Scoprire la psicologia

In edicola una nuova pubblicazione. Una collana di 40 volumi monografici edita da MBE Italia dedicata alla psicologia che con una serie di contributi di docenti universitari, ricercatori e divulgatori di riconosciuto prestigio presentano i principali temi e ricerche di psicologia con approccio divulgativo che rende chiaro e comprensibile al lettore, anche non esperto, il pensiero dell’autore del volume.
Tavole, infografiche e altri materiali di divulgazione accompagnano la lettura dei volumi.
Ha aperto la collana l’”Intelligenza emotiva”, le prossime tre uscite riguardano: Depressione; Psicologia del pensiero; Resilienza.
Sul sito dedicato è possibile seguire il piano dell’opera con titoli ed uscite.

Sofia Del Borrello: Terra di Trabocchi, piccolo itinerario emozionale lungo la Costa dei Trabocchi

Da dove scaturisce l’interesse per l’architettura dei Trabocchi?

Certamente dall’amore per la mia fragile terra. La zona costiera interessata dai trabocchi ha ancora un carattere selvaggio, gli interventi architettonici umani sono pochi e soprattutto manca la monumentalità tipica delle grandi città d’arte.

I trabocchi sono un’opera ingegnosa dell’uomo che, senza pretesa di sontuosità, raccontano un passato, hanno un’anima leggera, sono testimoni delicati di un’età in cui il mare era fonte di nutrimento ma anche di pericolo.

“Terra di Trabocchi, piccolo itinerario emozionale lungo la Costa dei Trabocchi” è la narrazione di un viaggio. Può costituire oggetto di riflessione il viaggio intimo, giustappunto “emozionale”, laddove la realtà tecnologica in cui siamo immersi ci impone di non passare inosservati, puntando proprio sul dato noto e visibile?

La lettura di un libro è sempre un intimo viaggio tra le emozioni suscitate dallo stesso. Non è chiamata a sostituire, comunque, il viaggio vero. In questo caso piuttosto è uno stimolo a ripercorrere la mia stessa strada, non solo emotiva ma anche materialmente percorsa: mi piace l’idea che chi legge le mie piccole narrazioni e guarda le mie foto, dopo aver intimamente sentito il mio “viaggio”, vada a conoscere i luoghi in cui ambiento le mie riflessioni e viva entrambi direttamente, tanto da poterli raccontare e diffondere anche attraverso l’uso dei social.

Questo è un testo corale e pluriforme: poesia, narrazione, fotografia. C’è un simbolo che funga da nodo di raccordo?

Il mare. Ma è piu di un simbolo, è la colonna sonora che accompagna tutti i testi nonché le foto, una presenza costante, mare vivo negli sguardi e nell’animo dei vari piccoli protagonisti: un mare di tutti, dal ciclista al pensionato, presente nei ricordi di chi lo ha lasciato, non sempre benevolo, sempre potente.

Il suo homo viaticor ha uno sguardo delicatamente carezzevole, accoratamente umile, soavemente poetico, fortemente empatico ancorchè mai profanatore dei luoghi e delle genti. In quale accezione possiamo declinare il suo uso del termine “viaggio”?

Il viaggio tra gli animi di cui racconto è sempre un volo leggero, mai direttamente giudicante, uno sguardo benevolmente distaccato: il mio è un viaggio senza limiti né spaziali, né temporali, cosa che solo la scrittura può rendere. Le rotte, così come la destinazione finale, sono stabilite seguendo le mie esigenze di narrare storie comuni, senza nulla di davvero eclatante o epico, ma che comunque assumono un respiro universale.

Lei narra “di un passato fatto di ingegno e sfida, coraggio e destrezza, emblema della caparbia forza della mia gente”. Quali riflessioni può offrirci rispetto anche alla scoperta di un passato indissolubilmente congiunto al presente?

Cosa sia rimasto di questo passato è difficile da stabilire. La globalizzazione ha sepolto parte dell’unicità del patrimonio culturale autoctono. Tuttavia spero che la valorizzazione di un territorio che ancora sa raccontare storie di coraggio (i trabocchi lo sono) possa dare nuovo slancio alle generazioni future; in un progetto di apertura all’ospitalità, proporre cammini emozionali, quanto reali, sia nell’entroterra che sulla costa, può rappresentare un valido modo per continuare a custodire ed arricchire le nostre terre. Prima si costruivano trabocchi o mulini per sostentamento, adesso possiamo usare la stessa tenacia per “costruire” accoglienza per i viaggiatori che vorranno scoprire la bellezza ancora indomita della nostra regione.

Sofia Del Borrello è nata e vive sulla costa adriatica, in un meraviglioso angolo di Abruzzo. Innamorata della natura, della corsa e della fotografia, appassionata frequentatrice di letterature, da sempre narra e scrive storie. Alcune sue immagini e riflessioni si trovano sul suo profilo instagram (nuvole_di_parole). “Diario di una voce” è il suo primo romanzo, seguito da “Interni”.

Giuseppina Capone

Oggi alla Federico II la presentazione del volume “Brevi scritti sul’Europa”

Si terrà a Napoli, oggi alle ore 17.00, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, via Leopoldo Rodinò n. 22, la tavola rotonda dal titolo “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”, nell’ambito della presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa” a cura di Umberto Aleotti e Bianca Desideri.

Convegno alla Federico II: “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”

Si terrà a Napoli, domani giovedì 28 ottobre 2021, alle ore 17.00, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, via Leopoldo Rodinò n. 22, la tavola rotonda dal titolo “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”, nell’ambito della presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa” a cura di Umberto Aleotti e Bianca Desideri.

Si tratta di un momento di riflessione sul futuro dell’Unione Europea alla luce dei mutamenti socio-economici causati dalla pandemia Covid-19 e sulle conseguenze prodotte dalla Brexit. La riflessione prende spunto da un testo, Brevi scritti sull’Europa, alla cui stesura hanno partecipato docenti universitari, giornalisti, avvocati, giuristi ed esperti, che hanno voluto offrire un contributo di idee ed esperienze alla pubblicazione, edita dalla Fondazione AIMC onlus.

Introdurranno i vari interventi, i saluti del prof. Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e del dott. Giuseppe Desideri, Presidente della Fondazione AIMC onlus.

 Interverranno, moderati dal prof. Gianluca Luise, docente di Storia delle Istituzioni Politiche europee dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in qualità di relatori:

l’avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campana del Comitato Esecutivo dell’Unione Avvocati Europei (UAE);

la prof.ssa Antonella Batà, Docente di diritto privato presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”;

l’avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli;

il dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL;

la dott.ssa Bianca Desideri, Docente di diritto dell’Unione Europea in master IUM Academy School, Segretario Regionale Responsabile della Campania UNISIN/CONFSAL;

il prof. Antonio Lanzaro, già Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”;

la prof.ssa Susanna Quadri, Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”;

il prof. Mario Raffa, già Decano di Ingegneria gestionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, componente del Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione;

l’avv. prof. Umberto Aleotti, Docente di diritto internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Maddaloni (CE).

Il mondo è matematico… Per amare la matematica…

“La matematica non smetterà mai di stupirmi: un prodotto della libera immaginazione umana che corrisponde esattamente alla realtà.” Albert Einstein

“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, né quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.” Galileo Galilei

“La matematica non è solo certa, è anche bella.” Bertrand Russel

Queste sono le significative frasi scelte da RBA Italia per presentare la collezione in vendita nelle edicole “il mondo è matematico”. Attraverso i volumi pubblicati è possibile riscoprire le più appassionanti ed affascinanti sfide matematiche e i grandi pensatori che l’hanno fatta evolvere. Tutto il mondo è matematica e conoscerla ed apprezzarla aiuta a conoscere meglio ciò che ci circonda.

Un suggestivo viaggio iniziato, con “I numeri primi”, attraverso la matematica per scoprire e conoscere le sue sfide più avvincenti e i grandi pensatori che hanno contribuito alla sua evoluzione. Hanno collaborato alla realizzazione della collana  esperti divulgatori con i quali si può scoprire una materia per molti “ostica” rendendo facili e comprensibili le sue principali teorie.

Tanti titoli interessanti da scoprire in edicola. E’ possibile consultare le uscite sul sito dedicato.

 

Alla Federico II presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa”

Si terrà a Napoli, giovedì 28 ottobre 2021, alle ore 17.00, presso l’Aula Spinelli del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, via Leopoldo Rodinò n. 22, la tavola rotonda dal titolo “L’Europa vista da prospettive diverse: problematiche e possibili soluzioni”, nell’ambito della presentazione del volume “Brevi scritti sull’Europa” a cura di Umberto Aleotti e Bianca Desideri.

Si tratta di un momento di riflessione sul futuro dell’Unione Europea alla luce dei mutamenti socio-economici causati dalla pandemia Covid-19 e sulle conseguenze prodotte dalla Brexit. La riflessione prende spunto da un testo, Brevi scritti sull’Europa, alla cui stesura hanno partecipato docenti universitari, giornalisti, avvocati, giuristi ed esperti, che hanno voluto offrire un contributo di idee ed esperienze alla pubblicazione, edita dalla Fondazione AIMC onlus.

Introdurranno i vari interventi, i saluti del prof. Vittorio Amato, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, e del dott. Giuseppe Desideri, Presidente della Fondazione AIMC onlus.

Interverranno, moderati dal prof. Gianluca Luise, docente di Storia delle Istituzioni Politiche europee dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, in qualità di relatori:

l’avv. Francesco Avolio, Vicepresidente della Delegazione Campana del Comitato Esecutivo dell’Unione Avvocati Europei (UAE); la prof.ssa Antonella Batà, Docente di diritto privato presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”; l’avv. Maurizio Bianco, già Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Napoli; il dott. Emilio Contrasto, Segretario Generale UNISIN/CONFSAL; la dott.ssa Bianca Desideri, Docente di diritto dell’Unione Europea in master IUM Academy School, Segretario Regionale Responsabile della Campania UNISIN/CONFSAL; il prof. Antonio Lanzaro, già Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; la prof.ssa Susanna Quadri, Docente di diritto internazionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”; il prof. Mario Raffa, già Decano di Ingegneria gestionale presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, componente del Direttivo del Premio Nazionale per l’Innovazione; l’avv. prof. Umberto Aleotti, Docente di diritto internazionale presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Maddaloni (CE).

Nicola Ravera Rafele: A Parigi. Da Hemingway a Cortázar

Parigi narrata attraverso pagine affascinanti redatte dall’inizio del Novecento ad oggi.  In che modo ha operato una selezione; a quale istanza ha risposto?

Mi incuriosiva il rapporto con la città di chi non ci era nato. Grandi autori che scrivevano di Parigi per scoprire la loro città interiore. Un rispecchiamento, in cui la letteratura nasce dall’incontro tra il luogo fisico e gli occhi di chi lo attraversa. Poi mi interessava andare a vedere cosa c’era oltre la grande quantità di luoghi comuni sulla città. Parigi, come New York, genera centinaia di immaginari diversi, spesso stereotipati o gonfiati dal marketing. La grande letteratura ha la profondità per scandagliare cosa c’è oltre la Parigi cartolinesca, quella della Montmartre degli innamorati, per capirci.

Gli autori di cui riporta l’immaginario letterario non sono parigini di nascita. Ritiene che Parigi possa essere meglio raccontata da chi vi ha vissuto per scelta?

Non so se meglio, sicuramente in un modo diverso. Per chi è straniero parlare di un luogo vuol dire necessariamente indagare l’identità, la propria e quella della città. In alcuni casi è stato affascinante scoprire il primo impatto con Parigi. La Ortese, ad esempio, ne ‘Il mormorio di Parigi’ racconta che è ci arrivata la prima volta da adulta. Le sue pagine che ci restituiscono la meraviglia e la commozione di quel primo sguardo sono bellissime.

Il libro è strutturato su tre “passeggiate” con Hemingway, Cortázar, Fitzgerald, certamente notissimi, ma anche con autori meno celebri.

Quali peculiarità possiede, ad esempio, la Parigi di Gajto Gazdanov?

Gazdanov era un esule russo finito a Parigi a fare il tassista. Siamo negli anni ’30 del secolo scorso, la città che ci racconta è quella dei piccoli criminali, dei reietti, delle prostitute e degli esuli. Nello stesso periodo Hemingway e Fitzgerald bevevano champagne sulla rive gauche, nel cuore della Parigi letteraria e “americana”. Non erano ricchi, ma erano comunque scrittori abbastanza riconosciuti. E’ stato bello ricostruire pezzi diversi della città.

Tra le pagine emergono altresì consigli di viaggio. “A Parigi. Da Hemingway a Cortázar” è indirizzato anche ad un possibile turista?

Assolutamente sì. Tra uno scrittore e l’altro ci sono pure indirizzi di bar, ristoranti, musei, parchi. Con alcune curiosità: ad esempio dove andava a bere Vargas Llosa, dove comprava le torte, e dove cenava.

Il suo homo viaticor ha uno sguardo delicatamente carezzevole, accoratamente umile, soavemente poetico, fortemente empatico e mai profanatore dei luoghi parigini.

In quale accezione possiamo declinare il suo uso del termine “viaggio”?

Per viaggiare serve profondità di sguardo, lentezza, voglia di perdersi, capacità di farsi guidare dai luoghi senza seguire necessariamente i percorsi previsti. Esattamente le stesse cose che servono nella letteratura, sia per scriverla che per leggerla e amarla.

 

Nicola Ravera Rafele ha esordito a quindici anni con Infatti purtroppo. Diario di un quindicenne perplesso. Nel 2014 ha pubblicato Ultimo Requiem, con Mimmo Rafele. Nel 2017 per Fandango Libri è uscito Il senso della lotta, selezionato nella dodicina del Premio Strega, nel 2019 è uscito, sempre per Fandango Libri Tutto questo tempo.

Giuseppina Capone

 

Alla scoperta delle “Bellezze d’Italia” con il National Geographic

Una collana per scoprire le bellezze del nostro Paese attraverso il viaggio per le regioni italiane tutte ricche di bellezze naturalistiche e culturali. I lettori attraverso le immagini e i testi potranno scoprire le grandi città d’arte, i borghi ricchi di fascino, i palazzi, i castelli, i giardini delle ville, le chiese, i luoghi sacri, i siti archeologici, le opere d’arte, i parchi, le riserve naturali,e tutto quanto rende ricco culturalmente, architettonicamente e paesaggisticamente il nostro Paese.

Ma le pubblicazioni  ricche dal punto di vista fotografico non trattano solo bellezze naturali, architettura e arte ma anche  folclore, produzioni tipiche, artigianato e personaggi e famiglie che hanno lasciato una traccia indelebile nella storia dei luoghi.

La collana è uscita in edicola ad agosto con il volume sulla Sicilia, seguito da Toscana, Veneto, Sardegna, Campania, Lazio, Trentino, Umbria. La prossima uscita a fine ottobre è dedicata alla Puglia. Per conoscere la data di tutte le uscite è possibile consultare il sito dedicato.

Un viaggio affascinante attraverso il Bel Paese da non perdere.

Sherlock Holmes in edicola

RBA Italia  ha portato in edicola sir Arthur Conan Doyle con il suo Sherlock Holmes. Dopo le prime uscite della collana: “Il Mastino dei Baskerville”,  “Uno studio in rosso”, “Il segno dei quattro”, “Uno scandalo in Boemia”, Sherlock Holmes sarà  in edicola, secondo le previsioni di uscita della casa editrice, il prossimo 23 ottobre con “Il carbonchio azzurro”. Seguiranno: Barbaglio d’Argento; Il problema finale; La casa vuota; Charles Augustus Milverton; Wisteria Lodge. Sul sito dedicato sono elencate le ulteriori uscite.

In questa collana sono racchiusi le avventure e i romanzi con i loro i casi che hanno reso un mito dell’investigazione il personaggio creato da sir Arthur Condan Doyle. Oltre alle opere scritte da Doyle, la collana comprende anche avventure scritte “da altri contemporanei a Conan Doyle”.

RBA  nel presentare la collezione  evidenzia che si tratta di “Un’esclusiva edizione vintage che riproduce le copertine della rivista The Strand, paradigma dello stile vittoriano dove furono pubblicate la maggior parte delle avventure del popolare detective. Inoltre negli interni, le illustrazioni delle sue prime pubblicazioni”.

Orsola Grimaldi

Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo

Alfredo Zucchi ha fondato la rivista letteraria digitale «CrapulaClub» (2008-2019), dal 2019 è socio di Wojtek Edizioni. Ha pubblicato il romanzo La bomba voyeur (Rogas, 2018) e la raccolta di racconti La memoria dell’uguale (Polidoro, 2020). E’ autore di Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo.

 

Chi è Pierre Menard e quali sono le ragioni che l’hanno indotta a farne materia di studio?

Pierre Menard è uno scrittore francese che, nel racconto di Jorge Luis Borges “Pierre Menard, autore del «Chisciotte»” (in Finzioni), si adopera in un’impresa impossibile, eroica e ridicola al tempo: scrivere, alla lettera, il Don Chisciotte di Cervantes essendo Pierre Menard. Ci riesce, in parte: secondo Borges, negli anni ’30 del XX secolo, Menard scrive alcuni capitoli della prima parte del Chisciotte. Giudichi lei il risultato:

“Il raffronto tra la pagina di Cervantes e quella di Menard è senz’altro rivelatore. Il primo, per esempio, scrisse (Don Chisciotte, parte I, capitolo IX):

«…la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.»

Scritta nel secolo XVII, scritta dall’ingenio lego Cervantes, quest’enumerazione è un mero elogio retorico della storia. Menard, per contro, scrive:

«…la verità, la cui madre è la storia, emula del tempo, deposito delle azioni, testimone del passato, esempio e notizia del presente, avviso dell’avvenire.»

La storia, madre della verità; l’idea è meravigliosa. Menard, contemporaneo di William James, non considera la storia come indagine della realtà, ma come la sua origine. […] Altrettanto vivido il contrasto degli stili. Lo stile arcaizzante di Menard resta straniero, dopo tutto, e non senza qualche affettazione. Non così quello del precursore, che maneggia con disinvoltura lo spagnolo corrente della propria epoca” (J.L. Borges, Tutte le opere. Vol. I, Milano, 1989, p. 652-3).

Quest’opera di Menard, tuttavia, è sotterranea e incompiuta – rappresenta un limite della letteratura, da un lato (un limite che sfiora il ridicolo); dall’altro rappresenta un metodo. Nel racconto in questione Borges infatti formalizza una tecnica narrativa che chiama “attribuzione erronea e anacronismo volontario”. Questa tecnica ha due aspetti: il primo consiste nel fare della letteratura già scritta la condizione principale e il materiale primario della letteratura che si sta scrivendo; il secondo invece riguarda il ribaltamento sistematico del principio di causa-effetto.

Quando Borges scrive, con leggerezza affettata, che “questa tecnica, di applicazione infinita, ci invita a scorrere l’Odissea come se fosse posteriore all’Eneide” (p. 658) sta dicendo che c’è modo, in letteratura, di costruire uno spazio narrativo in cui l’ordine del tempo si inverte, in cui le fondamenta del pensiero rappresentativo si sgretolano – sta dicendo dunque che la letteratura è in grado di aprire uno spazio di esplorazione a partire dal quale si può osservare il mondo in modo radicalmente decentrato. Questo straniamento dello sguardo ha effetti concreti: tutto è in dubbio, niente più è neutro, neanche la freccia del tempo, nemmeno la vita e la morte.

Può offrirci qualche esempio di meccanismo metanarrativo?

Resto con Borges che, nel saggio “Magie parziali del «Don Chisciotte»”, offre un esempio nitido di com’è fatto un meccanismo narrativo e di quali sono le sue implicazioni: nel testo e fuori dal testo, per chi scrive e per chi legge.

“Questa compilazione di storie fantastiche raddoppia e torna a raddoppiare fino alla vertigine la ramificazione di un racconto centrale in racconti giustapposti […] È nota la storia che dà origine alla serie: il desolato giuramento del re, che ogni sera si sposa con una vergine che fa decapitare all’alba, e l’ingegnosa trovata di Shahrazad, che lo distrae con racconti, finché sui due hanno girato mille e una notte ed ella gli mostra il figlio nato da lui. […] Nessuna ci turba quanto quella della notte DCII, magica fra tutte. In quella notte il re ode dalla bocca della regina la propria storia. Ode il principio della storia, che comprende tutte le altre, e anche – in modo mostruoso – se stessa. Intuisce chiaramente il lettore la vasta possibilità di codesta interpolazione, il curioso pericolo che nasconde? Che la regina persista e l’immobile udrà per sempre la tronca storia de Le mille e una notte, ora infinita e circolare…” (J.L. Borges, Altre inquisizioni, Milano 2005, p. 51)

Ho sottolineato in corsivo, nella citazione, il “curioso pericolo”. Cosa vuol dire e in che senso ci riguarda?

“Perché ci inquieta il fatto che le mille e una notte [siano comprese] nel libro delle Mille e una notte? […] Credo di aver trovato la causa: tali inversioni suggeriscono che se i caratteri di una finzione possono essere lettori o spettatori, noi, loro lettori e spettatori, possiamo essere fittizi” (p. 52).

Credo che in questo punto, all’incrocio tra una questione teorica (la tecnica narrativa in questione, il ribaltamento del principio di ragione) e una questione privata (il curioso pericolo: gli effetti di un simile ribaltamento sullo sguardo del soggetto: di chi scrive, di chi legge) si situi il nucleo di Una possibilità del linguaggio. Pierre Menard come metodo.

Il saggio che apre il libro opera un raffronto con Michel Foucault de La follia, l’assenza d’opera.

Quali sono i legami tra l’esperienza della follia e la letteratura fantastica per quanto attiene il linguaggio?

Nel saggio La follia, l’assenza d’opera Michel Foucault opera un parallelismo tra il linguaggio della follia (a partire dall’opera di Freud) e quello della letteratura. Per Foucault il nesso riguarda un movimento specifico del linguaggio, il modo in cui quest’ultimo implica se stesso, facendo di tale autoimplicazione la condizione necessaria della sua decifrabilità.

Nell’esperienza della follia a partire da Freud e in quella della letteratura a partire da Mallarmé, secondo Foucault, la parola si avvolge su stessa e si sdoppia. Lo sdoppiamento azione una dinamica: una “fuga incontrollabile [della parola] verso una dimora sempre senza luce” (Storia della follia nell’età classica, Milano, 2001, p. 478).

Sono partito da qui e mi sono chiesto: che cosa accade se applico questo principio dinamico a insiemi narrativi più ampi, alla letteratura che fa un uso sistematico dei meccanismi di autoimplicazione? Qui sono comparsi Borges e i procedimenti metatestuali, metanarrativi e metaletterari della letteratura fantastica– a questi si sono poi aggiunti Julio Cortázar, Danilo Kiš, Ricardo Piglia, Furio Jesi e Roberto Bolaño.

Quando ho cominciato a elaborare il saggio non avevo idea che sarebbe diventato un libro – pensavo, questo è certo, di dover provare ad approfondire il nesso, a cercare di vedere dove mi avrebbe portato. Poi ho capito che questo nesso riguardava una questione personale: il posizionamento della letteratura (cioè di chi scrive) rispetto a un conflitto specifico: la cristallizzazione dell’orizzonte del senso. Si tratta di una questione in qualche modo politica. Viktor Šklovskij ha scritto che lo scopo dell’arte è sottrarre l’oggetto dello sguardo all’automatismo della percezione. Ho cercato, con Borges (e per farla finita con Borges), di spingere quest’idea fino al suo limite estremo, fino al corpo del soggetto che tenta di sottrarre l’oggetto dello sguardo all’automatismo della percezione. Per questo il saggio si chiude con Bolaño e con i suoi poeti nazisti in America.

Ritiene che “il fantastico” sia una possibilità del linguaggio?

Sì. Questa definizione è di Alberto Chimal, scrittore messicano che ho avuto la fortuna di intervistare qualche anno fa insieme a Luca Mignola ( http://www.crapula.it/una-possibilita-del-linguaggio-intervista-a-alberto-chimal/ ) – mi pare una definizione precisa e adeguata. Il fantastico, come posizionamento dello sguardo e come attitudine letteraria, riguarda ciò che Matteo Moca (https://www.osservatoriocattedrale.com/sonar-1/2021/4/1/il-racconto-come-dispositivo-di-osservazione ) ha chiamato “messa in discussione dello statuto di realtà” attraverso un’esplorazione delle “possibilità escluse”. Riguarda dunque il tentativo di allargare – forse smagliare – l’orizzonte di ciò che, per abitudine o per convinzione, per paura o per falsa coscienza, chiamiamo realtà.

Giuseppina Capone

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