo Patrono e la Città di Napoli del 13 gennaio 1527, vogliamo far conoscere la lunga storia dei Sedili di Napoli che era il sistema politico-amministrativo della Città e del Regno di Napoli tra il 1100 ed il 1800, sconosciuto ancora oggi agli stessi Napoletani e del rapporto di sangue che unisce ancora oggi San Gennaro con il suo Popolo”.

La mostra gratuita è aperta al pubblico.

(Nella foto: Bianca Desideri e Giuseppe Serroni)

Apice protagonista di visite guidate e di un convegno dell’IIC Campania

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio promosse dal Ministero della Cultura ed alle quali l’Istituto Italiano dei Castelli aderisce (come seconda fase delle GNC) sabato 28 e domenica 29 settembre  sono state organizzate delle visite guidate al castello di Apice (in provincia di Benevento) ed un convegno che si terrà, sempre nel castello, domenica mattina. Il convegno, che vedrà la partecipazione di docenti dell’Università di Salerno, di membri dell’istituto e dell’Archeoclub, avrà per tema l’evoluzione degli insediamenti fortificati dell’appennino campano. Il castello di Apice, di origini longobarde,  è situato nella parte alta del centro abitato di “Apice Vecchia”; subì ampliamenti sia in epoca normanno – sveva  che in età angioina, fino all’adeguamento della seconda metà del XV secolo per resistere al tiro delle bombarde, con due possenti baluardi scarpati a loro volta dotati di postazioni per armi da fuoco.

Ecco il programma dettagliato dell’evento

Sabato 28 – visite guidate  gratuite ore 10,30 – 12;    pomeriggio ore 16 -17,30

Domenica 29 – visite guidate gratuite ore 16 -17,30

Prenotazione obbligatoria: castellimpania@virgilio.it –  campania@istitutoitalianocastelli.it

Le visite guidate saranno curate dai giovani dell’IIC e da membri dell’Archeoclub di Apice

Domenica  29 settembre ore 10.00

Convegno – Castelli e dinamiche insediative nell’appennino campano – molisano (Vedi locandina allegata)

La fotografia protagonista

La passione fotografica prende vita quotidianamente nelle attività e nelle azioni che i circoli e le associazioni federate alla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) portano avanti per far sconoscere e sviluppare la fotografia sia amatoriale sia più professionale.

Gli amanti degli scatti fotografici possono, oltre che partecipare ai concorsi, alle mostre, ai portfolio e alle numerose iniziative che si svolgono in tutta Italia, anche leggere la rivista della Federazione.

FOTOIT presenta sempre un vasto panorama di interviste e di approfondimenti.

Nel numero di settembre sono protagonisti i fotografi Lello Fargione, Nadia Ghidetti, Valentina Tamborra, Valeria Laudani, Vanessa Vettorello, Carlo Rampioni,Giovanni Nastasi.

Spazio anche agli approfondimenti con Laboratorio di Cianotipia, il ritratto fotografico di Giacomo Matteotti, la mostra retrospettiva di Angèle Etoundi Essamba “Le donne determinate”, il Teatro in fotografia, la mostra “Bar Stories”, le tecniche fotografiche: la diffrazione.

Un mondo di immagini e tecniche tutto da scoprire.

Antonio Desideri

 

Valentina Torrini: Lady cinema. Guida pratica per attivare le tue lenti femministe

“Le donne, al cinema, diventano figure mitologiche, da una parte monocordi e semplificate, dall’altra innalzate a simbolo perfetto ed eterno.”

In qual misura il cinema è speculare al reale?

Una volta ho letto (non ricordo dove, ahimè!) che siamo 7 miliardi di persone nel mondo: come possiamo pensare che le nostre storie siano tutte uguali? Ecco, il cinema, come specchio della realtà dovrebbe restituire queste miriadi di sfaccettature invece che appiattirle a degli stereotipi, ma purtroppo siamo ancora distanti anni luce; tanti film raccontano ancora le donne come appartenenti a due categorie: la santa e la puttana. Qualcuna di noi magari potrà riconoscersi in uno di questi caratteri, magari entrambi, ma vorrei vedere tutte le sfumature che ci sono nel mezzo. Per i personaggi maschili questo accade già (limitiamoci alla cerchia dei maschi bianchi, etero, cis, sani, ok), ma sullo schermo vediamo protagonisti giovani, belli, intelligenti, come anche anziani, non molto piacenti o brillanti. Eppure, hanno spesso una storia di cui sono protagonisti (e una bella attrice, più giovane di loro da conquistare). Ma se parliamo di personagge, vediamo la stessa varietà? E per le attrici non bianche, lesbiche o queer, con corpo non conforme? Allora c’è quasi il deserto oppure l’appiattimento a stereotipi.

Ma voglio essere positiva e dare un consiglio di visione che esce da questa impasse: Lola Darling di Spike Lee è un piccolo gioiello!

Oggi, il corpo messo al centro del dibattito nella società contemporanea è quello muliebre. Quali forze diverse ed in contrapposizione si combattono su questo campo?

Oserei dire che l’oggetto del dibattito è il corpo non conforme, considerato “mostruoso”, in cui rientrano certamente anche i corpi delle donne (pensiamo alle donne che decidono di abortire). Il patriarcato ci vorrebbe suddivis* in un sistema binario e, a senso suo “ordinato”, di maschi e femmine. Ma i corpi sono tutti diversi, una scissione netta è limitante e cieca e sono convinta che la libertà passi prima di tutto proprio da come decidiamo di usarlo, questo corpo, e anche di raccontarlo al cinema. Il corpo è uno strumento politico!

Vorrei continuare sulla scia della precedente risposta, consigliano un film potentissimo, uscito al cinema prima dell’estate. Si tratta di Orlando. My Political Biography di Paul B. Preciado.

La polisemia di accezioni (genere linguistico, biologico e sociale) che sviluppa, dimostra quanto la dimensione linguistica emani riecheggiamenti nella maniera in cui si avverte la realtà, si erige l’identità e si calcificano i preconcetti. Reputa che modi di dire, proverbi e battute possano costituire l’anticamera di forme di violenza?

Mi permetto di spostarmi su un altro piano del linguaggio, altrettanto importante, simbolico e rischioso quanto quello della lingua parlata nei modi di dire e nei proverbi (ma anche nel vituperio e non solo), e che è quello cinematografico. Che si tratti di narrazione filmica o di scene che ci vengono proposte, quando si tratta di donne o, meglio, di corpi, femminili o marginalizzati, proviamo a fare caso a come sono ripresi. Spesso i corpi delle attrici sullo schermo sono fatti a pezzi, non solo letteralmente, ma anche visivamente, tagliati dall’inquadratura che ne evidenzia solo alcune parti e non la sua interezza (nello specifico: seni, glutei, pube, gambe, spesso nudi). Cosa che accade molto più raramente per gli attori, che agiscono nella realtà, a figura intera, muovendosi nella scena e… con i vestiti addosso! Se veniamo bombardat* continuamente da immagini in cui i corpi delle donne, sullo schermo, diventano soprammobili, oggetti di piacere e di violenza, chi guarda potrà, anche solo inconsciamente, pensare che lo siano anche nella vita vera…

A questo proposito, consiglio la visione di un interessantissimo documentario che indaga approfonditamente proprio questi temi: Sesso, Cinema e Potere – Brainwashed di Nina Menkes.

Lei traccia la cornice di uno schermo in cui disarmonia, precarietà ed agitazione rendono tutte le protagoniste eroine fluttuanti, disperse in un mare iniquo e furioso. Ogni donna è se stessa e tutte le altre?

Sono a loro volta loro stesse, uniche e tutte diverse. Come cerco di spiegare nel libro, con un certo cinema (quello dominato dal male gaze) ci è stato proposto un tipo di donna monolitica e inscalfibile per bellezza, moralità, rettitudine e immobilità, secondo poi quelli che i canoni dello sguardo e del desiderio maschili (e maschilisti) che ci vorrebbero tutte uguali, ordinate e ubbidienti soldatine. Ricorro a un estratto dalla prefazione del libro, scritta dalla straordinaria Marina Pierri, che in poche battute, condensa perfettamente una grande verità riguardo a questo punto: «Non siamo solo eterosessuali, non abbiamo solo corpi filiformi, non siamo solo abili, non siamo solo bianche e benestanti. Siamo grasse, nere, con disabilità, neurodiverse, non-binary, lesbiche, bisessuali, trans, madri, non madri. Non siamo disposte a subire il ricatto della forza e del “dovresti essere”. Abbiamo tutte esperienze diverse e vissuti diversi, perché proveniamo da contesti diversi».

Una donna perfetta è: sorridente, organizzata, ben vestita, in carriera, attenta all’ecologia e alla cucina sana. Quanto i social media hanno contribuito all’edificazione di quest’immagine?

Per rispondere a questa domanda, ci vorrebbero una laurea in antropologia e una specializzazione in sociologia! Io preferisco spostarmi nel campo che conosco meglio e che è quello del cinema e della rappresentazione. Ricorro anche qui all’aiuto della serialità, consigliando su questo tema l’episodio di Black Mirror con Bryce Dallas Howard dal titolo Caduta Libera. In un mondo a tinte pastello, le persone si relazionano utilizzando in maniera compulsiva un social senza nome, molto simile a Instagram, con cui si possono valutare chi incontrano, con un voto da una a cinque stelle. Una critica intelligente, distopica e cinica dell’impatto dei social su di noi.

Valentina Torrini lei elenca ed analizza sei strumenti pratici da adottare per accendere le nostre lenti femministe durante la visione di un film, per renderlo, quindi, più agevolmente leggibile in termini di contenuto e messaggio.

Può offrirci un esempio di test?

Scelgo di parlare di quello che fosse può sembrare più innocuo e invece nasconde una trappola micidiale che ingabbia in primis le nostre giovani generazioni: il Principio di Puffetta.

È chiaramente ispirato alla protagonista femminile dei Puffi, unica ragazza in mezzo a una popolazione di maschi, nonché perfetto stereotipo dei personaggi femminili, sia nei film per l’infanzia ma spesso anche in quelli per la platea adulta. Puffetta incarna la donna ingenua, bella e un po’ stupidotta a cui tutti i maschi del villaggio fanno la corte. Ma mentre ognuno di loro ha una precisa caratteristica o capacità (dalla saggezza di Grande Puffo agli occhiali di Quattrocchi), Puffetta sa essere solo carina, diventando di default il trofeo da vincere per gli altri partecipanti alla storia. Ciò accade spesso quando c’è un personaggio femminile in un gruppo di maschi: quello di non avere un vero e proprio sviluppo, ma di essere la ragazza di. Oltretutto, rivedendo da adulta la prima puntata dei Puffi mi sono resa conto di una grave criticità: Grande Puffo la mette in guardia dalle possibili reazioni degli altri Puffi dovute alla sua bellezza… praticamente le dice: “Occhio a quello che fai, altrimenti, te la sei cercata!”.

Un “antidoto” a questa narrazione sono le avventure di quattro amiche che si trovano a viaggiare nel tempo nella serie Paper Girls, in cui non compare nessuna Puffetta all’orizzonte!

“The woman is perfected” è l’incipit di “Edge” di Sylvia Plath. Può definire la “perfezione” muliebre?

Impossibile! La perfezione non esiste, né quella femminile né quella maschile. Si può, al massimo, ambire a un’idea che abbiamo in mente di perfezione, ma cambia da persona a persona e quindi è qualcosa di soggettivo. Provare a plasmarci secondo i nostri ideali, estetici e morali, che sono, ancora una volta diversi per ogni persona. Mi viene in mente, a questo proposito, La donna perfetta, film del 2004 con Nicole Kidman, perfetto esempio di come la ricerca ossessiva della perfezione (fisica e “morale”), imposta dalla società soprattutto alle donne, non possa reggere alla pressione e finisca inesorabilmente per detonare.

 

Valentina Torrini si è formata in Progettazione e gestione di eventi dell’arte e dello spettacolo con una specializzazione in Critica cinematografica. Vive a Firenze e da tredici anni lavora nel settore del cinema. Ha collaborato con il blog Feministyou.net con una rubrica di critica cinematografica femminista. Nei film ricerca donne che le siano di ispirazione; la sua personaggia preferita è Pauline di Una canta, l’altra no, della regista Agnès Varda.

Giuseppina Capone

Al via il Festival “Unimusic” con la Nuova Orchestra Scarlatti

Lo sforzo congiunto della Nuova Orchestra Scarlatti, dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e del Comune di Napoli, quest’anno con la collaborazione dell’Archivio di Stato e del Duomo di Napoli, renderanno da oggi, domenica 8 settembre e sino a lunedì 16 settembre, Napoli protagonista della musica e della cultura grazie al Festival “Unimusic”, giunto alla sua VI edizione. Il Concerto inaugurale dell’attesa serie di cinque eventi musicali, tutti ad ingresso gratuito, vedrà esibirsi domenica 8 settembre, dalle ore 18.30, presso lo storico “Cortile delle statue” della Federico II, i 130 giovanissimi musicisti dell’Orchestra Scarlatti Junior, diretta dal Direttore Artistico dell’Orchestra Scarlatti, il Maestro Gaetano Russo e dal Maestro Giuseppe Galiano.

Mercoledì 11 alle ore 19 sarà la volta di un concerto cameristico dell’Orchestra Scarlatti Young, presso la Chiesa dei S.S. Marcellino e Festo. Un repertorio che spazierà dal Classico al Jazz al Pop, “Rhapsody in blue”, sarà presentato  invece il 12 settembre alle 20 presso il Cortile delle Statue dalla Nuova Orchestra Scarlatti, diretta dal Maestro Bruno Persico, con la partecipazione del sassofonista Marco Zurzolo. Sabato 14 alle ore 11.30  l’Orchestra Scarlatti Young si esibirà presso la Sala Filangieri dell’Archivio di Stato.

Concluderà la Rassegna la Nuova Orchestra Scarlatti nel Duomo di Napoli con l’esibizione per voci, coro ed orchestra del settecentesco capolavoro di musica sacra di Domenico Cimarosa “Il trionfo della fede”,  eseguito in occasione della traslazione del sangue di San Gennaro.

La Nuova Orchestra Scarlatti da trenta anni esalta e diffonde la musica classica educando a Napoli ragazzi sin dagli undici anni all’arte, al bello ed al rispetto di regole e legalità. Giovani spesso poi costretti a lasciare la propria città per avere opportunità di lavoro. Perché Napoli, come più volte asserito dal Maestro Russo, “unica tra le grandi città italiane, non ha una propria Orchestra stabile”. Ci si augura che la bellezza e poesia della musica che verrà proposta dall’Orchestra Scarlatti in questa straordinaria serie di concerti settembrini raggiungano le Istituzioni e si traducano in un impegno concreto per la città e per i nostri giovani musicisti.

Valeria Mirisciotti

Il ricordo di Ruggiero Nigro fondatore del Lions Club Napoli Camaldoli “Terra Mia”

Il Lions Club Napoli Camaldoli “Terra Mia” ha voluto festeggiare lo scorso 3 luglio il Ventennale del Club e il passaggio della campana ricordando il professor Ruggiero Nigro, primario emerito di chirurgia oncologica presso l’ospedale Cardarelli di Napoli. Scomparso nel 2019  è stato fondatore e ideatore del Club. Eccellenza nel mondo della sanità, autore di pubblicazioni scientifiche, è stato un punto di riferimento nel campo della chirurgia.

Non solo luminare nel campo della sanità, Ruggiero Nigro, definito dai colleghi il “signore” della chirurgia ma anche e soprattutto uomo dalle qualità non comuni, ha segnato il suo percorso di vita con integrità morale, generosità e la solidarietà, costituendo un esempio da seguire non solo nella vita quotidiana ma anche in quella lionistica e di Club.

Fra gli impegni portati avanti nella sua attività associativa va ricordata la pubblicazione dell’antologia storico artistica “Camaldoli” dedicata appunto alla collina dei Camaldoli da lui tanto amata, i cui proventi sono stati devoluti alla ricerca sulla sclerosi multipla.

La figura del socio Ruggero Nigro è stata ricordata dal figlio, da Lions, amici e conoscenti con parole che hanno saputo mettere in luce le sue molteplici doti e qualità professionali ed umane evidenziando il grande impegno portato avanti nel corso della sua vita in favore delle persone e in particolare di coloro che soffrono.

Grande il suo impegno lionistico e la sua attività partecipata e concreta nel Lions Club Napoli Camaldoli “Terra mia” portati avanti sin dalla fondazione del Club e proseguita con passione dagli altri soci fondatori Giovanni Cibelli e Imma Lamberti che hanno esteso le sue idee ai nuovi soci.

Una celebrazione, quella del ventennale, che ha visto la presenza del Governatore Tommaso Di Napoli e del I Vice Governatore Pino Naim e di numerosi officer distrettuali e circoscrizionali, particolarmente emozionante per i presenti e che è stata arricchita dalla presenza del soprano Martina Bortolotti

La celebrazione ha coinciso con la cerimonia del passaggio della campana tra la dinamica e competente presidente Imma Lamberti che ha profuso grande impegno nel suo anno sociale e la neo-presidente Rosaria Esposito che porterà avanti nel solco delle idee fondanti del Club e del lionismo le attività e i service del nuovo anno sociale.

Antonio Desideri

Luna Rossa alla Louis Vuitton Cup

Barcellona è la protagonista della Louis Vuitton Cup. E’ partita il 29 agosto la sida di Luna Rossa agli altri team per la conquista della Luois Vuitton Cup.

Le Challenger Selection Series sono nate nel 1970 e da allora l’obiettivo principale è quello di selezionare il miglior sfidante da opporre al Defender nel Match finale di America’s Cup. Quattro anni di attese e allenamenti prima di intraprendere la sfida fra i team che sono ben consapevoli che al termine dei due Round Robin passeranno alla fase successiva solo quattro equipaggi.

Jimmy Spithill, timoniere di Luna Rossa ha dichiarato: “La flotta è vicina come prestazioni e sono certo che vedremo delle gare combattute, anche perché le condizioni di Barcellona, con onda e vento, sono complicate e rendono il lavoro dell’equipaggio molto difficile. Le regate preliminari hanno messo in luce i punti deboli e quelli di forza dei team. Tutti quanti abbiamo vissuto momenti splendidi, abbiamo commesso errori e abbiamo avuto problemi tecnici. Per quanto riguarda la presenza del Defender nei Round Robin, non c’è dubbio che per loro sia un enorme vantaggio, perché noi regatiamo per sopravvivere e loro no e questo fa la differenza. Può essere rischioso scoprire le carte con loro? Probabilmente sì, ma adesso siamo concentrati sui challenger, non guardiamo troppo in là. Il nostro lavoro è uscire in mare e vincere una regata alla volta”.

Cuore dell’evento è il Race Village allestito per l’evento ed aperto tutti i giorni di regata con accesso gratuito. Le regate potranno essere seguite dal pubblico e dagli appassionati anche nelle frequentatissime Fanzones di Plaça del Mar e Bogatell.

Vediamo come si svolge l’evento: le regate della Louis Vuitton Cup sono a Match Race e vince la barca taglia per prima il traguardo. Per ogni vittoria viene assegnato un punto mentre la barca che arriva seconda non guadagna nessun punto.

La Louis Vuitton Cup comprende tre fasi.

La prima è la ROUND ROBIN – 2 Gironi Eliminatori: 29 agosto – 11 settembre. Tutti i team incontrano gli avversari una volta per girone. Le regate sono esclusivamente a Match Race. A partecipare sono i cinque challenger (Luna Rossa Prada Pirelli, Ineos Britannia, NYYC American Magic, Alinghi Red Bull Racing e Orient Express Racing Team) più il Defender (Emirates Team New Zealand).  Non verrà conteggiato quello che è il risultato degli incontri con il Defender. Il team che si troverà nella classifica nel posto più basso sarà eliminato, mentre gli altri accedono alle semifinali e il top team sceglierà il suo avversario.

La seconda fase è quella delle SEMIFINALI che si terranno dal 14 al 23 settembre. In questa fase i quattro challenger si affrontano in regate a Match Race. Il primo a raggiungere i 5 punti è il vincitore.

La terza fase è quella delle FINALI che si tendono dal 26 settembre al 7 ottobre quando i due challenger finalisti si affrontano nella finale della Louis Vuitton Cup e conquista la vittoria chi raggiunge per primo 7 punti con diritto di sfidare il Defender Emirates Team New Zealand nel Louis Vuitton 37^ America’s Cup Match.

Sarà possibile seguire live la Louis Vuitton Cup sarà trasmessa sul sito  www.lunarossachallenge.com, mentre in tv in diretta sui canali di Sky (205) e di Mediaset (Italia 1 e 20).

Come nasce il team di Luna Rossa. E’ il 1997 e l’imprenditore Patrizio Bertelli e lo yacht designer argentino German Frers si incontrano e quest’ultimo propone a Bertelli di lanciare una sfida alla 30^ America’s Cup del 2000. Dalla costituzione ormai il team ha preso parte a cinque edizioni dell’America’s Cup, ha vinto due volte le regate di selezione dei Challenger – la Louis Vuitton Cup nel 2000 e la PRADA Cup nel 2021 – e ha disputato la finale nel 2007 e nel 2013.

Quest’anno Luna Rossa continuerà a rappresentare lo yacht club Circolo della Vela Sicilia nella sfida alla 37^ edizione dell’America’s Cup a Barcellona.

Antonio Desideri

Il patrimonio di Napoli e della Campania: La Real Villa Comunale

Il livello di trascuratezza nei parchi cittadini ha sembrato raggiungere il suo apice nella Villa Comunale di Napoli.

Il Parco della Villa comunale di Napoli sarebbe, in teoria, protetto da norme europee e da leggi dello Stato che ne garantiscono la cura e la assidua manutenzione da parte dell’ente pubblico locale che lo ha in dotazione.

Cittadini ed associazioni hanno segnalato continuamente per anni il livello di quasi abbandono e l’aggressione di  specie infestanti e di insetti  molto pericolosi per la vita degli alberi.

In Italia sono registrati 3.662 alberi  di interesse storico e pertanto tutelati dalle leggi dello Stato  in osservanza alle indicazioni europee, 25 alberi monumentali sono stati censiti dalla Regione Campania e facenti parte  dell’elenco degli alberi monumentali d’Italia, di  questi attualmente ce ne sono solo 4 (quattro) nella Villa comunale di Napoli.

Ne potevamo contare 5 (cinque) se una palma gigante del Cile (Jubaea chilensis Johow), alta più di 16 metri e con una circonferenza di 324 centimetri e un’età  stimata  di 200 anni, non fosse stata  segata  ed abbattuta  dalla  scorsa amministrazione comunale.

L’abbattimento di questa pianta secolare, tutelata dalle leggi dello Stato e dalle normative europee, è un preoccupante segnale di come ormai già da tempo le amministrazioni comunali tutelino il patrimonio  verde cittadino.

La pianta si trovava nell’aiuola della Villa Comunale di Napoli, di  fronte all’ingresso della Stazione zoologica Anton Dohrn, era stata aggredita dal punteruolo rosso, ed alla fine è stata abbandonata al suo destino e quindi segata.

I napoletani e i turisti aspettano di vedere il nuovo volto della villa comunale al termine dei lavori di complessiva riqualificazione iniziati lo scorso giugno e la cui conclusione è prevista per il 2025.

Alessandra Federico

Il patrimonio di Napoli e della Campania: La Real Villa Comunale, un po’ di storia

La Villa Comunale di Napoli è un parco pubblico che sorge a pochi passi dal lungomare Caracciolo  tra piazza Vittoria e piazza della Repubblica.

L’ingresso principale si trova a piazza Vitoria ma lungo i viali esterni è dotata di altri ingressi  secondari.

La villa fu voluta da re Ferdinando IV di Borbone nel 1780 quando Napoli era una delle più importanti capitali europee.

Il progetto fu affidato all’architetto Carlo Vanvitelli  e la sua destinazione iniziale  era  un luogo di passeggio e svago  per la real famiglia e l’aristocrazia napoletana.

Il Parco era originariamente percorso da canali che permettevano di navigare in barca i suoi viali.

In seguito l’accesso fu consentito anche al pubblico divenendo così la villa un simbolo  dell’inclusione sociale auspicata dai Borbone.

Il parco ha un’estensione di circa 110.000  metri quadrati ed offre uno spettacolo davvero unico, affacciandosi sul Golfo di Napoli, sul Vesuvio  fino all’isola di Capri.

Lo stile  dei giardini  riflette il gusto dell’epoca e presenta alcuni aspetti dei giardini alla francese e all’italiana.

Oltre a possedere un vasto patrimonio arborio  la villa  è un luogo ricco di arte e cultura.

Spicca la stazione zoologica Anton Dohrn, ovvero, l’Acquario di Napoli, il più antico  d’Italia e fra i  più antichi del vecchio continente.

Inaugurato nel 1874  ospita nelle sue 10 vasche centinaia di specie marine mediterranee.

Altri edifici che troviamo all’interno sono l’ex circolo della Stampa, la Casina Pompeana e la Cassa Armonica.

Immerso nella quiete del verde troviamo un piccolo edificio neoclassico, che  secondo la leggenda sarebbe  stato dedicato  al  grande poeta Virgilio,  rappresenta un angolo  suggestivo della Villa.

Numerose fontane  inoltre adornano il Parco. La più famosa è senz’altro la Fontana della Sirena, edificata dallo scultore  Francesco Jerace, che rappresenta la sirena Partenope, simbolo della città.

Alessandra Federico

 

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